In un presente distopico, ambientato in una clinica psichiatrica abbastanza “sui generis”, il protagonista, uno psichiatra di fama internazionale, viene convocato per sostituire il vecchio primario scomparso in circostanze misteriose. Spinto dalla curiosità di scoprire gli enigmi e l’arcano segreto che avvolge il luogo, stringe amicizia e si allea con quattro pazienti molto particolari (un falso profeta, un vecchio rancoroso, un ballerino russo e un ex tossicodipendente affetto da mutismo selettivo). Tra mille vicissitudini e l’incontro con una collega psichiatra di origine tedesche, un capoinfermiere logorroico, un teschio parlante e altri personaggi a dir poco bizzarri, si ritrova coinvolto in una faccenda intricata e situazioni tragicomiche che lo portano ad esplorare il proprio “io”… e non solo.
Perché ho scritto questo libro?
Ho sempre dedicato la mia vita all’Arte. Ma il viaggio interno che ho sinceramente compiuto, osservando il mondo, ha suscitato nella mia Anima un grande bisogno di leggerezza. Leggerezza che non va confusa con la superficialità di questi tempi. No, non è una resa, ma una risposta; è una forma di vera Resistenza. Mark Twain sosteneva che “il genere umano ha un’unica arma veramente efficace: ridere”. Il risultato di tutto questo continuo fluire di pensieri è esploso in questo libro.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Avevo appena messo un piede sulla soglia del grande ingresso principale che un uomo sulla cinquantina, basso e tozzo, vestito con l’uniforme da infermiere, mi venne incontro con le mani dietro la schiena, esclamando sorridente:
— Dottore! Finalmente! È un piacere incontrarla! Benvenuto alla Henry James Capicuozzo!
— L’onore è tutto mio! — risposi compiaciuto.
Tra i vari documenti che mi erano pervenuti insieme alla lettera di convocazione, ce n’era uno che mi ragguagliava sull’identità dei collaboratori che avrei avuto a disposizione durante la mia permanenza lì; e anche se non avevo avuto troppo tempo per leggerli, come vorrebbe la prassi, capii che quell’uomo doveva essere Gaetano Tozzibongi, il capoinfermiere.
— Mi permetta di presentarmi — disse rompendo il ghiaccio senza indugio — sono Gaetano…
— Tozzibongi! — lo interruppi io — ho letto cose ottime sul suo conto!
feci per porgergli la mano, ma lui arrossì imbarazzato, abbassò lo sguardo e rimase con le sue dietro la schiena.
Avevo sbagliato qualcosa? Ritirai la mia mano come se non fosse successo nulla. Dopo pochi secondi i suoi occhi tornarono a guardarmi e proruppe in un:
— Beh, bando alle ciance, Dottore, lasci che le mostri la struttura — e si incamminò verso quella che doveva essere la Reception.
— Sa? Dottore, erano mesi che stavamo aspettando un degno sostituto del primario che l’ha preceduta, per noi è davvero un onore averla qui! Venga! Le faccio strada!
e così dicendo si girò di spalle portandosi velocemente le mani che fino a quel momento erano rimaste dietro la schiena, all’interno delle due tasche laterali del camice, come per nasconderle. Fu davvero lesto in quel gesto, ma non potei evitare di notare la straordinaria mole delle sue dita e dei suoi palmi. Così, mentre si incamminava, ebbi modo di pensare che se avessi avuto più tempo per leggere attentamente quei dannati documenti, avrei saputo che, il povero Gaetano, era affetto da macrodattilia e avrei evitato la prima figuraccia. Forse la seconda, dopo i moscerini e l’urlo disumano scagliato al cielo appena fuori all’ingresso.
— Beh, veda, questo posto è enorme — continuò lui — qualche anno fa eravamo in cinquantadue a prestare servizio qui, contando tra staff medico, semplici impiegati e inservienti.
— e poi cosa è successo? — chiesi io preoccupato
— Nulla, il proprietario della struttura decise da un giorno all’altro di automatizzare tutto, con droni, robot e telecamere, e così furono mandati via gli inservienti, via gli infermieri, via gli impiegati, via i medici, per essere soppiantati da macchine e altre diavolerie. Ma le cose non vanno così male, stia sereno — mi rassicurò.
