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Aggiornamento

Quanto è surreale la trama del mio libro? Così: “Mi sento come se ci fosse stato un frammezzo lunghissimo, un signor frammezzo comodamente spaparanzato tra i capitoli del mio libro a impedire il proseguimento della linea narrativa, rimasta ferma come il regionale 2282 Milano-Bologna nelle giornate nebbiose. Come un ospite che non vuole andarsene da […]

Quanto è surreale la trama del mio libro? Così:
“Mi sento come se ci fosse stato un frammezzo lunghissimo, un signor frammezzo comodamente spaparanzato tra i capitoli del mio libro a impedire il proseguimento della linea narrativa, rimasta ferma come il regionale 2282 Milano-Bologna nelle giornate nebbiose. Come un ospite che non vuole andarsene da casa mia: fa per avvicinarsi alla porta per uscire ma improvvisamente si ferma, per fissare lo sguardo sui mille esemplari di oggettistica che affiorano dagli scaffali della libreria, maledetta la mia fissa per gli altarini di modernariato.
Questo Signor Frammezzo, chissà perché, me lo immagino così: britannico, 55 anni, grasso che sporge da ogni protuberanza corporea, i baffi giallastri e untuosi, questo per aver addentato, durante il tè delle cinque, tre fette di pane tostato stracolme di burro salato. Ma non è affatto un personaggio che dovete memorizzare: anzi, lui è quello che solitamente, nei momenti cruciali delle migliori fiction televisive, viene cacciato in malo modo dalla stanza, senza che nessuno mostri la minima empatia: chi se ne importa, tanto sapevamo già che sarebbe uscito di scena.
Quindi, dimentichiamocene: lui non c’entra con la mia storia. Gli rivolgo uno sguardo truce, a lui che ha interrotto la narrazione e subito dopo lancio un timido invito alla Storia, perché torni a sedersi in poltrona e riprenda da dove si era fermata:
“non ti preoccupare, Storia di Giulia: questo grasso signore se ne stava andando.”

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