La storia della nostra vita ha solo bisogno di un orecchio che possa ascoltarla.
I protagonisti di queste storie raccontano la propria, descrivendo i loro errori, a volte irrimediabili, così come le loro passioni e amori. Le voci maschili di questi racconti non fanno altro che tirare fuori tutto ciò che avrebbero voluto raccontare ad un amico sincero armato di pazienza, che presta il suo orecchio senza giudizio.
Perché ho scritto questo libro?
Primo tra tutti i perché c’è sicuramente il creare qualcosa che fosse solo mio, col sudore della fronte e un po’ di olio di gomito. A questo si accompagna sicuramente un voler tirar fuori la propria voce e darla ai personaggi che fanno da cornice ai propri pensieri, emozioni e senza alcun dubbio paure. Ultima motivazione, ma non per questo meno importante, è indiscutibilmente il voler mettersi alla prova chiedendosi “ho letto così tanti libri, sarò capace di scriverne uno anch’io?”.
ANTEPRIMA NON EDITATA
- Lettera di un uomo triste
Una notte come le altre, una notte senza dormire, una notte di passati, di tempi andati. Me ne stavo lì, fumavo il sigaro mai acceso delle grandi occasioni, osservando il buio infinito che mi avvolgeva, mi faceva sentire a casa in qualche modo. Una casa che non avevo mai chiesto, una casa che mi era stata concessa e che allo stesso modo mi era stata strappata via. Ero lì e come sempre pensavo a ciò che fu. Pensavo alla donna che un tempo amavo e con la quale condividevo me stesso, pensavo alla donna che nonostante i miei interminabili e indiscutibili difetti innescava la scintilla che mi faceva ardere. Pensavo a lei.
Ci eravamo conosciuti quando io avevo ancora qualcosa per cui vivere, l’arte. Ricordo che fin da piccolo i miei genitori, e per questo li ringrazio, mi introdussero in questo meraviglioso mondo fatto di teatri, fatto di quadri, fatto di musica, fatto di amore.
Ero sempre stato visto come un bambino brillante anche se non ho mai capito il perché, a me, d’altronde, piaceva solo leggere in quantità. Mi immergevo in quei libri e da quelle storie traevo degli insegnamenti per me e a volte anche per gli altri. Spesso mi identificavo in un personaggio, non per forza il protagonista. A volte lo stalliere, a volte il re, dipendeva sempre dal libro e dalla volontà dello scrittore di farmi conoscere i personaggi che aveva creato, spiegandomi la loro storia e la loro evoluzione in essa.
Continua a leggere
Quando crebbi cambiò il mio modo di vedere le cose e il mio modo di leggere. Era una lettura più attenta, più vorace. Non mi fermavo più solamente alla bellezza della storia, della trama, dei personaggi, ma andavo a fondo, sempre più a fondo. Mi soffermavo su aspetti come la scelta delle parole, originali e/o tradotte, sulla musicalità e sul messaggio, a volte nascosto e a volte mal interpretato, fra le righe bianche macchiate d’inchiostro.
Ma torniamo a noi, o meglio, a lei. Ci incontrammo all’università: io avevo ottenuto, inaspettatamente e in giovane età, dopo il mio dottorato, la cattedra di Belle Arti e lei era una dottoranda la cui tesi riguardava l’iconoclastia dell’impero bizantino.
Mi ricordo ancora le prime parole che le rivolsi. Lei leggeva all’ombra di un albero secolare, che antecedeva la nascita del nostro campus. Mi avvicinai e le chiesi perché i suoi occhi tanto tristi sorridessero al mio cuore e lei, distogliendo lo sguardo, mi rispose che forse il mio cuore batteva seguendo un ritmo altrettanto triste.
Da quel momento in poi, iniziò la fase del corteggiamento, sai, sono uno all’antica io: le portai i fiori che meglio si addicevano al suo essere. Iniziai con un tulipano di colore giallo, che nel linguaggio dei fiori, cerca di esprimere queste parole “C’è il sole nel tuo sorriso”. Lei mi ringraziò e prendendomi alla sprovvista mi consegnò un piccolo foglietto con su scritto: il mio cuore è ormeggiato in un porto lontano, ma con la giusta bussola potrai navigare verso le acque del mio amore. Che dire, quella donna mi aveva già conquistato, ora toccava a me.
Passarono diverse settimane prima di poterla rivedere. Si era recata in Grecia alla ricerca di documenti e artefatti da classificare per la sua tesi, da cui ritornò entusiasta, piena di vita. Ci incrociammo per caso nei vari sentieri che si diramavano per tutta l’università, furono dei momenti eterni. Dapprima ci guardammo, intensamente, come se là fuori il mondo si fosse fermato, come se la Terra avesse fermato la sua continua volta intorno al Sole, come se le maree, in segno di rispetto, avessero fermato la loro avanzata sulle coste del mondo. Mi avvicinai a lei e, dolcemente, la abbracciai. Un abbraccio puro, senza malizia, pieno solamente delle mie braccia e del mio sincero affetto. Lei, cosa che in un primo momento non capii, mi allontanò, ma l’istante dopo, tirandomi dalla cravatta, mi diede un bacio che sapeva di antico. Fu la nostra prima notte insieme.
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