«Che facciamo a Natale?» Giuseppe esordì con una frase gettata lì tanto per dire qualcosa.
«Non lo so Giusè, credo che starò a casa di Anna a pranzo, la sera a cena sinceramente non abbiamo ancora deciso. Per me Natale è come se fosse tra mille anni, non ci voglio pensare.»
«Pranzo e cena, pranzo e cena Ale poi ti lamenti della panzetta che hai messo. Vedi che Natale è dopodomani!»
«Appunto non ci voglio pensare. E comunque io una fidanzata la tengo mi posso pure rilassare un pochino ad alcune donne la pancetta piace! Scherzo mò non fare il permaloso. Stasera esco con Anna e le sue amiche di università. Vorrebbero andare a Matera, mai cacata in tanti anni adesso che manca poco all’inizio del duemiladiciannove, sono tutti in frenesia.»
«Eh sì…La capitale Europea della Cultura! Va beh…lasciamo stare a proposito Ale ma che viene pure quella sua amica di Bari?»
«Giusè quella di Bari ha un nome, Lara ed è anche la migliore amica di Anna. La stessa che l’altra volta non ti ha cagato nemmeno di striscio.»
«Ale e madonnasanta sei peggio di una suocera. Se non ti scoccia vengo anche io. Chiamo Luca e gli altri così male che va parlo con loro.»
«Non fare il coglione Giusè, lo sai benissimo come è Lara non ti mettere pure tu. Quella non ti pensa proprio. Ha una barca di soldi e tu no.»
«Apposto Alessà, della serie deprimiamoci che è meglio. Ma a te che cambia se ci provo?»
«Niente, basta che non fai incazzare Lara che poi si incazza con Anna che poi mi rompe i coglioni.»
«Vabbù Ale a te sta cosa del pranzo di Natale a casa sua ti sta mandando in paranoia. Ma va bene ti perdono perché sei il mio migliore amico.»
«Unico amico se togli Luca. In questo paesino sono rimasti solo i morti, il cimitero diventa sempre più affollato e le strade si svuotano. Il tempo della fine è ormai prossimo…»
Disse Alessandro cercando di simulare i movimenti di uno zombie.
«Ale fai schifo, ti prego non fare battute che sei simpatico come una martellata sulle palle.»
Dopo quelle parole Giuseppe riprese a guardare fuori attraverso l’ampia vetrata mentre Alessandro tornò a fissare la tv.
Si conoscevano da anni, avevano trascorso l’adolescenza a giocare e poi da adulti coltivato insieme le loro passioni. Videogiochi fumetti, cinema e la letteratura horror ma c’era qualcosa che li legava più di tutto ed era il gruppo fondato da Luca, il più grande dei tre. Si basava sul primo dei loro interessi, l’apocalisse zombie.
Immaginavano che ad un certo punto la civiltà collassasse e che orde di famelici morti viventi avrebbero devastato il pianeta.
Negli anni avevano messo su un blog e varie pagine da Instagram a Facebook su cui scrivevano e moderavano conversazioni che per lo più sembravo vaneggiamenti di sfigati privi di vita sociale.
Intanto tra una chiacchiera e l’altra il pomeriggio si era trasformato in sera ed il brusio di sottofondo passato dai commenti sportivi a non meglio precisate conversazioni sulla politica, il lavoro o le previsioni del tempo.
Alessandro esordì dopo un lungo sospiro.
«Ci pensi mai? Nessuno si rende conto che il benessere non è più sostenibile. Consumiamo più risorse di quelle che abbiamo a disposizione e presto…».
«Basta Ale ti prego, la maggior parte della gente non ha interesse a salvare il pianeta e tu ci stai scrivendo pure la tesi. Sei irrecuperabile. Beh sono le sette e mezza, credo sia tardi, andiamo?»
«Va bene scusami, ogni tanto mi faccio prendere la mano, ma sinceramente penso con ansia al futuro…»
«Ale quale futuro? Quello di cui parliamo da anni in cui pochissimi sopravvissuti si contenderanno le scarse risorse combattendo con le unghie e con i denti?»
Su quelle parole Giuseppe si alzò dirigendosi verso la cassa per pagare il conto.
«Sì sì Alessà, intanto per quello che mi riguarda l’unico futuro di cui mi preoccupo è quello lavorativo trovarmi una fidanzata. Con quattrocento euro al mese che prendo a Matera sai che vita di merda che mi aspetta…»
Si avviarono verso l’uscita, il vento non accennava a calmarsi la temperatura era prossima allo zero. Alessandro gli fece un’ultima raccomandazione.
