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Melany Smith e la Chiave Perduta

Melany Smith e la Chiave Perduta
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Consegna prevista Marzo 2024
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A Whiterdore tutto procede come al solito per la giovane Melany: genitori che la umiliano, compagni di scuola che le danno il tormento e l’insolita compagnia della sua stramba vicina di casa, alle prese con grossi gufi con le corna e animali irrequieti. Ma, una notte, tutto cambia: una ragazza piomba all’improvviso nella vita di Melany, stravolgendola completamente. Caitlyn le racconta che oltre la Barriera Magica che separa i due mondi, esiste una vasta dimensione magica minacciata da potenti Forze Oscure che agiscono nell’ombra, il cui obiettivo è spegnere la luce di Magical City per sempre. A un certo punto, però, Caitlyn scompare, e Melany appare determinata a ritrovarla. Ed è così che si scontra con Nathan nel luogo che le è più caro, anch’egli sulle tracce della Prescelta per cambiare un destino che sembra segnato, ma le cui sorti non sono ancora state decise.
“Benvenuti all’Accademia delle Arti Magiche e Incantatrici di Grittmount… che la vostra avventura abbia inizio!”

Perché ho scritto questo libro?

L’idea nasce in un periodo buio della mia vita, nel quale percepivo l’impellente desiderio di esprimere me stessa in un contesto alienante che mi stava soffocando. Quando l’esigenza di rifugiarsi in un mondo alternativo si è unita ai diversi apprezzamenti ricevuti dai lettori di tutta Italia, l’ossessione di terminarlo non mi ha dato tregua sino alla fine di questo viaggio incredibile. Vorrei che questo racconto potesse rivelarsi il rifugio sicuro di cui si ha bisogno per continuare a sognare…

ANTEPRIMA NON EDITATA

I signori Smith, a differenza della maggior parte dei genitori esistenti al mondo che considerano il proprio pargolo come un meraviglioso dono venuto dal cielo, ritenevano che la loro figlia fosse un’autentica disgrazia. Una piaga, un bubbone, una rogna, una barbosa rottura di scatole. Mentre a scuola Ashley e la sua banda si divertivano a torturare Melany, a casa erano Robert e Lauren che non mancavano di far sentire tutta la loro ostilità nei confronti della loro “strana” figlia, a cui davano la stessa considerazione che si dà a un orrendo foruncolo pruriginoso: si cerca di toglierlo di mezzo il più in fretta possibile.

Perché i signori Smith sostenevano che Melany fosse così strana? Be’, tanto per cominciare i suoi capelli rosso fuoco che crescevano a dismisura ed erano tutti arruffati come la criniera di un leone. E gli occhi, di un intenso verde smeraldo, che sembravano due fari luminosi in mezzo all’oceano. I signori Smith non riuscivano proprio a capire a chi dei due potesse somigliare: i capelli di Robert erano neri e radi, mentre gli occhi erano scuri e stretti in due minuscole fessure. Lauren aveva i capelli biondo cenere e gli occhi color nocciola, grandi quanto due gemelli da polso. Entrambi non sopportavano l’idea che Melany fosse così diversa da loro, poiché questo dava molto di che spettegolare ai vicini, e proprio non ne volevano sapere di farsi ridere dietro dalla gente. In tutta onestà la ragazza non aveva mai capito perché covassero tanto astio nei suoi confronti, né perché la considerassero una palla al piede o una spina nel fianco. L’ultima volta che Melany era tornata a casa da scuola con il giubbotto e lo zaino completamente impiastricciati di escrementi e sabbia provenienti dalla lettiera del canarino di Ashley, la signora Smith non l’aveva presa tanto bene. Melany ricordava chiaramente quella brutta strigliata che le fece accapponare la pelle, cui seguì una tremenda litigata fra i suoi genitori.

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«Accidenti Melany, di nuovo!» la rimproverò Lauren, puntandole l’indice smaltato di un vivace color tiffany dritto sul naso. «Ma è possibile che quei ragazzi ce l’abbiano tanto con te?! Dannazione, torni sempre a casa sporca e con qualche schifezza nello zaino, sono stufa di mettere a lavare questa roba..senti che odore infernale! Ci saranno i vermi, che schifo! Perché non ti comporti bene con i tuoi compagni di scuola invece di farli arrabbiare così tanto da costringerli a combinartene di ogni colore?! Smettila di darmi del lavoro da sbrigare, sono già abbastanza impegnata per conto mio senza che ti ci metti pure tu!»

«Sicuramente avrà preso il suo pessimo carattere da te, non vedo altra spiegazione» aggiunse pungente il signor Robert, continuando a bere birra stravaccato sul divano.

