C’era una volta una ragazza di 20, 30, 40, 50, 60 (prevede fino ai 100) anni innamorata dell’amore, la ragazza si imbatteva in uno sguardo e bang, fa niente se poi lui non la filava o regolarmente si metteva con le sue amiche ma lei finchè non incontrava un altro sguardo soffriva e piangeva, straziandosi il cuore. Lei, agli occhi altrui, così forte nelle lotte della vita, nel risolvere imprese ardue, nel consigliare e consolare, lei dentro aveva corde d’arpa che aspettavano di vibrare nelle dita sapienti di cuori sensibili e così dava ai suoi bang la fiducia di iniziare un concerto sinfonico. La ragazza, nata sotto il segno dei Gemelli, doveva sempre combattere con quel Castore e Polluce che le ronzavano in testa, pure durante il sonno, e così mentre Castore, grande combattente romantico, pieno di impulsività, la mandava tra le braccia di qualcuno, il concerto finiva in battaglia e la ragazza, con l’armatura a brandelli, ne usciva distrutta mentre Polluce, grande pugile, insensibile, ridendo le diceva “te l’avevo detto”. La ragazza, nonostante tutto, sapeva che la vita doveva darle quello che lei scriveva nei suoi romanzi: L’AMORE, IL NOI ma delusa dai suoi matrimoni finiti in pezzi, per anni decise di dare retta a Polluce e si armò di guantoni proteggendosi, anche se Castore, con una vocina costante le sussurrava: innamorati, innamorati.
Una vigilia di Natale scese una lettera dal camino, una lettera dolce di uno sconosciuto, Babbo Natale aveva dato retta a Castore.
(Pag. 6)
Da: Dario 2121
A: Emma 53
10 /01/2020 ore 18,30
A proposito, scrivendoci mi era forse scappato un accenno a una “compagnia di lettura”? Ebbene sappi che la cosa è reale, sì, c’è, esiste, è etera e segreta come la nostra corrispondenza, trova concretezza ed amalgama, qui da me, nel mio antro, denominato “ Compagnia Della Quercia”
Qui si cucina, si beve, si declamano pensieri e rime, si sfregia la forma ed il classismo, si zimbella il “governo ladro”, si ascolta musica che scalda, già da caldi. Insomma, l’è proprio la compagnia della Quercia.
Boschi, legna, archi, bevute, puttana la misera, lingue sciolte, appetiti ormonali, e giù di righe, leggere pensieri , con sotto l’amico Gibson che suona la chitarra. Improvvisazioni, righe di altri, tutto veramente molto guascone. Poi, lo sai, gli uomini quando sono in branco, Dio ci scampi.
L’importante è vivere il momento. Ce lo siamo detti: l’hard disk migliore è la nostra testa, il nostro cuore.
Beh avrai capito, che chi scrive è un po’ particolare, come tutti i Ghiandallegri.
E mi sa che tu hai le qualità per entrare nell’accolita. (Pag 17/18)
Da: Dario 2121
A: Emma 53
10 /01/2020 ore 20,57
Emma,
esile dama dal corto vello,
lesa nel corpo, ma non nel cuore,
forte giunco di riva salmastra,
abbraccia il granduca del rio della ghianda,
con lui bevi rosso il vino del furore,
di battaglie ed echi lontani,
ti dono corsetto di cuoio,
forgio arco di robinia ed olmo,
di strali pennuti dalle aguzze selci,
avrai ancor faretra colma di colpi,
in quanto… dama dal corto vello,
battezzata sei con il nuovo nome
di Ellizia la tagliente,
che il tuo tiro possa colpire ancora,
benvenuta tra noi, nell’allegra compagnia della Quercia…
così verrai ricordata…
ho detto…
Kisutai (pagg. 18/19)
Da: Dario 2121
A: Emma 53
04 /02/2020 ore 22,30
Ebbene si, lo si ammetta e ci si ponga a pubblica gogna. Siamo anarchicamente fatti di magia e stregoneria, sia io che te, ma quanto è bello!!!
Vedere il mondo in piedi sulla sedia e non seduti, ascoltare con il cuore e non con le orecchie, toccare con la mente e non con le mani, assaggiare con l’istinto e non con la lingua.
