Mi pareva così strano, da bambina, quel nome, Elpidio, che portava addosso un certo giardiniere della casa rossa che sedeva di fronte a quella romana dei miei genitori. Lui mi piaceva tanto, buono com’era, e grande e grosso che potevi girarci intorno e non bastavano tre minuti, ma il nome mi pareva strano. Lo ripetevo tra me e me Elpidio e non mi ci raccapezzavo nulla, nel mio vocabolario bambino. Non mi diceva niente e al massimo, a chiuder gli occhi, mi parlava di un campo smorto, senz’acqua in arida e solitaria estate. Elpidio, un campo secco, che faceva però a pugni con il suo facciotto gioviale, il colorito bruno, i capelli arruffati in cima al capo. e la parlata marchigiana in lento e dolce modulazione di voce.
Elpidio, al pomeriggio, quando lei aveva finito i lavori di casa e lui quelli del giardino, si portava via la Mimma, che s’accomodava, messa all’amazzone, sulla sua lambretta color ghiaccio. E io li salutavo tutti e due, correndo fino allo stradone che era confine al viale dove, al numero 91, vivevano i miei genitori. Mia madre sperò che la Mimma si accasasse e ne era certa sarebbe accaduto. Fu speranza per qualche mese.
Invece, il perché lo ignoro, Elpidio e la Mimma non si sposarono mai e lui sparì come era arrivato, un grande uomo dei boschi, magico per me che lo guardavo mentre, a braccia possenti, spazzava le foglie dell’autunno, tagliava i rami e, con delicatezza quasi femminile spicciava dai gambi i fiori secchi per ridar fiato alla pianta tutta sana. Elpidio sparì, ma il suo nome no e, ragazza, mi tornò diritto in capo, china sul banco com’ero, a studiare il greco antico. perché elpis elpidos, nella lingua di Platone, vuol dire speranza. Elpidio, la speranza, speranza della Milmma, che, se non afferrata, a volte vola via…
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Mi pareva così strano, da bambina, quel nome, Elpidio, che portava addosso un certo giardiniere della casa rossa che sedeva di fronte a quella romana dei miei genitori. Lui mi piaceva tanto, buono com’era, e grande e grosso che potevi girarci intorno e non bastavano tre minuti, ma il nome mi pareva strano. Lo ripetevo […]