Un posto nel mondo è il libro che aiuta le persone a fiorire.
Nel nostro personale percorso di vita, non sempre sappiamo che cosa stiamo facendo e in che direzione stiamo andando a livello professionale.
Alcuni di noi hanno le idee chiare da quando sono piccoli, altri invece fanno più fatica o hanno bisogno di più tempo per capire cosa vogliono davvero.
Eppure soddisfazione, serenità e tranquillità economica sono obiettivi alla portata di tutti, se sappiamo dove andare e se siamo disposti a esplorare.
In questo libro parleremo di come impostare il piano per una vita appagante e come ricalibrare la propria bussola interiore se per un motivo o per l’altro ci siamo persi per strada.
Questo libro ti proporrà esercizi pratici per valutare il tuo grado di consapevolezza di te e ti aiuterà a comprendere meglio il tuo rapporto con il lavoro. Alla fine della lettura avrai gli strumenti giusti per trovare il tuo personale Ikigai (“ragione di vita”) e costruire un modello di business personale che sia sostenibile e praticabile. E se non avrà funzionato, potrai contattarmi in qualsiasi momento per chiedermi chiarimenti.
Buon viaggio!
Cap. 1 – In base a cosa scegliamo la nostra strada
Il successo personale e il Vero Sé
Soldi, fama, status sociale…
Cosa ci renderà finalmente felici?
Pensiamo spesso al successo come al raggiungimento di traguardi invidiabili: avere molti soldi, una casa grande, una posizione di rilievo in azienda. E la nostra autostima dipende dalla valutazione che facciamo di noi stessi in un confronto continuo con gli altri. I compagni di università sembrano sempre più brillanti e più avanti con gli esami, i colleghi guadagnano di più e vengono tenuti più in considerazione, le altre mamme sembrano sempre più vitali, efficienti e organizzate.
Tutto questo ci porta a soffrire e a non sentirci all’altezza, perché ci giudichiamo (anche aspramente in alcuni casi) in base a standard che non riflettono i nostri veri bisogni. Come se non bastasse, a volte, pur di essere visti e accettati dagli altri, perdiamo di vista chi siamo e dimentichiamo i nostri obiettivi per adeguarci a quello che altre persone (parenti, partner, manager) si aspettano da noi.
Riceviamo “spinte” in questa direzione fin dai primi anni di vita. I genitori, la scuola, il CEO, tutti vogliono che ci conformiamo a uno standard.
Chiariamo una cosa: non c’è niente di male in queste indicazioni, perché ogni gruppo sociale – dalla famiglia, alle aziende, allo Stato – ha bisogno di regole condivise per funzionare. Tuttavia, in alcuni contesti le spinte ad adeguarsi alle aspettative possono essere così forti da richiedere a un bambino o a un adolescente di rinunciare a parte della sua identità per sentirsi accettato.
Gran parte delle persone che mi chiede consulenza sente di aver smarrito il proprio Vero Sé, ovvero aver perso se stesse. Dicono di essere confuse, di non sapere più se sono sulla strada giusta e sperano con una consulenza di riuscire a fare chiarezza dentro di sé. Mi dicono di avere come una nebbia mentale che gli impedisce di capire se la strada che hanno intrapreso è quella giusta per loro.
L’origine di questa confusione risiede spesso nell’aver messo troppo da parte sé stessi a favore delle aspettative e dei desideri degli altri. Più avanti nel corso del libro vedremo come avviene questo processo e perché crescendo, tutti un po’ siamo portati a lasciare indietro alcune parti di noi.
Nei prossimi capitoli fornirò anche indicazioni utili e strumenti pratici per fare chiarezza dentro di sé e innescare un cambiamento positivo nella tua vita personale e professionale.
Se poi avrai qualche altra domanda, sarò lieto di aiutarti personalmente nel tuo percorso di crescita.
