Anche se non capivo il perché non avevano ancora strappato quello stupido contratto matrimoniale. Avevo capito che l’avevano fatto i miei nonni e quelli della mia “futura sposa” per legare le nostre famiglie, entrambi nobili, e i terreni ma io, personalmente, avrei rinunciato. A quanto pareva il marchese Benetton non riusciva a rintracciare la figlia che venti anni prima aveva tagliato i ponti con loro, da quello che avevo capito avevano legato la figlia della figlia, quindi la nipote, alla mia famiglia.
Però entrambe erano irrintracciabili. Da quel poco che sapevo era che la mia sposa era una mezzosangue, metà inglese e metà italiana e che viveva appunto in Italia. Avevano provato a contattarli ma senza successo.
E come avevo già detto la cosa non mi riguardava.
Tornai a leggere i calcoli dei nostri conti e storsi il naso. Non andava per niente bene.
Anche se non potevo ancora accedere al Parlamento e all’azienda potevo comunque controllare e gestire i conti della famiglia e dei nostri territori, almeno avevo qualcosa da fare oltre a presenziare a stupidi eventi nobili di cui non mi importava nulla.
– Dovrebbe interessarti di più il fatto che la tua futura sposa non sia rintracciabile, niente matrimonio niente posto nella camera e nell’azienda – mi ricordò mia madre e alzai gli occhi al cielo.
– Non sono io che ho rinunciato al matrimonio è lei che non si trova, io non c’entro nulla – dissi.
Dovevo trovare il modo di far fuori quel contratto, se la ragazza che dovevo sposare non si trovava non era colpa mia e io comunque dovevo prendermi ciò che mi spettava di diritto, quindi di conseguenza avevo bisogno di una scappatoia da questa situazione di stallo.
– Ed è proprio per questo che tra due giorni partirai per l’Italia insieme ai Benetton –
– Cosa? – chiesi alzandomi, ora seriamente scioccato.
– Non fare quella faccia, parli bene anche l’italiano, non avrai problemi –
– Ma sei fuori? Ho da fare! Non so se hai notato che i nostri conti bancari sono in calo, non posso andare in Italia a fare una caccia all’uomo, anzi donna –
Mia madre fece un gesto di noncuranza, come se le mie parole fossero inutili.
– Non devi fare nessuna caccia, i Benetton sanno dove trovarla, ma tu andrai a convincerla – mi disse – E per quanto riguarda il calo dei conti, dipende proprio dall’accordo prematrimoniale. Sposa la ragazza, aumentiamo i terreni in nostro possesso e i nostri conti salgono con la dote della tua futura moglie. Tuo nonno non ha fatto l’accordo per niente –
– Quindi l’hanno fatto per l’eredità dei Benetton? E loro che ci guadagnano? – chiesi, questa volta cercando di capire dov’era la fregatura.
– Indovina? –
– Che c’è? Hanno il titolo nobiliare non penso sia una ragione fattibile –
– Infatti non è la tua “nobiltà” che gli interessa –
– E allora cos… – iniziai per poi fermarmi.
Due più due faceva sempre quattro dopotutto.
– L’azienda? – chiesi scioccato.
Mia madre annuì soddisfatta che avevo trovato la risposta.
– I Benetton percepirebbero il 40% delle azioni dell’azienda di tuo padre con il matrimonio –
Mi portai le mani nei capelli.
Che diavolo avevano fatto i miei nonni? Mio padre si stava rigirando nella tomba per questo non per il modo in cui mi stavo comportando io. L’azienda era una sua creatura e voleva che fossi io a gestirla perché era appunto sua, non avrebbe mai voluto che la dividessimo con qualcun altro!
– Tuo padre era d’accordo – disse mia madre diventando di colpo seria, come se avesse letto i miei pensieri.
– Ci credo poco – ribattei incrociando le braccia al petto.
– Aveva fatto i calcoli con tuo nonno e alcuni dei suoi contabili e avvocati più affidabili ed erano arrivati alla conclusione che in pochi anni i conti della nostra famiglia sarebbero andati in rosso. Non ha avuto altra scelta –
Scossi il capo. Tutto questo era impossibile.
– Come faceva a sapere che saremmo andati in rosso? Non si può prevedere una cosa del genere – dissi più per convincere me stesso che per far dire la verità a mia madre.