La televisione era sintonizzata sul canale che trasmetteva in diretta la partita degli Spritzfrog, la squadra di cui Robert era un gran tifoso. Melany sapeva che con quelle parole suo padre aveva volutamente istigato sua madre. E conoscendo bene anche sua madre, era certa che non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione di rispondergli per le rime, quasi come se esistesse una forza malvagia e invisibile che spingesse i suoi genitori a scontrarsi ininterrottamente, come se entrambi fossero vittima del Sortilegio Oscuro di cui parlava la Fiaba di Beatrice, la storia che le piaceva tanto.

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Da qualche parte in cima a una scogliera, sotto la quale fluiva un piccolo lago incorniciato da uno stuolo infinito di verdi graminacee, sorgeva una grande villa che pareva appartenere a un altro secolo. Era molto antica, nobile ed elegante, sorretta da una fila di colonne che da lontano parevano tante candeline per la torta di compleanno. All’interno di quella villa maestosa, in una stanza remota e vagamente illuminata dalla luce del sole, un uomo alto e corpulento non riusciva a darsi pace. Aveva la testa coperta da un folto crine ricciuto che gli incorniciava il faccione corrucciato, e la mente invasa dai pensieri più spinosi. Continuava imperterrito a camminare avanti e indietro, come se nel momento stesso in cui avesse deciso di fermarsi, qualcosa di terribile sarebbe accaduto. Era molto nervoso e teneva la testa china sul pavimento e le mani giunte dietro la schiena.

La porta della stanza si aprì all’improvviso. Una ragazzina, anch’ella ricoperta da morbidi boccoli dorati, aveva appena varcato la soglia d’ingresso non osando compiere un altro passo: la paura l’aveva inchiodata alla porta. I suoi occhi felini, azzurri e luminosi, brillavano come due piccole perle seminascoste nella penombra. L’uomo incrociò per un istante lo sguardo della ragazza, che d’istinto arretrò d’un passo. Lui non attese che gli si avvicinasse, perché non appena la vide scattò verso di lei con aria minacciosa, affondando le dita robuste nella sua lunga barba scura.

«CAITLYN!!! COSA DIAVOLO TI È SALTATO IN TESTA, SEI FORSE IMPAZZITA?!» tuonò il Custode Supremo, stringendo forte i pugni e digrignando i denti. «Come ti è venuto in mente di rubare la Pietra del Sonno Vigile e di svignartela così, nel cuore della notte? Per giunta ti sei intrufolata nei sogni di qualcuno che non appartiene al nostro mondo, che non sa nulla di noi! Hai rischiato di farci scoprire, hai messo a repentaglio la sicurezza del mondo magico! Ti rendi conto della gravità della tua bravata?»

«Ma papà, io volevo solo rendermi utile e aiutare la nostra gente! Non volevo causare nessun tipo di disordine fra i due mondi! Io stavo solo cercando di…»

«BASTA! SILENZIO!» sbraitò Clayton, infuriato come non mai. «Non ti è concessa alcuna giustificazione per i seri danni che hai arrecato a me e al Praetorium con la tua condotta sregolata! Questa volta ti condannerò a una punizione esemplare, vedrai! Elwyn, scortala nella sua stanza e non farla più uscire fino a nuovo ordine, intesi?!»

Una figura slanciata e dai lineamenti delicati si avvicinò con andatura solenne al Custode Supremo. Elwyn era rimasto in disparte durante la sfuriata di Clayton, avendo la garbatezza di non intromettersi in una discussione fra padre e figlia; se n’era stato in silenzio per tutto il tempo seduto alla scrivania placcata d’oro in fondo alla stanza, ascoltando attentamente ogni cosa. Stava ponderando le parole che di lì a poco avrebbe usato per cercare di calmare quel padre così in collera e tanto preoccupato.

«Perdonami, Clayton, ma non credi di dover usare maggiore clemenza nei riguardi di tua figlia? In fondo ha da poco compiuto dodici anni, è ancora così giovane…dopotutto le sue intenzioni erano buone. Sai bene che Caitlyn desiderava unicamente poter esserci d’aiuto, anche se a modo suo ovviamente»

«Elwyn, mio fedele amico, ho sempre ammirato la tua diplomazia…ma non credo sia questo il momento giusto per darne sfoggio. Mi vedo costretto a prendere certe decisioni per un bene superiore…un uomo nella mia posizione non può fare altrimenti. Caitlyn deve capire che questa storia non è un gioco e che non deve rischiare la vita in maniera tanto sconsiderata. Ci potrebbero essere serie conseguenze e tu sai a cosa mi riferisco. Se la Profezia dice il vero…potremmo essere tutti in grave pericolo»

Elwyn e il Custode Supremo continuarono a discutere ignorando totalmente la presenza di Caitlyn. La ragazza aveva gli zigomi accesi di rosso per la rabbia: entrambi sembravano troppo presi dalle loro questioni per tenerla in considerazione, e lei questo proprio non lo sopportava. A un certo punto brancò suo padre per la casacca cominciando a strattonarla con insistenza, fin quando il tascone esterno non si stracciò, rivelando parte del suo contenuto: la Pietra del Sonno Vigile brillava oltre il buco della tasca.

