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Sognatori e matti di strada

Sognatori e matti di strada
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Consegna prevista Aprile 2024

Guardarsi allo specchio e non riconoscersi più. Samuele però cerca di capire a quale punto della sua strada sia giunto. Si licenzia e torna nei luoghi della giovinezza per ritrovare i passi e le scommesse che ha tradito. Un viaggio attraverso un Messico vivo e sincero, sempre in bilico tra sogno e realtà, tra fiestas e dramma, tra profumi e colori di luoghi che paiono sospesi nel tempo. Tra guerriglieri stanchi e proprietari di cantinas, in cammino per città e paesi senza lasciare nulla se non il ricordo che aveva di sé. Ripartire ogni volta con il calore e le esperienze di amici vagabondi e sconfitti per scelta, donne che non si compiangono e vite che vengono attraversate per cercare la propria. Una visione differente per tutti coloro che consideriamo matti perché nella polvere della strada trovano un respiro diverso e il tempo per sognare, in cui la meta sembra confondersi ma la si ritrova sempre ad un crocevia, nell’attimo stesso in cui lo sguardo riabbraccia l’orizzonte.

Perché ho scritto questo libro?

Quante strade vengono percorse in una sola esistenza. Quali portano fisicamente a muoversi e quali al contrario sono solo percorsi dell’anima?

Questo intreccio tra anima e polvere racconta che cambiare non solo è possibile ma a volte è necessario, che la strada regala sempre una deviazione o un momento in cui fermarsi, dove potrai trovare chi ti tende la mano o ti offre una bevuta per sentirti meno solo.

È sufficiente fare il primo passo e a volte si può cominciare girando pagina.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Don Armando sembrava cullato dal vento che la sua amaca si muoveva così lentamente da apparire ferma; quell’ora la utilizzava quasi sempre per oziare a pochi metri dalla riva. Lo sguardo perso oltre la linea che il sole colorava di rosso, il sigaro in bocca con il fumo a disegnare strane figure a sfidare le nuvole in cielo.

Nessuno, nemmeno chi lo conosceva osava disturbare quell’uomo nell’ora che dedicava ai suoi pensieri e anche Saco rispettava quella che Armando definiva come «…l’ora d’aria che concedo allo spirito…». Quell’istinto naturale che l’uomo stava perdendo e che molti andavano sacrificando nel nome del nuovo ordine sociale che tanto lo spaventava. Il puro piacere di sentire vivere quello che si ha intorno, di afferrarne il respiro assaporando i profumi e toccando le forme con lunico intento di non averne. Tornare ogni giorno anche se per poco a riscoprire il piacere della lentezza per non scordare come si ozia, per non dimenticare l’unico modo che ancora possiede l’uomo di sognare spostandosi con il ricordo da un posto all’altro senza una meta ne un fine. Ripercorrere le strade della memoria per tornare a stringere mani e rivedere sorrisi, svegliandosi in letti di fortuna con accanto angeli che non avremmo più rincontrato, se non in quell’angolo di tempo.

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Don Armando conservava nell’allegria del cuore profonde nostalgie e ferite malinconiche che sentiva il bisogno di liberare per mantenere sereno lo spirito, per apprezzare ciò che aveva e come era stato realizzato, senza scordare mai come sarebbe potuta essere la sua vita accanto a persone che cambiarono strada per imboccarne altre lasciandolo solo. Con il suo Caribe.

Si fermò proprio accanto all’amaca fissando il mare. Don Armando aveva gli occhi chiusi e sebbene sulla sabbia, quell’uomo che aveva camminato fino a lui non gli era sfuggito.

«Ho bisogno di tornare a sognare…» disse quasi sottovoce.

Un sorriso si fece largo tra due enormi baffi e la bocca esalò un ultimo respiro dal sigaro che teneva tra le mani, poi quegli occhi neri s’aprirono di fronte ad un uomo i cui capelli parevano danzare uno struggente tango col vento. «Sei nel posto giusto ragazzo…qui i sogni li fabbrichiamo» rispose e scese dall’amaca con un’agilità che fece dispetto ai suoi numerosi anni.

«Attento a fare certi scatti, alla tua età ti si potrebbe rompere il corpo in due» si guardavano sorridendo.

«Ah! Vieni nella mia cantina a bere e vediamo chi si piega per primo»

«Ti confesso che effettivamente il mio corpo pur non vecchissimo come il tuo è in debito d’energia, hai per caso una cabanas libera per un povero viandante?» poi aggiunse con tono meno allegro «sono un po’ stanco»

Don Armando lo prese sottobraccio come un padre il figlio e si avviarono verso la cantina.

«Per prima cosa faremo un brindisi…e non voglio discussioni, poi porteremo le tue poche, spero, cose nella cabanas che tengo sempre libera per casi come questo e non appena ti sarai sistemato andrai a fare un bagno…»

«Ma…» cercò di obiettare.

