Questa volta invece che uno dei soliti viaggi in giro per il mondo, per una serie di motivazioni mi son ritrovato a fare un viaggio più vicino. Da tempo provavo attrazione per gli Appennini tosco-emiliani- romagnoli, oltre la passione per la montagna, mi incuriosiva l’abbandono del territorio antropizzato, ma molto di più le storie e le nuove esperienza di vita di chi è tornato. Un viaggio “on the road” in solitaria in compagnia del piccolo camper battezzato Wingsy. Dopo un piccolo rodaggio servito per immergermi nel viandante che so essere, mi sono imbattuto, in incontri, personaggi, comunità e luoghi che in breve tempo sono stati capaci di cambiarmi la vita, fino a farmi prendere le decisioni che da tempo continuavo a rimandare. Un viaggio capace di seguire il flusso, ricco di spunti che tutti prima o poi, almeno qualche volta, si ritrovano a voler affrontare.
Perché ho scritto questo libro?
Ho scritto questo libro, fresco di viaggio, come a voler fissare con le parole un esperienza indimenticabile. Perché anche senza andare dall’altra parte del mondo sono riuscito a trovare tutto quello di cui sentivo avere bisogno. Alla fine non importa il luogo ma piuttosto il saper immergersi dentro la parte più profonda di se stessi, rendendo ogni viaggio un esperienza meravigliosa e costruttiva.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Questa volta avevo ben pianificato un viaggio come al solito intricato e pieno di stimoli. Avrei preso un volo per Oslo dove vi avrei trascorso 24 ore, per poi approfittare di un conveniente volo transatlantico fino a Miami. Da lì, dopo 2 giorni, avrei raggiunto Orlando via terra e infine avrei completato l’ultimo tratto con una compagnia aerea a basso costo fino a San Jose, in Costa Rica. Da lì, avrei potuto visitare qualche altro paese, magari il Nicaragua o sicuramente Panama. Sarebbe stato uno dei miei tanti viaggi, avrei potuto aggiungere altre bandierine alla notevole lista di paesi visitati, ma le cose sono andate diversamente. Pochi giorni prima della decisione cruciale, sono accaduti eventi che mi hanno fatto rimandare ulteriormente la scelta. Quando mi sono sentito pronto, la sera davanti al computer, mi sono reso conto di non stare molto bene. Ho preso la temperatura e avevo la febbre.
Sembra strano a dirlo, ma credo che lo stress accumulato prima della partenza si sia dissipato in qualche modo anche così.
A un certo punto, la scadenza obiettiva per la partenza verso quel paese è saltata; non avrebbe avuto senso andarci per meno di un mese, quindi è emersa chiaramente la seconda opzione in modo prepotente.
L’altra idea era quella di prendere il camper e perdermi tra gli Appennini tosco-emiliani e romagnoli, prima di tutto per le montagne, ma non di meno per scoprire e assaporare quei luoghi che sono stati abbandonati. Che cosa è rimasto? Ma soprattutto, chi è tornato? Come si vive la vita lassù?
Così, dopo ulteriori faticose resistenze, il tempo pessimo poco invitante, la fatica a dover abbandonare la coperta calda della zona confort, il continuo evitare lo sbattimento, si sono messi contro, conditi come se tutto questo non bastasse dal dover cambiare la pompa dell’acqua tra l’ultima notte qui e la mattina della partenza, nonché aggiustare l’impianto a gas del frigo durante i primi giorni.
Dopo tutte queste resistenze sono finalmente partito di martedì.
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