Dopo essersi accertato che il bidello non fosse alla cattedra all’ingresso, il ragazzo seguì la compagna nel cortile della scuola, ma non appena i suoi piedi scesero l’ultimo gradino, una mano l’afferrò per il braccio e lo spinse contro il muro.
«Non dovresti essere qui. Torna subito in classe, Mattia.»
Charlotte era davanti a lui. Le labbra rosse e piene della ragazza erano contratte in una linea dura, che le metteva in risalto gli zigomi alti, la pelle diafana e il volto leggermente allungato. Quest’ultimo era circondato da una cascata di capelli neri, liscissimi, che le arrivavano fin sotto le scapole. Erano i suoi occhi verdi chiari, però, che misero in allarme il giovane. Mattia non li aveva mai visti così seri.
Intimorito da quello sguardo e dalla vicinanza dei loro corpi, il ragazzo deglutì a disagio.
Notando la sua reazione, la giovane scosse la testa e si allontanò di un passo, rivolgendogli un’occhiata meno rigida.
«Davvero, Mattia, per il tuo bene, torna in classe senza fare domande. Appena rientro ti spiego tutto.» Poi, senza aggiungere altro, Charlotte si girò e riprese a camminare velocemente lungo il perimetro dell’edificio, sparendo dalla sua vista.
Mattia rimase alcuni attimi immobile, poi sbatté le palpebre. Forse era stata colpa della luce o dell’improvvisa vicinanza della ragazza che da mesi popolava i suoi sogni, ma lui avrebbe giurato di aver visto i suoi occhi cambiare colore.
Sempre sconvolto, il giovane si passò una mano sul viso, poi il rombo del motore di una moto attirò la sua attenzione.
Senza spiegarsi bene il perché, Mattia si appiattì contro il muro delle scale e rimase in attesa. Pochi attimi dopo, un ragazzo fermò un’imponente moto verniciata di nero a pochi metri da lui, dandogli le spalle. Con eleganza, quest’ultimo scese dal motore e si levò il casco, rivelando dei capelli corti biondissimi, quasi bianchi. Poi, senza mai voltarsi nella sua direzione, il misterioso ragazzo si diresse verso l’angolo dell’edificio dove si era diretta Charlotte.
Che cosa sta succedendo? L’avvertimento della compagna risuonò a gran voce nella testa di Mattia. Charlotte gli aveva detto di tornare in classe per il suo bene. Per il suo bene.
Improvvisamente, il suo strano comportamento dell’ultima settimana acquisì un senso e Mattia si ritrovò a camminare lungo il profilo del muro prima ancora di rendersene conto.
Charlotte alzò di scatto la testa non appena l’odore del suo dopobarba la raggiunse. Il ragazzo della moto stava camminando lentamente verso di lei con un’espressione beffarda in viso. Il suo incedere elegante, combinato con il fisico possente e con dei tratti del viso che sembravano scolpiti da uno scultore rinascimentale da quanto erano perfetti e regolari, donavano al giovane un’aura quasi eterea, peccato per la luce folle e sinistra che albergava nelle sue iridi azzurre.
«Non fare quella faccia crucciata, piccola. Rovina il tuo bel visino.»
L’espressione della giovane, però, si indurì ancora di più. «Avevi promesso che non avresti mai messo piede qui, Costantin.»
Il biondo tirò la testa indietro ridacchiando. «Hai ragione, piccola, ma con te e Sebastian fuori casa mi annoiavo e…» istantaneamente il giovane annullò la distanza che li separava e spinse la ragazza contro il muro «… mi è venuta fame.»
Consapevole di non poter far niente, Charlotte rimase immobile e strinse le labbra per impedire ai gemiti di dolore di scapparle dalla bocca, ma quando i canini del ragazzo le perforarono la giugulare, non riuscì a reprimere un ringhio e anche i suoi si allungarono, graffiandole le labbra.
Il vampiro la premette allora con più forza contro il muro e iniziò a succhiarle via parte del poco sangue che ancora le scorreva nelle vene. Insieme a quello, come tutte le volte, anche le sue emozioni fluirono via da lei e, non appena lui percepì la preoccupazione, si bloccò.