Vedi, a Natale avevi espresso un desiderio e certamente qualcosa hai trovato, magari non un principe azzurro ma guarda quella foto lì : Fatina che ti mancava? Forse uno Gnomo tosto e “ignorante” (nel senso che ignora, ma che certamente può fare il paio e riempire quegli aspetti che “umanamente” abbiamo vuoti). A presto, Ellizia, la Fatina della campanula dei sentimenti.
(Pag 46)
Da: Dario 2121
A: Emma 53
26 /02/2020 ore 10,00
GIARDINO PROTETTO
Nel mio girovagare, una sera, al tramonto di una strana giornata, stanco dei soliti luoghi affollati, deluso dalle chiacchere, dall’arroganza, dalla superficialità, dalla futilità, sono entrato in un piccolo parco sulla strada, ho adocchiato una panchina riparata dal sole. Che pace, che silenzio. Quella quiete che porta a pensare, che ti mette il metro dietro le spalle. Che rigenera.
Il casco sulla ripiana della panca, il giubbotto sulla spalliera di questa ben curata attrezzatura. Chissà chi ci viene? Pensionati, signore con il libro, adolescenti con il telefonino sempre in mano e lo sguardo chino. Chissà?
Nella siepe, un piccolo pertugio, un minuscolo accesso. Incuriosito, mi alzo, anche se lasciare lo svacco della panchina mi costa. Il non pensare, il non agire: rifugio del vile o sosta del forte?
Oltre lo spiraglio nella siepe, un piccolo giardinetto, a prima vista molto ben curato, forse qualche appassionato ne ha fatto la sua isola. Vedo rose antiche, piccoli cespugli ben curati, le aiuole senza erbacce. Piccolo, minuscolo, ma un tesoro in questa cacofonia di corse e premure inutili.
In un vaso, su una piccola colonna, un fiore, non so che specie sia, è dai colori tenui, dalle foglie belle verdi e lucide, i petali molto, molto delicati, sono attaccati quasi con la fantasia.
Il profumo, non identificato, fragrante, non intenso, quasi sapesse di cespuglio di marina, che strano fiore. Bello, intrigante.
Mi guardo circoscritto attorno. Lo vorrei per me. Ma se poi la pianta soffre? Se il giardiniere si addolora?
Rimango con la mano, vicino a lui, lo sfioro, ne annuso ancora la fragranza, lo vorrei per me ma poi che ne farei? Lo metto nel baule della moto?
Ecco rubo il vaso ma no, che scemo. Sai che farò, ci ho pensato.
Ritornerò, per vedere come sta, ritornerò per stare bene qui, con silenzio e rispetto. Non ho paura di me, ma delle mie azioni sì.
Ritorno alla moto, metto il casco ed il giubbotto ben stretto.
Ecco, salvo la posizione di questo bellissimo giardino protetto.
(Pag. 55/56)
Da: Dario 2121
A: Emma 53
08 /03/2020 ore 15,00
Seduto sui gradini dell’orto, al buio, contemplando il magnifico tendaggio di stelle e pianeti, aspetto Lui, il mio timido e furtivo Amico.
Piccoli passi provengono dal punto più buio dell’orto, dove l’odore delle ginestre è più forte. Due occhi scintillano un attimo, ed un nasone rubizzo compare alla vista, eccolo, vestito di verde ramaglia, con zoccoli di noce ed il cappello di pelo a feltro, il mio solitario amico. L’ho chiamato Zundapp come una moto degli anni 70, perché svicola e fugge, al contatto ed alle domande, devi capire tu, se hai saggezza, devi ascoltare col cuore e non con le orecchie. Mi zompetta a due metri, accenna un passo di danza e poi si gira e mi fissa..
– Di che hai paura, umano?
– Non ho paura, solo un po’ spaesato.
– Perchè? Ti sei perso, a me non sembra.
– Si è solo spostato un po’ troppo l’ordine delle cose.
– E non sei contento? Fai la lista di quello che ora conta di più e poi riflettici, testa con pelo.
Detto questo si gira e coglie qualcosa dal prato.
– Sai cosa è questo, umano?
– Non vedo, è buio, avvicinati
– No, lo metto sul sasso e domani guardi, NON ADESSO!
