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Parto traumatico: come superarlo?

Parto traumatico: come superarlo?
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Consegna prevista Agosto 2024

Vuoi unirti a me in un viaggio straordinario?
L’avventura più forte della mia vita, fatta di dolore, sfide ma anche di ricompense. Attraverso queste pagine ti accompagnerò nella mia storia di mamma e donna, dal trauma del parto di mio figlio Teodoro a come è stato possibile scampare a una fine segnata. Ho condiviso la mia esperienza, arricchendola con riflessioni ed esercizi che puoi svolgere con il mio aiuto diretto o da sola.
Molte donne vivono un trauma da parto nel silenzio e devono affrontare un evento così doloroso e stravolgente senza un sostegno. Questo libro nasce per non farti sentire sola. Sono qui per raccontarti come puoi utilizzare quel dolore per riportarlo ad una consapevolezza più alta, verso un percorso di guarigione e trasformazione attraverso il tuo corpo.
Questo libro è per tutte noi che di recente o in passato abbiamo subito un trauma da parto cesareo: sì, perché il cesareo è per sempre!

Perché ho scritto questo libro?

Perché come te ho provato un dolore immenso, fisico ed emotivo: e se non mi fossi permessa di trasformarlo in qualcosa di buono non avrei potuto vivere serenamente il futuro insieme al mio “Dono di Dio”. Ed essere una mamma efficace per lui. Perché conosco molte donne che hanno vissuto un simile trauma e non hanno potuto elaborarlo. Quando non si elabora, il trauma da parto rimane latente nel corpo, imprigionato, e produce ansia, malessere, dolore.

Cosa rende unico questo libro? La verità. La verità del racconto e l’entusiasmo, il desiderio di fare del bene, di essere aiuto e sostegno, sempre.

Perché la vita è l’esperienza più bella da vivere!

*Foto banner: Luca Cascianelli

ANTEPRIMA NON EDITATA

Premessa.

Il motivo per cui scrivo

«Sono io la morte e porto corona

Io son di tutti voi signora e padrona

Sei l’ospite d’onore del ballo che per te suoniamo…».

Ballo in fa diesis minore, Angelo Branduardi

Questo libro non è arrivato per farmi rimanere attaccata al passato, ma per elaborare e imparare dal passato, vivendo meglio il presente. Con la speranza che possa essere utile a chi legge per ritrovare ciò che ha intimamente perso. Il vivere con pienezza.

Accogliendo tutto ciò che arriva nella vita, senza respingere nulla, portando nell’esperienza della vita tutto se stesso ci si può dirigere all’essenziale di ciò che succede.

Ho desiderato tanto raccontare questa storia, perché vorrei che, attraverso la mia liberazione, il lettore possa prendere spunto per ritrovare le sue risorse, proprio come ho fatto io, la forza di reagire e agire con fluidità alla vita o/e alla morte, per guarire attraversando un dolore, trasformare qualcosa di personale, di così intimo in qualcosa che diventi di tutti.

Continua a leggere

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Voglio scrivere per tutte quelle donne o quelle persone così vicine a un dolore. Voglio scrivere da donna a donna, da mamma a mamma, da persona a persona. Provare a raccontare a chi non è mai arrivato così vicino alla morte o a un dolore, come ci si sente e che viaggio si può fare, ma soprattutto, le infine possibilità che si possono avere per migliorare e divenire consapevole della propria vita e del modo in cui la si conduce.

Dopo essermi chiesta molte, moltissime volte come si scrive un libro? Come si racconta una storia? Che poi è la mia storia. Eccomi approdata qui, il mio racconto inizia così, da questa immagine.

Questo è Teodoro, il figlio che mi è stato donato!

Biondissimo, simpaticissimo, vivacissimo e sensibilissimo.

Sono qui a raccontarti come è nata questa storia, non perché abbia voglia di piangermi addosso, anzi al contrario, voglio dirti come ce l’abbiamo fatta! Sono così felice di quello che ho, che voglio urlarlo al mondo! E questo è uno dei modi per farlo.

E chissà se, dalla nostra storia, tu che leggi puoi raccogliere qualcosa di utile per te o se, più semplicemente, potrai anche solo dire di averci conosciuto.

Io oggi sono una mamma, moglie, donna, lavoratrice, sognatrice, danzatrice, yoga teacher, infermiera, counselor, danzaterapeuta…

Faticoso portare avanti tutto ciò che si è, ma se rinunci anche a una sola di queste piccole parti di te, senti di non essere più tu. Vai incontro a frustrazione e tristezza, stanchezza e magari a depressione, invece ciò di cui abbiamo tutti bisogno per vivere davvero è essere e sentirsi integrati, in unione con noi stessi e con tutto ciò che c’è. Nella vita, ciò che ci rende felici è quello che facciamo ogni giorno. Quindi, capire se il quotidiano soddisfa o no la nostra parte autentica è fondamentale per essere in linea con corpo, cuore e anima.

