ANTEPRIMA NON EDITATA
Capitolo I
Logan
Buio. Una nebbia fuligginosa sovrastava i cieli di quella notte con tetri nuvoloni ricolmi di mistero. Solo la luna risplendeva in mezzo a tutta quell’oscurità, illuminando la notte con colori spenti e freddi. Aleggiava una leggera brezza tipica dei territori dell’alta campagna, congelando appena la rugiada sparsa nei numerosi campi dormienti ove era insolito vedere anima viva a quella tarda ora; tutto era tacito, finché la mia sagoma incappucciata interruppe quella silente quiete avanzando tra le tenebre con passo lento, ma deciso.
Avevo sempre adorato camminare in quei campi tranquilli, sospinti qua e là dal delicato vento anabatico che mi fece respirare aria di vita; ero certo che nel caso qualcuno mi avesse incontrato gli sarebbe risultato pressappoco impossibile intravedere in modo chiaro il mio volto, coperto da un cappuccio spesso e ben tirato verso il basso. Il viso impercettibile di un individuo apparentemente inesistente, che trasportava in spalla un leggero carico dal valore inestimabile; un fagotto, in cui avvolto vi era un passeggero intorpidito.
Avanzai così a piccoli passi quella landa completamente priva di anima desta, reggendo il prezioso presente con l’intento di raggiungere una meta ben precisa. Quante volte avevo visto quel posto, eppure i miei occhi erano estasiati nel rivedere i prati verdi, le spighe di grano che si strusciavano l’un l’altra, trasportate da quel venticello che muoveva anche le mie logore vesti. In lontananza scorsi presto le forme di un’abitazione diroccata: una fattoria; la casupola aveva pareti ricoperte da assi smosse e bucate, seguendo lo stile delle imposte che sbattevano rumorosamente rivelando antiquate vetrate opache ed ingiallite. Mi avvicinai alla casa ed una volta raggiunta la soglia mi fermai per esaminarla da sotto lo spesso copricapo. La osservai accuratamente per alcuni istanti, controllando il legno malandato degli stipiti, i vetri crepati ed il pomello della porta arrugginito. ‘Non è invecchiata nemmeno di un giorno’ pensai tra me e me, accennando un sorrisetto compiaciuto. «Andrà benissimo» sussurrai, e con quelle parole adagiai delicatamente il fagotto a terra. Posai anche un biglietto sotto le coperte ed un musetto assonnato fece capolino tra gli stracci rovinati; i lineamenti di un neonato di pochi mesi dalla pelle chiara come la neve e qualche ciuffo paglierino. Il piccolo iniziò a smuoversi leggermente per sgranchirsi la schiena, rimanendo avvolto tra le calde coperte senza aprire occhio. «Ci vediamo presto; ti auguro buona fortuna» dissi infine, dando un ultimo sguardo all’esserino per poi scomparire frettolosamente in una folata di vento, come nulla fosse.
Poco dopo il bambino iniziò a percepire il freddo trasmesso dall’umido pavimento erboso, spalancando due occhi azzurro-lucenti e mettendosi a piangere, abbandonato lì a pochi passi dalla veranda. Passò qualche minuto prima che si sentissero alcuni rumori provenire dall’interno della casa; delle voci iniziarono a discutere animosamente e la luce di una candela prese vita. Le assi del pavimento scricchiolarono finché la porta si aprì cigolando rumorosamente, e il naso baffuto del signor Drake fece capolino verso l’esterno, ritrovandosi davanti ai piedi il piccolo. Istintivamente l’uomo lo raccolse tra le braccia, iniziando a cullarlo per mettere fine al suo
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pianto frastornante che stava disturbando la pace di quella fredda nottata. Si guardò intorno, cercando in lontananza il proprietario della creaturina, ma non vide nulla se non l’ombra di alcune piante che si lasciavano dondolare dal vento ghiacciato. Decise di rientrare, notando subito qualcosa caduto a terra, appoggiato al suo piede destro; lentamente si abbassò curioso per cogliere il biglietto e tentato dalla situazione insolita lo lesse all’istante. Sul dorso vi era uno strano simbolo, mentre all’interno dello striminzito messaggio era trascritta una parola abbozzata in corsivo con uno strano inchiostro bordò:
Logan
Il nuovo arrivato venne accolto calorosamente dai due coniugi, e presto crebbe all’interno della famigliola come se fosse uno di loro. La truppa al completo era numerosa, formata dalla signora e il signor Drake e altri quattro figli. Il signor Drake era un uomo semplice, cresciuto come un valoroso soldato, ma dopo aver conosciuto Megan la sua vita cambiò di colpo. Con non poche fatiche riuscì ad abbandonare quell’orribile mondo di sofferenza, potendosi finalmente dedicare alla vita da contadino con la sua amata. Ben presto i due si sposarono; cercarono casa lontano dai villaggi affollati della Vallata Fangariana e in breve tempo divennero giovani genitori, crescendo la propria prole tra campagna e territori montani.
