Restano lì in una calda serata di fine agosto, avvinghiati l’uno all’altro con addosso solo un paio di boxer a testa e un lenzuolo sottile attorcigliato attorno alle gambe.
Milo tiene la schiena contro la spalliera del letto, mentre Gioele poggia la testa sulla sua spalla.
Gli occhi di entrambi sono fissi sullo schermo del computer portatile posizionato al fondo del materasso e tenuto in rialzo da due cuscini. La ventola fa un rumore assurdo, forte. È probabile che il computer si spenga d’improvviso o esploda per essersi surriscaldato troppo.
Sperano di no perché nessuno dei due ha dei soldi per rimpiazzarlo e non vogliono chiederne altri al signor Rocca e moglie.
«Non ho capito, quindi perché hanno fatto tutto ‘sto casino per lui?» domanda Milo, che per abitudine parla e commenta sempre ogni cosa che vedono in televisione o streaming.
«È Pietro, il gemello di Wanda» risponde Gioele, continuando a seguire la serie tv che hanno messo in riproduzione – reduce dal recupero ossessivo di tutto ciò che riguarda la Marvel che ha voluto che il compagno facesse, senza lasciargli molta scelta perché in che senso non hai mai visto un film Marvel, Milo? Sei impazzito? Dobbiamo rimediare e allora sono mesi che guardano i film e le serie derivate.
«Ma non era morto nell’altro film?»
«Sì, ma sono in una realtà illusoria e l’attore è quello che ha fatto Pietro negli X-Men.»
«Dobbiamo vedere anche X-Men?»
A Gioele scappa una risata a causa del tono di lamentela utilizzato dall’altro ragazzo. «Certo, alla fine» puntualizza.
«Dio, ma quanti sono?»
«Tanti» solleva il capo quanto basta per poter scorgere il suo profilo «ti dispiace?»
Milo corruccia le labbra in una smorfia. «Mh-m, no,» borbotta «è pieno di gran fighi, almeno è un bel vedere.»
«Ah, okay, allora lo togliamo subito» Gioele fa per allungarsi per premere stop alla puntata che sta andando in onda sul loro piccolo schermo.
Milo ridacchia. «No, no, e daje» dice e lo blocca, premendo una mano sul suo petto. Si sporge di qualche centimetro e con l’altra mano prende il suo viso da sotto il mento, dandogli un bacio rapido sulle labbra. «Tu saresti più figo con la tutina di Spider-Man» soffia.
«Sì?» sussurra Gioele, non appena il compagno lo lascia andare, sebbene rimanga fermo a pochi centimetri dal suo volto «E tu fai la mia MJ?»
«Ci assomiglio un sacco a Zendaya.»
«Ti piacerebbe.»
Milo si finge offeso e gli fa la linguaccia, per poi ridere e fargli cenno col capo di tornare a prestare attenzione allo schermo. Tuttavia, il primo a non farlo è lui che riprende a parlare: «Però sarebbe una figata avere un super potere.»
Gioele sospira. «Tipo?» chiede.
«Tipo… essere più alto.»
«Quello non è un super potere.»
«E questo è ciò che dicono le persone alte!» Milo ride «È un super potere di fatto.»
«No, è un super potere stupido.»
«Tu, invece?» gli domanda, mentre con due dita ha iniziato a sfiorargli una guancia. È un gesto che fa in maniera spontanea, che lo rilassa. Percepisce sotto i polpastrelli i peli sottili della barba appena fatta che tentano di ricrescere, la pelle morbida e il modo in cui la sua mandibola si contrae quando parla.
Intanto, Gioele cerca di ragionarci, corruga la fronte. «Non lo so,» attesta «non ci ho mai pensato.»
«Beh, pensaci ora.»
«Forse quello di non dimenticare» mormora.
«Che razza di potere è?»