«Giusè, ti faccio uno squillo quando sono pronto e mi raccomando stasera, non me lo far ripetere. Non tormentare quella poverina di Lara con citazioni e battute di David Lynch, quel pazzo piace solo a te e qualche altro scoppiato.»
Si salutarono con un cenno del capo, Alessandro diretto verso la sua auto e Giuseppe a piedi su per il viale che conduceva a casa sua poco distante dal bar.
Una volta in casa Alessandro andò in cucina per salutare sua madre. Rivolse lo sguardo alla tv accesa mentre lei stava seguendo attentamente il notiziario.
«Pare che ci sia stato un attentato o qualcosa del genere, se non ricordo male hanno detto che è successo in Africa.»
Disse Giovanna, una bella signora di mezza età, carnagione olivastra e lunghi capelli scuri raccolti in una coda.
«Ale resti per cena?» aggiunse poi con aria distratta.
«No Mà esco con Anna, mi devo preparare. Giuseppe mi ha fatto fare tardi. Stai di faccia incollata alla tv cosa è successo esattamente? L’Africa… è un posto abbastanza grande non puoi essere più precisa?»
«Hanno interrotto il programma che stavo vedendo per dare questa notizia, visto che sembrava un fatto grave l’ho seguito. Non ho capito molto bene.»
«Ok, ok. Mi vado a cambiare e cerco qualcosa on line.»
Giovanna distolse lo sguardo dallo schermo e tornò a concentrarsi sulla cena. Alessandro si avvicinò dandole un bacio sulla guancia «Senti Mà. Vado a darmi una sistemata tra poco di sicuro mi chiama Anna ed io sto ancora ai piedi di Cristo.»
«Va bene, preparo solo per me e tuo padre.»
Lei continuò a mettere insieme gli ingredienti sul tagliere mentre Alessandro andò nella sua stanza ed incuriosito accese il pc.
Passò un’ora a vedere video mentre in background seguiva un canale americano in streaming su cui trasmettevano le immagini in diretta. Si vedevano dei militari che sembravano voler sedare una rivolta e
colonne di fumo sollevarsi da edifici distanti. Scene di guerriglia urbana. La diretta era spesso interrotta per collegamenti con altre località sparse su tutta la regione.
Stesse immagini inquietanti, militari e colonne di fumo sullo sfondo. Le informazioni non erano chiare unico riferimento geografico lo Zimbabwe. Esplosioni, miliziani e sommosse popolari.
Alessandro cercava di dare un senso a quelle cose ma le ipotesi variavano dal colpo di Stato all’attentato di matrice islamica. Intanto il tempo era volato, doveva prepararsi per la serata. Spense il PC e si andò a fare la doccia.
«Ale papà è rientrato noi stiamo a tavola, che fai vieni?»
Sentì la voce di sua madre provenire dalla cucina mentre l’odore di verdura si diffondeva per tutta la casa.
«No Mà è tardi mi cambio e scappo. Vado a prendere Anna, andiamo a Matera. Mà hai cucinato di nuovo le rape stasera?!?»
I suoi genitori intanto erano seduti a tavola.
«Sempre di corsa sto benedetto ragazzo, non c’è mai il tempo di parlare. Ha ragione sempre rape…ma…» Disse suo padre, subito dopo rivolse lo sguardo al piatto ed iniziò a mangiare.
«Roccù stai tranquillo. Non diamogli altri pensieri adesso, vedrai che le cose inizieranno ad andare meglio. Lasciamolo studiare gli manca solo un esame.»
«Giovà speriamo. Siamo in difficoltà e ci mancava solo sto macello della cooperativa di trasporti. Dobbiamo fare un po’ di conti e cercare di risparmiare più di così…»
«Rò non ti affliggere. I sacrifici non mi preoccupano. Posso fare le pulizie ad ore e sarebbe qualche euro in più che non fa male. Ora pensiamo a come pagare questi debiti. Stiamo già risparmiando sul riscaldamento e sulla spesa. Alessandro dopo la laurea troverà un lavoro e le cose andranno meglio.»
Rocco continuò il suo pasto con lo sguardo fisso sul piatto.
Le mani rovinate dal tempo e dal duro lavoro, il volto stanco di chi ogni giorno aspetta solo il momento di poter tornare a casa per riposare. Si fermò guardando Giovanna con aria sconfortata.
«Speriamo Giovà, sto davvero preoccupato per sta cosa.»
Alessandro diede una rapida occhiata sui social, nessuna notifica rilevante, velocemente si diresse verso l’appendiabiti dell’ingresso.
«Ciao Mà, ciao papà io vado. E tu non aspettarmi sveglia come al solito, stiamo qui a due passi.»
Li salutò ed uscì di casa. Entrò in macchina e si diresse rapidamente verso casa di Anna. Gli occhi sul display per controllare l’orario ed intanto ripensava a quella strana notizia.