Siamo venuti al mondo per portare ciò che siamo, in modo da abbellire e fertilizzare questa Terra! Portando amore, nutriente per tutti, saremo meno rabbiosi e infelici, se solo imparassimo ad ascoltarci di più. Utilizzare i nostri caratteri utili, il nostro potenziale nascosto ci permette di vivere appieno, nonostante le difficoltà che la vita ci propone. Proprio attraverso il riconoscimento dei nostri potenziali che, come in un percorso a ostacoli, cresciamo, ci evolviamo, permettendoci di entrare nella parte più profonda di noi, ricordandoci che la mente è la periferia del nostro essere, potremmo ritrovare quell’integrazione, quell’unione che realmente siamo.

È proprio grazie a un dolore forte o a un trauma che siamo pronti a rivedere la nostra vita, e sentiamo il bisogno di ridare ordine alle nostre priorità. Identificando un nuovo ordine di valori, si può iniziare a dirigerci verso la vita ideale, prendendo nuove decisioni in funzione delle priorità.

Il modo migliore di usare questo libro è pensarlo come un viaggio dove ritrovare emozioni e degli approfondimenti utili. I concetti analizzati, segnati in corsivo lungo la scrittura, vengono raccolti nel glossario alla fine del libro. Cosicché ognuno potrà trovare conoscenze più dettagliate sulle tematiche trattate.

1.

Come il dolore entra in me

Comincio dal dolore.

Cos’è il dolore?

Sensazione di sofferenza.

Il dolore è un’esperienza, è fisiologico, è un sintomo vitale, esistenziale, è un nostro sistema di difesa, essenziale per evitare un danno. Può diventare patologico quando si auto mantiene, perdendo così il significato iniziale, diventando a sua volta una malattia.

La sofferenza per una malattia o un malessere è un processo che inizia da un dolore, da una limitazione, da un disturbo, e continua su altri piani. Infine, cattura l’intera persona in un modo specifico, individuale e diverso. Un essere vivente malato che prova dolore è più della sua malattia e del suo dolore. Egli ha risorse su cui poter contare e parti sane da sviluppare. Favorendo la possibilità di osservarsi da un punto di vista nuovo.

In me, il dolore è cominciato con la nascita di mio figlio Teo.

Il dolore è reale! La nascita è un evento che tutti descrivono come “unicamente meraviglioso”, mentre per me è stato un vero trauma.

Riflettendo, posso dire che spesso ci viene raccontata solo la parte bella di quest’esperienza materna, sorvolando tutti gli effetti e i cambiamenti che in genere non ci si aspetta. Ad esempio, al corso preparto, ti preparano solo a una nascita super fortunata, una nascita in cui tutto va per il verso giusto! Ma dove sei davvero impreparato è proprio quando l’esperienza più bella del mondo diventa difficile e ha delle complicazioni.

“Di cosa ti lamenti? Hai avuto un figlio!”: questa è una delle tipiche frasi che una neomamma che ha subito un cesareo si sente dire più spesso, e che sottintende un dispiacere per il suo parto.

Ma le persone non sanno che una donna che subisce un cesareo non richiesto e non desiderato, oltre ad avere una ferita fisica, vive anche una ferita emotiva importantissima, che merita rispetto e ascolto.

Teo, Teodoro è un bimbo prematuro nato a 30 settimane, in modo urgente e inaspettato. Nel giro di una settimana, la mia vita è cambiata, stravolta.

Io, la sua mamma, che lo teneva in grembo, avevo la gestosi! (Una parola mai sentita prima!).

La prima cosa che ho pensato è stata: “Non è possibile, non può capitare proprio a me”, non ci credevo.

E invece sì! Scoperta la gestosi alla 29° settimana, il mio impegno è stato quello di prendere tutti i farmaci utili e cercare di adattare alimentazione, riposo e pensieri positivi, per arrivare il più vicino possibile alla data giusta per partorire.

In realtà, il mio istinto mi diceva che qualcosa non andava! Sesto senso? Intuito? Avevo la pressione altissima e il mio corpo percepiva la perdita tra le gambe del piccolo. Tutto era fuori dal mio controllo. Con le sensazioni e il carico emotivo che una mamma in dolce attesa può avere.

Una notte, ho fatto un sogno premonitore… perdevo mio figlio sotto il letto, al buio. Cercavo di prenderlo con le mani ma non riuscivo, e lui, intanto, soffocava.

Mi sono risvegliata in un turbinio di emozioni, che erano un misto tra l’agitazione e lo stupore, oltre alla consapevolezza che nulla avviene per caso. Comunque sia, quel sogno mi ha confermato quel che già sapevo: il bambino voleva nascere!

Questa sensazione di perdita risvegliò il mio bisogno di attaccamento.