La vocazione, un mito con cui siamo cresciuti
L'idea che le persone dovrebbero sapere esattamente ciò che vogliono non mi ha mai convinto del tutto. Così come i concetti di “talento” e di “vocazione”.
Le persone si dividono quasi sempre tra chi sembra aver sempre saputo cosa voleva fare da grande e chi, al contrario, fa più fatica a districarsi in un groviglio di interessi e incertezze. Probabilmente anche tu hai avuto la stessa sensazione. Prova a pensare alle persone che conosci meglio. Che cosa noti? Alcune persone sono più decise, altre sono più incerte. Qualcuno è più avanti e qualcuno è più indietro nel capire se stesso. Conoscerai amici e parenti che hanno un talento naturale nel fare qualcosa, o una passione profonda che le motiva, e altre che invece non hanno scelto una strada univoca, o magari hanno cambiato, o stanno cambiando strada spesso nel loro percorso di vita.
Tu dove ti collochi? Come ti descriveresti? In quale di queste tre affermazioni ti riconosci di più?
- – “Ho sempre avuto una sola passione che spiccava sulle altre”
- – “Ho interessi diversi che hanno una rilevanza simile”
- – “Sto ancora cercando di capire davvero chi sono”
Esiste un mito diffuso secondo cui ognuno dovrebbe sapere automaticamente cosa vuole fare e che questo non richieda alcuno sforzo.
Ci si dimentica però che i casi in cui talento e vocazione emergono senza fatica sono più l'eccezione che la regola, nonostante film e serie tv ci abbiano insegnato esattamente il contrario. Mentre i protagonisti delle storie di Hollywood sono tipicamente persone con un talento innato e le idee chiare, molto più spesso noi persone comuni e reali siamo confusi, febbrili, presi da mille idee, paure e interessi. Oppure siamo preda di facili entusiasmi, ci appassioniamo e disinnamoriamo facilmente di hobby, letture e attività di varia natura. Un giorno siamo convinti che apriremo un chiosco di cocktail alle maldive, il giorno dopo il pensiero ci sembra stupido e infantile. Un giorno vorremmo mollare tutto e vivere in campagna, il giorno dopo è l’idea più lontana da noi. Siamo complessi, entusiasti, ansiosi. Abbiamo bisogni contrastanti di novità e stabilità, di prevedibilità e di brivido. E questo vale sia per il lavoro che per la vita quotidiana.
Questa tendenza è così caratteristica della nostra specie, che ne risentiamo anche a livello relazionale, con dubbi amletici e le difficoltà nelle relazioni a lungo termine, in cui – fisiologicamente – dopo qualche tempo la passione è minore rispetto alle fasi iniziali.
E quindi cosa si fa? Come facciamo a trovare una strada professionale che non ci annoi, che ci motivi anche nei momenti difficili e che non ci faccia pentire delle scelte fatte in altri periodi di vita?
Il primo passo è capire che diventare se stessi è più complicato e più importante di quanto pensiamo.
E non possiamo farne a meno, perché altrimenti continuiamo a vivere per inerzia trascinati dalle circostanze.
Nel prossimo paragrafo vedremo più nel dettaglio come ciò che apprendiamo in famiglia può esercitare un’influenza significativa sulle nostre scelte professionali e di vita.
I programmi degli altri per la nostra vita
Quando ascolto le storie di persone in crisi lavorativa o esistenziale, mi rendo conto di quanto alcuni temi siano condivisi e rappresentino un vissuto comune.
Uno di questi riguarda i programmi che le altre persone hanno per noi, e che gradualmente interiorizziamo e facciamo nostri.
Io chiamo questi programmi “mandati esistenziali” e ne esistono di diversi tipi. Vediamo i principali:
- mandati familiari (la famiglia influenza o impone scelte professionali specifiche)
- mandati sociali (la cultura di appartenenza definisce alcune professioni come più nobili e rispettabili e altre come poco desiderabili)
- coniugali (la pressione del partner a rispettare l’ideale di coppia condiviso)
- aziendali (riguardano la cultura aziendale)
- amicali (ne sono un esempio i patti di lealtà all’interno dei gruppi di amici).
