Don Armando conservava nell’allegria del cuore profonde nostalgie e ferite malinconiche che sentiva il bisogno di liberare per mantenere sereno lo spirito, per apprezzare ciò che aveva e come era stato realizzato, senza scordare mai come sarebbe potuta essere la sua vita accanto a persone che cambiarono strada per imboccarne altre lasciandolo solo. Con il suo Caribe.
Si fermò proprio accanto all’amaca fissando il mare. Don Armando aveva gli occhi chiusi e sebbene sulla sabbia, quell’uomo che aveva camminato fino a lui non gli era sfuggito.
«Ho bisogno di tornare a sognare…» disse quasi sottovoce.
Un sorriso si fece largo tra due enormi baffi e la bocca esalò un ultimo respiro dal sigaro che teneva tra le mani, poi quegli occhi neri s’aprirono di fronte ad un uomo i cui capelli parevano danzare uno struggente tango col vento. «Sei nel posto giusto ragazzo…qui i sogni li fabbrichiamo» rispose e scese dall’amaca con un’agilità che fece dispetto ai suoi numerosi anni.
«Attento a fare certi scatti, alla tua età ti si potrebbe rompere il corpo in due» si guardavano sorridendo.
«Ah! Vieni nella mia cantina a bere e vediamo chi si piega per primo»
«Ti confesso che effettivamente il mio corpo pur non vecchissimo come il tuo è in debito d’energia, hai per caso una cabanas libera per un povero viandante?» poi aggiunse con tono meno allegro «sono un po’ stanco»
Don Armando lo prese sottobraccio come un padre il figlio e si avviarono verso la cantina.
«Per prima cosa faremo un brindisi…e non voglio discussioni, poi porteremo le tue poche, spero, cose nella cabanas che tengo sempre libera per casi come questo e non appena ti sarai sistemato andrai a fare un bagno…»
«Ma…» cercò di obiettare.
«…che ti darà immediata energia, dopo di che farai una doccia così quando rientrerai alla tua cabanas ti sentirai già meglio.»
«Ma il bagno a quest’ora…» cercò di difendersi più per scherzo ormai.
«L’acqua del Caribe è terapeutica, energetica, benefica e soprattutto più calda delle mie docce!» e scoppiò in una fragorosa risata alla quale si unì subito Saco.
Quante persone dopo la prima sera e la prima doccia fuggivano il giorno seguente e Armando che rideva e sosteneva che «dopo una giornata di sole cosa c’è di meglio di una doccia gelata?» e sapere che quelle docce erano rimaste ancora così, fredde nel caldo Mexico senza soccombere alle leggi del turismo, fecero già sparire un po’ di stanchezza dalla sua anima.
«E mentre tu segui questi miei consigli…»
«Ordini»
«…io mi diletterò in cucina così da preparare una magnifica cena per festeggiare il ritorno di un amico».
Entrarono nella cantina dove alcuni ragazzi già in tenuta da sera sorseggiavano al banco qualche cocktail dall’aspetto fresco e dissetante.
Il vecchio bancone aveva l’aria malandata di quando lo vide la prima volta, l’aspetto robusto e pesante toglieva spazio al locale dove gli sembrò di non ricordare alcune sedie di vimini; alcune amache a sedere erano appese vicino al bancone dove alle spalle dei due barman facevano bella mostra di sé un’infinità di bottiglie dai nomi più conosciuti e rassicuranti per il turista a quelli locali dall’aspetto e colori particolari.
Appoggiato al bancone Saco notò che nemmeno l’angolo in cui ogni sera molti ragazzi si alternavano a suonare era stato cambiato, alle pareti forse qualche immagine era stata spostata e nuovi oggetti avevano trovato posto sui vari tavolini e ripiani lungo la parete. Le due enormi pale al soffitto gli parvero quelle sgangherate della prima volta e ancora si trovò a chiedersi come potessero non cadere mentre la sua immagine veniva riflessa da un vecchio specchio appeso con una catenella che pareva lì per caso.
«Tieni… salud y suerte». Rispose all’invito sollevando il piccolo bicchiere di tequila che bevve in un sorso.
«Sai viejo quando sono arrivato per un attimo be…ho creduto avessi..»
«Vai a prepararti, ci sarà tempo per parlare stasera» disse con tono serio.
«Bien, mostrami la cabanas e ci vediamo dopo».
Mentre uscirono il generatore cominciò a partire con grossi rumori e alcuni fari all’esterno della cantina presero vita in una malinconica luce giallastra. Il vento parve calare e tutt’intorno una quiete irreale avvolse il luogo come volesse riposare prima della danza con la notte.
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