Poi, con una piroetta all’indietro, balza là dove avevo i cavoli rossi e come sempre sparisce con rumore di foglie smosse.
Mi sono alzato presto oggi, sono sceso nell’orto, sul sasso una magnifica viola del pensiero, come appena colta.
Ecco, al buio non vedi le meraviglie del mondo, ma poi con la luce cogli la preziosa essenza del creato che ci circonda. Ecco cosa voleva dire…la luce sta arrivando. (Pag.61)
Da: Dario 2121
A: Emma 53
10 /08/2020 ore 23,00
Ellizia cara
In questa notte di San Lorenzo ti piacerebbe essere distesa su un plaid, in montagna, con anche un golfino per il fresco, con un sottofondo di musiche dei nostri tempi, in una notte come questa notte?.
Sarebbe bello tirare fuori da un sacchetto, un dolcetto ed una bibita, e spiluccare guardando in alto, vedere che il cielo si scurisce sempre più e le stelle farsi più luminose. Dal vicino paese si sentirebbe la balera, siamo in collina a circa 600 mt. in pieno Ferragosto e le feste di paese sono in ogni posto. Senza preavviso, fulminea, all’orizzonte, altezza ore 10 verso Nord, la striscia, minuscola, brevissima, vista solo da te, io solo con la coda dell’occhio e sorridere, chiudere gli occhi ed esprimere un desiderio.
Da ragazzo in sere come questa, ne ho espressi, si è avverato solo la moto nuova, il resto ci sono andato vicino. Ora alza lo sguardo al cielo, facciamo prima a chi ne vede una, il desiderio? Ma forse è lo stesso per entrambi !!!
Da: Emma 53
A: Dario 2121
10 /08/2020 ore 24,00
Allora, porca puzzola, sei il solito invadente, lasciami un poco di plaid che devo metterci il materassino per star comoda, lo sai che ho una certa età e sono, come dici tu, “quattro ossicini” mica sono “imbottita” come te.
Ho portato dei biscotti di zenzero o almeno così me li ha venduti quello del negozio dove l’insegna diceva VENDESI CANNABIS LEGALE.
Eccola là, io ne ho vista una, bellissima, colpa dei biscotti?
Ma ora tienimi stretta tra le tue braccia, fa freddino quassù e poi mi addormenterò, sdraiata accanto a te, sotto un manto di stelle.
(pagg.78/79)
L’HAI AMATA?
“L’hai amata, vero?”
Lui posò il bicchiere, si leccò le labbra
per togliere il sapore del vino,
per ricordarsi quel bacio…
“Sì, sono sicuro di sì, ma eravamo proprio matti”
Come possono due metalli diversi fondersi?
Come può il cielo dividersi tra sole e tempesta?
Due polarità uguali non fanno girare nulla…
“L’hai sempre dentro di te?”
Sì, perché non servono parole
oppure ci vogliono quelle giuste
“Eppure lei è entrata in te?”
Non mi sono difeso…
Dall’amare non ci si difende..
Le conseguenze fan soffrire…
ma ogni giorno è buono
per sentirsi amati
.. un minuto ti folgora per sempre
Pagg 79/80
Da: Dario 2121
A: Emma 53
23 /12/2020 ore 23,00
Maledetta carne che non taci,
non voglio ascoltarti anche stasera
non riesco a sfiorare i tasti se parli
se tu mi urli dentro,
non sono giorni felici
il mondo è impazzito,
ma tu mi spiazzi sempre
ti impossessi delle mie viscere,
mi invadi di calore e sete
mi pulsi nelle vene,
e ridevo il suo corpo bianco e sottile
sento ancora il calore dei suoi capezzoli,
il candore della sua pelle come un faro accecante
il suo imbarazzo mi eccita,
i suoi biondi capelli un trofeo
ed il suo sesso… caldo ed umido,
profumato…
i sospiri, il silenzio, la nostra pazzia…,
la mia mano sfiora ora questa carne rovente
in questa notte tremenda,
con il groppo alla gola ti scrivo,
avido di te
prima che cada il cielo
prima che sia tardi….,
almeno saprai
quanto sei stata desiderata..
Robin
(Pag.89)
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