“Imparai a controllare le emozioni, cercando di ignorare quelle “ allucinazioni “ altrimenti la prossima morte che avrei visto sarebbe stata la mia.”
Samantha, per gli amici Sam, almeno per quei pochi che ha.
Sam è schiva e distante da tutti, forse perché ogni persona con cui entra in contatto le scatena raccapriccianti visioni della loro stessa morte. Non ha mai raccontato a nessuno del suo dono per paura di non essere creduta, ma sarà proprio una sua cara amica che non vede da anni a svelare la vera natura del suo strano potere.
Sam entrerà così in un mondo oscuro dove verrà braccata e imprigionata e dove perfino il Diavolo reclamerà la sua testa.
A salvarla sarà un’alleanza con i suoi nemici naturali “I Cacciatori”, non aveva previsto però di legarsi proprio a uno di loro: lui le starà dicendo la verità sul suo conto? Oppure le nasconde un segreto? Sam sacrificherà tutta se stessa e scenderà addirittura all’inferno per salvare le persone che ama, ma lei riuscirà ad uscirne?
Perché ho scritto questo libro?
Ho iniziato a scrivere questo romanzo in un momento difficile della mia vita, dove non credevo potesse esserci ancora magia nel mondo, così l’ho ricreata io dando vita ad un mondo magico tutto mio, dove la protagonista ha diversi tratti in comune con me, in questo modo ho potuto andare e venire da molteplici universi aprendo solo il mio pc e riuscendo infine ad uscire da un baratro profondo. Proprio come accade a Samantha nel libro ne sono uscita vittoriosa.
ANTEPRIMA NON EDITATA
PROLOGO
Avevo solo pochi mesi quando mio padre morì, di lui non so praticamente nulla anche perché mia madre non ne parla molto, anzi non ne parla affatto.
Quando diventai abbastanza grande mi disse solo che era morto in un incidente stradale, un ubriaco lo aveva fatto finire sulla corsia opposta e un tir lo aveva preso in pieno, della macchina non rimase molto, e nemmeno di lui.
Penso di somigliargli molto perché di mia madre non ho proprio nulla.
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Il mio rapporto con lei non è dei migliori, non è mai stata molto affettuosa pochi abbracci e smancerie, nemmeno io ho mai amato questo tipo di attenzioni, forse perché ogni volta che mi toccava la vedevo morta, riversa a terra in un lago di sangue. Nella mia visione c’è sempre un pagliaccio sui trampoli, sembra una fiera, ci sono un sacco di bancarelle colorate e l’odore dei dolci è talmente forte da risultare stomachevole, sotto però percepisco una strana puzza, è acre e pungente sembra zolfo, all’improvviso uno dei trampoli di legno del clown si spezza, l’uomo cade e nel momento in cui tocca terra sento la gamba rompersi con uno schiocco sordo, un brivido mi scuote dalla testa ai piedi, il pagliaccio urla ma dalla bocca spalancata non sento uscire nessun suono, il naso rosso che indossava rotola fino ai miei piedi e quando mi chino a raccoglierlo la scena cambia, siamo a casa mia, in cucina, mia madre è stesa a terra e il manico di un coltello le esce dal ventre, non respira più, gli occhi sono sbarrati fissi nel vuoto e accanto a lei c’è qualcuno, ma non riesco a vederlo in faccia perché porta una maschera, prima che la visione sparisca l’uomo mascherato si gira e mi guarda dritto in faccia, come se riuscisse a vedermi, a quel punto il mondo torna normale.
All’età di 10 anni ebbi la mia prima visione, ero a scuola e la mia insegnante di matematica poggiò una mano sulla mia spalla per dirmi che il calcolo che avevo fatto era sbagliato, bastarono pochi secondi, la vista si annebbiò e la temperatura del mio corpo calò all’improvviso, iniziai a tremare per il freddo e poi la vidi, la mia insegnante era sdraiata supina sotto quello che pensai fosse ghiaccio, indossava una tuta da sci color acqua marina e cercava disperatamente di respirare ma non c’era abbastanza ossigeno, allora cominciò a graffiare la coltre di neve ormai indurita e nell’intento di crearsi un varco per uscire un’ unghia si spezzò e cominciò a uscirne sangue, lei urlava ma più urlava più ispirava anidride carbonica, il suo ultimo respiro si condensò in una piccola nuvoletta bianca.
Quando mi lasciò andare cominciai a urlare come una pazza in preda a un attacco isterico, la signora Ronchetto cercò di calmarmi ma più lei si avvicinava più io urlavo, non volevo assolutamente che mi toccasse di nuovo.
Quel giorno fui portata direttamente in ospedale, mia madre si precipitò da me preoccupatissima, mi avevano già dato dei sedativi per fortuna, perché ogni medico che mi toccava era una nuova raccapricciante visione che si materializzava.
Dissero a mia madre che probabilmente ero autistica e da lì sono iniziate una serie di analisi fisiche e mentali che non portarono a nulla, non dissi mai a nessuno quello che ero in grado di vedere, tanto non avrebbero capito e con tutta probabilità mi avrebbero presa per pazza.
Qualche anno più avanti appresi la notizia che la signora Ronchetto era morta travolta da una valanga mentre stava sciando con suo marito sulle ripide piste delle Alpi, lui almeno si salvò.
Col passare del tempo capii che ogni individuo con cui entravo in contatto mi rivelava la sua morte e che non erano solo fantasie. Imparai a controllare le emozioni, cercando di ignorare quelle “ allucinazioni “ altrimenti la prossima morte che avrei visto sarebbe stata la mia.
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