«Qualcosa di importante. Si dà sempre per scontato il fatto che avremo memoria di ogni cosa per tutta la vita; invece, ad un certo punto potresti scordarti delle cose, dei dettagli che fino a quel momento parevano indelebili. Ecco, io non vorrei dimenticare niente.»
Per un breve istante, Milo viene avvolto da un silenzio assordante mentre ancora osserva Gioele che ha lo sguardo basso e giocherella con filo scappato all’orlo del lenzuolo.
È abituato ai suoi discorsi che saltano fuori dal nulla, parabole sull’esistenza degne di un poeta maledetto, anche se quello che scrive poesie non è lui; il punto è che ogni volta che capita, a lui le parole mancano, non sa mai come reagire in maniera più appropriata come se il suo cervello elaborasse troppe cose o perché vorrebbe semplicemente liberare Gioele dalle angosce che lo affliggono e farlo stare bene e, a volte, si sente inutile perché non ci riesce.
Allora, facendo la figura dell’idiota come capita sempre, il suo commento corrisponde a: «Non è un po’ presto per preoccuparsi della demenza senile?»
Gioele sbuffa, stavolta un po’ più offeso, e cerca goffamente di spostarsi, di liberarsi dalla presa blanda dell’altro, di tirarsi indietro, non avendo successo considerato che Milo è già pronto a trattenerlo, stringe le dita attorno ai suoi polsi sottili e gli impedisce di muoversi.
«Dai, lasciami!» esclama con tono stridulo «Mì, quanto ti odio.»
«Come se ci credesse qualcuno» Milo ribalta con estrema facilità le loro posizioni; ora si ritrova parzialmente sopra Gioele, lo blocca contro il materasso. «Vedi che fai cadere il pc» gli fa notare quest’ultimo.
«Non cade niente.»
«Se cade e si rompe, lo ripaghi tu.»
Milo rotea gli occhi, ma non ci fa più caso a quelle discrete lamentele. Ha già abbassato il capo quanto basta per far collidere le loro bocche.
Lo bacia con lentezza e attenzione, schiudendo le labbra e inserendo quasi con timidezza la lingua.
Quando si distacca, tiene il viso ancora abbastanza vicino per percepire il suo respiro sulla pelle e gli piace quella sensazione di assoluta pace, tranquillità e sicurezza che gli dona sentirlo così vicino, stretto fra le proprie braccia come se niente e nessuno potesse scalfirli.
«Te lo ricordo io» mormora, con un fil di voce portando una mano ad accarezzare il lato destro del viso di Gioele.
«Cosa?»
«Se un giorno dimenticassi qualcosa» spiega «la strada di casa, un compleanno, il testo di una canzone… io sarò lì a ricordartelo.»
Gioele pare rabbuiarsi per una frazione di secondo. Strizza le palpebre e con i polpastrelli va a sfiorare il collo dell’altro, tastando con delicatezza la linea del mento.
«Anche se dimentico che ti amo?»
«Quella sarebbe la prima cosa che ti ricorderei» lo rassicura Milo, con tutta la convinzione che possiede e non deve neanche sforzarsi perché pensa sia impossibile scordarsi di un sentimento così grande, del legame che li unisce a filo doppio.
Pensa che, semplicemente, loro due siano impossibili da cancellare.
«Me lo prometti?» biascica Gioele e Milo, senza alcuna esitazione, può soltanto sussurrare un flebile: «Te lo prometto.»
Abbozza un sorriso. «Poi avresti il colpo di grazia, comunque» aggiunge e pare smorzare un briciolo la tensione che è calata nella stanza.
«Cioè?»
«Cioè verrei da te e piano ti direi Ciao Peter,» lo bacia di nuovo «sono la tua MJ.»
La risata di Gioele si fa più forte; fa scorrere un palmo aperto sulla sua schiena, a solleticare lievemente la sua pelle in quel momento bollente. «Sei tutto scemo» commenta.
Milo annuisce, poco prima di ribaciarlo ancora e ancora.
