Beatrice Savoldi e Camilla Contini – dopo aver molto sofferto – hanno infine capito (come già molto prima di loro l’aveva capito Aristotele) dove risiedeva la loro chiamata, quella – proprio quella – che le avrebbe liberate dalla loro prigione fatta di dolore, indifferenza, rimorsi, rimpianti e rabbia.
Io ne sono convinta: ognuno di noi ha delle capacità che possono rispondere alle necessità degli altri. Si tratta – non è semplice ma ci si riesce (se si vuole) – di individuarle e di metterle in pratica. Fanno bene a noi stessi. Fanno bene agli altri.
Anche Bea e Camilla – le due protagoniste di “Ti scrivo per abbracciarti” – ne traggono grande beneficio ma neanche per loro è stato facile arrivarci.