La signora, dai capelli bianchi e corti e la corporatura minuta, era china e tutta intenta su qualcosa che teneva in mano. Solo quando Khaola le passò proprio accanto, capì finalmente cosa fosse: un pezzo di lana bianca a strisce nere, che la donna stava lavorando coi ferri da maglia.
Che strano! pensò la ragazza. Certo, oggi è una bella giornata, ma mettersi addirittura qui a sferruzzare…
Non voleva essere scortese né molesta, dunque si limitò a guardarla con la coda dell’occhio, rapita da quei movimenti precisi che aveva visto fare qualche volta alle donne della sua famiglia.
Adam, invece, non si era proprio accorto di nulla: per lui quel breve tratto prima della strada poco trafficata era l’occasione per palleggiare di testa, infrangendo i suoi precedenti record. Tanto ci avrebbe pensato la sorella ad avvisarlo quando doveva smettere, o ad avvertirlo delle auto e delle persone nei paraggi.
«Anche oggi ho perso un po’ del mio talento, con te come avversaria!» Il bambino piagnucolò, un po’ scherzando e un po’ facendo sul serio, mentre superavano la piccola cappella affrescata che si trovava lungo la stradina sterrata.
«Ah, non ricominciare! Fa’ piuttosto del tuo meglio per allenarti ugualmente!»
«Ma… che si mangia stasera, sorellona?»
«Tu niente, probabilmente!» le rispose Khaola ridendo, spettinandogli i capelli neri già arruffati.
La mattina dopo, come preannunciato dalle previsioni del tempo, l’aria era invece decisamente più fredda: un vento gelido arrivato nella notte aveva scalzato quello tiepido spirato per tutto il giorno, abbassando le temperature di quasi quindici gradi.
Da non credere! Del resto, però, siamo solo a gennaio… Khaola guardava fuori dalla finestra mentre faceva colazione in cucina: si poteva persino scorgere qualche minuscolo fiocco di neve che svolazzava qua e là. Forse era stato solo un sogno, il giorno prima…
Anche quel lunedì aveva dovuto svegliarsi di buon’ora, ben prima di quanto le fosse necessario: come la sorella maggiore Amane, infatti, lei faceva scuola da casa, dato che frequentava la prima superiore.
Le scuole secondarie di II grado (aveva imparato da poco a chiamarle nella maniera corretta) avevano chiuso circa tre mesi prima e ancora non si sapeva se avrebbero riaperto prima della fine dell’anno.
Uno dei pochi vantaggi della situazione sarebbe stato proprio quello di potersi alzare anche all’ultimo minuto, non dovendo uscire a prendere il treno o l’autobus. I suoi fratelli più piccoli, Adam e Aya, frequentavano però le elementari e l’asilo e dovevano scendere presto dal letto per andare a scuola “in presenza”.
Bella cosa, avere solo una camera per tutti e quattro! Era questo il pensiero che le veniva spontaneo tutte le volte, ma non diceva nulla, per non farlo pesare ai suoi genitori.
La famiglia abitava in un appartamento piccolo, ma confortevole e sempre allegramente chiassoso, all’ultimo piano di una palazzina dai mattoncini marroni e le tapparelle bianche. Il paese era altrettanto piccolo, ma non mancava nulla, anche se Khaola preferiva spostarsi in quello accanto almeno un paio di volte a settimana, per fare una passeggiata e giocare a calcio con Adam.
Il calcio non le piaceva molto, ma si sforzava di giocarci per tenere compagnia al fratellino di nove anni, venticinque chili di peso e una palla sempre sottobraccio.
Amava invece camminare. Ogni tanto, la domenica, riusciva a convincere anche la madre o il padre a venire con lei e naturalmente anche Aya, la piccola di casa. Amane invece, che ormai di anni ne aveva sedici, restava a casa con la scusa dei compiti, anche se poi ne approfittava per videochiamare le amiche e il suo ragazzo “segreto”.
Vivevano in Italia da quando se ne ricordava: aveva solo due anni quando lei, mamma, papà, i nonni, la bisnonna materna e Amane avevano lasciato il Marocco.
sarto.emanuele (proprietario verificato)
Sempre a pagina 19 ho sottolineato: «La scuola dà a tutti le stesse possibilità; qui tutti sono uguali, prescindere da dove arrivino».
Il pensiero è andato diretto alla prima replica che la Presidente del Consiglio ha dato alla Camera: «Si è detto che il merito nell’istruzione sarebbe nemico dell’uguaglianza. Non sono d’accordo. È esattamente questo che cerchiamo di, su questo che cerchiamo di invertire la rotta rispetto quello che abbiamo visto negli ultimi anni sulla impronta progressista che è stata data anche alla scuola italiana che si dava come obiettivo quello di livellare nel punto di arrivo per avere la certezza che ci fosse uguaglianza. Ma quella non è uguaglianza. Uguaglianza e merito non sono uno avversario dell’altro. Uguaglianza e merito sono uno fratello dell’altro. L’uguaglianza va garantita nel punto di partenza cioè tutti devono avere… Questo ovviamente lo deve (il condizionale sarebbe preferibile ndr) garantire la scuola pubblica, come lo deve garantire in altri versanti in altri ambiti la sanità pubblica ma nella scuola pubblica tutti devono avere le stesse possibilità indipendentemente dalla famiglia nella quale nascono, dalla città nella quale nascono, indipendentemente da… Le loro condizioni di partenza, tutti sulla stessa linea di partenza ma non tutti sulla stessa linea d’arrivo»
sarto.emanuele (proprietario verificato)
A pagina 19 ho sottolineato:
“Anche Khaola pensava ormai (o “sapeva”?) che certe cose si possono cambiare molto difficilmente”
ho pensato che fosse un’intuizione molto saggia. Forse può far demordere o al contrario esaltare la propria determinazione. E subito penso: qual’è la differenza tra determinazione e ostinazione?
sarto.emanuele (proprietario verificato)
Letto e riletto. Anche a me sembra una storia che tocca molti temi e offra spunti e riflessioni a non finire.
Elena Bertolotti (proprietario verificato)
Finito ora di leggere! Penso che sia una storia che tocca tantissimi temi fondamentali sollevando il coperchio del cosiddetto “vaso di Pandora” dei problemi della scuola tradizionale, dando però anche molti spunti e delle soluzioni. Questa prof. Milani ha le idee chiare su ciò che andrebbe fatto per migliorare l’esperienza scolastica italiana dei tantissimi ragazzi e l’autrice ha permesso con questo libro di darle voce e di diffonderla. Un punto di vista interno alla scuola, un tuffo indietro a quei sentimenti che la maggior parte degli alunni ha vissuto in passato. E soprattutto un dietro le quinte che fa riflettere molto riguardo al periodo della pandemia e della DAD che ha colpito tutti noi, ma ha leso in un modo indelebile i ragazzi e i bambini. Grazie Federica
Elena