Nelle remote e fredde terre del Lashmir si incrociano le strade di quattro viandanti. Il cacciatore di mostri Easley Van Fanel, il discepolo dei Maestri di Cristallo Valadier Bandergar, il necromante Rexir e il druido O’Wak, in fuga dopo essere stati attaccati da una misteriosa creatura, si ritrovano per effetto di un incantesimo su Uril, un mondo parallelo dove regnano terrore e sofferenza. Per riuscire a tornare a casa dovranno sconfiggere quattro mostri che minacciano Uril e uccidere l’Aquila di Sangue, lo spietato despota che domina quelle terre. Ma giorno dopo giorno il loro piano si complica sempre di più, mentre il lento emergere di un doloroso passato inizierà a metterli l’uno contro l’altro.
Capitolo uno
Siuna Bandergar adagiò il grembiule ancora fradicio lungo la fune che aveva legato tra i due tronchi di abete che crescevano nel giardino di fronte alla sua casetta di legno. Stese poi le due gonne, le tuniche e la sola camicia di lino che era riuscita a comprarsi quell’estate; restava solo un paio di guanti inumiditi all’interno del suo secchio di legno.
Siuna li prese tra le mani e li annusò chiudendo gli occhi, cercando un profumo che solo lei avrebbe potuto riconoscere.
«Hai visto? Tutti quei vestiti sono lindi come se fossero usciti dalla bottega di un sarto. Neanche una macchia di sangue su quelle sottane. Ah, te lo ripeto: quella sgualdrina ci sta nascondendo qualcosa! L’ho vista fare entrare in casa un uomo con la testa da serpente ogni notte, sarà sicuramente incinta di quel mostro.» L’anziana contadina si voltò appoggiando la schiena robusta contro la staccionata, mentre suo marito continuava ad ammirare da lontano il corpo della bellissima ragazza.
Se non fosse stato per la vista appannata dalle troppe stagioni sulle sue spalle, l’uomo avrebbe potuto apprezzare meglio quella visione: «Sciocchezze, Tania. La tua è tutta invidia! Avrai visto un soldato con un elmo bizzarro; qualunque membro dell’esercito dei Lupi impazzirebbe per una ragazza come Siuna. Sarà stato uno di loro».
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La donna anziana scosse la testa con una espressione schifata dipinta sul volto: «So quello che ho visto, non era un militare. Era alto due metri e aveva la faccia da rettile. E smettila di guardare quella puttanella!». La contadina colpì il marito con uno scappellotto dietro la nuca.
L’uomo ridacchiò aggiustandosi il cappello di paglia sulla testa, poi dopo aver seguito con lo sguardo Siuna mentre rientrava nella sua piccola casa di legno, i due anziani tornarono a dedicarsi alla semina del loro campo.
La ragazza chiuse la porta alle sue spalle e lasciò andare un lungo sospiro: i vestiti iniziavano ad andarle stretti e la nausea non le dava un momento di pace neanche quando cercava di riposare; presto l’intero villaggio si sarebbe accorto di ciò che stava nascondendo da qualche mese sotto le larghe tuniche.
Vomitò per l’ennesima volta. Si guardò riflessa in un vecchissimo specchio e vide la sua pelle sbiadita e i lunghi capelli castani arruffati e sporchi.
Cercò di trascinarsi verso il letto di paglia, sperando di non cadere vittima dell’ennesimo capogiro e quando si sdraiò, impiegò pochissimo tempo a cedere a un sonno pesante e privo di sogni.
Fu il cigolio della porta d’ingresso a destare la ragazza; guardandosi intorno, Siuna si accorse che il sole era tramontato da un pezzo e che la sua casa era immersa nella penombra. Ebbe un sussulto quando vide un’ombra scura avvicinarsi lentamente: era una figura imponente, ma allo stesso tempo silenziosa e leggiadra nei movimenti.
Siuna allungò un braccio per raccogliere il pugnale che teneva nascosto sotto il cuscino, ma una mano robusta la afferrò ancor prima che le sue dita arrivassero a toccare la superficie del letto, poi una voce profonda e minacciosa le sussurrò all’orecchio: «Ora io ti mangerò!». L’uomo si avventò sulla giovane ragazza e iniziò a baciarle il collo in maniera giocosa.
«Ravidian! Maledizione, stavo per morire di paura. Non farlo mai più!»
I due si abbracciarono e rotolarono sulla coperta di lana. Siuna passò una mano sul volto dell’uomo: la sua pelle era liscia e dura come una pietra levigata, il suo corpo era l’opera d’arte più bella che la ragazza avesse mai visto. La perfezione della sua muscolatura non si sarebbe potuta paragonare neanche a quella del più addestrato dei soldati del Lashmir.
