Gli occhi acquosi li ho anche ora, porca miseria. Guardo il muro di fronte al divano dove mi sono lasciato cadere, e non lo vedo. Vedo solo il film di quella serata: lo giro come piace a me, rallentando quando voglio e riguardandolo più volte. Lo padroneggio, non come questa stupida realtà che tende a farsi i fatti suoi e che non sono mai riuscito a controllare, né per davvero né almeno per un poco.
Calma, devo calmarmi; ora respiro. Bene, così, fermo, ecco.
Macché. I miei pensieri sono troppo veloci, corrono intorno a me, scappano, li cerco: eccone un altro, se ne va. Fermo!
Niente.
Ho bisogno di bere.
Ah be’, ecco qua un’idea originale: serata d’estate, calda, profumata, carica di promesse. Esco con la persona che dà senso a me, all’estate, a questa sera, che mi fa cantare nel cuore. D’improvviso scopro che ciò che pensavo vero, stabile e certo scolora di colpo, come un brutto manifesto sul muro in una sera di pioggia. Resto da solo. Mi guardo in giro. Torno a casa, mi butto sul divano e mi ubriaco. Ma bravo, devo farmi proprio i complimenti.
Non ci posso credere, non c’era nulla che andasse storto, nulla. Incomprensioni? No, no, nessuna: mi ama, lo so, lo so, e anch’io l’amo, Dio come l’amo. Qualunque cosa di lei amo: le sue gambe (oh mamma mia, che gambe: ricche, tornite e snelle), gli occhi, il loro colore, il suo seno a far capolino, il modo storto che ha di guardarmi e di scherzare, il sorriso. L’incredibile – unica forse – leggerezza nel guardare e capire le cose, capire il tutto e rivestirlo con una battuta dolce e intelligente, dolce come lei, come il suo sguardo, come il suo sorriso…
Troia.
Mi ha liquidato così, senza un tremito, solo un leggero fastidio per dover sbrigare una pratica imbarazzante e un po’ noiosa.
Marco Solimano
Ciao a tutti, volevo scrivere questo messaggio per ringraziarvi del grande supporto che state dando al mio tentativo. Quando ho cominciato a pensarci però, mi sono accorto di avervi detto, senza volere, una cosa sbagliata. Ho detto “ho scritto un libro”, avrei dovuto dire “sto scrivendo un libro”. Per vanità ho pensato che la mia opera fosse conclusa, invece no. Ci sono parti farraginose, inutilmente prolisse e un po’ troppo enfatiche, come qualche amico ha giustamente notato. Però é bello. Allora ho capito lo spirito di BookaBook: costruire squadre che rendano reali i sogni, che per noi esordienti rimangono spesso tali. Non è un caso che la mia bozza verrà sottoposta ad un editing pesante se supererà i 200 e sarà pubblicata entro 180 giorni dopo la fine della campagna. 100+180.. la nascita. La vanità mi ha impedito di notarlo prima ma ora penso: ognuno di noi sta rendendolo un po’ più reale. Varrà la pena che nasca? Secondo me sì, ma io non sono obiettivo. Grazie ancora a tutti