Elisa Anedda (proprietario verificato)
Questo libro è arrivato in un momento in cui sedermi a leggere sembrava un obiettivo lontano, ma con Spaces è stato facile immergermi totalmente nella storia e dimenticarmi di tutti gli impegni della quotidianità. E’ un libro coinvolgente, mai noioso e, grazie alla scrittura di Susy, si legge tutto d’un fiato. La storia d’amore tra i due è a tratti struggente e a tratti divertente, un viaggio emozionante in cui tutti gli elementi sono presentati in modo coerente e mai banale. Ho amato la delicatezza della narrazione e ho apprezzato molto l’inserimento di elementi psicologici dei personaggi che spesso vengono dati per scontati, ma per la storia li ho trovato necessari per capire meglio Milo e Gioele.
Grazie Susy.
Luca Monteverde (proprietario verificato)
Brividi costanti non puó che essere il riassunto di questa lettura.
Complimenti alla scrittrice che, in maniera diretta e scorrevole, ti catapulta nella quotidianità di Milo e Gioele.
Cinzia Urso (proprietario verificato)
Il modo in cui questa storia ha conquistato un pezzo del mio cuore è incredibile.
Spaces è una storia lacerante, che tuttavia non perde la speranza, ricca di errori e di perdono, di ferite e di cicatrici.
I due protagonisti, Milo e Gioele, sono legati da un amore puro e viscerale, che però fa i conti con ciò che accade nella vita e Susy è stata davvero brava nel delineare due personaggi reali e tangibili, che a volte credono di non farcela.
Il pregio dell’autrice, oltre che nella scrittura scorrevole e lineare, sta proprio nella capacità che ha di descrivere in maniera semplice elementi di grande portata, come alcune tematiche delicate che vengono affrontate con grande delicatezza, mantenendo un equilibrio tra ciò che è l’esigenza della narrazione e il rispetto verso la tematica affrontata.
Credo sia una delle storie più belle che abbia letto e merita di essere letta da molte più persone.
Grazie per averla scritta.
Ogni giorno, tutti i giorni.
Simona Asmodeo (proprietario verificato)
Quando ti trovi a ridere, a piangere e a provare mille altre emozioni insieme ai protagonisti, significa che, chi scrive è in grado di farti entrare a 360° nella storia.
La storia di Milo e Gioele è un viaggio intenso, emozionante, reso così vero e reale che, durante la lettura ti lascia con il fiato sospeso come se questa storia la stessi vivendo in prima persona, come se tu, lettore, ne fossi protagonista.
Grazie sempre.
Ogni giorno, tutti i giorni.
Federica (proprietario verificato)
Se dovessi utilizzare una parola per descrivere Spaces, di sicuro sceglierei emozione.
La storia di Milo e Gioele ti entra sotto pelle e ti lascia difficilmente. Ti permette di gioire, soffrire e ricomporti insieme ai protagonisti, facendoti entrare a pieno nei sentimenti e in un destino che spesso gioca brutti scherzi. L’autrice è brava, in questo, a rendere tutto in maniera reale e vivido, come se Milo e Gioele fossero persone vicine a noi.
Per questo, e per tanto altro, è emozione.
Ogni giorno, tutti i giorni.
Laura La Rosa (proprietario verificato)
Sono sempre molto critica quando leggo qualcosa, ricerco nella lettura delle caratteristiche ben precise che se vengono a mancare, purtroppo, mi costringono ad abbandonare la lettura. Con Spaces, invece, è successo tutto il contrario. Ritengo che la scrittura di Susy abbia tutti gli elementi necessari per rendere piacevole, coinvolgente una lettura. Ad un certo punto è stato come sentirsi lette dentro, riesce ad esprimere concetti meravigliosi attraverso piccole metafore e rende semplici a parole pure quei concetti ai quali tu, spesso, non sei riuscita a trovare nemmeno una classificazione.
Grazie Susy, grazie Spaces. Ogni giorno, tutti i giorni.