ANTEPRIMA NON EDITATA
PARTE 1
Essere una strega in un mondo che non crede più alla magia è dura, molto. Camminare fra la gente e vedere quel legame con l’energia naturale spezzato fa male. Ma andiamo con ordine.
Mi sono accorta di essere diversa verso i nove anni ma non come potete pensare. Non ho causato cose strane senza volerlo o fatto levitare cose a caso, no. È stato qualcosa di più sottile e allo stesso tempo più profondo.
Era un pomeriggio estivo, di quelli dove vuoi solo stare fuori a giocare e non tornare più a casa. O almeno, lo era per gli altri bambini.
Non sono mai stata la persona più socievole del mondo e da bambina ero molto più chiusa di quanto sono ora.
Per me, quel pomeriggio che per gli altri voleva dire sole, giochi e gelato, voleva dire passeggiate per i campi e curiosare tra le stradine di paese alla ricerca di non sapevo neanche cosa.
Però quel giorno qualcosa trovai.
Una piccola stradina di ciottoli si apriva tra due edifici, stretta e completamente anonima sembrava completamente invisibile al via vai di gente della strada principale, tutti presi dai loro pensieri.
Con la naturale curiosità di una bambina che aveva ben pochi amici e tanto tempo libero, mi inoltrai per quella nuova avventura.
Di quella viuzza ricordo davvero poco, ne sono passati di anni da allora, ma ricordo distintamente che sentivo ogni ciottolo che componeva quella stradina sotto i piedi.
Man mano che procedevo avevo la sensazione di entrare in una delle favole che la mamma mi leggeva prima di andare a letto.
Ripensandoci ora, direi che la me bambina percepiva con più facilità quello che ora percepisco solo se mi concentro. Non so se è un male o un bene, ma sicuramente è una differenza che dipende dall’età. Si sa che da bambini si è più percettivi.
Senza nemmeno accorgermene arrivai davanti a una porta.
Ricordo che era di legno scuro, intagliata con disegni floreali e aveva una maniglia di ferro che ricordava la bocca di un leone.
Mi ero bloccata affascinata a guardare la maniglia quando la porta si aprì rivelando un uomo che allora avrei definito anziano, ora mi rendo conto che aveva probabilmente solo una cinquantina d’anni, che mi guardava con un sorriso gentile, da nonno, sul volto.
” Ti stavo aspettando Yael. Il the è pronto ” mi disse facendosi da parte per farmi entrare.
La voce era gentile, confortante, proprio come quella di un nonno.
Non mi chiesi neanche come facesse a sapere il mio nome, probabilmente pensai che era un amico dei miei genitori o dei nonni, ed entrai restando meravigliata da quello che vidi.
Ero appena entrata in quella che sembrava un’immensa libreria. C’erano scaffali e libri ovunque. Un’enorme finestra faceva entrare la luce del sole creando strani giochi di luce con i cristalli degli acchiappa sogni appesi un po’ ovunque.
Proprio davanti alla finestra c’era un salottino con un piccolo tavolino bianco con le relative sedie dove effettivamente erano disposte due tazze di the e un vassoio di biscotti al cioccolato.
Visto che avevo nove anni, erano le quattro del pomeriggio e avevo fame, andai a sedermi al tavolino e cominciai a mangiare i biscotti.
L’uomo si sedette davanti a me e, sempre sorridendo, fece merenda con me.
” Come fai a sapere il mio nome? Sei amico del nonno? ” chiesi tra un biscotto e l’altro con tutta l’ingenuità e la sicurezza di una bambina di nove anni.
” Amico di tuo nonno? Sai, è molto probabile ” mi rispose con una piccola risata che voleva uscire dalla sua bocca ma che lui trattenne dandogli un aspetto che allora giudicai buffo.
” Lo sapevo che eri amico del nonno! ”
Questa volta rise davvero per quello che avevo detto e io mi sentii felice. Aveva una bella risata. Calda, gioiosa, non chiassosa.
” Ti piacciono le storie piccola Yael? ” mi chiese.
” Sì! Soprattutto quelle dove ci sono le fate! ” dissi entusiasta. Ero sicura che, visto la quantità di libri in quel posto, ce ne fossero tantissimi sulle fate e che, magari, se facevo la brava, me ne avrebbe regalato qualcuno.
” Lo immaginavo che ti piacesse la magia ”
Si alzò e sparì tra gli scaffali.
Tornò poco dopo con un libro dalla copertina verde, decorata con disegni di fiori e foglie. Al centro stava una gemma azzurra a forma di goccia. Il titolo recitava ‘Gocce di memorie ancestrali’.
” Che titolo buffo! “
” Sì, lo è. Perché non provi a guardare se ti piacciono le figure che ci sono? Se ti piacciono te lo posso prestare così lo leggi con mamma e papà ”
Senza nemmeno rispondere cominciai subito a sfogliare il libro e lui sorrise soddisfatto.
Solo anni dopo scoprii che sorrideva perché la gemma sulla copertina, quando la toccai, aveva cambiato colore.
Era diventata rosso sangue.
La mia vita era appena cambiata per sempre.
PARTE 2
Passai quell’estate cercando di capire perché i miei genitori non mi credessero quando raccontavo di dove avessi trovato il libro con cui ero tornata a casa quel giorno.
