Jacopo è un quarantenne toscano sopraffatto da un’esistenza frivola, condita da rapporti occasionali e da un lavoro per nulla appagante. Il suo essere pigro e poco affine alle relazioni interpersonali gli impone di accettare, senza opporsi, questa piatta realtà. Un freddo giorno di tardo autunno, la sua vita viene sconvolta dalla morte di Sebastiano, il suo migliore amico e l’unica persona che ha accettato sempre e incondizionatamente il suo modo d’essere. Da quel momento tutto cambia: Jacopo cade in una sorta di volontaria catalessi. Una lettera ricevuta pochi giorni dopo il grave lutto costringerà Jacopo a darsi una mossa per intraprendere un’avventura, tanto inaspettata quanto misteriosa. Questa esperienza non solo lo obbligherà a uscire dal piccolo borgo medievale in cui vive da sempre, ma lo porterà ad affrontare un difficile percorso introspettivo nel quale sarà costretto ad affrontare i “mostri” silenti che, come un vulcano, esploderanno nella sua mente giorno dopo giorno. Ermanno, un eccentrico francese di mezza età, affiancherà Jacopo in questa vibrante avventura, risultando fondamentale.
L’amicizia che lo lega a Sebastiano convincerà Jacopo a portare a termine il compito affidatogli o mollerà com’è abituato a fare quando le cose si faranno serie?
Perché ho scritto questo libro?
Ho cercato di affrontare un tema tragico e difficile da accettare, considerandolo un’occasione da sfruttare al massimo per far sì che ciò che resta diventi migliore. È un cliché, lo so, ma sono convinto che ogni attimo della nostra vita vada assaporato al massimo senza pretese e rimpianti. Credo che, soprattutto nei rapporti umani, si debba usare questa massima. Il tempo, purtroppo, non torna più, togliendoti l’occasione di chiedere scusa, anche se non si ha veramente colpa.
Cristian Martinelli
“Il vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi” (Marcel Proust)