Questo romanzo per me non è stato facile. E’ nato davanti a un camino, davanti al fuoco che zampillava con quel suo fare dolce e mostruoso. Ho immaginato un demone che, con lo stesso tendere delle fiamme verso il cielo, si contorceva in sé per innalzarsi, “elevarsi” alla perfezione, evadendo dal buio. E mentre immaginavo, a un tratto mi sono resa conto che le mie dita scrivevano da sole, spinte se vogliamo dal profumo della legna che si diffondeva in tutta la stanza. Nessuno era accanto a me, ero sola. Non esisteva più nessuna delle persone con le quali prima mi ero intrattenuta a scambiare qualche chiacchiera di circostanza. Chiudo gli occhi adesso che il libro è qui, in campagna per bookabook e cerco di rimembrare quei momenti lontani, quando il mio cuore portava nel grembo delle sue dita impalpabili una delle opere che mi avrebbero cambiato la vita. Chiudo gli occhi e ripenso alla pelle che, a contatto con quel calore quasi materno delle fiamme in autunno, percepivano dei brividi di piacere. Le palpebre si stringono, perché non riesco a smettere di sentire quel godimento ch’è la scrittura. Nella mia vita mi sono sempre criticata, ho sempre cercato di trovare il difetto nel pregio, ma grazie a quest’opera, forse per la prima volta, mi sono data una pacca sulla spalla e mi sono detta “Brava Carlotta, ce l’hai fatta”.
Aggiornamento
Questo romanzo per me non è stato facile. E’ nato davanti a un camino, davanti al fuoco che zampillava con quel suo fare dolce e mostruoso. Ho immaginato un demone che, con lo stesso tendere delle fiamme verso il cielo, si contorceva in sé per innalzarsi, “elevarsi” alla perfezione, evadendo dal buio. E mentre immaginavo, […]