Per loro quella stradina e quella libreria non esistevano. Eppure il libro da qualche parte doveva essere venuto, quindi fui testimone di uno dei più grandi giri di telefonate che ci fossero mai stati a casa mia. Ovviamente la cosa si concluse con un nulla di fatto, ma quella diffidenza verso le mie parole mi rimase dentro e mise radici proprio in quel periodo.
Mise radici così profonde che mi rifiutai di leggere quel libro con loro. Se non mi credevano, allora quelle parole scritte sarebbero state solo mie, loro non le meritavano.
Non ci fu verso di smuovermi e alla fine i miei genitori cedettero.
Ero solo una bambina e quello era solo un libro, che male ne sarebbe potuto uscire?
Fu così che cominciai a leggere quello che per me, all’epoca, era solo un libro di favole ma che in realtà era molto di più, ma questo lo avrei capito solo col passare degli anni.
Non tornai subito da quello strano signore. Ormai avevo capito che non era amico né dei miei genitori né di mio nonno, ma non riuscivo a trovarlo spaventoso o una persona che mi avrebbe fatto del male.
Era stato gentile, mi aveva offerto la merenda e mi aveva regalato un meraviglioso libro di favole. Doveva essere per forza una brava persona.
Tornai da lui all’inizio di settembre. Avevo appena finito di leggere il libro e volevo dirglielo ma avevo anche un po’ di paura.
Ero passata davanti a dove doveva esserci la strada di ciottoli ma non l’avevo più trovata. E se ne era andato perché non avevo letto il libro con mamma e papà come aveva detto lui?
Lo so, era una paura sciocca, ma allora mi sembrava assolutamente plausibile.
Alla fine vinsi la mia paura e andai all’imbocco di quella stretta via decisa ad andare da lui e, con mia somma sorpresa, la via c’era!
Con tutti i suoi sassi levigati, c’era! Era lì! Non me l’ero sognata!
Felice come non mai corsi e quando arrivai davanti alla porta non servì neanche che bussassi. Lui era già lì ad aspettarmi con il suo sorriso gentile.
“Bentornata Yael. Hai finito il libro vero? Vieni, il the è pronto” mi disse con quella voce calda e accogliente come la ricordavo.
Annuii felice e mi feci strada verso il tavolino sotto la finestra. Questa volta c’era una bella fetta di torta al posto dei biscotti.
” Come ti chiami? ” gli chiesi così dal niente.
Forse, se avessi detto ai miei genitori come si chiamava si sarebbero convinti che era una persona reale.
Ma in fondo al cuore sapevo che così non sarebbe stato. Ne ebbi conferma quando rispose alla mia domanda.
” Secondo te come mi chiamo? ” mi disse sedendosi davanti a me e cominciando a mangiare la sua fetta di torta.
” Mmmh… Libraio! ” risposi sicura.
” Ah sì? E perché mi chiamerei così?” mi chiese ridacchiando divertito.
” Hai tanti libri e li regali ai bambini. Quindi sei Libraio! “
Ah, la logica dei bambini.
Non ho mai capito se non mi abbia contradetto per non scalfire la mia sicurezza di bambina o se effettivamente non c’era nulla da contraddire. Con lui era difficile porsi domande anche sulle cose più assurde. Con lui tutto aveva il suo senso.
” Sì, Libraio è il mio nome ”
Soddisfatta dall’aver indovinato il suo nome finii la mia fetta di torta e il the.
” Il libro era pieno di favole strane sai? Ma erano bellissime ”
” Strane? Sì, alcune storie di quel libro sono strane è vero. Ma questo non vuol dire che non siano vere, non credi? ” continuava a guardarmi con un sorriso gentile mentre parlava e beveva il suo the, la torta mangiata a metà.
” Davvero sono vere quelle storie?! ” la mia sorpresa era enorme. Storie di magia e creature magiche erano sempre considerate solo storie dagli adulti. Quello era il primo adulto che mi diceva, credendoci, che quelle storie che tanto amavo erano reali.
” Certo, perché non dovrebbero? “
” Oh… “
Non sapevo cosa dire. Sentivo che qualcosa dentro di me stava mettendo radici ma all’epoca non sapevo di cosa si trattasse.
Restammo in silenzio per un po’, poi lui si alzò e mi portò un altro libro e quella che sembrava una collanina con un pendaglio.
Il pendaglio non era altro che una piccola ametista a forma di goccia con striature dorate e argentee.
” Se tieni questa al collo, riuscirai sempre a trovarmi ovunque andrai. Mi prometti di indossarla sempre? ”
Annui. La collanina mi piaceva e sarei stata l’invidia di tutte le mie compagne di classe una volta ricominciata la scuola.
” Grazie Yael ” disse e me la mise al collo.
Nel momento esatto in cui chiuse il gancetto che la bloccava al mio collo, sentii che qualcosa era cambiato per sempre.
Tornai a casa che era ormai ora di cena con un libro che parlava della magia delle gemme e una collanina nuova.
Nessuno si accorse che i miei occhi avevano cambiato colore.
Invece che castani ora erano uno dorato e uno argentato.
L’ametista del pendaglio aveva perso le sue striature.
Da quel giorno cominciai a vedere cose che prima non avrei mai potuto vedere e che mi fecero capire una cosa.
Le storie di magia del primo libro che Libraio mi aveva dato erano reali, tremendamente reali.
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