Rick fu il loro primo figlio; il ragazzo passava molto tempo appresso al padre, e per questo si sentì fin dai primi anni di vita destinato ad occupare il posto di futuro capofamiglia. Il suo unico pensiero era quello di mostrarsi migliore dei fratelli minori, cercando di superarli in tutto e per tutto fungendo da modello ideale per ognuno di loro.
Rose, nonostante l’età che la rendeva la femminuccia più grande, era molto più timida e impaurita rispetto ai fratelli minori; ciò la costringeva a passare interamente le sue giornate al fianco della madre, temendo tutto ciò che si trovasse fuori da quelle sicure mura. Nonostante ciò possedeva sempre un modo di fare dolce ed aggraziato, entrambe caratteristiche difficili da trovare in chiunque appartenesse a quei luoghi campani e rozzi dove tutti dovevano lavorare duro per portare a casa la pagnotta.
Il terzogenito, fu quello che più legò con il nuovo arrivato in famiglia. Pimpante e leale, James rappresentava l’animo della famiglia, cercando di essere gentile con tutti e mostrandosi semplicemente per quello che era. Anche per questo, sempre pronto all’azione, passava interamente le sue giornate con Logan e la sorellina, inventando ogni giorno nuove avventure spericolate da affrontare all’insegna del divertimento.
Teresa era la più piccola di tutti, ma non per questo la più debole. Infatti la piccola “Terry” era sempre pronta a combinare pasticci ed a cacciarsi nei guai. Ella aveva più o meno la stessa età del fratello acquisito, motivo in più perché tra i due corresse buon sangue e permettendo loro di sviluppare un buon rapporto sin dai primi anni di vita.
Infine Logan; Logan era un ragazzo diverso, fuori dal comune. Si cacciava spesso in situazioni particolarmente rischiose, talvolta mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei propri fratelli,
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ma cercando sempre di cogliere qualcosa nelle sue azioni che nessun altro poteva comprendere. Fin dalla giovane età si dimostrò molto intelligente e curioso, cimentandosi nell’arte della sopravvivenza all’interno della natura spericolata che cingeva i limiti della loro piccola abitazione. Forse per questo Rick lo tenne sempre a dovuta distanza, ritenendolo indegno di far parte della famiglia a cui non apparteneva, considerandolo il meno possibile, vedendosi troppo impegnato a prendersi cura delle persone che più amava. Inoltre, tra i sentimenti di Rick quello che la giocava da padrona su tutti era la gelosia, vedendo spesso Logan impegnato ad esplorare la foresta ed i boschi seguito vivacemente dal padre piuttosto che aiutare nelle faccende domestiche; anche la madre considerava Logan l’ultimo dei suoi figli, dandogli meno importanza e ignorandolo il più possibile, come se fosse un estraneo che si stava approfittando di loro. Anche per questo motivo il signor Drake decise di non rivelare le origini di Logan agli altri membri della famiglia; lui era sempre disposto a insegnargli tutto ciò che sapeva e così lo seguiva ovunque, felice di aver incontrato qualcuno che condividesse le sue passioni, ma non trovando mai l’occasione adatta per raccontargli come fosse stato brutalmente abbandonato.
