“Sei in ritardo” lo sgridò la moka.
Valerio osservò l’orologio, segnava le sette e quindici minuti.
“No. Ce la faccio. Devo essere al lavoro alle otto, ho anche il tempo per fare il pieno all’auto prima di arrivare in ufficio” rispose, dando subito dopo un morso alla merendina.
“No, Valerio. Sei in ritardo”
“E che cazzo, mamma!”
“Non usare quel linguaggio con me, sa’!”
“Mamma, ogni giorno non fai che ripeterlo. Eppure ho mai mancato un appuntamento? No. Sempre in orario per ogni visita, per ogni cena di famiglia, al lavoro poi… mai un ritardo in quattro anni!”
“Sì, sei sempre stato un tipo preciso e puntuale, ma non si tratta di quello”
“E di cosa allora, mamma?”
“L’hai chiamata?”
Valerio restò in silenzio.
“No, mamma. Non l’ho fatto”
“Fallo. Sei già in ritardo”
“Non ho il tempo per quello! E poi… non voglio, ecco”
La moka cominciò a bollire.
“È per quella storia di Dario, allora?”
“MAMMA! Avevo quindici anni, perché la tiri sempre fuori?!”
“Lo sai perché. Ne ho sempre voluto parlare ed evitavi l’argomento. Forse per certe cose, sei ancora in tempo per scopri…”
“Per favore, mamma! Pensa al caffè, per favore! Voglio solo del caffè, adesso!”
“Beh… sei in ritardo”
“Non fai altro che ripetermelo! E basta! Che vuol dire che sono in ritardo?! Ho sempre pensato a cosa fosse giusto, mi sono laureato in tempo e ho subito trovato lavoro! Mi sono sistemato e ho dato a te e a papà le giuste cure! Ho sempre sudato per ottenere risultati! E tu te ne esci sempre con questa storia del ritardo!”
“Valerio, no. È la…”
“Ma cosa vuoi da me, mamma?! Che perdessi tempo con le cose inutili?! Papà diceva sempre che l’importante era sentirsi realizzati!”
“Valerio…”
“No, mamma! Mi avete messo voi in questa situazione! E ho ancora molto da fare! Quindi per favore! Voglio. Il mio. Caffè!”
“E te lo sto dicendo, Valerio! Sei in ritardo!”
“BASTA, MAMMA!”
“SI È BRUCIATO IL CAFFÈ, VALERIO!”
I due restarono in silenzio.
Valerio aprì la moka e non era rimasto abbastanza caffè. Guardò l’orologio e valutò.
“Mamma, non ho tempo per lavarti. Lo farò stasera. Se partirò adesso, posso prendere un caffè al bar e sarò ancora in tempo per arrivare in orario al lavoro”
“Non è questo che volevo per te, figlio mio. Avevi tante altre cose a cui pensare, oltre alla carriera. Ora sei in ritardo. Ti prego. Fa’ qualcosa per…”
“Ci vediamo stasera, mamma.
Valerio aprì la porta di casa. Lo scenario era lo stesso dei giorni precedenti.
Guerra sedeva sul suo trono, soddisfatto del suo lavoro.
Fame e pestilenza, si davano ancora da fare, ma il loro lavoro era ormai a buon punto.
Se si osservava per bene in cielo, era possibile intravedere Morte, con i suoi occhi profondi e neri, attendere che il lavoro dei propri fratelli giungesse al termine.
Valerio mise la giacca e uscì dalla porta di casa.
“Non fare tardi” disse la moka.
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