Il quarto racconto ha come protagonista Matilda e le sue preoccupazioni da adolescente.
Infine, Luca e Matilda insieme ad altri compagni di scuola giocheranno un importante torneo di basket scolastico.
Nell’ultimo racconto: GT9 Missione nello spazio, verrai catapultato in un’avventura “spaziale” assieme a Gabriele, un ragazzino con un grande cuore e che mostrerà di avere tanto coraggio.
Tu sei speciale e anche tu hai una missione da compiere. Sei pronto o pronta?
Missione Otto
Classe VA
Oggi la Maestra ci ha dato un tema da svolgere a casa, non è un vero e proprio compito, in effetti ormai la scuola è finita e l’anno prossimo saremo in prima media.
Questo vuol dire che lei non potrà correggerlo, per cui siamo liberi di farlo o meno. Quasi tutti i miei compagni hanno subito pensato a questa seconda opzione e si sono persi anche la spiegazione, mentre io, che sono curioso e mi piacciono gli esperimenti, ho capito subito che la Maestra ci stava dando un compito davvero speciale.
Avremmo dovuto aspettarcelo da lei: ci faceva fare lezione stando seduti sui cuscini e non sulle sedie, ci raccontava storie fantastiche e ci portava in palestra a metterle in scena, le sue lezioni iniziavano sempre con un indovinello oppure con un brain storming sull’argomento del giorno. Ognuno era libero di dire ciò che pensava senza paura di sbagliare e quando litigavamo tra noi era sempre pronta ad ascoltarci e consolarci.
Per questo suo modo di insegnare e di stare con noi non poteva che lasciarci un compito speciale e un po’ magico.
E così ci ha proposto di prendere un foglio bianco, la nostra penna preferita e di descrivere noi stessi, la nostra famiglia, gli interessi e quello che ci piace fare corredato da un bel disegno.
Fin qui sembrerebbe un normale tema, ma poi ci ha detto di prendere il foglio, subito dopo aver finito di scrivere, senza pensare troppo alle correzioni, di metterlo in un posto segreto e lasciarlo lì fino alla fine dell’anno.
Ci ha assicurato che quando lo rileggeremo stenteremo a credere che quei pensieri siano stati proprio i nostri.
Sarà così?
A me quest’idea è piaciuta tantissimo e così ho deciso di fare subito l’esperimento.
Tema: chi sono io?
Ho 11 anni, tutti dicono che sono agile, probabilmente lo pensano per via del mio fisico piuttosto esile e tonico che mi permette di saltare e muovermi velocemente. Ho grandi occhi neri e capelli ricci e folti e le mie braccia sono piuttosto lunghe tanto che potrei ricordare una simpatica scimmia.
Di certo non so stare fermo, sono un bambino iperattivo, così dice mia mamma mentre parla con le sue amiche. Non so cosa voglia dire questa parola, se sia un complimento o meno, ma sono fatto così. Cosa c’è di male ad avere sempre più di un’idea per la testa e cercare di realizzarle tutte insieme?
A scuola vado bene. Di certo non si può dire che io stia fermo ma le maestre pensano che sia un ragazzino brillante e intuitivo: devo dire che questo mi salva quando di stare seduto a studiare proprio non mi va, mi basta stare attento giusto un po’ per riuscire a capire quali comportamenti e risposte utilizzare.
Amo i documentari di astronomia, di storia e sulla natura e li preferisco ai cartoni animati. Ho una passione sfrenata per gli animali e in particolare per i cani. Per me qualsiasi animale è sacro e io non mangio la carne: i miei genitori ci hanno provato in ogni modo ma per me è come mangiare un altro essere vivente e mi rifiuto.
Sono figlio unico e molte volte mi annoio,allora vado su e giù per le scale di casa oppure metto in fila la mia collezione di bottigliette di integratori di vitamine. Ne ho collezionate davvero tante e guai a chi le sposta dalla mia scrivania! Hanno un ordine preciso che non può essere cambiato.
L’unico che può “intervenire” quando sono davvero molto arrabbiato o annoiato è Timo, il mio migliore amico: un Goldenretriever dal pelo color miele.
Mi trovo spesso a dover passare del tempo da solo, visto che sono in quinta elementare e ho cambiato almeno tre scuole, dato che il lavoro dei miei genitori li ha costretti a trasferirci in città diverse, rendendo ancora più difficile farmi degli amici. È anche per questo che ho passato e passo moltissimo tempo in compagnia del mio cane.
Penso che in futuro i cani riusciranno a comunicare tra loro e con gli uomini utilizzando le parole. Si evolveranno proprio come abbiamo fatto noi.
Parlo spesso con Timo, lui mi guarda e sorride sempre e io posso essere me stesso, non devo pensare a cosa dire o fare; quando sto con lui, mi sento libero.