Gli occhi del suo amante erano luminosi come i raggi del sole, dipinti di una sfumatura verdastra che li faceva brillare anche nella scarsa luce del crepuscolo.
L’uomo si sollevò per un istante, giusto il tempo di slacciare l’ingombrante cintura alla quale erano assicurate le sue due spade gemelle: un raggio di luna illuminò il volto sul quale la pelle umana si mischiava a scaglie dello stesso colore degli aghi di pino tipici delle Terre Alte; Ravidian raccontava sempre in maniera scherzosa di come un giorno si sarebbe trasformato in un enorme serpente e avrebbe soffocato nella sua morsa gli abitanti del villaggio che spesso provavano ad avvicinare Siuna, sperando nelle attenzioni della bellissima contadina.
Siuna lo sapeva: l’uomo che amava non era una creatura umana, ma non le importava. Quello che importava era che lui fosse lì nella sua casetta di legno quella sera, e che presto sarebbero partiti per dare una casa più grande e più bella alla nuova vita che stava germogliando dentro di lei.
Ravidian si sdraiò al fianco della sua amata, stringendola in un abbraccio intenso: «Come sta il mio piccolo guerriero?».
Siuna si immerse nei suoi occhi. «Come sai che è un maschio?»
«Spero che lo sia! Se sarà una femmina e avrà i tuoi occhi, la chiameremo Amelya. Se invece sarà maschio e avrà i miei, lo chiameremo Valadier! Che nella mia lingua significa smeraldo.»
I due amanti si addormentarono dolcemente, mentre fuori un vento fresco iniziava a spazzare le cime delle montagne delle Terre Alte.
Con il passare dei mesi, nel piccolo villaggio iniziarono a girare brutte voci sul conto di Siuna: si diceva che la ragazza avesse venduto l’anima a un demone e che nel suo grembo stesse sbocciando il seme del male. Ma quando il piccolo Valadier nacque, l’intero villaggio rimase estasiato da quella bellissima e innocente creatura, soprattutto per via del colore dei suoi occhi: sembravano contenere tutte le tonalità di verde dei boschi del Lashmir, erano senz’ombra di dubbio gli occhi più belli che quella comunità di fattori e contadini avesse mai visto nella sua esistenza.
Ravidian era continuamente impegnato oltre i confini delle Terre Alte, svolgendo incarichi come mercenario: a detta sua, il guerriero metteva le sue spade al servizio dei nobili che vivevano oltre i confini del Lashmir, per guadagnare somme d’argento sufficienti per mantenere la sua famiglia; spediva carichi di vestiti e di cibo attraverso alcuni messaggeri, e di tanto in tanto tornava a trovare Siuna e il suo piccolo, sempre e solo dopo che il sole era tramontato dietro le montagne.
Siuna si sforzò di far crescere il piccolo Valadier insieme agli altri bambini del villaggio, ma presto la giovane donna fu costretta ad abbandonare la speranza che suo figlio potesse vivere un’infanzia spensierata insieme agli abitanti della sua comunità: le unghie di Valadier stavano crescendo scure e affilate. Sul collo, sulle ginocchia, sui gomiti e intorno ai bellissimi occhi del piccolo, stavano iniziando a crescere delle scaglie verdastre, simili a quelle che ornavano il corpo del padre quasi per intero.
Siuna fu costretta a nascondere suo figlio dagli abitanti del villaggio; provò a limare le unghie del bambino, tentò addirittura di rimuovere dalla sua pelle le scaglie da rettile. Questi trattamenti furono particolarmente dolorosi per il piccolo Valadier, che fu costretto a trascorrere i mesi successivi segregato nella fatiscente casa di legno in cui era nato, con una madre circondata dalle dicerie dei suoi stessi compaesani riguardo le origini del padre del bambino.
Ravidian fece ritorno durante una di quelle difficili notti d’inverno: Siuna udì i rumori di un cavallo che a gran velocità stava percorrendo il vialetto che conduceva verso la sua casa fatiscente. Quando il suo amato entrò all’interno dell’abitazione, la donna vide l’armatura di cuoio del guerriero sporca di sangue; il volto di Ravidian era preoccupato e rosso di rabbia e a differenza delle visite precedenti l’uomo non portava con sé alcuna sacca piena di viveri destinati al sostentamento della sua famiglia.
«Siuna, prendi Valadier e tutto il cibo che hai. Dobbiamo andarcene.»