Ad ogni mandato corrispondono aspettative implicite ed esplicite su cosa è accettabile e cosa no all’interno di quel contesto.
Tra i mandati elencati sopra, forse quelli familiari sono i più pressanti in assoluto e sono anche quelli su cui mi soffermerò di più in questo libro.
I mandati familiari riguardano le pressioni delle persone significative della famiglia a conformarsi a regole specifiche. A volte i genitori spingono i figli a ereditare la tradizione di famiglia, come un business, uno studio e via dicendo. In altri casi il sistema familiare influenza fortemente le scelte dei singoli.
Vediamo un esempio.
Una donna sui trenta si accorge di aver sprecato gli ultimi dieci anni della sua vita per diventare avvocato, una professione per cui si è impegnata moltissimo ma che in realtà la annoia profondamente e che non sente più in linea con il suo modo di essere. Come mai Carla (nome di fantasia) inizia a stare male dopo dieci anni? Indagando la storia di vita di Carla, scopriamo che sua madre aveva iniziato a studiare giurisprudenza, ma aveva rinunciato poco dopo perché era rimasta incinta della figlia (la nostra protagonista) e, poco dopo, di sua sorella minore Giulia. Crescendo, Carla si era resa conto di quanto la madre – poi diventata cuoca – fosse insoddisfatta a livello professionale e l’avesse spinta inconsciamente a realizzare un sogno professionale che non le apparteneva. Questa spinta si manifestava ad esempio quando la madre di Carla la faceva sentire inadeguata ogni volta che parlava di facoltà diverse da giurisprudenza a cui le sarebbe piaciuto iscriversi, come economia, marketing o lettere moderne. La credenza inconscia interiorizzata da Carla è: “io sono colpevole della tristezza di mia madre, e quindi devo proseguire ciò che lei ha interrotto – forse per causa mia – e realizzare il suo sogno. Solo così forse risolverò il mio senso di colpa e la sua infelicità”.
Questo esempio di mandato – le cui implicazioni emergono dopo una consulenza approfondita – ci fa capire come la nostra storia familiare possa influenzare pesantemente e in maniera sottile le scelte di carriera e di vita.
Oltre ai mandati familiari, però, come dicevamo, ne esistono tanti altri: il mandato coniugale ad esempio prescrive alla persona un copione specifico in base a ciò che il partner si aspetta da noi. Un marito che non vede di buon occhio che la moglie lavori, o che si possa realizzare o guadagnare più di lui; una donna che si imbroncia ogni volta che il compagno ottiene un successo; uno schema in cui solo uno dei due membri della coppia può avere successo, e via dicendo…
Esistono poi i mandati sociali e amicali, secondo i quali cerchiamo di fare scelte che pensiamo possano tutelare la nostra reputazione sociale.
Alcune delle persone che che incontro in consulenza vivono lo stesso problema di Carla: in maniera più o meno consapevole hanno seguito per troppo tempo un copione scritto da qualcun altro, e ora iniziano ad affacciarsi in loro i sintomi di una ribellione, volta ad affermare il proprio Vero Sé, l’identità radicale.
Questi sintomi possono assumere varie forme: confusione, incertezza, ansia, depressione. Quando trascuriamo troppo a lungo chi siamo, iniziamo a soffrire e a inaridirci. Quando ci allontaniamo dal compito di realizzare noi stessi iniziamo ad ammalarci.
Prima torniamo al nostro centro di gravità, prima saremo in grado di cambiare in meglio la nostra vita.
Ma per essere se stessi ci vuole coraggio. Ed è per questo che spesso rimaniamo bloccati in questa impasse.
Nel prossimo capitolo vedremo quali sono i fattori che più spesso ci portano a sentirci insoddisfatti e bloccati a livello lavorativo.
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