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Solitudine
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Consegna prevista Ottobre 2023
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La solitudine ti porta a fare delle scelte sbagliate, a giudicare la tua vita inferiore rispetto a quella degli altri e a rimpiangere quello che avevi prima, perché non vedi una via di uscita che ti porti ad un futuro migliore.
Questa è la storia di due ragazzi all’ultimo anno delle superiori, Alice e Matteo, la prima che ormai da troppo tempo sta cercando di riempire il suo vuoto con qualcuno che la possa amare, ed il secondo che, trasferitosi temporaneamente in una nuova città, ha bisogno di creare un giro di amicizie per non rimanere da solo con i suoi pensieri almeno per anno.
Cosa succede quando due persone disposte ad usarne altre pur di non rimanere da sole si incontrano?

Perché ho scritto questo libro?

Per un periodo della mia vita l’unica persona con cui avevo a che fare, al di fuori della sfera familiare e lavorativa, era una ragazza che come me si sentiva sola, e con cui ho intrapreso una sorta di relazione atta a mitigare la solitudine che entrambi provavamo. Lei e quel periodo sono il motivo per cui ho voluto raccontare di come mi sentivo e degli errori che ho commesso, nella speranza di raggiungere tutte quelle persone che si sentono o si sentivano come noi, soli.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Matteo • Giovedì 3 Dicembre, 20:13

Per anni sono stato introverso e insicuro, ogni cosa che facevo o dicevo mi sembrava sbagliata e avevo paura che gli altri mi giudicassero per ogni mio movimento, ma col tempo, forse iniziando a fregarmene un po’ di più della vita, ho iniziato ad essere più spigliato e socievole, tanto che adesso sono capace di interagire con qualcuno senza farmi troppi problemi.

Ironico come mi sia servito dare meno importanza alla vita per iniziare a viverla meglio.

In tutto questo però ancora non mi capacito di come mai non riesca a mangiare con qualcuno in totale serenità, è da quando ero piccolo che mangio da solo, all’idea quindi di cenare con Camilla mi vengono i brividi, e anche se penso che non possa succedere nulla di male, perché è Camilla appunto, la mia serenità inizia a scomparire quando penso che ci sarà anche la madre, e non mi fa sentire per niente a mio agio sapere che uno sconosciuto mi guarda mentre mangio il suo cibo.

Mi turba parecchio anzi.

Però il calore del fuoco che scalda la padella dietro di me, unito alla voce di Camilla che canta mentre gira una frittata, mi fa sentire meglio.

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Come se nulla potesse andare storto.

– Vuoi accendere la televisione? Magari c’è qualcosa di carino da guardare. – Mi chiede lei, che ancora guarda quel liquido giallo nella padella.

– Non credo. –

– Non sei uno che la guarda? –

– Tu sì? –

– Mi piace girare per i canali ogni tanto, scoprire cose e programmi nuovi… Ho trovato tante serie carine così. –

– Boh a me sembra una perdita di tempo. –

– Vuoi andare subito sul sicuro tu. –

– Quello non sempre, ma ci metti molto meno a scegliere un film su una qualsiasi app che girando a caso per i canali in tele, anche solo perché li hai tutti ammucchiati da una sola parte. –

– Ma se scegli tu vedrai qualcosa che ti piacerà sicuramente, non prendendo un rischio. –

– Ora definirlo un rischio… –

– Il rischio di capire a metà film che quello che stai guardando non ti piace, e di pensare di aver perso tempo. –

– Non mi sembra male. –

– Così però non sceglierai mai di vedere molte cose che all’inizio non ti piacciono o non ti ispirano, ma ti aggrapperai a quei pochi prodotti che ritieni validi e che saranno sempre più rari. –

– Questo credo dipenda dai gusti di molte altre persone che muovono il mercato però, non solo da me. –

Mi guarda dopo aver posato l’ultima fetta di prosciutto sulla padella, non con uno sguardo arrabbiato e voglioso di avere ragione mediante una discussione, ma rassegnato credo. Prende un grande respiro guardando in alto verso la cappa e si morde le labbra, quasi si volesse trattenere, e torna alla padella, su quel fuoco che ci scalda e ci tiene vicini.

– Apri la mente Matte, non sempre quella che ti sembra la scelta migliore poi la è davvero. –

– Se voglio guardarmi un film lo faccio per intrattenermi, finché sono felice con me stesso non capisco dove sia il problema, ne dove stai cercando di andare a parare. –

– Questo perché sei un po’ scemo, ma ti perdono. –

Messa l’ultima frittata sul piatto, impilata sulle altre due, molla tutto e si appoggia con la testa sulla mia spalla, senza il calore che prima il fuoco ci dava, ma accontentandoci dei residui che sprigiona la padella sporca d’olio.