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L’Ufficio della Preside era una bizzarra stanza a forma di pallone con il pavimento a scacchi tutto irregolare, che dava come la sensazione di camminare sopra le onde del mare. Le pareti erano invase da una sfilza di quadri raffiguranti centinaia di personaggi illustri che avevano fatto la storia del Mondo Magico. Melany lesse sotto ogni dipinto il nome di ciascuno di loro e il motivo per cui erano tanto famosi all’interno della comunità magica: c’era Osvaldo l’Ingegnoso, Ermenegilda l’Affascinante Fattucchiera, Tristano il Nottambulo Infelice, Agrippa l’Infallibile, etc. I quadri erano appesi alla rinfusa alle pareti color porpora, alcuni piazzati alla bell’e meglio e in procinto di cascare da un minuto all’altro. Sullo sfondo di una cattedra a forma di cappello da strega faceva capolino una vasta collezione di libri, tutti ordinatamente impilati tra gli scaffali della libreria che si trovava alle spalle del grosso tavolo di quercia e di due alti candelabri in oro nero. Melany venne immediatamente rapita dai colori sgargianti di quelle copertine, immaginando che i libri fossero pieni zeppi di nozioni sulla magia. A un tratto la sua attenzione venne catturata da uno spazio rimasto vuoto e si domandò perché mai mancasse un libro in una scaffalatura tanto ordinata. Le porte dell’ufficio si aprirono una seconda volta e tre studenti dallo sguardo intimorito e l’andatura incerta varcarono l’ingresso. Saurus, Pimpfat e Onneck si accucciarono vicino alla statua di un gargoyle a due teste, premurandosi di rimanere distanti da Melany, Nathan e Caitlyn: era chiaro che non volessero avere niente a che fare con loro.

«Buongiorno a tutti, ragazzi» esordì Miss Directway con fare altisonante. «Immagino che siate a conoscenza del motivo che mi ha spinta a convocarvi oggi nel mio ufficio. Non male, come primo giorno» ironizzò, lisciando le penne ispide del suo corvo. Melany notò che il pennuto indossava un collare borchiato che gli cingeva il collo possente, cui era legata una targhetta dorata che riportava il nome di Mister Breakbones.

«E’ accaduto un fatto davvero spiacevole proprio ieri pomeriggio sul Brucalato e che ha coinvolto tutti voi…un fatto che mi ha scossa profondamente. Ho appreso con grande rammarico che due di voi, il signor Deemer e il signor Frommler per la precisione, sono stati protagonisti di un dibattito per così dire…acceso» chiosò Adamantia scendendo le scale del suo ufficio a passo lento, mentre faceva scivolare le unghie smaltate di nero sul corrimano. Melany inghiottì un fiotto di saliva. Miss Directway sembrava davvero arrabbiata e la paura iniziava a fare capolino nelle sue viscere. «Quindi oggi sono qui a chiedervi di espormi con precisione gli avvenimenti così come sono accaduti, affinché io possa comprendere il motivo delle vostre azioni» terminò di dire, mentre si sedeva dietro la scrivania, incrociando le dita ricoperte di anelli in argento proprio sopra il suo naso.

«Professoressa» cominciò a dire Nathan. «Lasci che le spieghi! Questo qui…questo stupido imbecille…»

Adamantia gli lanciò uno sguardo severo e Nathan si azzittì immediatamente.

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Dopo che Caitlyn ebbe terminato di leggere quelle poche righe, seguirono alcuni secondi di silenzio. I tre ragazzi si scambiarono sguardi turbati, perplessi e disorientati. Fu Nathan il primo a parlare.

«Da gelare il sangue» commentò.

Melany sentì il suo corpo sudare freddo; nonostante non capisse di cosa stesse parlando quel libro, intuì che non era una faccenda su cui scherzare.

«Ve l’avevo detto, questa roba non mi piace per niente. Chiave Perduta, Cerchio di Metallo…lunga vita al Regno del Male…ho paura che il professor Toultis stia facendo delle ricerche per ritrovare la Chiave Perduta» affermò Melany, rileggendo ancora una volta quelle parole, come a volersele fissare per sempre nella mente ed essere sicura di non dimenticarsele mai.

