Come ogni mattina degli ultimi due anni, Mikail era intento a esaminarsi con cura ogni singolo centimetro della pelle del volto. Con la bocca ancora piena di schiuma di saponaria, si avvicinava e si allontanava dalla sua immagine riflessa nello specchio del bagno, desideroso finalmente di veder spuntare anche un solo peletto su quelle sue guance rosa e morbide. Gli occhi verdissimi ispezionavano attenti il mento, la pelle sotto il naso, il collo. Aveva trovato un brufoletto e aveva sperato che racchiudesse un bulbo. L’aveva spremuto con forza, ma purtroppo non aveva ottenuto altro che un naso rosso come un pomodoro. Forse ieri ho mangiato troppa torta di fave di cacao a casa di Simond, pensò demoralizzato.
Ah, le torte della mamma di Simond! Soffici, profumate, decorate con fiori e uccellini di zucchero! Erano l’esatto opposto di quegli orribili dolci di nocciole bruciate, della consistenza del legno, che suo papà cucinava tutti i lunedì e che riempivano la casa di un odore di fumo dolciastro e nauseabondo. Rischiavi di spaccarti i denti ogni volta che te li ritrovavi per merenda a scuola e li mangiavi solo perché, dopo tre ore di lezione di falegnameria del professor Gouge, la pancia iniziava a produrre rumori sinistri e il cervello sembrava evaporare.
Eppure, quella notte Mikail aveva fatto un sogno meraviglioso. Gli era spuntata un’incredibile barba bianca, lunga almeno trenta centimetri, folta e leggermente ondulata. E con quello splendore di peli scintillanti aveva fatto il suo ingresso a scuola. Oltrepassando la porta del Grande Cedro Cavo, aveva visto lei: Gretel. Lo stupore che aveva letto nei suoi grandi occhi color nocciola ancora lo faceva arrossire. E poi, come al solito, si era svegliato di colpo alle grida di papà che da sotto già strillava: “Sveglia, Mikail! Fai in fretta perché prima di portarti a scuola devo passare a casa di un cliente!”.
Quel mattino aveva proprio creduto che finalmente fosse arrivato anche per lui il Giorno dei Giorni: il momento in cui a uno gnomo incomincia a spuntare la tanto attesa barba!
Lo descrivevano tutti così: ti addormenti con le guance morbide come la buccia di una pesca e ti svegli con una manciata di peletti ispidi che ti sono spuntati nella notte un po’ ovunque. A qualcuno spuntavano anche nelle orecchie e bisognava ammettere che Mikail non era molto invidioso di quel tipo di gnomo. In cuor suo sperava di assomigliare a suo papà Andy: con una barba lunga ma non troppo, folta ma non troppo.
Anche Iulius aveva descritto così il suo Giorno dei Giorni. Fino a sei mesi prima, lui e Mikail erano gli unici gnomi di nove anni ancora imberbi. Poi, all’improvviso, un mattino di fine estate, Mikail aveva visto arrivare a scuola Iulius come una furia, sudato, con lo zaino di tela aperto e il cappello un po’ storto sulla testa. Ma, soprattutto, con dieci meravigliosi peli sulla guancia sinistra, sei su quella destra e otto sul mento. Purtroppo, ne aveva anche quattro in ogni orecchio, cosa che faceva presagire un futuro da gnomo con le orecchie pelose. Ma cosa importava? Sempre meglio di uno gnomo sbarbato! Nonostante quei peletti fossero effettivamente un po’ buffi sul suo volto di bambino, l’orgoglio che gli si leggeva negli occhi lo faceva sembrare più bello del solito. Più grande. Più gnomo, insomma.
«Mikail, scendi subito o non arriverai in tempo a scuola!» La voce del papà lo distolse dai suoi pensieri mattutini. Sputò in fretta la schiuma di saponaria, sciacquò velocemente la sua foglia di salvia e si precipitò giù dalle scale. Afferrò il fagottino della merenda (dall’odore e dal peso era ovviamente ancora torta di nocciole bruciata), lo zainetto marrone e il piccolo bonsai di carpino per la lezione di botanica.
Il padre lo aspettava già in piedi sulla barchetta di quercia, con il remo in mano. «Forza, ragazzo, posa tutto e prendi l’altro remo! Dobbiamo fare ancora tappa dal signor Goldfinch.»
Andy Wood era il falegname più bravo di Bosco Antico. La loro barchetta era l’invidia di tutti: non solo veloce, ma anche bellissima, tutta intagliata con motivi di foglie e fiori meravigliosi. Nessuno sapeva usare il legno come lui, sceglierlo, levigarlo… amarlo! Aveva un sacro rispetto delle piante e sembrava che gli alberi, per riconoscenza, gli permettessero di ottenere il meglio dai loro tronchi.
Bisognava ammettere che, alla scuola del padre, anche Mikail non era male con pialle, sgorbie, asce e scalpelli. Anzi, era il più bravo della classe e la cosa compensava almeno in parte il “problema barba”.