Durante le loro scampagnate, il signor Drake era solito parlare a Logan e James del vecchio uomo che gli aveva insegnato tutto ciò che sapeva; nonostante lo descrivesse come un navigato burbero che lo aveva abbandonato a sé stesso, il signor Drake insisteva a sottolineare l’importanza dell’aver posseduto un maestro di vita come lui, un esempio da cui prendere spunto per affrontare le sfide di tutti i giorni. Miti, storie e leggende avevano sempre come protagonista quel vecchio di nome Joel, un eroe in grado di salvare le vite degli innocenti, esattamente come era successo a lui. Fu grazie a quei racconti che il ragazzo crebbe sano e forte all’interno della famiglia, cimentandosi nella manutenzione della casa e imbracciando attrezzi di tutti i tipi; ciò che adorava più di ogni altra cosa era apprendere nuove tecniche di sopravvivenza come il combattimento a scopo educativo, attraverso i semplici insegnamenti del padre a cui partecipava puntualmente anche James. Era fondamentale per un uomo del villaggio di Kuold sapersi prendere cura di campi d’allevamento e del bestiame, imparando a forgiare utensili che tornavano ordinariamente utili per i lavori di campagna.
Un giorno, prima che calasse la notte portando con sé il buio, il signor Drake richiamò l’attenzione di Logan facendogli segno con la mano perché lo raggiungesse su una collina dietro casa. Logan gli corse incontro, trovandolo disteso tra i fili d’erba e sdraiato con i palmi piantati nel terreno. In cima a quella collinetta si poteva ammirare un incredibile panorama: il cielo era ricolmo di nuvole tinte di sfumature tra l’arancione chiaro ed il rosa salmone. Tra quei soffici cumuli che ricordavano la lana si intravedeva il sole, che poco alla volta stava calando, andando timido ed impaurito a nascondersi dietro alle montagne come se temesse l’imminente arrivo della luna e di tutto ciò che avrebbe portato. Colori caldi dominavano il cielo dove alcuni volatili spiccavano il volo, iniziando il loro annuale atto di migrazione. L’inverno era alle porte, ma il paesaggio era strepitoso come mai prima d’ora.
«Dimmi papà, mi hai chiamato?» disse Logan facendosi avanti, venendo subito interrotto da un cenno del padre che gli indicava di non disturbare.
«Aspetta, guarda… che pace». Il signor Drake respirò a pieni polmoni, chiudendo gli occhi e alzando la testa per esporre il viso a quegli ultimi caldi raggi solari. Logan si sedette a fianco a
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lui, ammirando a sua volta lo spettacolo. Non si era mai fermato ad osservare il cielo prima che si tingesse di nero disseminando ovunque appariscenti stelle e costellazioni, troppo impegnato a divertirsi con i propri fratelli per concedersi un po’ di tempo a contemplarne la sua eleganza in quelle ultime ore di luce, così poté accorgersi di cosa si fosse perso fino a quel momento. «Sai Logan, un uomo un giorno mi disse che il tramonto, ovvero il crepuscolo, era il momento più stupefacente della giornata. Praticamente il migliore di tutti».
«Perché?» ribatté Logan incuriosito, senza provare a riflettere.
«Guarda bene» gli consigliò dolcemente il padre, sollecitandolo con il dito puntato verso gli alberi dove tutte le superfici venivano raggiunte dal sole. «Le ombre, Logan. Le ombre in questo momento della giornata. Osservale attentamente: sanno che stanno per sparire, ma non vanno a nascondersi. Si allungano, si mostrano per quello che sono come guerrieri che si preparano ad una battaglia; l’eterna lotta tra luce ed oscurità, e nonostante siano consapevoli del fatto che perderanno inesorabilmente avanzano senza timore, liberi dalla paura. Nonostante siano ombre e quindi provenienti dalle tenebre… secondo l’uomo che mi mostrò per la prima volta la meraviglia che si nascondeva dietro il crepuscolo, loro combattevano e combattono tutt’ora per il bene. È incredibile provare questa sensazione di pace durante la battaglia migliore che tu possa ammirare, pur conoscendone già l’esito finale. Questo… indescrivibile istante in cui si passa da luce… ad oscurità, ma senza nascondersi. Affrontando quegli ultimi attimi…»
«E combattendo per ciò in cui si crede e si ama» concluse la frase Logan, con gli occhi che luccicavano per l’emozione. Il cuore gli prese a battere forte, pulsando freneticamente. «Quel saggio uomo aveva ragione, è davvero bellissimo. Io credo che un giorno le ombre vinceranno e finalmente potrà regnare il bene».