Dopo averle allontanato le labbra dal collo e annusato l’aria, il giovane spostò il volto a pochi millimetri dall’orecchio della ragazza. «Chi è il ragazzino che ti ha seguita fuori? Dall’effetto che ti ha fatto giurerei che ha un buonissimo sapore. Magari è ancora qui intorno…»
Approfittando dell’attimo di distrazione del vampiro, Charlotte invertì le posizioni e gli puntò un gomito sotto la gola. «Non provare neanche a nominarlo, Costantin. Puoi prenderti il mio sangue quando vuoi, ma devi stare lontano da tutti gli altri.»
Lo sguardo di lui si oscurò di colpo e con la stessa velocità di prima afferrò il braccio della ragazza e glielo torse dietro la schiena, poi, con la mano libera, le prese la testa e la sbatté contro il muro.
Non appena impattò contro la superficie dura e ruvida, un dolore lancinante esplose nella testa di Charlotte, che fu costretta a conficcarsi i canini fino a metà labbro per impedirsi di urlare. Minacciarlo era stata una pessima idea.
«Io non so come ti eri abituata con Sebastian negli ultimi anni, ma ora sono tornato e azzardati di nuovo a fare una cosa del genere e giuro che rimpiangerai di non essere morta quando ne hai avuto l’occasione.»
Con lo sguardo annebbiato dal sangue che le stava colando dalla fronte, la ragazza annuì.
«Dopo scuola venite entrambi subito a casa» gli ordinò allora il vampiro con tono tagliente, poi la lasciò andare e pochi attimi dopo il rombo di una moto sportiva risuonò di nuovo nell’aria.
Non appena fu sicura di essere sola, Charlotte chiuse gli occhi sospirando. Il taglio sulla fronte si stava velocemente rimarginando, come i fori sul collo, però il mal di testa non accennava a diminuire. Era stata stupida a sfidare Costantin, però quando gli aveva sentito nominare Mattia il suo buon senso si era spento. Gli voleva bene e non si sarebbe mai perdonata se gli fosse successo qualcosa di brutto per colpa sua.
Lentamente la ragazza si girò e appoggiò le spalle contro il muro. Doveva levarsi il sangue di dosso prima di rientrare in classe.
Mentre si passava la mano sul collo per assicurarsi che le ferite si fossero rimarginate del tutto, la giovane fece vagare lo sguardo sul boschetto che aveva davanti, ma quando i suoi occhi incrociarono un paio marroni che conosceva bene, il suo respiro si bloccò. Cazzo. Mattia la stava osservando sconvolto seminascosto dietro una quercia.
Non appena il giovane si accorse di essere stato scoperto, indietreggiò involontariamente e si voltò per correre in classe, ma, per la seconda volta in quel giorno, Charlotte si materializzò accanto a lui e lo fermò prendendolo per un braccio.
Terrorizzato Mattia fece per urlare, ma lei lo bloccò tappandogli la bocca. Con i suoi sensi sopra sviluppati, la vampira sentì allora il cuore del ragazzo accelerare per via della paura, e l’odore invitante del suo sangue che scorreva nelle vene la colpì in pieno. Per entrambe le cose Charlotte si sentì tremendamente in colpa e abbassò la testa mortificata. Non era sicura di cosa lui avesse visto, però la sua reazione parlava chiaro.
«Mi dispiace tanto, Mattia. Ti avevo detto che dovevi tornare in classe.»
Il giovane iniziò a scuotere la testa cercando di sfuggire alla sua presa. Le labbra della ragazza, però, si incurvarono allora in un sorriso amaro, mentre la consapevolezza di quello che doveva fare si faceva strada nel suo cuore come un macigno. «La mia forza non è umana, Mattia. Non puoi scappare.»
Charlotte prese un respiro profondo e poi rialzò la testa. «Tranquillo. Fra pochi attimi dimenticherai quello che hai visto e sarà come se non fosse mai accaduto.»
Sentendo quelle parole, il giovane smise di divincolarsi e la guardò preoccupato.
«Pensavi davvero che volessi ucciderti?» domandò allora la ragazza, sconvolta. Mattia non gliel’aveva espressamente chiesto, ma il suo sguardo tremante parlava chiaro.
Charlotte sospirò, indecisa sul da farsi. Aveva sempre trovato abominevole la sua capacità di modificare i ricordi delle persone e il pensiero di doverla utilizzare sull’unica che considerava sua amica le faceva attanagliare lo stomaco. «Non dare di matto…» gli sussurrò piano, poi lentamente Charlotte allontanò la mano dalla bocca del ragazzo.