Non riesco a vedere la sua faccia, rivolta sui fornelli, ma anche se potessi vederla probabilmente non riuscirei a capire a cosa pensa in questo momento, come non riesco a capire il mio di pensiero. Mi chiedo se là fuori ci sia qualcuno che la vuole, magari quel tipo che le scriveva prima vorrebbe essere qui con lei adesso, eppure ci sono io, per qualche motivo. Senza il friggere della padella i rumori in casa sono scomparsi, rimane solo il vento che fuori è impazzito e si fa strada tra le vie per scorrere sempre più forte come un fiume, senza avere una reale destinazione, solo per far rumore finché non si esaurirà. Sposto la sua testa dalla spalla, e senza che lei la alzi, la porto davanti a me per abbracciarla, ho bisogno di calore. Lei mi passa le sue mani sulla schiena stringendomi a sé come una cintura, aderendo al mio corpo così tanto che di certo sta sentendo la mia erezione, ma a quanto pare non le dà noia. Ci separiamo appena sentiamo il rumore di un mazzo di chiavi, con naturalezza Camilla prende il piatto e lo posa a tavola mentre la madre sta aprendo la porta, facendo finta che non sia successo nulla mentre il mio incubo mette piede in casa. I passi si fanno sempre più vicini, fin quando una figura femminile sulla quarantina non entra in cucina, fissandomi per capire che tipo di persona sono.

Ci vogliono pochi istanti per decidere se una persona ti stia simpatica o meno, lei cosa ne penserà di me?

– Tu sei Matteo? – Mi chiede con un sorriso.

– Sì. –

Si avvicina a me allungandomi la mano, come se avessi voglia di toccare qualcuno che puzza di dentista.

– Cassandra, piacere. –

Nome strano, ma anche di una canzone che mi piace, me la farò andar bene.

– Ho fatto un paio di frittate, c’erano da consumare le uova. – Interviene Camilla.

– Ah menomale, ti volevo avvisare delle uova… –

La donna si allontana per togliersi il giubbotto che ha addosso, lasciando a me il dovere di aiutare la figlia a fare qualunque cazzata serva per non farmi passare come uno che si fa servire come fosse in un hotel.

– Ti posso aiutare con qualcosa? – Le chiedo svogliato.

– No siediti, faccio io. –

Il mio l’ho fatto.

Aspetto quindi che Camilla finisca di apparecchiare la tavola e che sua madre ritorni per iniziare a mangiare, guardandomi un po’ in giro per fare finta di essere indaffarato anche se non lo sono per nulla.

– Con cosa le hai fatte? – Chiede Cassandra appena rientrata in cucina.

– Zucchine, cipolla e cotto. –

– Siamo sicure che il prosciutto non fosse scaduto? Hai controllato prima? –

Si dirige verso il lavello per pulire un paio di bicchieri lasciati lì vicino, non so perché questa urgenza, ma anche Camilla si innervosisce.

– Mamma vieni a mangiare dai, pulisco io dopo. –

– Poi di dimentichi, già lo so… –

– Comunque ora mangiamo, che stiamo aspettando te. – Si lamenta sedendosi davanti a me.

La madre spazientita molla tutto e si siede a capotavola vicino a noi, guardando Camilla che sta dividendo le frittate per tutti.

– Matteo… Sei tu il ragazzo di Alice vero? –

– Spero di sì. –

– Sì mamma è lui. – Risponde Camilla.

– No scusa è che mi raccontano sempre di un sacco di persone diverse lei e Alice… Non mi ricordo i nomi di tutti e ogni tanto mi confondo. –

– Non fa nulla. –

Mi sorride con un boccone ancora in bocca, credo che questo gesto possa chiudere questo discorso un po’ insulso.

– Ah Cami domani andiamo da Sergio eh, è il compleanno di Mattia. –

– Mh sì, tu quand’è che esci da lavoro domani? –

Mi sento molto un terzo incomodo, uno che non dovrebbe stare qui in questo momento, quasi come se elemosinassi la cena.

– Alle sette sono qui, tu fatti trovare preparata per piacere che mi serve il bagno. –

Costretto a sentirmi chiacchiere inutili in cui si parla di persone che mai conoscerò.

– Domani ho gli allenamenti, torno pure io alle sette. –

– Allora fai una doccia lì in palestra. –

– Anche no, poi come mi asciugo i capelli? –

– Ti devi lavare pure i capelli domani? –

– Te l’avevo detto. –

– Vabbè dai salta domani. –

Ma questa è la quotidianità, questo è quello che voglio arrivare ad avere un giorno con qualcuno con cui sto bene, delle chiacchierate innocenti che muoiono mentre mangi ad un tavolo con molte persone intorno a te.

Anche se non sempre ho questa sicurezza.

– Matte? –

Ma forse prima o poi ce la farò, magari con Alice.

– Dimmi. –

– Ti va di vederci un film dopo? –

O con qualcun altro.

– Certo. –

Mi basta essere felice, non importa con chi.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Claudio Michele Imperato
Sono nato a Pompei nel 2001, ma mi sono trasferito già da piccolo in provincia di Siena dove ho avuto modo di frequentare un istituto tecnico nell'indirizzo informatico, riuscendo poi a trovare lavoro come Web Designer nella città. Alle superiori i professori di italiano mi hanno spronato col tempo a leggere libri di saggistica e cultura generale, portandomi poi alla lettura sporadica di altri generi come i romanzi psicologici, che ho preso come base per il mio tipo di scrittura. Già prima di iniziare a scrivere continuavo ad appuntarmi pensieri e frasi nel blocco note del telefono, molte delle quali mi sono poi tornate utili durante la scrittura di Solitudine, il mio primo libro, dove ho cercato di riversare la maggior parte dei pensieri che ho in testa.
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