Il signor Baltus Goldfinch, invece, era uno dei pochi gnomi a non avere nessun tipo di abilità nell’ambito della falegnameria, anche se faticava ad ammetterlo. Ogni volta che commissionava un lavoro ad Andy, infatti, accampava scuse del tipo “Mi sono fatto male a un polso proprio mentre ero nel bosco a cercare legna da ardere!” oppure “Il giardino mi dà così tanto lavoro che non ho tempo di occuparmi anche della falegnameria!”. E Andy faceva finta di crederci, contento di avere del lavoro in più.
Quel giorno Goldfinch fu molto felice di avere indietro la sua sedia preferita e, mostrando la mano destra fasciata, disse rivolto a Mikail: «Ahi, povero me! Fortuna che la pomata all’echinacea del dottor Panaceus sta facendo effetto contro questa fastidiosa infezione. Ricorda, ragazzo: bisogna fare sempre molta attenzione nel potare le rose!». Lo gnometto soffocò per educazione la prima risata di quella giornata iniziata con il piede sbagliato.
Avevano appena sorpassato il giardino effettivamente perfetto del signor Goldfinch, che sopperiva all’incapacità nella falegnameria con doti di mirabile giardiniere, quando il papà esordì: «Oh, Mikail! Come ho fatto a dimenticarmi di parlartene? Sei stato sorteggiato per portare in processione la pergamena della Profezia quest’anno! Me l’ha comunicato ieri zio Georg: dovevi vedere quanto era orgoglioso che fossi stato scelto proprio tu!».
Ma com’era possibile? C’erano almeno altri duecento gnomi tra i sette e i dieci anni a Bosco Antico e dal cappello di zio Georg era stato tirato a sorte il nome “Mikail Wood”?
Il piccolo ribatté: «Papà, ma sei sicuro? Non avranno letto male? Forse c’era scritto Mikail Moon! Hai presente quel bimbetto che vive vicino alla piantagione di lavanda? Quello che ha tre fratelli più grandi e che ha già una bella barbetta rossiccia!». Anche se ha solo sette anni, pensò tra sé e sé.
«No, Mik, ho visto il biglietto con i miei occhi. Zio Georg me l’ha portato come un trofeo e senza dubbio c’era scritto “Mikail Wood”. Forse conosci qualche altro gnomo con quel nome a Bosco Antico?» confermò Andy.
Mikail era sconvolto e la testa aveva iniziato a pulsargli. Si vedeva già a capo della processione, con lo scrigno dorato contenente la Profezia tra le mani, il vestito di feltro delle grandi occasioni, gli stivali lucidi e… con quelle guancette morbide e rosee. Si immaginava la folla di gnomi con le mani davanti alla bocca, pronti a commentare l’assenza di un ben che minimo accenno di pelo. Sentiva nelle orecchie il vociare incalzante e gli scherni di
Rufus: “Ehi, Sbarbatello, torna ai tuoi bonsai e da’ quello scrigno a chi se lo merita veramente!”.
Elisabetta Barale (proprietario verificato)
Fin dalle prime pagine la storia è appasionante e non riesci a smettere di leggere perchè vuoi sapere come va a finire!
Un bel libro, da condividere con i propri figli.
Noemi Ternavasio (proprietario verificato)
Premetto di non amare il genere fantasy, ma questo libro, una volta iniziato, l’ho divorato in tre sere… Mi sono appassionata alla storia come non mai, tanto da star sveglia fino a tarda serata pur di sapere come andasse a finire… le idee sono meravigliose ed è scritto in un modo così autentico da lasciare a bocca aperta…
L’unico libro su questo genere che ho letto d’un fiato senza annoiarmi e senza interromperlo a metà, è stato Harry Potter perciò ha poco da invidiare alla Rowling…
Spero possa avere tanto successo perché è una grandissima meraviglia!
Noemi Ternavasio (proprietario verificato)
Libro meraviglioso, scritto in un modo così chiaro e avvincente da risultare impeccabile!
Senza parlare della storia: capace di tenerti sulle spine fino alla fine tanto da non voler più smettere di leggere.
Semplicemente Stupendo.
PadreGiorgio Diale (proprietario verificato)
Due linee narrative si intersecano fino a confluire in un unico racconto che ti tiene con il fiato sospeso fino all’ultima pagina, mentre si dipanano davanti agli occhi misteri ed enigmi. Si ha l’impressione di compiere una corsa ad ostacoli, per poi sfociare nella quiete di un porto sicuro in cui scoprire di aver collezionato nella propria bisaccia valori quali la fratellanza, la fiducia, il rispetto della diversità, il coraggio… Un romanzo che porta il genere fantasy ai confini del mondo reale e sa trattare temi di attualità quali l’ecologia, la diversità culturale, la famiglia, con profondità e leggerezza. Come non amare i cinque protagonisti, pieni di curiosità e di voglia di mettersi nei guai? E come non adorare figure come lo zio Georg, saggio e buontempone? Consigliatissimo. Un testo da leggere a scuola, in gruppi di discussione; in famiglia davanti al caminetto; a 10 anni di età come a 50. Per poi rimanere in attesa che esca il secondo…