Per alcuni attimi rimasero entrambi in silenzio, mentre Mattia spostò le iridi prima sul suo collo della giovane, poi sulle labbra, per bloccarsi infine sulla sua fronte.
«Cosa hai visto, Mattia?»
Il ragazzo deglutì, poi riabbassò lo sguardo. «Non lo so» esordì con voce incerta e tremante. Sul suo viso era ancora presente un’espressione spaventata.
Charlotte scosse il capo. «Qualche attimo e lo dimenticherai.» La vampira fece per riportargli le mani sul volto, ma lui si spostò.
«No!»
Lo sguardo della ragazza si incrinò. «Ti prego, Mattia. È già tremendo se mi assecondi, non posso farlo contro la tua volontà.»
Il ragazzo scosse forte la testa e ripeté il diniego. «No!»
L’espressione di Charlotte si fece più disperata. «Non costringermi a usare la forza.»
Un brivido di terrore attraversò la schiena del giovane udendo quelle parole. Una parte di sé provava sempre lo stesso fottuto terrore che aveva provato mentre osservava la scena che si era svolta davanti ai suoi occhi solo pochi minuti prima.
Mattia aveva seguito quel ragazzo convinto che fosse lui la causa del cambiamento di umore della sua compagna di banco, però, non appena l’aveva visto percorrere svariati metri in un battito di ciglia, la paura lo aveva spinto a nascondersi.
Aveva visto tutto. Il morso, i canini e gli occhi rossi, ma il suo cuore continuava a reagire alla vicinanza della ragazza come se non fosse successo niente. Le iridi le erano tornate quelle verdi di sempre e anche i canini non spuntavano più dalla sua bocca, solo il sangue che le imbrattava il collo e il viso gli confermava che non si era immaginato tutto.
«Sei ferita?» gli domandò allora.
Charlotte lasciò cadere le mani lungo i fianchi, sorpresa. «Dopo tutto quello che hai visto ti preoccupi per me?»
Mattia deglutì rumorosamente. «Non sono molto sicuro di quello che ho visto… cioè… sì, forse lo so, però non ha molto senso, ecco…»
Charlotte sbatté le palpebre perplessa. «E non hai paura?»
Le guance del ragazzo si colorarono di rosso. «Oh sì… cioè prima tantissimo, pensavo di sentirmi male… ora non molto… Dovrei averne?» aggiunse velocemente quest’ultimo notando l’espressione della compagna.
«Quindi se adesso decidessi di non cancellarti la memoria non entrerai in classe urlando a tutti che sono un vampiro, vero?»
Sentendo quella parola, Mattia rabbrividì. «Okay, quindi avevo visto giusto» sussurrò fra sé e sé passandosi le mani fra i capelli.
Charlotte, intanto, lo stava osservando in silenzio. «Comunque sì.»
Mattia riportò lo sguardo su di lei. «Come?»
«Sì dovresti avere paura, Mattia.»
Le guance del ragazzo persero colore. «Cosa significa?»
Improvvisamente Charlotte si girò e rimase alcuni attimi immobile. «Dobbiamo rientrare. La Vespucci sta uscendo a cercarci. Hai un fazzoletto?»
Il ragazzo, sempre più bianco, la guardò spaventato. «Vuoi soffocarmi?»
«No. Devo togliermi il sangue di dosso» rispose prontamente lei. Mattia allora annuì poco convinto e iniziò a tastarsi le tasche.
Notando il tremore delle sue mani, la ragazza poggiò delicatamente la sua sopra il gomito di Mattia, il quale si ritrasse spaventato.
Sinceramente dispiaciuta, Charlotte riportò il braccio lungo il fianco. «Non intendevo che devi avere paura di me, Mattia. Ti conosco da più di un anno, se avessi avuto intenzione di farti del male te l’avrei già fatto. Se adesso mi dai un fazzoletto, appena rientriamo in classe ti spiegherò tutto.»
Aurora Gennai (proprietario verificato)
Amore, passione e sangue.
La storia tra Charlotte e Mattia mi ha tenuta col fiato sospeso sino alla fine, in un crescendo di colpi di scena e personaggi misteriosamente irresistibili.
La narrazione è ricca di emozionanti scene d’azione e drammatici flashback, che spero di rileggere ancora.