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Un brivido nel Cuore

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Federico Artesi, giovane architetto all’apice della sua carriera, in una fredda sera sera d’autunno, fa un incontro con una misteriosa ragazza, ne resterà talmente incantato da entrare in confusione.

Risvegliatosi il giorno seguente nella sua auto, resterà con il dubbio se ciò che gli è successo sia realmente accaduto, oppure sia stato solo sogno.

Nel frattempo incontra Jill, una timida e talentuosa interior design, che lo conquisterà con il suo carattere travolgente, spontaneo e fuori dagli schemi.

Ma ben presto scoprirà che la sua vita sta per cambiare radicalmente, tutte le sue convinzioni verranno messe a dura prova, sarà coinvolto in situazioni al limite del soprannaturale con eventi di estrema tragicità, tanto da portarlo a dubitare della sua stessa stabilità mentale.

“Un brivido del cuore” è una storia dai tratti spaventosi, ma anche momenti di estrema delicatezza e di autoanalisi, in cui il protagonista sarà messo faccia a faccia con le sue paure i suoi dubbi, ma scoprirà anche un coraggio di cui non ne aveva la consapevolezza.

Perché ho scritto questo libro?

Per quanto riguarda l’idea di farne un romanzo, ammetto che non è stata mia, ma di un mio amico scrittore, al quale la feci leggere qualche anno dopo.
Mi disse che, a suo avviso, il materiale scritto era interessante e c’erano i presupposti per tirarci fuori una buona storia. Mi ha letteralmente sfidato a scriverlo. Dopo quasi un anno di lavoro, sono riuscita a finirlo.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Capitolo Primo

Incontri

Vidi Lei!

La più bella donna sulla quale il mio sguardo si sia mai posato.

Aveva lunghi capelli neri, lisci come seta, resi ancora più luminosi dalla bianca e delicata luce della luna piena, sembrava che delle stelle si fossero posate lungo tutta la sua chioma.

Mi colpì, quell’esile creatura dalla pelle così bianca da sembrare quasi trasparente.

Se ne stava lì sola, eterea, quasi senza tempo, sospesa tra passato e presente.

Un alone di mistero l’avvolgeva.

Penso che fu quello il momento in cui mi infatuai di lei, tanto ne fui affascinato, ma al contempo mi intimoriva.

Continuavo a guardarla cercando il coraggio per avvicinarmi, ma il mio corpo si rifiutava, ero come paralizzato; non capivo quella sensazione, per me era un controsenso, di norma non ero timido,  per cui mi sembrava strano, non mi rendevo conto di cosa mi stesse succedendo. La mia pelle era attraversata da brividi, mentre i muscoli bloccati, avevo la sensazione che il sangue si fosse ghiacciato nelle vene, il respiro era corto e affannato. 

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Continua a leggere

Non capivo!

Proprio non la capivo quella sensazione, nessuna donna mi aveva mai intimorito, ero sempre stato un uomo sicuro di se! ed ora? Cosa mi stava succedendo? Ma, soprattutto, lei chi era?

Mille domande si facevano strada nella mia mente, mentre il freddo avvolgeva il mio corpo, che sentivo irrigidirsi, come quando un bambino è sopraffatto dal terrore e non trova la forza di scappare.

Oppure, mi ero lasciato sopraffare da un’emozione così forte, un’emozione che non avevo mai provato prima? Ma possibile questo? Un pensiero improvviso mi balenò nella testa!

Mi stavo forse innamorando?

E se si, era davvero così devastante l’amore? così prepotente? Così violento da non lasciare neanche spazio alle più basilari necessità umane, quale quella di respirare?

No! non poteva essere! Io non ho mai creduto a queste sciocchezze!

Poi, d’improvviso, sentii come un cappio alla gola togliermi completamente  il respiro.

Alzai lo sguardo,  lei si stava avvicinando a me, ora potevo sentire la  sua presenza, sempre più vicina, con tutto il mio essere. La guardai, estasiandomi completamente della sua figura, i suoi passi erano leggeri, silenziosi, leggiadra ed elegante, sinuosa ed ammaliatrice come un gatto.

Era sicura di sé, i suoi movimenti erano lenti, come se volesse essere guardata. Più si avvicinava e più cresceva dentro di me quella assurda ed inspiegabile sensazione.         I muscoli tremavano tanto da farmi venir meno le forze, il cuore batteva forte,  ebbi la sensazione che volesse uscire fuori dal petto. Il freddo, il tremore, stavano diventando insopportabili.