I miei genitori si preoccupano, ma io non riesco a parlare con i ragazzini della mia età perché non mi capiscono come Timo, sono spesso a disagio con loro. Lui mi ascolta e mi rende felice, mentre i miei compagni di classe spesso mi prendono in giro oppure non mi considerano neanche.
La nostra casa è un appartamento al terzo piano di una palazzina e non ha un giardino per questo soffro tanto durante l’anno, ma finalmente sta arrivando l’estate, la mia stagione preferita.
La adoro per due motivi: perché è l’unico periodo in cui riesco a passare un po’di tempo insieme alla mia famiglia e soprattutto perché andiamo a stare per un po’ in campagna, e io posso finalmente scorrazzare in giardino con Timo per tutto il tempo che voglio.
Quest’anno, però, mio padre riuscirà a raggiungerci solo negli ultimi giorni di vacanza.
Io non capisco perché i miei genitori si ostinino a correre avanti e indietro tutto il giorno, non si fermano mai, devono sempre lavorare io invece penso che sia meglio vivere come durante le vacanze estive nella casa in campagna che affittiamo ormai da diversi anni.
Quando siamo lì io e papà facciamo lunghe passeggiate con Timo e lui mi spiega tutte le tecniche di sopravvivenza che conosce: come accendere il fuoco senza un fiammifero, dove ripararsi, la direzione del vento, orientarsi con le stelle. Mio padre sa tantissime cose ma non ha mai tempo per raccontarmele.
Mia madre è bravissima in cucina e solo d’estate, quando non c’è fretta, mi permette di usare il tagliere per aiutarla ad affettare le verdure.
L’estate per me è un momento magico, ma quella in arrivo non lo sarà. Senza papà Mauro non sarà la stessa cosa.
Luca Monetti
«Mamma io non capisco, perché papà non può lasciare tutto e venire in vacanza con noi?»
«Luca non è così semplice, papà ha finalmente avuto un’opportunità di lavoro importante e non poteva rinunciare?»
«E perché? Ha lavorato tutto l’anno, tornando tutte le sere tardissimo e adesso che potevamo stare un po’ insieme deve ancora lavorare?»
«Non so come spiegartelo Luca, papà è un bravissimo ingegnere, ma quotidianamente sbriga pratiche poco interessanti per lui, questa volta gli hanno affidato un lavoro come progettista e guadagnerà molto di più.»
«Io continuo a non capire mamma, comunque quando sarò grande non farò come papà, non accetterò lavori extra in cambio del mio tempo libero.»
«Luca, tu sei ancora un ragazzino, non puoi capire, comunque vedrai che arriverà presto e riusciremo a goderci qualche giorno di vacanza insieme.»
«Certo, qualche giorno.»
Sono arrabbiatissimo e le spiegazioni della mamma mi hanno reso ancora più nervoso.
Siamo arrivati da poco nella villetta in campagna e ovviamente non ci muoveremo per andare al mare prima di domani, visto che mamma deve sistemare la casa e tutto il necessario perla nostra permanenza di quindici giorni.
Sono da solo come al solito. Girovago in giardino con Timo. Oggi sembra un po’ strano.
La casa è immersa nel verde, all’interno ci sono una grande cucina -soggiorno e due stanze da letto, ma ci stiamo solo la notte per dormire o la mamma per cucinare. La maggior parte del tempo lo passiamo all’esterno dove c’è un ampio spazio coperto, nel giardino di fronte all’ingresso c’è un’altalena, un’amaca e nel retro l’orto.
L’erba è tagliata e ben curata e mi stendo per terra per giocare un po’ con Timo, ma sembra disinteressato, stranamente non saltella qua e là come al solito.
«Timo che c’è? Vieni qui!»
«Bau, Bau.»
Non vuole giocare, sembra irrequieto.
Mi avvicino all’orto, prendo un pomodoro, lo pulisco un po’ e lo mangio mentre gioco svogliatamente con il mio cellulare.
Ne colgo degli altri mentre alzo lo sguardo verso la casa vicina e poi oltre verso la pineta.
Sono stufo di aspettare che la mamma finisca di mettere a posto e, senza dirle niente, esco dal cancello pensando di fare una passeggiata. Chiamo Timo ma lui non vuole saperne di muoversi.
Inizio a camminare senza rendermi conto del percorso che sto facendo, mi sento attratto da un fascio di luce che porta verso la pineta in fondo alla strada.
Avverto anche una voce metallica che sussurra:
«Segui la luce, non aver timore.»
Sono molto curioso, voglio scoprire di cosa si tratta, perciò continuo ad addentrarmi nella pineta.
Cammino senza sosta per un tempo che non so definire e sento nuovamente la voce:
«Fermati!»
«Chi sei? Esci allo scoperto voglio vederti.»
La voce mi mette in guardia:
«Quello che vedrai ti sembrerà strano, ma tu non aver paura.»
