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Maschera d’asino

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È una fredda mattina invernale quando tre ragazzi si imbattono in un cadavere. Con l’aiuto di don Cesare, il sacerdote del paese, verrà informata la questura di Parma e il commissario Baldi e la sua squadra intraprenderanno una nuova indagine. Tra indizi e intuizioni, il caso rivelerà che il male si può nascondere dietro le maschere più eleganti e insospettabili. Una seconda indagine per il commissario Baldi, segnata dai riferimenti alla letteratura italiana di inizio Novecento, immancabile cifra stilistica distintiva dell’autrice.

1.

Un rumore sordo interrompe il lavoro dell’uomo che sta verniciando un’asse ricavata da un tronco di pino, diventerà una panca, e sicuramente don Cesare la metterà nella stanza dell’oratorio, pensa soddisfatto. Il rumore si ripete una seconda volta, più fragoroso. L’uomo va verso la porta e la apre: il passato torna come una bufera tempestosa.

«Ermanno, il falegname o… il grande attore.»

«Entra, puoi anche mettere via la pistola, sapevo che prima o poi avrei smesso di fuggire.»

«I conti si pagano, anche con gli interessi.»

«Sono pronto.»

«Perché ti sei voluto immischiare?»

«Perché l’amore vince tutto.»

«Belle parole, poetiche. Ma non ti salveranno.»

«Non ho paura.»

«Lei dov’è?»

«Al sicuro.»

«La troveremo. Ma tu non potrai fare più niente. Usciamo, adesso, prima però brindiamo al tuo ritrovamento. Hai un bicchiere? Ho portato il liquore delle grandi occasioni.»

Ermanno porge all’uomo il bicchiere e lui versa il liquido chiaro da un’elegante fiaschetta che estrae dalla tasca del giaccone. Mentre beve, Ermanno si guarda intorno: i libri di don Cesare sono in ordine sul tavolo, li troverà facilmente; la panca deve essere solo inchiodata, lo faranno i ragazzi dell’oratorio, e lei… lei saprà la verità solo quando tutto questo sarà finito.

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2.

“Cammina cammina ho ritrovato il pozzo d’amore.”

Questa è la felicità, pensa don Cesare, mentre appoggia il libro di poesie di Ungaretti aperto sul tavolo e prende in mano il bicchiere di vino rosso frizzante. Nella piccola sala della canonica il camino è acceso e in sottofondo una melodia al pianoforte di Ludovico Einaudi riempie il silenzio. Per il sacerdote è un rito, la sua mezz’ora di pausa quotidiana in compagnia del suo poeta preferito.

Don Cesare ha trentaquattro anni ed è stato nominato da un anno parroco a Berceto, un piccolo centro dell’Appennino parmense. Il suo destino, pensava lui, era quello di diventare professore di Lettere in qualche liceo della provincia, poi a venticinque anni la sua vita aveva preso una strada diversa. «Dio mi ha fatto un regalo, mi ha chiesto di lavorare per lui» diceva sempre a chi gli chiedeva come mai avesse fatto quella scelta.

La quiete del tardo pomeriggio viene interrotta dal campanello che suona con insistenza.

«Arrivo, un attimo.»

«Don Cesare, apri, apri.»

«Ragazzi, cosa sta succedendo? Cos’è tutta questa agitazione?»

«Vestiti don, mettiti anche gli scarponi, devi vedere una cosa subito.»

«È uno scherzo? Dai, ragazzi.»

«No, vieni!»

Don Cesare si infila gli scarponi e la giacca a vento e segue i tre giovani che, passando sulla strada in ciottoli della via Francigena, raggiungono il sentiero che porta al Passo della Cisa.

«Ragazzi, se è uno scherzo…»

«Vieni don, ci siamo quasi.»

«Ecco, guarda.»

Al centro del sentiero, sullo strato fitto di foglie, c’è un grosso masso. Poi i ragazzi accendono le torce dei loro cellulari e lo illuminano: è un corpo immobile.

«Oh Signore! Ma cosa gli è successo?» Don Cesare, sconvolto, si avvicina di qualche passo e nota che la testa dell’uomo è coperta con una maschera d’asino e il corpo è completamente nudo, piegato in posizione fetale. Il sacerdote fa un segno di croce sul cadavere senza toccarlo.

«Claudio, lo ha visto qualcun altro oltre a voi?»

«No, don. Lo sai che d’inverno a quest’ora non ci passa nessuno dal sentiero della Cisa.»

«Va bene, ragazzi. Devo chiamare un amico, speriamo sia ancora in polizia, voi tornate a casa e per qualche ora non dite niente a nessuno.»

Guarda i tre giovani avviarsi lungo il sentiero, poi compone il numero.

«Pronto, Riccardo?»

«Sì, chi parla?»

«Ciao, sono Cesare Lolli. Ti ricordi?»

«Cesare, ma certo, il nostro grande alzatore. Come stai? Scusami ma non avevo salvato il tuo numero.»

«Non preoccuparti. Sto bene, grazie. Senti, sei ancora in polizia?»

«Sì, qualcosa non va?»

«Ecco… sono a Berceto e abbiamo appena trovato il corpo di un uomo, è nudo e indossa una maschera. Dimmi cosa devo fare.»

«Calmati, Cesare, e ascolta. Informo il commissario Baldi e arriviamo. Tieni il cellulare a portata di mano, non toccare niente e non fare avvicinare nessuno.»

«Grazie, Riccardo.»

«Ci vediamo tra un’ora.»

2022-11-24

Aggiornamento

Ciao,
con gioia ti informo che, anche grazie al tuo pre-ordine ho raggiunto le 200 copie necessarie per la pubblicazione della seconda indagine del commissario Baldi e della sua squadra il prossimo giugno.

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Siamo tutti con il fiato sospeso in attesa che si rivelino i dettagli della seconda indagine del commissario Baldi: quali misteri dovrà risolvere questa volta?

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Barbara Spotti
È nata e vive a Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma. Da molti anni è docente di Lettere di scuola superiore ed è proprio il legame con la letteratura e la narrazione che hanno influito in modo significativo sulla sua scrittura.
“Nel nome di Artemide” è il suo terzo romanzo giallo, dopo la pubblicazione de “Il ballo dei ricordi” (bookabook, 2022), Maschera d'asino ( bookabook, 2023)
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