– Tuo padre ha investito la maggior parte dei soldi di famiglia nell’azienda e per quanto la sua società frutti ai nostri conti non è abbastanza per gestire tutti i terreni, le residenze e chi lavora per noi –
– Ma… –
– Ma lo sai anche tu, Gabriel, che la vita qui è cara, anche se siamo nobili – mi interruppe – I Benetton ci hanno dato una scappatoia per quando sarebbe successo e abbiamo accettato. Non credere però che tuo padre non abbia provato a trovare altre soluzioni, è solo che non ne ha avuto il tempo –
E queste parole servirono a farmi abbassare la cresta. Certo ero ancora abbastanza furioso perché avevano preferito sacrificare il loro unico figlio per il bene dell’azienda, della famiglia e del titolo, ma era anche vero che se ci fosse stato, almeno i miei genitori, avrebbero provato a trovare una soluzione.
– Gabriel…non è tutto questo sacrificio sposarti e poi si tratta pur sempre di una nobile, so che non la conosci ma sono sicura che imparerete ad andare d’accordo e forse, possiamo sperare anche in qualcosa di più – mi disse accarezzandomi il braccio.
Mia madre sperava che mi innamorassi della mia futura sposa ma io non ci speravo del tutto, anche perché era sempre da vedere come avrebbe reagito lei, non si trattava solo di me.
– E se non volesse? Non è detto che accetterà – dissi.
– Sia tu che i suoi nonni mostrerete carte che non potrà rifiutare, non dirà di no –
– Dobbiamo costringerla? –
– Se necessario si –
Di bene in meglio allora.
Se prima avevo dei seri dubbi sul fatto di andare d’accordo o sul fatto che tra noi potesse esserci un minimo affetto ora erano ufficialmente andati a farsi benedire.
Già io non avevo preso bene il fatto del matrimonio combinato, figurarsi una donna, che poi si sa, le donne sono decisamente più suscettibili degli uomini.
In poche parole mi avrebbe odiato.
Si prospettava un matrimonio fantastico!
Capitolo 3
Bea
– Ci dispiace ancora ma non possiamo più darle la borsa di studio, lei non è idonea, a quanto pare c’è stato un errore da parte della banca per via del suo ISEE. Sembra che ci sia stato un aumento del vostro reddito familiare e di conseguenza non siete più idonea perché superate il limite minimo del reddito necessario per richiedere la borsa di studio –
– Ma non è possibile! – esclamai – Il nostro ISEE supera a malapena il 2.000 – esclamai scioccata.
– Emh…signorina…il suo ISEE ha superato il 10.000 –
– C…COSA? – urlai – Lo stipendio mensile della mia famiglia è di 800 € al mese e io mi spacco la schiena in una pizzeria per 20 euro a sera! –
– Mi dispiace, non so cosa dirle, a noi sono stati mandati questi dati aggiornati, provi a contattare la sua banca – mi rispose la segretaria dall’altra parte.
– O…Ok – mi arresi alla fine – Provvederò –
Chiusi la chiamata e mi buttai sul divano con le mani sul viso.
Tutto questo non era possibile.
Fino a pochi giorni prima ero risultata idonea alla borsa di studio e mi stavo organizzando per andare a Milano a dare l’esame d’ammissione e ora questo.
Non era normale che l’ISEE saliva così da un giorno all’altro.
Mia madre non era in casa e mio padre a lavoro quindi eventualmente non potevo chiedere a loro se c’era stato un aumento dello stipendio. Se così fosse stato si spiegava la questione ma mi sembrava strano che non mi avessero detto una cosa del genere.
Doveva per forza esserci un errore da parte della banca.
Mi alzai dal divano e andai nello scaffale dove mamma teneva tutte le scartoffie che riguardavano la casa e i conti e cercai il numero della nostra banca. Dovevo risolvere la questione alla svelta.
Anche se l’ISEE era salito, io non vedo altro denaro quindi, comunque l’università non si sarebbe pagata da sola.
Composi il numero e dopo cinque minuti di musica d’attesa mi risposero.
– Pronto? –
– Pronto sono Beatrice Rossi, una vostra cliente. Mi hanno chiamato dall’università dicendomi che non posso più avere la borsa di studio perché il nostro ISEE famigliare è aumentato ma credo che ci sia stato un errore – spiegai.
– Controllo subito signorina –
– Grazie –
Sentii l’operatore digitare qualcosa sul computer e mi fissai i piedi, la pazienza non era il mio forte.
– Signorina? – mi chiamò.
– Si –
– Per caso lei porta un secondo cognome? –
– Emh…si, all’anagrafe sono stata registrata con due cognomi ma non lo uso mai, è il cognome di mia madre –
– Benetton? – mi chiese.
– Si? – risposi non del tutto sicura.
Dopotutto mia madre aveva bandito il suo cognome da casa nostra quando io avevo cinque anni.
