È una villa isolata, poco fuori Velletri.
La ragazza bionda ha gli occhi sbarrati e le labbra spalancate nell’ultimo respiro, tracce di polvere bianca le scontornano le narici.
Il chirurgo ricco e famoso, in piedi di fronte a lui, lo guarda come se volesse dirgli: “Era solo una troietta che voleva fare l’attrice e tu che cazzo vuoi, vicequestore, io sono intoccabile”.
I due spari, in rapida successione, frantumano il silenzio. L’incredulità dei tre uomini che lo accompagnano è quasi palpabile. L’ispettore Martini sbraita un ordine che non ammette repliche, i due agenti escono in silenzio, poi gli si avvicina tenendo in mano un tagliacarte a forma di bisturi e altrettanto affilato.
«Mi scusi, dottore, devo farlo» gli dice.
Il dolore è sopportabile, il metallo attraversa i tessuti e gli incide la carne.
L’ambulanza, i camici verdi, le luci, il pronto soccorso, la giacca grigia e la camicia bianca intrise di sangue che vengono tagliate e gettate a terra, i suoi uomini fuori che aspettano. L’inchiesta e nessuno che capisca come un quel sessantenne grasso e sfatto sia riuscito a colpire lui, un quarantottenne addestrato di cento chili di muscoli su un metro e novantacinque e, soprattutto, perché lo abbia fatto; ma ci sono le testimonianze, precise, identiche le une alle altre e neppure i famosi avvocati del maledetto riescono a smontare quella recita perfetta.
I suoi superiori hanno capito tutto, sanno come sono andate le cose veramente, ma non possono – e forse neppure vogliono – dare fiato e luce ai dubbi.
E poi il suo ritorno in questura, in quel palazzo di via San Vitale, vertice di un triangolo fra la stazione Termini e il ministero degli interni.
I colleghi sono incerti se considerarlo un pazzo o uno che ha fatto la cosa giusta, oppure semplicemente entrambe le cose.
Lì non può più restare, lo chiama addirittura il vicecapo vicario della polizia per comunicarglielo.
«Nardi, le assegniamo una sede tranquilla come capo della Mobile.»
Erika Epifani (proprietario verificato)
Un libro dal titolo intrigante, ma non farti ingannare. La trama è più di quanto credi. La narrazione è fluida, morbida. Le descrizioni accurate e immaginative sono quelle di chi conosce molto bene i profumi, le visioni e le sensazioni di quella magica città che è Pavia. Entri passo passo nella storia, assaporando il racconto poco alla volta. E inizi a cercare di inquadrare i protagonisti, che presentano tutte le sfaccettature e le contraddizioni umane, e capisci che no, non è “la solita storia”. Una trama che sembra semplice ad un tratto ti si ingarbuglia tra le mani, scivola via, si contorce in modo inaspettato. E sei di nuovo al punto di partenza. Perché uno abituato a leggere gialli, dalla prima pagina inizia la caccia. Ma questo scrittore è furbo, ti trascina in atmosfere che conosce, ti avvolge, ti confonde. E in questo torpore, ecco che la narrazione parte sempre più spedita. Ancora un po’ di nebbia, e poi di nuovo in corsa. Alla fine non sai se stai leggendo persino più veloce. Perché nel crescendo di mille domande e ipotesi, arrivi persino a pensare “vorrei essere lì, dentro al libro, farne parte”. E ben poche poche volte mi è successo. Un ottimo lavoro che attende – e già pregusta – il prossimo capolavoro. Consigliatissimo!