Un giorno di questo bel giugno steso a prendere il sole, vorrei andare, con la corriera, a Nuoro a visitare la casa che fu di Grazia Deledda. La casa di Cosima… A Roma la Deledda abitava, invece, dalle parti di Piazza Bologna, dove andavo, bambina, a trovare la zia Jeanne e lo zio Francesco. Lei, una quattroquarti di nobiltà, con gli occhi turchesi, lui un avvocato che al piano improvvisava epperò suonava con il cuore tra le dita. I viali del quartiere ampi, larghi, pieni di villini e giardini. E mi portavano a mangiare il gelato…
Vorrei, dicevo, visitar la casa della Deledda e anche il museo del costume sardo. Avrei anche – e grazie grazie – chi mi farebbe da guida e ho ben caldi i numeri di cellulare. Ma prima di andare a “Nugoro amada” (e mia madre diceva amara…) devo risolvere certe questioni della casa che in circolazione d’acqua, diciamo così, tossisce e soffre.
E mentre penso all’oggi che non fugge, ecco il mio ieri tornar vivo e vero. E’ agosto e mia madre, come ogni anno, annuncia che si andrà a Nuoro alla Festa del Redentore. Che gioia, che tripudio, per me bambina, stanca dei tre mesi in su e giù di spiaggi! E già immaginavo le bancarelle colorate, il torrone morbido, forse una bambola per me. Invece il 29 agosto passava e noi tutti sulla spiaggia. Mia madre dimentica, come nulla fosse, Nuoro non c’era più. Io La sognavo imbandierata, vestita a festa e il Redentore sfavillante nel cielo come persona viva. Patapunfete giù per terra. Un sogno che non si è mai avverato. Ma che quest’anno si avvererà.
Aggiornamento
Un giorno di questo bel giugno steso a prendere il sole, vorrei andare, con la corriera, a Nuoro a visitare la casa che fu di Grazia Deledda. La casa di Cosima… A Roma la Deledda abitava, invece, dalle parti di Piazza Bologna, dove andavo, bambina, a trovare la zia Jeanne e lo zio Francesco. Lei, […]