— Anzi, le dirò, ora la situazione è molto più controllata; anche i pazienti non sono mai stati così tranquilli come negli ultimi anni. Certo, ogni tanto sono costretto ad agire.
Quando la situazione degenera e qualche paziente da di matto (è il caso di dire), intervengo con sedativi e qualche schiaffone, ma solitamente risolvo tutto in pochissimi secondi.
— e ci credo! — esclamai sorridendo — con quei ferri da stiro che si ritrova al posto delle mani! —
— cosa?
— no, nulla, dicevo: quando ci vuole ci vuole!
— …e già! Il primario prima di lei sosteneva che ogni tanto un concentrato di violenza controllata risulti addirittura terapeutica per i nostri pazienti; ma lungi da me l’idea di essere considerato una persona aggressiva! — ci tenne a precisare — Mi reputo una persona abbastanza tranquilla, se non fosse per qualche giornata storta che può capitare a chiunque nelle quali sbuffo e maledico il prossimo come tutte le persone comuni!
— Ma certo! — confermai io con un tono rassicurante per lui e anche per me; e per provare a cambiare discorso gli chiesi falsamente incuriosito:
— Buon Gaetano! ma lei, da quanto tempo presta servizio qui? Dove lavorava prima?
Lui mi guardò come se non stesse desiderando altra domanda, gli si illuminarono di nuovo gli occhi e sussurrando mi si avvicinò:
— Dottore! Sono passati più di trent’anni da quando ho messo piede qui. Sa? Ho sempre fatto questo lavoro, il vecchio primario mi prese sotto la sua protezione; ma se le racconto una cosa mi deve giurare che non ne farà mai parola con nessuno!
— Può aprirsi a me, Gaetano, — cercai subito di creare una complicità — apra pure il suo cuore!
A questo punto pensai che mi avrebbe raccontato qualcosa di drammatico, magari qualcosa legato alla sua immeritata malformazione, o che ne so, qualcosa che mi avrebbe commosso e che io, da bravo dottore della mente umana, avrei accolto, per restituirgli coraggio e provando a dargli certezze e serenità; ma lui iniziò a narrarmi della sua eccezionale vita, prima di approdare alla “H.J.C.”.
Cominciò a raccontarmi, con una serie di dettagli interminabili e divagazioni superflue, di essere ormai orfano da molto tempo e che nonostante non fosse cosa riconosciuta, giurò che le sue origini erano molto molto importanti. Cercò di convincermi di essere, niente poco di meno che, il figlio segreto di Wojtyla, avuto con una monaca napoletana alla fine degli anni ’60. Non sapevo se credergli; anzi, all’inizio ero quasi certo che mi stesse mentendo in preda ad un attacco di mitomania acuta, ma poi, ritenendo che era diventato impossibile fermarlo e ascoltando quella narrazione così accuratamente dettagliata, quasi quasi mi convinse;
e a guardarlo bene, mi sembrò che al papa polacco gli somigliasse pure un bel po’.
Cercai comunque, senza offendere la sua sensibilità, di fermare in qualche modo la sua patologica logorrea che stava diventando insopportabile per le mie orecchie, così non ressi più e provai a zittirlo con tono sicuro e più alto del suo:
— Eh ma, Gaetano, d’altra parte è così!
Era un trucco che avevo imparato negli anni, quando mi ero ritrovato a subire un monologo che non avevo più intenzione di ascoltare, e grazie al cielo, anche quella volta funzionò. Gli fece perdere il filo del discorso e ammutolì per qualche secondo; fu un momento di pace tanto desiderato; poi riprese a parlare, fortunatamente tornando sull’argomento che più mi interessava:
— Beh! Sa? La scomparsa del dottor Capicuozzo ci ha messo in seria apprensione.