«Non ho paura.»
Dietro a un albero scorgo un cane, è un boxer, ha il pelo fulvo ed è molto tozzo e tarchiato, la voce sembra arrivare proprio dalla sua direzione.
Faccio qualche passo indietro, mi stropiccio gli occhi e penso di avere le allucinazioni. Ma il cane mi si avvicina lentamente e la voce che arriva dritta in testa è proprio quella che avevo sentito all’inizio.
«Mi chiamo Bart, sono un cane del futuro.»
A Luca sembra incredibile, lui era certo che un giorno la sua teoria si sarebbe realizzata, ma non pensava così presto.
«Hai voglia di partire con me per conoscere il mio mondo?»
«Certo ma dov’è questo tuo mondo?»
«Tranquillo amico ci arriveremo subito con il teletrasporto.»
«Davvero? Che figata! Ma ci saranno altri cani come te? Lo sai che il mio migliore amico si chiama Timo?»
«Sì, certo lo conosco bene, lui sa tutto e sa anche che verrai con me.»
«Oggi in effetti era molto strano.»
«Per un cane del presente la conversazione con uno del futuro non è semplice ma siamo riusciti ad accordarci, lui era molto preoccupato per te, ti vuole bene e so che anche tu sei affezionato a lui.»
«Sì, lui è l’unico con cui mi sento davvero a mio agio»
«Davvero? Non hai degli amici umani?»
«Non è facile trovarne, spesso mi sembra di essere diverso da tutti, per via della mia passione per la natura e gli animali e anche perché io preferisco una giornata all’aria aperta che stare al telefono o a giocare ai videogiochi.»
«Beh, è un pregio no?»
«Non sempre.»
«Io direi di sì, perché puoi vivere delle avventure incredibili che altri neanche potranno immaginare; dai allora sei pronto? Vieni con me e ti farò conoscere tanta gente un po’ stramba ma simpatica.»
«Sì, andiamo!»
E senza neanche accorgermene, mi ritrovo in un posto meraviglioso, un’oasi paradisiaca.
Non ci sono case, non ci sono strade, solo piante e alberi di ogni tipo.
«Ti porto a casa mia: ho sette fratelli, quattro maschi e tre femmine oltre ai miei genitori.»
«Sono molto felice di conoscere la tua famiglia, Bart, ma perché hai scelto proprio me?»
«Lo scoprirai presto.»
Bart mi cammina a fianco e mi parla come fosse una persona ma senza aprire la bocca: con il pensiero.
Arrivati a casa di Bart, tutti i suoi fratelli lo accolgono festosi e poco dopo giungono anche i suoi genitori.
La famiglia è unita e felice.
«Siete tutti insieme per passare le vacanze estive?»
«No», risponde Bart, «qui è sempre così, nessuno lavora, ma non manca nulla perché chi trova qualcosa da mangiare lo porta al banco della condivisione e ognuno può prenderne senza paura, c’è sempre cibo in abbondanza.»
«E gli umani? Dove sono?»
«Purtroppo, si sono estinti molto tempo fa, si sono uccisi l’uno con l’altro a causa del loro egoismo. Ne sono rimasti davvero pochi, sono famiglie che non si capisce ancora come mai hanno continuato a sopravvivere, si sono bene integrate con noi animali e conviviamo pacificamente.»
«Vieni», dice Bart «andiamo al rifugio dove ci sono tutti i miei amici, voglio farteli conoscere.»
Il rifugio è in prossimità di un laghetto e tutti i cani del posto stanno facendo il bagno, si divertono a entrare e uscire dall’acqua: sembrano molto felici.
Tra loro intravedo una ragazzina.
«Chi è quella bambina?»
Ha i capelli rossi e lunghi e sembra avere la mia età.
«Si chiama Nadia», mi dice Bart.
Arrivati al lago lui si tuffa subito mentre io mi avvicino a Nadia.
Lei mi prende la mano e mi trascina a fare il bagno. Dopo pochi minuti, pur non conoscendoci nemmeno,ci divertiamo insieme come vecchi amici, ma senza parlare.
Nadia è una bellissima bambina ma sembra muta. Quando provo a chiederle come mai si trova lì, lei torna a tuffarsi.
Il laghetto è attorniato da alberi, guardando in qualsiasi direzione si scorge solo verde, è proprio il mondo che ho sempre sognato e vorrei tanto che i miei genitori e Timo potessero vederlo.
«Luca, andiamo è tardi», è Bart a chiamarmi
Dopo un po’ di strada in lontananza vedo un villaggio: sembra un labirinto di caverne e Bart si ferma proprio lì vicino.
«Questo è il villaggio degli umani, è ipertecnologico, ogni caverna è dotata di tecnologie avanzatissime e in caso di emergenza le grotte si richiudono all’interno del terreno; qui vive Nadia.
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