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Umarèll senza cantiere

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Consegna prevista Agosto 2025
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Una ragazza pakistana salvata da una brutta fine
Un bambino sogna universi nascosti nelle bolle di sapone
Un clochard scrive sdraiato per terra
Una badante spiega la Storia alla sua assistita
Un ventenne scende dal cielo e beve il tè
Una docente universitaria cerca la Matematica nascosta dai bambini
Un mitra arriva sotto al ginocchio di una soldatessa
Due cuori costruiscono un tandem giallo
Un ombrello si apre all’interno di un autobus
Due mummie viaggiano in metropolitana

Sono oltre cento le storie scritte da un Umarèll milanese, uno di quegli anziani che passano ore a osservare i lavori nei cantieri edili. Ma il nostro Umarèll, invece di stare a guardare i cantieri, viaggia con la mente mentre osserva le persone in autobus, in metropolitana e nelle strade.
Poi condivide con noi le sue storie, condite con leggera ironia per regalarci qualche sorriso.
Sono tutte storie vere tranne una. Quale sarà l’unica storia inventata?
Qualche indizio e poi…
La caccia è aperta!

Perché ho scritto questo libro?

Mi piace osservare le persone. Quando vedo scene interessanti scrivo un “report” su Facebook con linguaggio leggero e spesso ironico. Sono piccole storie di vita urbana reale.
Alcuni amici mi dicevano: “Sono belle le tue storie; perché non le raccogli in un libro?”.
Un giorno ho visto due Umarèll che guardavano i lavori della Metro-4 e ho capito che anch’io ero un Umarèll; il mio “cantiere” erano le persone che osservavo.
Ho poi scritto altri racconti e così è nato “Umarèll senza cantiere”.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Milano. Farmacia di periferia in via Forze Armate.

“Ne avrebbe uno nella scatola verde?”.

Il farmacista la guarda un po’ sorpreso e risponde che va a vedere. La signora è molto anziana. Cappotto scuro, schiena curva che le ruba una decina di centimetri di altezza. Se fosse dritta, la signora arriverebbe poco sopra al bancone di vendita. Invece, così incurvata, arriva appena a mostrare gli spessi occhiali sopra al tavolo della farmacia.

Il farmacista le porta tre scatole con i farmaci equivalenti a quello richiesto. Una scatola è gialla. Un’altra mostra il disegno di una larga barra blu e la terza è corredata con una piccola barra verde.

“Prendo questa”

“Mi scusi, signora, ma questa è blu. Se preferisce quella verde può prendere quest’altra…”

“Parli più forte che non la sento”

“Non la voleva verde? Questa è verde…”

“No, prendo quella blu”

Il farmacista, un simpatico napoletano molto accogliente, è un po’ perplesso, ma non sembra meravigliato. Forse già conosce la cliente. E’ però curioso e a voce alta, come richiesto dalla donna, le chiede il motivo del cambio di colore.

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“Adesso le spiego. Volevo la scatola verde per non confondermi con le altre medicine che prendo. Però prendo la blu perché la scatola verde che lei ha in mano è troppo grande. Se la metto nell’armadietto poi faccio confusione perché non vedo più le scatole delle medicine che stanno dietro…”

Il farmacista risponde con un gesto di comprensione e calcola il totale da pagare. Il pagamento richiede qualche minuto fra banconote, monete, resto ed errori vari, ma alla fine la signora se ne va contenta con la medicina nella scatola blu.

Nel frattempo si era formata una coda di clienti. Alcuni erano impazienti, altri come me guardavano curiosi la strana scena. Eravamo tutti costretti a servirci dell’unico altro bancone, dove a servire i clienti c’era una giovane dottoressa con la pelle nerissima. Era talmente nera che, con il contrasto del camice bianco, sembrava scappata da un esperimento fotografico di inizio Novecento.

Il cliente davanti a me parlava con la farmacista nera a voce molto alta, scandendo le parole una ad una. Probabilmente pensava di essere nella jungla congolese e cercava di comunicare alla bell’e meglio con la negra figlia di cannibali.

Sentendomi responsabilizzato da questo sforzo comunicativo intercontinentale stavo già preparando la mia frase comprensibile all’immigrata africana “Io comprare medicina testa dolore…”. Mentre pensavo ai più semplici verbi all’infinito, magari conditi con qualche gesto manuale, sentivo la risposta della farmacista che, in perfetto italiano con accento lombardo, parlava al cliente senza sbagliare un solo congiuntivo.

Rispondeva parlando degli effetti collaterali del farmaco richiesto e gli spiegava alcuni meccanismi burocratici della ASL che lo obbligavano a pagare il ticket. Gli suggeriva di recarsi a un certo ufficio ASL, di cui scriveva l’indirizzo su un foglietto, per chiedere il rinnovo dell’esenzione del ticket.

Un po’ imbambolato nell’ascoltare queste indicazioni così precise, vengo svegliato dal cliente in coda dopo di me. Mi fa notare che l’altro farmacista, il simpatico napoletano, mi sta aspettando da un po’, dopo che la signora era già uscita dalla farmacia con la medicina blu.

Anche questa è Milano…

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Roberto Ceriani
Laureato in Fisica, ha insegnato Matematica e Fisica in vari Licei Scientifici milanesi. Autore di libri di Fisica per Licei e testi di divulgazione informatica, è stato formatore di insegnanti in Lombardia, nel Sud Italia e in alcuni Paesi europei.
Ha lavorato all’Istituto Regionale di Ricerca Educativa lombardo, dove si è occupato di Progetti Internazionali, formazione di insegnanti europei, introduzione del CLIL in Italia e di analisi statistiche dei dati OCSE-PISA sugli apprendimenti scolastici.
E' stato Preside di scuole superiori milanesi, valutatore di scuole italiane e di Dirigenti Scolastici lombardi.
In pensione dal 2015, ha tenuto poi corsi su Cinema e Scienza all'Università delle Tre Età.
Si interessa di scuola, educazione scientifica, scelte energetiche, politica, storia e viaggi.
Non sopporta i gatti, la televisione e chi parla a voce alta. Ama le persone curiose.
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