Ad ogni buon conto la cosa più sorprendente di quella donna non era l’abbigliamento, bensì l’archivio!
Ormai in tutte le biblioteche si usa un motore di ricerca, un programma appositamente studiato; è tutto dematerializzato, non esistono più gli archivi cartacei. Alma però era un dinosauro tecnologico e, come diceva lei, “quelle diavolerie lì” (i computer) nella “sua” biblioteca non erano ancora entrati e se cercavi un libro dovevi ancora sfogliare i cartoncini. In ogni caso nessuno sfogliava i cartoncini nella biblioteca di Alma, non ce n’era bisogno, si faceva molto prima a chiedere a lei. Sì, ad Alma, perché lei conosceva esattamente la collocazione di ogni singolo titolo, di ogni singolo volume, di ogni singolo tomo di quella biblioteca. Della “sua” biblioteca.
A volte i ragazzini lo facevano apposta, la mettevano alla prova…
«Alma, scusa… Sto cercando Il signore degli anelli»
«Gran bel libro, un po’ pesantuccio. Ci misi tre mesi a leggerlo nel… dunque, lo lessi, nel…nel…»
«Alma!»
«Sì sì: 823.91 TOL»
«Scusi, dove trovo Harry Potter?»
«Uh, il maghetto! Che meraviglia sarebbe avere la bacchetta magica, eh?!»
«Alma!»
«R.820.ROW»
«Scusa Alma, dev’esserci un errore, non trovo La gabbianella e il gatto.»
«No, no! Non c’è nessun errore! Il fatto che non trovi La gabbianella e il gatto, come lo chiami tu, dipende dal fatto che non ci troviamo in una VIDEOteca, ma in una BIBLIOteca!»
«Quindi?»
«Quindi il libro si intitola Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare! Ignorante!»
«E quindi lo trovo…?»
E le discussioni andavano sempre così, più o meno.
Quel giorno però, entrando in biblioteca, Anuela ebbe una sorpresa: Alma non c’era. Non era mai successo prima, ebbe un brutto presentimento, Alma era così vecchia…
Al suo posto, dietro al bancone c’era un signore anziano, pelato, con una lunga barba bianca; indossava una giacca di velluto blu, vecchia e logora e dalle maniche, troppo corte, spuntavano due manine bianche, lunghe e sottili, leggermente tremolanti. Anuela notò che indossava svariati orologi da polso, almeno quattro o cinque per parte.
Per la serie, se non son strani non li vogliamo…
La ragazza si avvicinò al bancone titubante, l’uomo era intento a compilare dei moduli e non la guardava; dal taschino della giacca, dal quale pendeva una catenina argentata, tirò fuori un orologio a cipolla e guardando l’ora brontolò: «Sei in ritardo».
Anuela aggrottò le sopracciglia e si guardò intorno, ma non c’era nessun altro…
«Come scusi?» ma non ottenendo risposta continuò «cercavo la signorina Alma…»
«Oggi ci sono io.» rispose il vecchio seguitando a non guardarla.
«Capisco.» Anuela moriva dalla voglia di chiedere come mai Alma non c’era, ma non voleva dare l’impressione di interessarsi troppo a qualcuno, non lo faceva mai.
«Allora… Allora chiedo a lei…» nessun cenno di risposta «Sto cercando un libro sulla preistoria.»
L’uomo fece pesare un lungo silenzio, poi sempre senza alzare lo sguardo chiese: «In generale o un periodo in particolare?».
«Sugli uomini primitivi, devo fare una ricerca.»
«Perché?»
«Come perchè?» chiese Anuela titubante.
«Ti ho chiesto perché devi fare una ricerca sugli uomini primitivi. Posso capire meglio di che libro puoi aver bisogno.»
«Ah! Ce l’ha chiesto la maestra, dobbiamo scegliere un aspetto della loro vita e approfondirlo.»
«Capisco. E tu hai scelto…?»
Ecco… appunto.
«Va beh, lei ha da fare, me lo cerco da sola.» Anuela sospirò e fece per allontanarsi.