«Ma Melany, come fai a dire una cosa del genere? Non possiamo accusare un professore di una questione così grave senza avere le prove!» esclamò Caitlyn agitata.

«E se fosse per una buona causa? Voglio dire, potrebbe voler trovare quell’oggetto per qualunque motivo, anche uno molto buono a dire il vero» suggerì Nathan, prendendo le difese del suo professore preferito. «Dannazione, è Toultis!»

«Solo perché fa lo stupido non significa che lo sia» insistette Melany, capendo cosa intendesse dire Nathan. «Ma dai, non vi sembra strano tutto questo? E perché questa pagina è stata strappata? Come se desiderasse nasconderla…come se volesse mascherare le sue vere intenzioni!»

«Qualunque sia la ragione di queste ricerche, forse sarebbe il caso di informare Miss Directway» commentò Caitlyn, sempre più allarmata.

«No!» disse Melany. «Meglio evitare, almeno per il momento. Prima dobbiamo trovare delle prove, e dopo penseremo a come dirglielo» terminò, cercando l’approvazione di Caitlyn.

«D’accordo…lo terremo d’occhio, se è quello che vuoi. Ma ora muoviamoci a uscire da qui, prima che arrivi qualcuno» rispose Caitlyn, assicurandosi che lei e Nathan avessero preso tutti gli ingredienti necessari a preparare il Filtro Ombralunga.

Tutti e tre s’intrufolarono nuovamente all’interno del buco oltre la botola, facendo attenzione a richiuderla per bene. Il primo a passare fu Nathan, seguito da Caitlyn e poi da Melany. Quando si presentò il suo turno, Melany incastrò accidentalmente un piede nella melma appiccicosa che ricopriva la scala di quell’orribile condotto sotterraneo: fece un grande sforzo per riuscire a liberare la caviglia strizzata in mezzo ai gradini di quella scalinata fatiscente, e per poco non cadde all’indietro finendo addosso a Caitlyn e a Nathan che la stavano tirando forte come si fa con l’elastico di una fionda, stirandole braccia e gambe nel goffo tentativo di aiutarla. Poco prima di scivolare e farsi il resto delle scale sulle ginocchia, Melany notò un luccichio provenire da sotto uno dei numerosi scaffali in legno del laboratorio. Non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi che diavolo fosse quella luce scintillante perché fu proprio questione di un attimo, lo stesso attimo che ci impiega una stella cadente ad attraversare il cielo e a perdersi nel vuoto. E non ebbe nemmeno l’occasione di accertarsi che fosse reale e non il frutto della sua immaginazione, perché Nathan sigillò con forza la botola e Caitlyn la tirò per un braccio, costringendola a correre per quel cunicolo buio e umido che puzzava di acqua stantia. A differenza della galleria segreta delle Sorelle Purpurrì, che profumava di panni appena lavati e fiori di ciliegio ed era tappezzata di rose e tulipani, il passaggio di Rudolph il Grassone era davvero messo male, con le pareti incrostate di lurido sudiciume e un odore rancido che infestava le narici. A causa di quell’olezzo fastidioso, Melany, Caitlyn e Nathan furono costretti a tapparsi naso e bocca mentre procedevano lungo la galleria, come se quel gesto bastasse a calmare i loro conati di vomito. Non appena furono fuori dal tunnel tornarono a respirare a pieni polmoni, mentre gradualmente riacquistavano un colorito più salutare e il dipinto di Rudolph il Grassone si chiudeva alle loro spalle.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Marta Catone
Classe 1990, nasce ad Alessandria ma trascorre la sua esistenza in un piccolo paese nel cuore del Monferrato, uno splendido borgo medioevale nel quale adora fare lunghe passeggiate disperdendosi in un dedalo di vicoli che conducono ad un maestoso castello immerso nel verde. Mentre fantastica su buffi personaggi che nella sua testa abitano quella fortezza antica, scrive un romanzo tramite cui spera di strappare un sorriso ai futuri lettori e di coinvolgerli in quest'avventura. Crede fermamente che la magia risieda nei gesti delle persone che cercano di rendere la vita altrui un arcobaleno di momenti felici, disseminando attimi di allegria e buon umore. Laureata in Servizio Sociale e prossima alla Laurea in Scienze della Formazione, ha lavorato a contatto con bambini e ragazzi che hanno ispirato l'universo magico di cui narra nel suo libro. Il suo tratto distintivo? Una sana originalità!
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