Qualcosa di terrificante si stava impossessando di me!

Ma per quanto ne fossi spaventato, mi affascinava, mi piaceva quel terrore innaturale. Era così attraente!

Quella donna mi stava prendendo dal profondo, la temevo, ma ne ero attratto.

Ora era giunta di fronte a me, aveva la testa bassa, non mi permetteva di guardarla in viso. Il suo abito nero esaltava ancora di più il candore della sua pelle.

Poi alzò la testa, guardandomi dritto negli occhi! ma Io non riuscii a sostenere il suo sguardo e, d’istinto, distolsi il mio.

I suoi occhi, quegli occhi mi intimorivano troppo.

Raccolsi tutte le forze che avevo in me, cercando di farmi coraggio e mi dissi:

  • cosa vuoi che sia? è solo una donna!
  • Tu non sei così codardo! la timidezza non ti appartiene!

A fatica alzai la testa, a quel punto  i miei occhi si persero completamente nei suoi.

Erano molto scuri, credo neri, perché, anche se era vicinissima, la fioca luce lunare non mi permetteva di stabilirne il colore con esattezza.

So solo che erano bellissimi, misteriosi, intensi e, nonostante tutto, trasmettevano un  terrore e inquietudine. Anche se ancora oggi non so ben definire le sensazioni che provai guardandola dritta negli occhi.

Mi persi dentro quegli occhi, mentre il sangue continuava a raggelarsi nelle vene.

Non so quale fosse il motivo, ma ebbi una sensazione di dolore e paura, quasi come se in lei fossero custodite tutte le sofferenze di un Mondo intero, ma, contemporaneamente avvertii anche un senso di liberazione da tutte le pene umane. La speranza sembrava effimera, quasi inesistente eppure erano meravigliosi. Da perdersi.

Ormai ero completamente pietrificato!

L’istinto mi diceva di scappare, ma il corpo si rifiutava.

Lei restava ferma, immobile di fronte a me, nella sua infinita sicurezza.

Credo avesse capito che mi aveva in suo potere, che ero completamente in balìa del suo fascino, preda di sentimenti che non conoscevo, completamente nuovi per me.

Ebbi la sensazione che inizialmente ne fosse lusingata, ma questa impressione durò poco, alla fine mi resi conto che fosse infastidita. Anche se non so dirlo era impenetrabile, forse il mio essere così impacciato la divertiva.

Mi guardò solo pochi istanti, ma, a me, sembrò un’eternità.

La sua voce, finalmente, spezzò il silenzio che, oramai era diventato devastante, almeno per me.

Con tono calmo e deciso, che non lasciava trapelare emozione e accenti mi disse:

  • Vai via! Questo non è il tuo posto -.

Finalmente riuscii a muovermi, mi allontanai velocemente, ma continuavo a sentire il suo sguardo su di me. suoi occhi che si erano impressi indelebilmente nella mia mente.

La sua voce calma e autoritaria mi aveva destabilizzato, non riuscii a sottrarmi al suo comando, quasi come se il mio corpo rispondesse al suo volere.

Man mano che mi allontanavo il passo si fece più svelto.

Però, quel turbinio di emozioni mi aveva scombussolato anche fisicamente, la testa iniziava a girarmi, sentivo le forze abbandonarmi, d’un tratto, tutto si fece buio.

Quando tornai in me era mattina, mi sentivo ancora intontito e infreddolito, credo di essere svenuto.

Però avevo un interrogativo che d’improvviso mi balenò nella testa!

Ero a terra, senza sensi e lei?

Lei doveva avermi visto cadere eppure non mi aveva soccorso, non aveva chiamato aiuto mi aveva lasciato a terra incosciente.

Non capivo perché.

A quel punto pensai che forse mi ero immaginato tutto, insomma quella situazione sembrava così irreale, si per forza, doveva essere tutto nella mia mente.

Mi trascinai barcollante alla mia auto. Mi sentivo stanco e debilitato, aprii la portiera e mi sedetti al posto di guida, appoggiai la testa sul volante, cercavo di fare mente locale di dove fossi. il Sole illuminava quel luogo che la notte prima era indefinito, gli alberi che sembravano un’unica entità, assunsero, nuovamente la loro forma, quel paesaggio surreale della sera precedente era diventato di nuovo familiare e rassicurante, ero a pochi chilometri dalla mia casetta vicino al lago, dove mi piaceva andare nei momenti liberi per riposarmi. Tutto era tranquillo e silenzioso, come è sempre stato.