«Aspetta, aspetta! Vieni un po’ qui ragazzina!»
L’uomo si era alzato in piedi (ma non c’era molta differenza) e le faceva cenno di avvicinarsi.
«Ti vergogni? Che argomento hai scelto? Su!»
Il vecchio riprese a compilare i suoi moduli, mentre Anuela si contorceva le mani e malediva il momento in cui aveva deciso di andare in biblioteca. In fondo la ricerca l’aveva già fatta!
Questa dev’essere una punizione divina per aver pensato di fare un dispetto ai miei compagni prendendo in prestito il libro più bello che c’è.
«La morte.» sussurrò la ragazza in un soffio guardandosi le scarpe.
L’uomo smise di scrivere e alzò un sopracciglio squadrando la ragazza da sotto in su: «La morte?!»
«La morte.»
«Strano!»
«Lo so.»
Certo che è strano. I ragazzi della mia età si interessano poco alla morte, molto di più al sesso!
I suoi compagni adoravano parlare di sesso lontano da orecchie indiscrete, scambiandosi confidenze e nuove scoperte. Ma la morte no. Nessuno parlava mai della morte. La morte è una cosa brutta… triste… fa paura…
Ma Anuela era diversa, perciò quando la maestra aveva detto di scegliere un argomento, lei l’aveva scelto. La morte.
Il modo in cui quelle creature un po’ uomini, ma ancora un po’ animali, potevano affrontare la morte, l’aveva incuriosita.
Saranno stati più o meno come i cani? Insomma, se a un cane muore la mamma o un fratello, non se accorge più di tanto… magari subito sì, ma passa in fretta.
Per le persone era diverso, le persone parlano. E questo ad Anuela piaceva poco. Da quando sua madre era morta, tutti l’avevano sempre riempita di parole.
Uno stupido mare di stupide parole.
Parole che lei non sopportava, che non le avrebbero mai restituito la sua mamma, ma che comunque, nel bene e nel male, in quegli anni l’avevano accompagnata.
E loro? Come facevano quegli uomini-scimmia? Loro che le parole non le avevano…
Senza aggiungere altro, il vecchietto si alzò e si avviò nel lungo cunicolo tra gli scaffali; Anuela lo seguì.
Osservandolo da dietro, mentre camminava, la ragazza notò che anche i pantaloni erano troppo corti e che i piedi erano enormi per un ometto di quella statura.
Che tipo!
Il vecchio si arrestò di colpo, rischiando di farsi tamponare, si infilò tra due scaffali e ne uscì con un enorme tomo polveroso e ingiallito. Decisamente non era il meraviglioso volume illustrato…
«Io credo che forse troverei qualcosa di più adatto a me, nella sezione ragazzi…» tentò Anuela.
«No. Questo è adatto a te.»
Grande storia del Piemonte dalla preistoria ai giorni nostri lesse Anuela osservando l’enorme librone e soppesandolo con lo sguardo.
Mi toccherà trascinarlo per portarlo fino a casa… punizione divina…
Ritornarono al bancone e l’ometto segnò il prestito.
«Come ti chiami?»
«Anuela.»
Per la seconda volta l’uomo sollevò il sopracciglio e la squadrò da sotto in su.
«Hai un nome strano.»
«Lo so, sempre avuto…»
«Nome strano… argomento strano…» il vecchietto fece una pausa «perché mai una ragazzina di quanti… nove anni?»
«Dieci.»
«Dieci anni… vuole fare una ricerca sulla morte? Con tutti gli argomenti che potevi scegliere, perché questo?»
Anuela si limitò ad alzare le spalle, non sapeva cosa dire a quell’uomo. Aveva solo voglia di chiudere quella bizzarra conversazione e tornarsene a casa.
«Lo vuoi scoprire? Intendo, veramente…» il tono di voce dell’uomo si era fatto cospiratorio.
La ragazza aggrottò la fronte «Cosa intende dire?»
