Mi siedo piccata alla mia scrivania. Ma che ne sa lei del ritardo cronico? Roberta è una di quelle persone che invidio tantissimo, perché per lei la puntualità è uno stile di vita, anzi, se possibile arriva addirittura in anticipo! Io invece, oltre a non sentire la sveglia, sono anche una ritardataria cronica, ma non lo faccio apposta! Quando ho un orario da rispettare, faccio del mio meglio per arrivare in tempo, ma chissà come mai, alla fine c’è sempre qualche intoppo dell’ultimo secondo… Ho ereditato questa “qualità” da mia mamma, oltre ai fianchi larghi, purtroppo. Secondo lei, però, questi sono una benedizione, perché, come dice sempre, “quando avrai dei figli, ti torneranno utili”. Ora, visto che per il momento non penso proprio ad avere figli – anche perché manca la materia prima –, direi che sono solo una scomodità, visto che praticamente non riesco quasi mai a trovare un paio di pantaloni che mi stiano decentemente: o sono giusti di gamba ma stretti in vita, oppure sono giusti in vita e larghi di gamba!
Mentre smanetto sul cellulare per puntare una terza sveglia per le mattine seguenti, la porta si apre ed entra Lorenzo.
«Buongiorno, ragazze, come state? Come sapete, Maria è in maternità, quindi almeno per il momento abbiamo trovato una sua sostituta, anzi, un suo sostituto… Vieni pure, Marco.»
Dietro Lorenzo fa capolino un ragazzo alto, con capelli e occhi scuri, che ci sorride. Mentre Roberta già lo guarda con interesse, a me si sono rizzati i peli delle braccia, perché quella che ho davanti è che la persona peggiore del mondo!
Lo so, lo so, non è una cosa molto carina da dire, ma purtroppo in questo caso, almeno per me, è vera! Marco è un mio vecchio compagno di università e abbiamo passato gli anni della specialistica a detestarci e a renderci la vita impossibile. Nello specifico, lui la rendeva impossibile a me. Non mi ricordo nemmeno quale fosse stato il fattore scatenante di tutta la faccenda, ma ho passato due anni buoni a odiarlo e a lanciargli contro tutte le maledizioni possibili, per poi tirare un grande sospiro di sollievo una volta laureati, visto che il signorino sarebbe tornato nella sua città natia – di cui francamente non ricordo neanche più il nome –, sicuramente non Milano. Mi sembra chiaro, però, che il karma non mi assiste, perché a tre anni dalla fine delle nostre diatribe, eccolo che rispunta sotto forma di stagista, sostituto o quello che è.
«Sei con noi?» mi sta nel frattempo dicendo Lorenzo, che mi accorgo essere davanti a me con Marco al seguito, che mi guarda con l’espressione di puro stupore che penso dipinga anche il mio volto.
«Certo» dico, raddrizzandomi sulla sedia. «Dicevo, lui è Marco. Marco, lei è…» «Serena» dice Marco, finendo la frase per lui. «Vi conoscete?» si informa Lorenzo.
«Sì, abbiamo fatto la specialistica insieme» dico con noncuranza.
Per fortuna Lorenzo non si accorge dello sguardo carico d’odio che lancio al nostro nuovo acquisto, anzi, sfodera pure un mega sorriso, cosa che non mi piace proprio per niente.
«Ottimo! Allora Serena, direi che te lo affido. Marco, per qualunque dubbio o domanda, chiedi pure a lei. Questa è la tua postazione. Bene, direi che è tutto. Buon lavoro, ragazzi!» Detto ciò, si eclissa nel suo ufficio.
Dal canto mio, non so se mettermi a ridere o a piangere. Decido quindi di incassarmi nella sedia e di fingermi molto occupata – cosa che sono davvero, tra l’altro – chiedendo a Roberta se può seguire lei Marco, almeno per oggi. Come sospettavo, non se lo fa ripetere due volte e, neanche un secondo dopo, eccola seduta di fianco a lui, intenta a fargli vedere come configurare l’account e tutto il resto.
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