Avviai il motore dell’auto e mi allontanai in fretta da quel luogo.  Volevo solo tornare a casa!

Non mi andava più di restare lì, mi sentivo a disagio e inquieto, ma avevo anche il desiderio di capire cosa mi fosse successo, ma soprattutto, volevo sapere chi fosse lei.

Mentre mi allontanavo ripensavo alla sera prima, al motivo per cui mi ero fermato proprio in quel luogo. Ricordavo che stavo guidando, poi ho cominciato ad avvertire un  senso di stanchezza, ma non ero intenzionato a fermarmi e desideravo continuare il mio viaggio visto che ero quasi arrivato, però udii una voce che mi intimò di fermarmi, e pensai fosse opportuno dalle retta.

Così mi fermai, accostai e spensi il motore dell’auto, scesi per prendere una boccata d’aria, fu allora che vidi una sagoma nell’oscurità, mi sembrava una donna, mi avvicini, per chiederle se avesse bisogno di aiuto, era un posto sperduto e solitario. Mentre camminavo verso di lei mi resi conto che più mi avvicinavo e più sentivo le gambe pesanti per cui mi fermai a pochi metri da lei.

Lei si girò verso di me, credo si accorse della mia difficoltà perché mi venne incontro. Nell’oscurità mi sembrò di scorgere qualcun altro, anche se a pensarci ora non ne sono pienamente sicuro.

Continuavo a pensare a quello strano episodio, quando fui di nuovo avvolto da un senso di stanchezza, mi fermai di nuovo al bordo della strada, poi appoggiai la testa sul volante, da quel punto in poi non ho più ricordi, credo che mi fossi addormentato.

Mi svegliai poche ore dopo, sentivo che qualcuno mi scuoteva il braccio poi sentii una voce femminile che mi diceva:

  • Hey! stai bene?

Mi ripresi dal mio stato di sonno e vidi una ragazza, credo avesse più o meno la mia età, forse qualche anno in meno, era minuta, un po ‘ eccentrica, però molto carina.

Restai per un istante a guardarla, cercando di capire dove fossi. Poi le risposi:

  • Si sto bene! grazie, credo di essermi addormentato

Lei non era bellissima, come le donne che sono abituato a frequentare, ma sembrava simpatica e intelligente. Aveva i capelli lisci che le arrivavano appena alle spalle  con riflessi violacei e delle ciocche fucsia, occhi verdi e degli occhiali bordati di nero un po troppo grandi per il suo viso, ma che le davano un’aria da ragazzina strampalata, mi sembrò così adorabile, ma la cosa che mi colpì maggiormente fù il suo sorriso, luminoso e contagioso.

la sua voce ruppe il silenzio

  • Sei sicuro di stare bene?

A me non sembra!

  • Si si tranquilla!

Sto bene, solo un pò di stanchezza

  • Ok! se lo dici tu!

Permettimi di presentarmi! mi chiamo Giulia, ma tutti mi chiamano Jill.

Aveva un tono pacato e rassicurante, sembrava molto timida, però anche sicura di sé, direi proprio uno strano mix.

  • Piacere, Io mi chiamo Federico.

Lei fece una smorfia facendo roteare gli occhi poi mi disse:

  • Federico! Ahh, troppo lungo! posso chiamarti Fede? anzi no troppo banale Riko! Che ne dici?

Feci un sorriso e quasi senza pensarci e dissi:

  • Ok! E Riko sia!
  • Non sei di queste parti! Vero? che ci fai qui? poi così lontano dalla strada principale, meno male che sono passata io, altrimenti chissà, quanto tempo saresti rimasto  qui.
  • Stavo andando alla mia baita sul lago, ma poi mi è venuto un colpo di sonno e mi sono fermato. Credo di essermi addormentato, perché quando mi sono svegliato era mattina, così ho deciso di ritornare in città

Preferii non raccontarle la strana esperienza della sera precedente, in fondo non la conoscevo.

  • Visto che sei stata tanto carina a fermarti, posso offrirti qualcosa?
  • Uhmmm, non lo so

Rispose con tono perplesso.

  • Dai non sono un serial killer

Aggiunsi in tono ironico.

  • Ok, hai ragione! non mi sembri un serial killer. Va bene dai, accetto volentieri.

