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Aggiornamento

Finalista nella seconda edizione del premio Giuseppe Di Vittorio, sezione inediti “L a chiave a stella” articolo de “Il Manifesto” Checchino Antonini In Italia non esiste ancora un ambito accademico per la letteratura working class per la quale, invece, si registra un interesse crescente. Dentro questo spazio si inserisce il Premio Letterario Di Vittorio promosso […]

Finalista nella seconda edizione del premio Giuseppe Di Vittorio, sezione inediti “L a chiave a stella” articolo de “Il Manifesto”

Checchino Antonini

In Italia non esiste ancora un ambito accademico per la letteratura working class per la quale, invece, si registra un interesse crescente. Dentro questo spazio si inserisce il Premio Letterario Di Vittorio promosso dall’Iress Lazio, insieme alla Cgil regionale e alla Fondazione Di Vittorio, per sostenere e potenziare romanzi e racconti che pongono il mondo del lavoro, nelle sue molteplici sfumature, al centro della narrazione.

Il lavoro, non la memoria del lavoro. «In particolare ci interessa quello che è accaduto dall’indomani della sconfitta in Fiat del 1980 in poi», spiega al manifesto Eugenio Ghignoni, presidente di Iress Lazio e membro della giuria scientifica del premio (Simona Baldanzi, Filippo La Porta, Alessandro Pera, Lidia Ravera e Angela Scarparo, oltre allo stesso Ghignoni) che proprio oggi pomeriggio assegnerà i premi della seconda edizione nel corso della festa del tesseramento Cgil in corso a Roma. A scegliere i vincitori nella sestina dei romanzi e nella categoria dei racconti inediti è una giuria popolare composta da lavoratrici e lavoratori, delegati sindacali di ogni categoria.

Il mio nome è Balbir (People, 2024), di Marco Omizzolo è il vincitore di questa edizione, un lavoro scaturito da un dialogo intenso con Balbir Singh, bracciante indiano sikh, da vent’anni nell’agro pontino.
Le menzioni speciali, appannaggio della giuria scientifica, sono andate al noir sociale di Massimo Carlotto (Trudy, Einaudi) e al volume di Edoardo Vitali (Gli straordinari, Mondadori). A completare la sestina, di cui i giurati erano chiamati a valutare attinenza al tema, qualità della scrittura, coerenza della struttura ci sono: La settimana decisiva. Memorie dall’ultima fabbrica (Bookabook) di Fabio Boccuni, Insorgiamo. Diario collettivo di una lotta operaia (e non solo), del collettivo di fabbrica Gkn (Alegre) e Il diario del tempo di Lucia Calamaro (Fandango).

Diciassette i racconti inediti selezionati per la sezione «Voci dal lavoro», e i migliori saranno pubblicati in una speciale raccolta curata dalla casa editrice Alegre”
https://ilmanifesto.it/letteratura-working-class-la-narrazione-del-lavoro#:~:text=Checchino%20Antonini,casa%20editrice%20Alegre

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