“PARLA, TI ASCOLTO” – Alcune curiosità sul racconto
Prima di tutto, buon 25 aprile!
Oggi vorrei parlarvi di “Parla, ti ascolto” il racconto che apre la raccolta Cocci di vetro. Spero che queste piccole curiosità possano interessarvi e, nel caso, le trovate anche sul mio blog!
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Inizierei col dire che io e miei scritti abbiamo uno strano rapporto… Nel momento in cui li metto su carta e li etichetto come “completi” mi alieno da loro. Mi svuoto, riempiendoli di tutto ciò che avevo da dire. E quindi è sempre difficile, per me, recuperare il “retroscena” di un mio testo, perché lo vedo sfumato nella mia memoria. Il testo ha tutto ciò che avevo da dire, mentre a me non rimane più nulla da aggiungere.
Detto ciò, potrei continuare dicendo che il teatro ha avuto una grande influenza sui miei scritti, ma su uno in particolare… proprio su “Parla, ti ascolto”.
Questo racconto è strutturato interamente come fosse il copione di uno spettacolo teatrale, che porta su carta il vivo dialogo tra un uomo morente e il lettore stesso.
I due parlano, dialogano… Oppure hanno solo l’illusione di farlo? Qual è la reale efficacia della comunicazione e della parola?
Secondo me, proprio sulla parola e sulla comunicazione si basa il concetto stesso di umanità. La parola è il mattone attraverso il quale costruiamo noi stessi e il nostro quotidiano (dalla frase più banale a quella più significativa) e, da lì, la nostra intera essenza.
Ma possiamo dire che la parola sia affidabile? Che sia realmente in grado di farci comunicare in maniera “sincera e pura”?
L’intero racconto riflette su questo: la parola è un ponte o una barriera? E ho voluto comunicare questo mio pensiero proprio tramite un dialogo, come a teatro.
Per tutto il racconto Il Personaggio (chiamato non a caso “UOMO” dal testo) parla con Il Lettore e a tratti pare quasi che quest’ultimo gli risponda. Cos’è questo? Un dialogo vero? O un dialogo mutilato, trasformato in monologo dall’incapacità che hanno gli uomini di comunicare fra di loro?
Se il teatro e i ritmi teatrali hanno influenzato il mio modo di scrivere, il tema della parola e della comunicazione mi hanno dato di che scrivere. Questi sono argomenti abbastanza ricorrenti nei miei lavori e mi hanno sempre affascinata nel loro essere così necessari all’uomo nonostante la loro inaffidabilità, la loro volatilità. Diciamo che sulla parola ci sto fondando tutta la mia vita (aspirante scrittrice che studia “Comunicazione, Media e Pubblicità”), quindi questo tema è particolarmente sensibile per me.
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