Ognuno salì nella propria auto, io andai per primo e lei mi seguì

Imboccammo la Statale e ci fermammo alla prima stazione di servizio.

Ci sedemmo ad un tavolino, io palesemente affamato perché a digiuno dal giorno prima decisi di prendere qualcosa da mangiare, quindi le dissi:

  • Non so tu ma io ho bisogno di mangiare qualcosa, sono a digiuno da ieri.

Vuoi mangiare anche tu qualcosa?

  • No grazie, ho già pranzato.

Però prendo volentieri un succo di frutta.

E sorrise.

Restammo a parlare per un paio di ore e, con mio stupore, fù  piacevole passare del tempo in sua compagnia, per la prima volta mi sentivo a mio agio con una donna.

Prima di salutarci, le lasciai il mio numero di cellulare, poi andammo via, ognuno per la sua strada.

Erano passati pochi giorni da quella serata ed ero tornato alla mia vita di sempre,  cercavo di tenermi occupato il più possibile con il lavoro per non pensare agli eventi di quella sera e, soprattutto, a quella strana donna. Di giorno riuscivo perché tra i mille impegni tenevo la mente occupata, ma la notte era tutt’altro cosa. La tranquillità, il silenzio e il cervello libero dai mille impegni, mi costringevano a tornare con la mente a quella sera e a quell’incontro insolito.

Mi svegliavo di continuo, sudato, ansimante ma soprattutto stanco, di una stanchezza ingiustificata. Vedevo il suo viso, sentivo i suoi occhi su di me. Ero più confuso che mai. Il desiderio di rivederla mi tormentava, la cercavo in ogni donna che incontravo, un dettaglio, un piccolo particolare che mi ricordasse lei, stava diventando la mia ossessione.

Stavo passando l’ennesima notte insonne, ormai si erano le due era chiaro che continuare a tentare di dormire era inutile, così mi alzai e feci una doccia, con la speranza che mi avrebbe aiutato a rilassarmi.  Ma fù inutile. Quella notte, ero agitato più del solito, allora decisi di uscire, magari una boccata d’aria mi avrebbe giovato. Desideravo tornare in quel luogo. Lì dove l’avevo incontrata la prima volta.

Presi le chiavi della macchina e uscii di casa, giunto in garage salii nell’auto e accesi il motore, aprii il box con il telecomando. Percorsi poche centinaia di metri, quando udii un frastuono terrificante e il rumore di vetri che si infrangevano. Due auto si erano scontrate. Una grossa auto nera che era arrivata a forte velocità senza fermarsi al rosso del semaforo, l’altra, un’utilitaria color argento, che nell’urto si era completamente distrutta. Scesi di corsa dall’auto, aprii lo sportello dell’auto nera, l’uomo alla guida era appoggiato sul volante, il sangue gli usciva copioso da una tempia, lo spostai per vedere se fosse ancora vivo. Aveva il volto completamente insanguinato a causa delle ferite inferte dal vetro del parabrezza che si era frantumato, ma  respirava ancora grazie all’airbag che aveva attutito l’urto. A giudicare dal forte odore di alcool che si sentiva credo fosse completamente ubriaco. 

Chiamai immediatamente i soccorsi e la polizia. L’uomo all’incirca una quarantina di anni, capelli brizzolati e una leggera barba sul viso, molto curato e ben vestito.

Tutto sommato non era messo così male.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Paola Pagnozzi
Paola Pagnozzi
Pittura grafica, Astrattismo e Espressionismo.
Nasce a Benevento. Nel 2007 inizia la sua carriera partecipando alla rassegna Arte e Motori a Riccione curata dalla Galleria Alba di Ferrara, con la quale collaborerà per i successivi quattro anni. La stessa galleria, attraverso la sua Casa Editrice, pubblicherà molti dei suoi lavori. Nel 2009 partecipa a molti eventi. Tra cui “La Telaccia d'Oro (Galleria d'Arte la Telaccia Torino, Villa Ormond Sanremo, Hotel de Paris a Montecarlo). Una sue opere viene scelta per il concorso “Chateau des Reaux”, entrata a far parte della collezione dell'omonimo Castello della Loira in Francia. Espone in moltissime mostre collettive a Milano, Roma, Napoli, New York, Bruxelles. Fra gli eventi di maggiore risalto ricordiamo una pubblicazione sull'Atlante dell'arte Contemporanea De Agostini e il Catalogo Congiunti di Giunti Editori.
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