Il paese era piccolo ed arrivò a destinazione poco dopo. L’appuntamento era alle ventuno e quindici ma lei in orario come sempre, era già per strada ad aspettarlo.
Minutina alta poco più di un metro e sessanta, vestita di nero il suo colore preferito in tono con smalto, rossetto ed anfibi. Nella classica posa a braccia incrociate di chi aspetta stizzita da un’eternità. Il vento le scompigliava i capelli nero corvino un caschetto corto che incorniciava due grandi occhi scuri e profondi, nasino all’insù e sopracciglia sottili. Un volto delicato e sottile ma uno sguardo determinato e fiero che in pochi riuscivano a sostenere.
«Ehilà! Ale, alla buon’ora, sono le ventuno e diciannove. Forse non ti rendi conto che si congela qui fuori!»
Si accomodò in auto.
Un sorriso ed un bacio, malgrado le parole di rimprovero era di buon umore.
«Scusa Cucciola, ho perso un po’ di tempo…Andiamo al Cross Road?»
«Si Ale, c’è la cover band dei Depeche Mode, dovresti saperlo in fondo è solo la mia band preferita. Il mio abbigliamento ti ricorda qualcosa?»
Lui rispose con esitazione ed abbozzando un sorriso.
«Sì, sembri Robert Smith. Senti ma stasera viene anche Lara?»
«Beh direi di sì ho organizzato questa serata per vederla… Perché me lo chiedi?»
Anna aveva un tono di voce decisamente meno rilassato adesso.
«Lo dicevo perché ho chiesto a Giuseppe se…» aggiunse rapidamente ma lei contrariata non lo lasciò terminare.
«Cazzo Ale! Ma che davvero?! Dopo l’ultima volta che siamo usciti non ti dico nemmeno cosa mi ha scritto lei. Ma che problemi ha il tuo amico? Ti ricordo che Lara ha il ragazzo.»
«E va beh…ma questo non impedisce qualcos’altro.»
Rispose lui sorridendo sperando che quella battuta allentasse la tensione. Sapeva quanto Anna ci tenesse a lei e fosse preoccupata che la sua comitiva di nerd rovinasse la serata con uscite ed argomentazioni strampalate. La sua reazione fu immediata e contraria alle sue aspettative.
«Ale che vuoi dire, che ho le amiche zoccole? Vuoi aggiungere altro oppure hai finito?»
Alessandro esitava ma sapeva di non avere molta scelta, doveva dirle che l’invito era stato esteso a tutti gli altri.
«Ehm…Giuseppe ha chiamato Luca ed anche Franca e… Gianna».
«Ma Cristo santo Ale! Quando pensavi di dirmelo? Vengono tutti Santo Dio! Proprio tutti!»
«Cucciola… io stavo solo pensando…»
«Ale non mi sembra che tu abbia pensato tanto… Non voglio che anche stasera con i miei amici saltino fuori morti viventi e catastrofi imminenti…»
«Anna lo sai che se ne staranno per conto loro e poi sono anche amici tuoi.» Cercava di mitigare il tono di quella conversazione prima che degenerasse in un litigio.
«Ale, li frequento da quando sono rientrata in paese e soprattutto perché sono tuoi amici, non riprendiamo questo argomento per favore…»
«Anna non dire così, allora Luca e il gruppo, la pagina e tutto il resto? Non mi dire che tu…»
«Cristo Ale…ma quando lo capirai che è solo una perdita di tempo? Tempo che hai sottratto allo studio…Ora basta, inutile insistere tanto ormai la frittata è fatta.»
Per evitare ulteriori incomprensioni Alessandro si scusò dicendole che non aveva fatto in tempo ad avvisarla perché aveva seguito gli aggiornamenti su alcune notizie sentite in tv. Cambiando argomento sperava di poterla calmare.
Lei invece rispose in modo secco e distaccato.
«Si, l’ho visto Ale hanno detto un attentato di matrice islamica non è che sia una grandissima novità. In questi giorni abbiamo parecchio da fare a casa lo sai e spero che ti ricordi il perché…»
«Anna sì certo che mi ricordo. Va beh dai avviso Giuseppe, così scende e non perdiamo tempo sotto casa sua, ok?»
Lei annuì poi con lo sguardo fisso verso l’esterno e nervosamente aggiunse altro. «Avevo organizzato questa uscita per stare un po’ con Lara non per fare l’ennesimo raduno delle piccole marmotte dell’apocalisse…»
«Scusami cucciola…» Alessandro non era riuscito a mitigare l’incazzatura ed Anna si era chiusa in un pesante mutismo punitivo. Presero il loro amico e si diressero verso Matera.
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