Gli indiani parlano del non attaccamento, la maggior parte della nostra energia viene usata per concentrarci su qualcosa e per attaccarci a quella cosa, dai beni materiali ai nobili ideali, dalle cose, alle persone, tutto supporta ciò che siamo mentre, invece, ciò che siamo, la nostra vera essenza, si può sperimentare soltanto lasciando andare ogni sostegno che “sostanzia”. La pratica dello yoga, per esempio, ci insegna a usare sia il potere di concentrazione, sia il potere del distacco. Se un uomo (o donna) possiede in ugual misura questi poteri, egli ha raggiunto il massimo grado di evoluzione dell’essere umano. È molto complesso riuscirci, quando ti trovi immerso nella paura di lasciare tutto senza il tempo di abbracciare chi ami e senza il tempo di finire le cose che stavi facendo.

Dopo quell’incubo, ho iniziato a riflettere sulla morte e sulla vita, sul confine, sul limite. L’evento del parto, nonostante sia quotidiano e atteso, rientra tra quelle situazioni che espone la donna a un possibile evento traumatico: il parto è un momento in cui vita e morte si avvicinano, si sfiorano e, a volte, si toccano.

Nella mia esperienza di infermiera, ho potuto osservare che accompagnare le persone a morire, per esempio, ci aiuta a guardare in faccia la realtà di essere umani e mortali. La contemplazione della morte è un esercizio spirituale travolgente. La vita e la morte sono un tutt’uno. Non possono essere separati, lo sono soltanto da una linea sottile, che tuttavia le collega. Per essere vivi sul serio, dobbiamo essere consapevoli della morte, perché la morte non ci aspetta alla fine di una lunga via, ma è sempre di fianco a noi, nell’essenza di ogni momento. È una maestra che ci insegna a scoprire ciò che conta di più. Per comprendere tutto questo, non dobbiamo aspettare la fine dell’esistenza, ma usare la saggezza che la morte ci offre, durante la vita.

Molte delle persone che erano morte e, che sono state riportate in vita dagli strumenti della Scienza, ci hanno detto che l’esperienza ha rivelato loro lo scopo della vita. Che non è diventare ricchi, famosi o potenti. Lo scopo di ogni vita è crescere in saggezza e imparare ad amare meglio. Cercando la verità, si diventa più giovani, nel senso che una vera e sincera ricerca spirituale ci porta a riscoprire il regno interiore. Per la maggior parte di noi, il sacro si mostra come un lampo, come una breve pausa, finché qualcosa non provoca uno strappo e rivela l’autentica natura del mondo.

Sederci con la morte, creando quella consapevolezza e quel dialogo tra la vita e la morte, ci permette di farci guidare verso una vita più significativa e amorevole, per avere un impatto positivo sul modo in cui moriremo e sul modo in cui viviamo. Non voglio dire che sia facile confrontarsi con la morte, o accompagnare i propri cari alla fine della vita. Ma possiamo pensare che sia un privilegio, perché la morte offre i suoi doni:

– la consapevolezza di non essere eterni (che porta a non voler sprecare più neppure un momento della nostra esistenza, e dunque a saper dare le giuste priorità);

– la comprensione della nostra fragilità;

– la memoria del limite (e, dunque, la nascita di una vera compassione per noi stessi e per gli altri, che ci fa diventare più gentili, più generosi, più solidali);

– la capacità di affrontare le difficoltà della vita;

– E apprezziamo il fatto di essere tutti sulla stessa barca!

La morte diventa invece tragica, quando mette a nudo le contraddizioni che non si è saputo risolvere in vita. Chi non ha fatto i conti con il proprio vivere a termine, chi ha tralasciato di dare tempo alla riflessione non può che ritrarsi spaventato davanti al pensiero della morte e davanti al morire concreto di un uomo. Quando entriamo in contatto con la natura precaria dell’esistenza, apprezziamo anche tutto il suo valore. Non vogliamo perdere nemmeno un attimo, vivendo pienamente e usando la nostra esistenza in modo responsabile.

2023-12-16

Evento

Tulsi Yoga via belluno 7 Presentazione del libro Parto Traumatico: come superarlo? Incontro con l'autrice. Emanuela ci racconta la sua esperienza e ci condurrà in esercizi facili per focalizzare l'attenzione sulle sensazioni fisiche connesse a visualizzazioni legate al trauma o ai disturbi ce esso scatena. Un tempo passato insieme per condividere i vissuti, fare domande. Evento per tutti.

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Emanuela Cardoni
Emanuela Cardoni è nata nel 1976 a Roma. È una Infermiera ed è Coordinatore per le professioni sanitarie. Ha conseguito un Master in Medicine Naturali e si è specializzata nella Riflessologia plantare e altri tipi di massaggi. E' Counsellor artistico espressivo e Danza Movimento Terapeuta. Insegna Yoga con uno sguardo medico, specializzata nello Yoga in gravidanza e post parto, abilitata al Counseling Perinatale. Si dedica alle donne che hanno vissuto un parto cesareo traumatico. Da alcuni anni si dedica a corsi rivolti ai professionisti della salute. Si occupa dei bisogni delle persone in modo olistico attraverso un ascolto empatico. cura di chi si. Nel 2019 ha pubblicato La mia rinascita dal trauma del parto a una nuova consapevolezza (E-sordisco).
Emanuela Cardoni on InstagramEmanuela Cardoni on Wordpress
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