«…che ti darà immediata energia, dopo di che farai una doccia così quando rientrerai alla tua cabanas ti sentirai già meglio.»

«Ma il bagno a quest’ora…» cercò di difendersi più per scherzo ormai.

«L’acqua del Caribe è terapeutica, energetica, benefica e soprattutto più calda delle mie docce!» e scoppiò in una fragorosa risata alla quale si unì subito Saco.

Quante persone dopo la prima sera e la prima doccia fuggivano il giorno seguente e Armando che rideva e sosteneva che «dopo una giornata di sole cosa c’è di meglio di una doccia gelata?» e sapere che quelle docce erano rimaste ancora così, fredde nel caldo Mexico senza soccombere alle leggi del turismo, fecero già sparire un po’ di stanchezza dalla sua anima.

«E mentre tu segui questi miei consigli…»
«Ordini»
«…io mi diletterò in cucina così da preparare una magnifica cena per festeggiare il ritorno di un amico».

Entrarono nella cantina dove alcuni ragazzi già in tenuta da sera sorseggiavano al banco qualche cocktail dall’aspetto fresco e dissetante.

Il vecchio bancone aveva l’aria malandata di quando lo vide la prima volta, l’aspetto robusto e pesante toglieva spazio al locale dove gli sembrò di non ricordare alcune sedie di vimini; alcune amache a sedere erano appese vicino al bancone dove alle spalle dei due barman facevano bella mostra di sé un’infinità di bottiglie dai nomi più conosciuti e rassicuranti per il turista a quelli locali dall’aspetto e colori particolari.

Appoggiato al bancone Saco notò che nemmeno l’angolo in cui ogni sera molti ragazzi si alternavano a suonare era stato cambiato, alle pareti forse qualche immagine era stata spostata e nuovi oggetti avevano trovato posto sui vari tavolini e ripiani lungo la parete. Le due enormi pale al soffitto gli parvero quelle sgangherate della prima volta e ancora si trovò a chiedersi come potessero non cadere mentre la sua immagine veniva riflessa da un vecchio specchio appeso con una catenella che pareva lì per caso.

«Tieni… salud y suerte». Rispose all’invito sollevando il piccolo bicchiere di tequila che bevve in un sorso.

«Sai viejo quando sono arrivato per un attimo be…ho creduto avessi..»

«Vai a prepararti, ci sarà tempo per parlare stasera» disse con tono serio.

«Bien, mostrami la cabanas e ci vediamo dopo».

Mentre uscirono il generatore cominciò a partire con grossi rumori e alcuni fari all’esterno della cantina presero vita in una malinconica luce giallastra. Il vento parve calare e tutt’intorno una quiete irreale avvolse il luogo come volesse riposare prima della danza con la notte.

2023-09-09

Aggiornamento

Al Pavese Festival 2023 lo scrittore Marco Lupezza in dialogo con il giornalista Lorenzo Germano presenta il libro “Sognatori e matti di strada”. La presentazione del libro sarà un’occasione per promuovere la campagna di crowdfunding per la sua pubblicazione con @bookabook_it. 📌 Sabato 9 settembre | alle ore 18.00 Fondazione Cesare Pavese | Chiesa dei SS. Giacomo e Cristoforo Piazza Ciriotti, 1 | Comune di Santo Stefano Belbo 🥂 Aperitivo a seguire
2023-06-27

Evento

Youtube Una semplice chiacchierata con un caro amico sul libro, sul motivo per cui l'ho scritto, su come l'ho vissuto. https://www.youtube.com/watch?v=Qnizr3qYpCQ&t=1967s "Quante strade vengono percorse in una sola esistenza, quali portano fisicamente a muoversi e quali al contrario sono solo percorsi dell'anima? Un intreccio tra anima e polvere in un Messico caleidoscopico"

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Marco Lupezza
Marco Lupezza è scrittore, attore teatrale e performer artistico. Ha pubblicato con Einaudi il romanzo Noi (2000 Edizioni El) È stato protagonista del film “El Volador-quello che vola”(2015 di Littarru) di cui ha scritto i dialoghi e che negli scorsi anni è stato un piccolo fenomeno mediatico: presentato in dieci città italiane è stato candidato come miglior film al Milano film festival, Est film festival e AIFF festival nel 2015. Ha posato per il libro fotografico “La morte di Cristo e il dolore di sua madre” in cui ha rappresentato la figura di Gesù. Uno degli scatti è stato esposto al Gam di Torino. Diversi i lavori a teatro, l’ultimo dei quali “Non siamo in pericolo” (2019 di Ramella), di cui ha scritto i monologhi del suo personaggio, è andato in scena al Tertulliano di Milano. Considera il viaggio uno dei migliori strumenti per comprendersi e un meraviglioso regalo della vita.
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