Luny è una ragazzina decisamente lunatica e ribelle. Si sente come una tazza di latte scaldato troppo, bisogna aspettare un po’ per togliere quel velo di panna così antipatico per gustarne appieno il sapore e la nutriente purezza. Passa ore intere a osservare il mondo e il brulichio nervoso di tutti i suoi abitanti dalla panchina del campetto, sotto al grande gelso con le foglie a forma di cuore. L’amico Oliver, un simil certosino sornione, la ripaga a suon di fusa di tutti i grattini ricevuti. Poi un giorno accade l’imprevisto, un clochard, seduto come un santone sul marciapiede della strada di scuola, la richiama a sé col magnetismo dei suoi occhi e quell’aura di pace e di mitezza che emana. Luny, contravvenendo a ogni regola di buon senso, si ferma, gli offre la merenda e riceve in dono uno strano involto accompagnato da parole misteriose che presto si riveleranno essere una profezia vera e propria. Una serie di eventi finirà per rompere gli argini del suo grande cuore…
Perché ho scritto questo libro?
L’intento iniziale era quello di scrivere una brevissima favola ispirandomi alle mie figlie, poi mi sono accorto che la storia si stava allargando e tirava in ballo molto di più. Guardarsi da una prospettiva “lunare”, da un’intima fragilità che sa di femminile, di notturna e silenziosa sensibilità è come permettere al cuore, una vecchia diga crepata e pericolante, di cedere alla necessità di farsi dono, viene voglia di lasciar andare, di soffiare al vento i semi del grande fiore dell’amore.
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