Quella sera, da quando era uscito di casa per andare a fare benzina alla sua auto, aveva avvertito una sensazione bassa, una sorta di inquietudine, e non c’entrava solo Halloween, quella maledetta festa per mocciosi. Era qualcosa che sentiva nell’aria, come quando avverti qualcosa di elettrico poco prima di una tempesta.
In ogni caso, sensazioni o no, doveva fare benzina. Scese dall’auto e si avvicinò alla colonna più vicina per selezionare la pompa e l’importo in dollari. Fu in quel momento che il vento si alzò e una voce rimbombò nella sua testa.
Vuoi che i tuoi problemi finiscano?
Kevin si guardò attorno e improvvisamente sentì freddo, molto più freddo di quello che il vento trasportava.
Vieni con me, ascolta le mie parole e ti farò trovare la pace. Niente più ricerche, niente più rapporti che finiscono male, o li vuoi ancora?
Improvvisamente avvertì una mano posarsi sulla sua spalla, dal peso talmente flebile che si poteva dire un piccolo soffio di vento, ma che bastò per annientare la sua volontà. Fu in quel momento che s’illuminò la pompa che gli serviva. L’afferrò e la issò sulla sua testa, premendo il grilletto e facendo uscire tutto il liquido, fino a che non uscì più nemmeno una goccia, e prese a camminare.
Una volta aveva visto un film dell’orrore dove un uomo in miniatura veniva manovrato da dei fili, come un burattino vivente, esattamente come si sentiva Kevin in quel momento mentre avanza. Senza rendersene conto, arrivò fino alla discarica di Castelville. Nonostante ci fosse un lucchetto al cancello, una forza invisibile lo divelse e lui non fermò la sua marcia. Entrò e si fermo dopo qualche metro. Tutto intorno a lui solo oggetti che non voleva più nessuno, e un’anima che bramava il suo corpo.
Non sapeva perché lo stesse facendo, o chi gli stesse imponendo di farlo, sapeva solo che il suo corpo si stava muovendo di una volontà che non era la sua.
Dalla tasca del suo cappotto lungo estrasse una scatola piccola di fiammiferi. Nel estrasse uno e lo rivolse verso la parte ruvida. Mosse il fiammifero per fargli fare quella trazione necessaria a far nascere la scintilla, e lo posò sul suo corpo. Nella discarica avvolta dal buio l’uomo divampò e quello fu il primo grido di agonia in quella notte di Halloween.
John sentiva e sapeva quello che il suo signore Samhain stava facendo. Quando il corpo di Kevin fu ormai solo una sagoma dura e fumante, fluttuò verso di lui e prese possesso di quel corpo. Ma non riusciva a vedere ancora niente: aveva bisogno dei suoi occhi infuocati.
« Mio Signore! » invocò. « Portami ciò che mi occorre. »
Samhain scosse l’aria. Per un attimo le sue ali si mossero sotto il cielo trasportando la zucca luccicante; in un batter d’occhio, la tese al suo servo. John la sentì calda e, solo per un attimo, riaffiorarono nella sua mente consunta le immagini di quella dannata notte del 1857. Svanirono all’istante, e quando pose la zucca sopra il suo collo, la vista tornò chiara e limpida. Riusciva a scorgere il paesaggio intorno a lui e davanti, al di là del vicolo che portava alla discarica, passavano incessanti delle gambette animate e piene di brio. “Ogni anima che allontanerò da questo mondo mi avvicinerà a te, piccolo Joanna” pensò John. “E loro avranno tutto quello che si meritano”.
Camminò lungo l’ammasso di sporcizia e arrivò fino alla rete che circondava quel posto maleodorante. Vi posò sopra le mani, e alcuni fili recintati presero a scottare levando una piccola nuvoletta di fumo. John indietreggiò di qualche passo e si abbassò di qualche centimetro. Come una raganella scaltra e piena d’agilità, compì un balzo enorme che lo portò fuori dalla discarica.
In un angolo, appoggiato al muro del vicolo, sedeva un uomo dalla barba grigiastra, le guance rosse e malate e i capelli fini dietro la nuca. Stava mettendo qualcosa sotto i denti, e rovistava spesso dentro al bidone che aveva accanto.
Camminò verso di lui. L’uomo era voltato di spalle, e non sentiva i suoi passi. John allora cominciò a muovere le mani in modo veloce e violento, creando fiamme incandescenti che si dibattevano sopra il terreno, sospese; il suono del fuoco che sferzava l’aria arrivò alle orecchie del vagabondo, e quando si voltò sgranò gli occhi di fronte all’essere che gli veniva incontro. Si sedette tremante e si mise le mani davanti alla faccia. Ora lo squadrava da capo a piedi.
John si inginocchiò: riusciva a vedere il proprio volto di fuoco negli occhi del poveraccio.
Alzò una mano e fendette l’aria con le sue dita artigliose
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