– Non c’è stato nessun errore allora – mi rispose.
– Ma non è possibile! – esclamai per l’ennesima volta in quell’ora – Mia madre lavora in un salone di bellezza per 300 euro al mese e mio padre in una ditta per 500 euro è impossibile che il nostro reddito è salito da un giorno all’altro –
– Lo è se è stato fatto un bonifico –
– Bonifico? Che bonifico? – chiesi perplessa.
– Signorina da quando non controlla il suo conto bancario? –
– Emh da un po’ – dissi.
Non era ritenuto a sapere che l’ultima volta che avevo visto era diversi mesi prima. Il mio conto in banca faceva acqua da tutte le parti e praticamente c’erano rimasti si e no 100 euro, dall’ultima volta che avevo controllato.
– Bene signorina, la informo che le è stato fatto un bonifico qualche giorno fa da parte della banca inglese Royal Bank of Scotland di…emh…2.299.841 euro – disse – Direi che è normale che l’ISEE è salito –
– Due…due milioni? – chiesi scioccata mentre il mio cervello rischiava di friggere.
– Eh si –
Deglutii e mi diedi un pizzico sulla gamba. Dovevo tornare in me, c’era qualcosa che non tornava, ne ero sicura.
– Dov’è la fregatura? – chiesi.
– Non credo ci sia…a no ecco… –
Lo sapevo!
– Qual è? – chiesi.
– Oh…mi dispiace dirle che lei non può usare quei soldi se non rispetta una clausola, a quanto pare non è proprio un bonifico ma l’eredità che le stanno dando i suoi nonni inglesi – mi spiegò – Si, qui c’è scritto che se non rispetta la clausola non potrà avere l’accesso ai soldi –
Mi morsi il labbro. L’avevo detto io che mi puzzava.
– Quindi non possiamo considerarli parte del reddito se non accetto l’eredità? – chiesi per svincolarla.
– Purtroppo no perché risultano parte del reddito della famiglia visto che sono stati già recapitati alla banca e sul suo conto –
– Ma non posso usarli però! Come cavolo dovrei comportarmi? – chiesi scioccata.
– Se posso darle un consiglio spassionato io accetterei per una stupida clausola, sono pur sempre due milioni… –
In effetti non che avesse torto. Con quei soldi non solo mi sarei pagata l’università ma i miei genitori potevano permettersi di non lavorare più per il resto della loro vita.
Che cosa mi costava alla fine?
– Bè…sentiamo questa clausola – dissi con un sospiro.
– Allora la clausola da rispettare è…oh…bè tanto stupida non è – disse facendomi preoccupare.
– Cioè? – chiesi sempre più esasperata – Devo donare un rene? Una tetta? Le ovaie? –
– No…non proprio in realtà…è come se dovreste vendervi? Si può dire così? –
– Non lo so! Parli per favore! –
Proprio in quel momento sentii la porta di casa aprirsi e la voce di mia madre mi giunse alle orecchie allegra.
Beata lei che era contenta.
Mi chiamò ma quando vide che non gli rispondevo mi raggiunse in salotto e le feci cenno di tacere quando mi chiese con chi ero al telefono.
– Allora? –
– Non c’è un modo per dirlo – mi disse l’operatore – Volevo dirglielo tranquillamente ma non saprei come fare –
– Grazie per la preoccupazione ma non ci sono problemi, vada dritto al sodo –
– Bene, in poche parole lei deve sposarsi – disse.
Aprii la bocca, la richiusi. Non sapevo che dire…
– E non con uno qualunque ma…oh, sembra con un duca inglese. Non so se essere felice per lei o no, insomma avrà soldi e un duca per marito, ma dalla sua voce di poco prima deduco che lei non è una a cui piace essere comandata a bacchetta –
– Mi dica che è uno scherzo – sussurrai mentre mia madre si sedeva al mio fianco per origliare.
– No signorina, mi dispiace, questo è quanto – disse – Potrebbe provare a chiedere spiegazioni ai suoi nonni al massimo, credo che saranno comprensivi insomma… –
Mi alzai di scatto con il sangue che ribolliva nelle vene.
– Qua scatenerò una guerra! – esclamai furibonda – Lei è stato gentile ma ora… –
– Vada pure a dar fuoco ai suoi nonni se la farà sentire meglio e buona giornata – mi disse allegro chiudendo la chiamata.
– Tesoro… che succede? – mi chiese mia madre preoccupata.
Mi voltai, furiosa, verso la donna che mi aveva messo al mondo.
– Tu! È TUTTA COLPA TUA! – urlai.
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