Era un vecchio gingillo appartenuto a sua nonna e ogni volta che sentiva la sua musica – stanca e ormai un po’ stonata – si tranquillizzava.
Gli permetteva di fare al meglio il proprio lavoro.
Accarezzò con delicatezza le lettere “A” e “G” incise sul bordo, lasciandosi trasportare dalla nostalgia del tempo che fu: sua nonna glielo aveva regalato quando i suoi genitori erano morti, e aveva voluto quell’incisione specifica, spiegandogli che sarebbe servita a non dimenticare mai chi fosse, soprattutto nei momenti di difficoltà.
Si avvicinò al tavolo degli attrezzi, fischiettando la musica adorata.
Mentre apriva la borsa da lavoro, avvertì un mugolio di sottofondo.
Quel rumore lo inebriava: era il suono della paura.
Significava che il suo lavoro stava per iniziare. Si voltò verso la fonte del suono. Un ragazzino di circa tredici/quattordici anni era seduto su una sedia di legno: i polsi e le caviglie legati ai braccioli e alle zampe anteriori.
Saltando qua e là per la stanza, quasi danzando in preda a una selvaggia eccitazione, l’uomo si avvicinò al ragazzino.
«Su, su, su. Non ti preoccupare più.» Scoppiò in una fragorosa risata.
«Uno, due e tre.» Una nuova risata. «Il vecchio Pigio giocherà con te.»
«Ccc… chi sei?» biascicò il giovane.
«Sono il vecchio Pigio e ora giocheremo insieme.»
Una fragorosa risata.
Il luccichio di un filo.
Il freddo sulla pelle.
E poi il buio. Nero e infinito.
Intro
Una notte come le altre
Montelaguardia è una frazione di Perugia.
Poche anime, poche case che si dipanano attorno alla via principale, via delle Ghiande.
Case, chiesa, scuola elementare e un piccolo emporio, di quelli che vendono tutto: dal pane ai giornali, passando per i più disparati articoli da ferramenta.
Una frazione è un po’ come una piccola isola: tutti si conoscono e nel momento in cui uno ha un raffreddore, tutti ce l’hanno.
Giovanni Nardella era nato alla fine degli anni Sessanta ed era cresciuto a Montelaguardia: da piccolo si divertiva ad arrampicarsi sulle cime degli alberi per guardare le mura di Perugia, lasciando correre la fantasia e cercando di immaginare la vita cittadina e la sua, di vita, se solo fosse nato all’interno di quelle mura.
Crescendo, però, aveva compreso che non serviva andare chissà dove per essere felici o sentirsi realizzati: l’unica cosa importante è avere accanto le persone che ami; e Giovanni a Montelaguardia aveva trovato tutto quello che cercava: una moglie, dei figli e, soprattutto, Marco.
Si conoscevano dai tempi delle elementari e da subito erano diventati grandi amici: non c’era giorno che non passassero insieme. Erano diventati semplicemente inseparabili. Con l’adolescenza, quella che era nata come un’amicizia, si era trasformata in qualcos’altro. Giovanni ancora si ricordava come, in quello strano pomeriggio, la sua vita fosse cambiata. Avevano da poco finito i compiti ed erano scesi a giocare a “obbligo e verità”. Giovanni aveva scelto “obbligo”. Marco gli aveva detto di tenere gli occhi ben chiusi.
Sentendo qualcosa che gli premeva delicatamente sulle labbra aveva spalancato gli occhi, trovandosi faccia a faccia con Marco, che gli sorrideva dolcemente.
Marco lo aveva baciato di nuovo e Giovanni si era lasciato andare. Era una sensazione strana. Se gli avessero detto che il suo primo bacio sarebbe stato così umido, forse avrebbe ritardato più possibile quel momento. Eppure, nelle labbra che si sfioravano, nelle lingue che si accarezzavano c’era qualcosa di irresistibile: ecco, si era sentito per la prima volta assolutamente completo.
Felice come mai, aveva deciso di confidarsi con sua madre. Ma essere omosessuali all’inizio degli anni Ottanta era molto diverso, e la povera donna aveva portato il figlio a confessarsi e a parlare con il prete. Ovviamente, gli aveva proibito di rivedere l’amico. Da quel momento, Giovanni aveva deciso di crearsi una doppia vita: per la felicità della madre e per il buon nome della famiglia si era trovato una brava ragazza, con la quale è felicemente sposato da vent’anni e ha avuto due bellissimi figli, che ama più della sua vita, ma per la sua di felicità ha continuato di nascosto a frequentarsi con Marco.
E questo per quasi tutti i giorni della sua vita, compreso quel maledetto 16 luglio del 2019.
***
Come di consueto, Giovanni passò a prendere Marco sotto casa per raggiungere il “loro” posto, quel boschetto appena fuori Montelaguardia.
Parcheggiarono la macchina all’imbocco, all’altezza della fermata del bus, e si avviarono a piedi.
Marco sorrise: la luce della luna che filtrava dalle fronde degli alti alberi lo rendeva incredibilmente bello. Giovanni provò a baciarlo, ma lui ridendo si smarcò e iniziò a correre in direzione dello spazio dove gli alberi diradano.
«Oh! Dove corri così come un matto?» esclamò Giovanni.
«Vediamo se indovini…» lo schernì di rimando Marco, la voce lontana che si perdeva tra gli alberi.
Giovanni si incamminò in direzione della voce.
Sentì un tonfo e un urlo disperato: iniziò a correre a perdifiato pensando che Marco fosse caduto e si fosse fatto male.
Arrivò alla radura col fiato tra i denti, e vide Marco: seduto a terra, la testa stretta tra le mani che ondeggiava a destra e sinistra. Si chinò davanti a lui, afferrandogli dolcemente il viso tra le mani e sollevandolo in modo da poterlo guardare dritto negli occhi.
Gli occhi erano fuori dalle orbite e il volto talmente pallido da far pensare che avesse visto un fantasma o che fosse lui stesso diventato un fantasma.
Lo scrollò vigorosamente cercando di capire cosa fosse accaduto. «Marco! Mi senti? Mi vedi? Cosa ti è successo?»
Marco lo guardò con occhi spiritati. Senza dire niente, con la mano tremante, indicò un punto dietro le spalle di Giovanni, il quale si voltò nella direzione indicatagli.
Un tuffo al cuore: una massa quasi informe giaceva esanime a pochi metri da loro.
Ebbe un capogiro.
Facendosi forza, estrasse dalla tasca dei pantaloni il cellulare e compose il 113.
«Pronto, polizia.»
«Aiuto, aiutateci, vi prego, abbiamo trovato un cadavere!»
Pat Bia (proprietario verificato)
Assolutamente una piacevole lettura e una gradita scoperta ,Mazzi un autore che non conoscevo ma che seguirò sicuramente