Il signor Drake non rispose subito; si prese un momento per riflettere sulla miglior frase da proferire. «Ma così facendo chi potrebbe ammirare più questa battaglia? Logan, questa guerra non potrà mai terminare. Non può esistere il bene senza il male, e così il male non po’ esserci senza il bene. Nessuno dei due può vivere se l’altro muore; è la natura» recitò amorevolmente, ma lasciandolo sorpreso. «Ricorda sempre: è il crepuscolo, le ombre svaniscono e cala la notte».
Logan volle pesare attentamente quelle parole che sembravano celare un importante insegnamento per il padre. «Quindi… anche in ognuno di noi non può esserci solo bene o male. Chiunque possiede un po’ dell’uno e un po’ dell’altro, non è così?»
«Vedo che hai capito» rispose il padre, ammirato. «Non può esistere solo uno dei due. Il mondo non è diviso in buoni samaritani e demoni, chiunque è formato sia da luce che oscurità. Ciò che conta sono le nostre decisioni che ci permettono di scegliere da che parte schierarci nelle sfide di ogni giorno».
Logan si appoggiò con la testa alla spalla del padre, ed assieme si goderono quel momento di totale armonia finché le ombre sparirono lasciando spazio all’oscurità, che non tardò a portare un gelido alito che scostava lentamente i fili d’erba. Il signor Drake fece un respiro molto profondo, prima di passare una coperta al figlio. «È giunto l’ora; il momento è propizio e… non posso più ritardarlo» e con una voce ricolma di rammarico consegnò il fagotto a Logan. «Tu… non sei davvero mio figlio».
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Il bambino rimase di ghiaccio, cambiando subito espressione in volto. Analizzò la coperta tastandola delicatamente con le dita, la stessa in cui era avvolto quando arrivò alla fattoria dei Drake la prima volta; dopo tutto quel tempo era di nuovo nelle mani del suo legittimo proprietario. «In un certo senso…» esordì Logan con tono affranto «credo di averlo sempre saputo». Tornò a guardare il padre con gli occhi rossi, pronti a lacrimare.
«Ascoltami bene: ricorda che tutti qui ti ameremo come se fossi uno di noi perché è ciò che sei. Questo non cambierà assolutamente nulla tra me e te, o con i tuoi fratelli». Chiuse le mani sulle spalle del figlio, osservando il suo sguardo vuoto. «Tu sei mio figlio, chiaro? Mio figlio. Io ti amo come amo tutti loro. Famiglia non sono le persone che condividono il tuo stesso sangue; sono quelle che ti amano e decidi di amare».
Logan rifletté a lungo, stringendosi alle braccia del padre e annuendo in segno di comprensione. Una volta conclusosi quel gesto rassicurante, una domanda uscì dalla sua bocca in automatico «Chi sono io?»
«Non lo so di preciso. Sei arrivato in quella coperta, accasciato davanti alla nostra porta e io ti ho preso con me. In giro non c’era anima viva; controllai nei campi, sulle colline e in mezzo ai crepacci, ma in quella fredda notte nessuno avrebbe osato mettere piede fuori di casa. Devono averti portato qui, ma non ne conosco il motivo; avevi soltanto questo con te» spiegò indicando il fagotto e estraendo dalla tasca uno striminzito rotolo di pergamena consumato con quella parola riportata in corsivo.
«Quindi non avete deciso nemmeno il nome? Mi avete lasciato quello che hanno scelto le persone che non mi volevano?» chiese il piccolo asciugandosi le ultime lacrime rimaste sulle guance rosate.
«No, ma abbiamo deciso di lasciartelo nonostante ti avessero affidato a noi. Pensammo che dovesse esserci un significato e se qualcuno fosse venuto a cercarti avrebbe saputo che eri tu, qualcuno che sicuramente teneva a te altrimenti non ti avrebbe affidato ad altre persone. Abbandonarti nei boschi sarebbe stato meno umano, ma più semplice; per questo sono convinto che un giorno riuscirai a risolvere il mistero e così facendo, a rispondere al tuo quesito» cercò di confortarlo il signor Drake.
Logan annuì, capovolgendo il foglio e trovandosi davanti lo strano simbolo: un cerchio diviso in tre sezioni a loro volta provviste di tre tacche l’una tratteggiate sulla circonferenza. «Immagino tu non sappia nemmeno cosa significhi questo» osservò perplesso.
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