Il vecchio tirò fuori qualcosa dalla tasca e lo porse alla ragazza, sembrava…
«Cos’è, un dente? Sembra il dente di un animale.» mormorò la ragazza.
«Di lupo!»
Anuela storse la bocca e fece per restituirlo, ma il vecchietto fece cenno di no.
«Tienilo! Ti aiuterà a trovare quello che cerchi.»
«Ma io non cerco niente.»
«Oh sì invece! Tienilo, è tuo.»
Perplessa Anuela si infilò il dente nella tasca della felpa, prese l’enorme librone e fece per uscire.
«Buongiorno.»
«Arrivederci Anuela, credo che ci rivedremo presto.» mormorò il vecchio bibliotecario riprendendo a compilare i suoi moduli.
* * *
Mentre tornava verso casa Anuela ripensava allo strano incontro nella biblioteca. In tutti quegli anni aveva sempre pensato che Alma fosse bizzarra, ma ora non ne era più così tanto sicura. Quell’uomo andava oltre ad ogni stranezza!
Comunque aveva perso il suo tempo: non aveva il libro che voleva e per di più le toccava scarrozzare quell’enorme mattone fino a casa! Le braccia le iniziarono a dolere e ad indolenzirsi. Quando arrivò finalmente in camera sua lo lanciò sul letto esausta. Il tomo fece un bellissimo rimbalzo sul materasso e andò a schiantarsi sul pavimento con un tonfo sordo, spalancando le sue vecchie pagine.
Anuela si chinò per raccoglierlo: non era il meraviglioso volume che cercava, ma aveva comunque delle belle illustrazioni. Si sedette sul letto e prese a sfogliarlo. Rimase affascinata da una bellissima immagine a due pagine: un gruppo di uomini primitivi armati di armi rudimentali, fronteggiavano un branco di lupi che cercava di avvicinarsi alla loro preda. La cosa interessante era che anche insieme agli uomini c’erano dei lupi, o forse erano cani? Le differenze erano davvero minime.
Mentre scrutava la raffigurazione cercando di capire se erano cani o lupi, ad un tratto Anuela ebbe come l’impressione di vedere una coda che si muoveva. Scosse la testa e si fregò gli occhi, la stanchezza le giocava brutti scherzi.
Guardò nuovamente, con maggiore attenzione…
Ovviamente tutto fermo… come deve essere!
Improvvisamente però udì un suono, basso e cupo, come se un cane stesse ringhiando proprio lì accanto a lei.
Si alzò di scatto, allontanandosi dal letto. Iniziava forse ad avere allucinazioni?
Chiuse gli occhi portandosi le mani alla testa, inspirò profondamente per cercare di calmarsi e… sentì l’odore inconfondibile della terra umida, del legno, del muschio… misto a puzza di sudore e… sangue!
Riaprì immediatamente gli occhi: tutto era normale, era nella sua stanza, fuori c’era il sole e sul letto c’era il libro.
Si avvicinò di nuovo per osservarlo meglio, il cuore le batteva un po’ più veloce del solito, il respiro si era fatto affannoso e la mano le tremava leggermente quando sfiorò l’immagine con le dita… Immediatamente uno strano, gelido formicolio iniziò a salire dalle dita al polso, al braccio e… in poche frazioni di secondo era già alla spalla. Anuela cercò di allontanare la mano, ma le dita erano come incollate, non riusciva più a staccarle: una forza potentissima la teneva attaccata alla pagina e con suo sommo stupore la attirava verso il basso. Lentamente, come risucchiata da un liquido denso e vischioso, la mano, seguita dal braccio, iniziò a scivolare lenta dentro l’illustrazione, mentre i colori si confondevano e tutto perdeva i contorni. Anuela voleva urlare e ci provò, ma dalla sua gola non uscivano suoni: la paura si era mangiata tutto!
Molto velocemente, prima la mano, poi il braccio, furono risucchiati tra le pagine del libro e presto tutto il resto del corpo fece la stessa fine.
La stanza di Anuela rimase vuota, nell’aria solo un vago odore di terra umida e muschio e sul letto solamente il grande libro spalancato.
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