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Non ti ho mai odiato davvero

Non ti ho mai odiato davvero
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Consegna prevista Agosto 2023

Anna è una ragazza che dalla sua più grande passione, il motocross, ne ha fatto un lavoro. Dentro questo mondo vi è l’intera famiglia e anche il migliore amico di suo fratello, Marco. Si conoscono da quando sono bambini, eppure si odiano profondamente. Il destino, però, ha altri piani per loro due. Dopo un incidente grave di Anna, Marco le si avvicinerà. Saranno destinati ad odiarsi per sempre o scopriranno di non essersi odiati mai?

Perché ho scritto questo libro?

Ho cominciato a scrivere durante la pandemia. Non potevamo uscire, così ho viaggiato scrivendo questo romanzo. Ogni volta che potevo scappavo al computer e scrivevo. Mi ha aiutato a passare le giornate, diventate monotone. Sono tornata felice. Felice di potermi sedere e scrivere una storia tutta mia.

ANTEPRIMA NON EDITATA

È il mio ultimo giro del circuito. L’ultima corsa del campionato a Lovolo. Stavolta è mio. Dormirò con il trofeo stanotte. Dopo tanta volontà e bravura sono qui e nessuno mi porterà via il primo posto. Accelero ancora la mia bimba, che grida sotto il mio culo. Mancano le ultime cinque curve e sono ancora prima, alle calcagna però ho la principessa delle stronze, Alessia. L’anno scorso ha vinto per poco, ma stavolta sono pronta. Affronto la terzultima curva. Afferro il freno, scalo di marcia velocemente e sento che la bimba sculetta. Riprendo il controllo e vado avanti. Accelero, ingranando due marce, la principessa adesso non mi è più alle calcagna, ma è accanto a me. Fanculo. Devo combattere. Affrontiamo la penultima curva insieme, sbattendo i manubri. Accelero fino in fondo e mi concentro. All’ultima curva ho acquisito terreno. Vedo il traguardo, quando all’improvviso mi sento spazzata via dalla mia Honda e poi il nulla.
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Mi sveglio all’improvviso, ho due persone attorno a me, sono troppo vicine e mi toccano. Non riesco a respirare bene e non riesco a parlare, cerco di alzarmi, ma qualcuno mi tiene ferma. Non riesco a mettere a fuoco. Sbatto le palpebre. Una. Due volte, ma nulla. Solo il buio.

….

Cinque giorni dopo vengo dimessa. Sono in auto con i miei genitori, torniamo a casa a Lucca, ma nessuno osa fiatare. Nessuno mi ha detto cos’è successo. So solo che ho sbattuto la testa molto forte e nell’impatto con il terreno mi sono rotta la spalla; mi sono contusa un polmone e incrinata due costole, per cui adesso, dormire, sedersi e respirare è un lavoro arduo. Non vedo l’ora di vedere mio fratello. Lui sì che mi capisce. Anche lui è un pilota di motocross e mi dirà cos’è successo davvero. Cos’ho sbagliato.

Mi guardo allo specchio. Mi sento una stupida. Ho sbagliato ancora, ho perso e il mio tutore lo dimostra. I miei occhi sono ancora più verdi e stanchi, le mie borse sotto gli occhi sono molto evidenti. La mia pelle è sempre stata pallida, ma adesso lo è di più. Il mio riflesso racconta la mia sofferenza. I capelli rossi naturali adesso sono senza vita e colore. Mi siedo sul letto spossate e triste. Nessuno vuole dirmi cos’è successo, quindi perché partecipare alla festa. Lo so, non dovrei dire questo, ma nessuno pensa a me, ad un tratto vengo distratta dai miei pensieri. Bussano alla porta.
«Non c’è nessuno».
La persona che entra nella mia stanza è la persona che meno mi sarei aspettata. Eppure, è qui.
«Che fai qui? Non dirmi che ti sei perso»dico a Marco, senza emozioni.
Ha appena chiuso la porta ed è in piedi di fronte a me.
«No. Questa casa la conosco meglio della mia»dice sorridendo.
Mi sta sorridendo? Ma sta bene? L’essere irritante difronte a me è sempre stato con noi. I suoi genitori hanno avuto molti problemi di coppia e lui veniva a rifugiarsi sempre a casa nostra. Per mio padre era come avere un altro figlio e per me quasi come un secondo fratello. Ci siamo incontrati, quando mio fratello ha iniziato i primi giri in moto e dopo due anni, mi sono unita a loro e da quel momento non ci siamo più allontanati. Ma ahimè, l’adolescenza gioca brutti scherzi e ha proprio voluto che avessi una cotta per lui per molti anni, fin quando non sono rimasta scottata. È proprio per questo che non andiamo d’accordo, ma la cosa che più mi fa incazzare è che quando litighiamo, finisce che per tutti la colpa sia sempre e solo mia.
Eppure, se non sapessi davvero chi è, anch’io cadrei ai suoi piedi o meglio l’ho fatto una volta e non lo rifarò mai più. Sono i suoi occhi da cerbiatto che ti creano quelle maledette farfalle allo stomaco e i suoi capelli mossi e neri, ma tanto setosi, che ti fanno venire voglia di averli tra le dita per tutto il giorno; quella mascella sempre serrata che gli dà tanto una faccia da duro, ovviamente anche la sua presenza fa temere e desiderare. Alto, muscoloso con spalle larghe e un culo maestoso e una fossetta che gli appare solo sulla guancia destra.