Antonio Saviani (proprietario verificato)
Nella Morsa del Lupo
Di Stef Kiryan
Sicuramente la narrativa fantasy è piena di storie in cui il solito cavaliere o la fantastica compagnia si addentra in epiche avventure, storie a cui da tempo siamo abituati; alcune di queste sono diventate dei Romanzi dai successi indiscussi.
Poi c’è tutta un’altra narrativa fantasy in cui o per errore dello scrittore o per modalità di scrittura, non trova posto in tutto ciò e finisce in un limbo misterioso.
Nella Morsa del Lupo é il primo romanzo di Stef Kiryan, che oltre ad essere scrittore é un Master, un Narratore di Giochi di Ruolo.
Il suo romanzo ripercorre un’intensa campagna giocata dai suoi fidati e prescelti personaggi; campagna partorita dalla mente di quest’abilissimo Master e plasmata dalle scelte dei personaggi che la vivono con sanguigno fervore.
Il risultato é un Romanzo di grande impatto emotivo, che racchiude in sé tutte le scelte dei personaggi ed il loro modo d’interpretare il loro alter ego, il tutto condito da situazioni che tengono il lettore in continuo suspence e che in ogni momento deve essere pronto a sobbalzare dalla sedia.
Il nostro Stef, architetta una serie di eventi che lasceranno il segno nei nostri protagonisti ma in particolar modo in tutti noi lettori, Stef riesce a mettere in campo una serie straordinaria di situazioni succulente, credetemi!
Una scrittura assolutamente fluente e ricca di particolari, che non annoia mai il lettore; il quale decide se rivivere questa storia nei panni del Nobile Lupo, oppure il Puro Cavaliere, il Druido ed il suo Reincarnato, l’Oscuro Necromante o la Bellissima Guerriera.
Verrete trasportati nei meandri dell’animo Umano e Non Umano e sarete assaliti da un’avida voglia di bere ogni singola pagina di questo Romanzo.
Il tutto si chiude o meglio si dischiude in un finale mozzafiato ed una frase “ad eternis”
Consiglio vivamente di leggerlo ed aspetto con trepidazione di sapere quale destino vi siete scelti.
Complimenti a Master Stef Kiryan e mi auguro di leggere ancora tue opere narrative.
In Fede Antonio “Lone Wolf”
Alessandro La Porta (proprietario verificato)
Ho preordinato la copia cartacea per un motivo, inizialmente, privo di pretese. Al di là di quello che avrei trovato scritto, il desiderio era il supportare una persona appassionata, oltre che un narratore eccezionale. Ho infatti giocato la sua oneshot “Il forte dell’alba grigia” in quel di Torino e le sue capacità come narratore mi hanno fatto ignorare il vociare che avevamo intorno, il vento fresco, il sole caldo e anche il brontolio del mio stomaco. Ero totalmente preso. Così come poi sono stato catturato dalla stessa magnifica narrazione di questo libro che, già dalle bozze che ho potuto leggere dal preordine della copia cartacea, mi ha immerso profondamente. Appena ho avuto un giorno privo di impegni, ho divorato avidamente pagine e pagine fino a concludere il romanzo in un tempo brevissimo, quasi come un lupo affamato che dissangua la sua preda. Che dire, sono felicissimo di aver supportato questa campagna, e non vedo l’ora che giunga al suo completamento, sperando in un raggiungimento e magari anche un superamento dell’obbiettivo, sarebbe davvero fantastico!
francomorsino-7394
Erano ormai 8, 10 anni senza leggere un Fantasy… e devo dire che la prima opera di Stefano mi ha sedotto, mi ha intrappolato e fatto rinunciare ad altri piani, per quella voglia di leggere, di vedere cosa succede nel seguente capitolo e come si svolge la storia… Lettura scorrevole e carica di sorprese, che ‘ti mette’ nei panni dei caratteri e ti fa vivere le loro emozioni in modo intenso! Sicuramente da raccomandare!
Barbara Pesenti (proprietario verificato)
Premesso che di solito non leggo Fantasy,ma bensì Romance…in questo caso vorrei avere subito tra le mani il seguito! Ti prego Stef fai subito un’altro gioco con questi personaggi!! Devo ammettere che mi è piaciuto! Molto! La scrittura è semplice e scorrevole. Io personalmente ho qualche difficoltà con i nomi dei personaggi perché non sono abituata a nomi particolari. La cosa più bella è che non essendo il diretto autore a pilotare la narrazione trovi avvenimenti che non ti aspetti, alleanze improbabili, amori impossibili e colpi di scena imprevedibili. L’ambientazione è cupa ma non da incutere terrore da non far dormire, insomma c’è anche un drago. Comunque lo consiglio.