Napoli, cimitero di Miano.
Una piccola bara bianca, senza nome, viene interrata in assoluta riservatezza nella sezione riservata alle sepolture dei militari stranieri della seconda guerra mondiale.
Inizia così “Madonna”, con un addio, un romanzo in capitoli dalla lunghezza variabile, ognuno con un titolo, il primo dei quali, prologo a parte, presenta con rapidi colpi, precisi — rasoiate — Don Bruno Ciccone. Ha quasi compiuto trent’anni questo prete di strada che indossa con apparente disinvoltura una somiglianza e un soprannome in conflitto perenne col proprio mestiere, soprannome e somiglianza che veste quale divisa sulla divisa. Un personaggio unico, ben al di là della citata somiglianza: per una Harley Davidson del 1978, una notevole padronanza delle arti marziali che elargisce con parsimoniosa generosità, l’impegno tenace a favore degli ultimi, il coraggio.
È un romanzo particolare, “Madonna”, sia nella forma che nel registro narrativo.
Intanto non è solo storia collettiva di ultimi: è l’epopea di una città, che attraverso gli occhi di un prete coraggioso, si struttura, pagina dopo pagina, nelle mente di chi legge. Una Napoli tratteggiata con coraggio e crudezza, nitida nelle descrizioni secche, inusuali; mai oleografica né indulgente alla compassione; fatta di quartieri, piazze, vicoli ribollenti dell’umanità multiforme di una città difficile, vivacizzati dalla musicalità del dialetto, fecondate dalla storia e dalla cultura che ne gocciolano.
rosa (proprietario verificato)
Ho letto il libro in un crescendo di sensazioni fra le più disparate.
Madonna è un personaggio “incredibile” nel senso più ampio del termine: i suoi eccessi lo rendono plausibile, la sua etica composita, un “modello” assolutamente non oleografico nè stereotipo (in questo personifica la città in cui vive, la nostra città) da guardare con ammirazione e rispetto. Per questo sono in disaccordo con la recensione di Mirella Montemagno
https://scrittoripersempre.forumfree.it/?t=73008651#lastpost
che lo definisce un misto di Don Matteo, Bruce Lee e Lancillotto estrapolando una frase del romanzo senza virgolettarlo.
Non rivelo nulla, non voglio togliere a nessuno il piacere della lettura, osservo solo che la parola FINE che si abbatte sulle tante situazioni in divenire lascia pensare ad un seguito della storia.
E così sia.
Bravo Vladimiro.
Antonio (proprietario verificato)
ok. Ho finito il libro: è spiazzante! Ecco, “spiazzante” è la parola giusta. Ci sono capitoli di un lirismo esagerato, commoventi fino alle lacrime (i due Condominio Omero, per esempio) ed altri di una durezza imprevedibile: carta vetrata. Veramente un bel libro. Speriamo che ce la faccia. La sostanza c’è, il tempo pure, speriamo anche tante persone che lo leggano con attenzione, ne vale la pena. In bocca al lupo, Vladimiro, in bocca al lupo, Madonna!
Ylenia Pettinelli
Racconto intenso e viscerale, uno di quelli che escono dalla carta. La penna di Vladimiro Merisi ci porta tra le strade di Napoli, intrecciando i fili di una storia tutta da scoprire.
Nicoletta (proprietario verificato)
Mi sono emozionata quando ho letto l’anteprima e continuo ad esserlo ancora andando avanti nella lettura delle pagine che trovo scorrevoli e intriganti. Spero che continui cosi.
Antonio (proprietario verificato)
avevo letto l’anteprima già prima della partenza della campagna e l’avevo trovata, per certi versi, affascinante con tutte quelle storie tratteggiate e in attesa di evoluzione. Da ieri sera ho iniziato a leggere il libro e l’impressione ne è risultata ancora più accentuata. Il capitolo della “lava dei dei Vergini” è bellissimo e pieno di implicazioni che, credo, saranno importanti nel prosieguo del testo. Mi esprimerò meglio a libro terminato. Mi sembra un ottimo lavoro.