Il campionato ha inizio. In tutti questi mesi di pausa mi sono allenata. Ho fatto terapia per il braccio e la spalla, sono un po’ intimorita dalla prima corsa, ma devo riuscirci. Durante gli allenamenti è capitato di cadere e la spalla continuava a tirare, ma non mollo e non lo farò mai.
Le prime tre gare non mi fanno risplendere come avrei voluto, non sono riuscita a piazzarmi sul podio, ho solo fatto due quarti posto e un quinto posto. Non sono messa male sul cartellone punti, sono terza, ma avrei voluto fare molto di più. Ma la spalla mi da ancora qualche problema.
«Non spingere molto» dice mio padre, mentre mi alleno. Cambio esercizio. Lui si allontana da me e va verso mio fratello. Adoro mio padre, ma è un po’ opprimente, so che lo fa per il mio bene, ma non capisce che voglio a tutti i costi vincere.
Mi sdraio sulla panca e prendo dei pesi, allenando così i muscoli delle spalle e le braccia.
«Non vedo l’ora che sia il tuo addio a celibato» dice ridendo Marco a mio fratello che ha accanto, mentre mio padre esce dalla stanza.
«Immagino» risponde l’altro ridendo.
«Vorrei tanto dirti cosa ti ho preparato, ma non voglio rivelartelo» dice contento.
«E allora non parlare» sbotto io.
«Sei sempre così…».
«Meravigliosa? Lo so»dico interrompendolo.
«Acida» rivela facendo ridere mio fratello.
Mi metto a sedere sulla panca e lo guardo di traverso e piena d’odio e lui fa lo stesso con me.
«Dovresti imparare a farti i cazzi tuoi e a non origliare le conversazioni di quelli più grandi» commenta e stavolta sono io che rido a crepapelle.
«Più grandi? E chi sarebbero?» dico guardandomi intorno. «Di certo non tu che hai gli ormoni di un adolescente» dico indicandolo.
«Anna» dice mio fratello a mo’ di rimprovero.
«Dovresti trovarti qualcuno a cui rompere le palle» dice all’improvviso Marco.
«Marco!» grida Carlo.
«Come le troie che ti scopi tu?» chiedo.
«Anna!».
Mi sorride, facendo apparire la fossetta alla sua destra.
«Dovresti essere scopata per bene, così da non farti più aprire bocca» dice all’improvviso. «Si vedeva da lontano che il tuo ex non ne era capace».
Mi alzo piena di rabbia. Vado verso di lui, quando mio fratello si interpone tra noi. Mi dimeno. «Tu! Sei solo uno stronzo di merda!» dico e lui sogghigna.
Carlo mi porta via da quella stanza, prima che possa mettergli le mani addosso. Lo odio. E’ uno stronzo! «Lasciami» grido a mio fratello, mi spinge e mi fa sedere su una sedia. «Dovresti difendermi»dico.
«Sai difenderti benissimo» dice a braccia conserte. «Sappiamo entrambi che lo avresti preso a pugni».
Sorrido. Si, lo avrei fatto e ne sarei stata super contenta. «Come fa ad essere il tuo migliore amico?» chiedo.
«Non è così male. Siete voi due che insieme fate scintille e non dire che non è vero, lo provochi sempre».
«Io?» dico offesa.
«Si». Alza gli occhi al cielo e poi li rivolge di nuovo su di me. «Vi prego al matrimonio non prendetevi a calci» dice.
Il matrimonio di Carlo sarà ad Ottobre, saremo i suoi testimoni. E’ proprio cattiveria tenermi accanto a quell’essere odioso, ma prometto che farò la brava quel giorno e poi guerra da oggi fino alla fine.
«Prometto che quel giorno sarò brava» dico. «Solo se l’idiota del tuo amico starà al suo posto».
«Lo farà».
Torniamo nella stanza e torno ad allenarmi, anche se sento lo sguardo di Marco addosso. Ogni volta che per sbaglio incrocio il suo sguardo, lui mi guarda indossando un sorriso lascivo. So che vuole essere preso a calci, credo che lo adori. E’ uno stronzo masochista; ma se lo faccio, sarò io la cattiva della storia e questo non posso permetterglielo, non adesso e non qui.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Angela Giuffrida
Nata e cresciuta a Militello in val di Catania, un piccolo paesino della Sicilia. Ho frequentato il Liceo Scientifico e dopo aver conseguito il diploma, prima di andare all’università di Ingegneria Civile e Ambientale, ho lavorato per un officina del mio paese. Le mie passioni sono la lettura, le moto e i viaggi.
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