— Henry James Capicuozzo? Scomparso? — domandai sbalordito;
Gaetano esplose in una fragorosa risata:
— Lei è davvero un simpaticone! Ma no! Henry James Capicuozzo ha fondato questa clinica e ha vissuto questi luoghi un secolo fa! Il dottor Capicuozzo a cui faccio riferimento è il pronipote, il dottor Augusto Capicuozzo. Lui mi prese in affidamento! Lui è scomparso. Svanito nel nulla…
disse tornando serio all’improvviso, fissandomi come uno che stava per raccontare qualcosa di spaventoso.
Il suo sguardo penetrante, mi mise in soggezione, guardai in basso, poi lateralmente e tornai con il pensiero a quei dannati documenti che avrei, assolutamente, dovuto leggere,
— diamine! — pensai.
Gaetano si fermò davanti al bancone della reception, evidentemente lasciato senza impiegati, e con gli occhi mi indicò una vecchia foto, appesa sulla parete di fronte a noi:
— Veda, dottore, quello è il dagherrotipo celebrativo del giorno di inaugurazione della H. J. Capicuozzo, datata 1881 e quello… —
indicando sempre con lo sguardo e non con le mani:
— …è l’irreprensibile Henry James, l’uomo al quale dobbiamo l’esistenza di questo magnifico posto.
— È l’unica testimonianza del glorioso passato dell’istituto che provi anche la magnificenza del dottore omonimo, nonché fondatore della struttura psichiatrica, —
continuò con un tono da guida turistica:
— in questa fotografia d’altri tempi, si lasciò immortalare, come può vedere, in abiti eleganti, con quello che sembra essere un cappotto di cammello, un borsalino bianco e con i tre elementi che più lo contraddistinguevano: il monocolo, la sigaretta al mentolo accesa e il bastone in avorio. —
senza prendere fiato in modo incessante proseguì:
— Lo vede? Quel bastone oggi, secondo una delle leggende del luogo, pare sia nascosto e custodito in una delle centinaia di segrete presenti nel seminterrato dell’edificio, area rimasta intatta dopo i lavori di ristrutturazione. Infatti ciò che sembra un banale bastone da passeggio, seppur di ottima fattura, pare che sia qualcosa in più. C’è chi sostiene che sia una pistola mimetizzata a canna lunghissima, chi invece dice che sia un oggetto magico ultramillenario e chi lo considera un artefatto alieno con poteri sconosciuti, fatto sta che al momento nessuno l’ha mai ritrovato.
L’unico essere vivente a sapere apparentemente dove sia collocato il bastone è Hep: una gatta randagia che di fatto non ha nulla di randagio, essendosi stabilita qui nei dintorni già da diversi anni e che andando a caccia di topi, pare sia riuscita ad intrufolarsi nelle zone più remote dell’ex maniero. Hep, così ribattezzata dai pazienti poiché a tutti ricorda Audrey Hepburn, è davvero bella e al momento — concluse finalmente — purtroppo è l’unica presenza femminile nella vita di questi poveri matti.
— Quella gatta credo di averla incontrata poco fa! Poco prima di entrare! — esclamai io, per tentare di inserirmi nel suo monologo.
— Lo so, — mi fissò redarguente con un mezzo sorriso
— lo abbiamo notato tutti. — e questa frase fugò ogni dubbio sulla mia speranza di essere passato inosservato.
Gaetano mi lasciò qualche minuto per osservare da vicino quel dagherrotipo, senza dire una parola che quasi mi sembrò di riprendere a respirare. Ma, giusto il tempo di cominciare ad apprezzare il valore storico della foto, che di nuovo interruppe il silenzio:
— Venga! Venga Dottore! — rompendo quell’attimo di quiete; sospirai e presi aria come chi sa che sta per tuffarsi in acque profonde
— Eccomi, la seguo! — e poi lui riattaccò a parlare.
2025-03-24
Aggiornamento
Voglio ringraziare di cuore (ma anche di fegato, di polmoni e quant’altro) tutte le persone che stanno contribuendo alla realizzazione di un sogno.
È con grande entusiasmo e tanta gioia che posso comunicarvi che in poco più di 48 ore, abbiamo raggiunto il 68% dell’obiettivo!
La fiducia che avete riposto in questo mio progetto è per me grande motivo di orgoglio e di pura commozione. Siete stati meravigliosi!
C’è ancora un po’ di strada da fare, tutti insieme, verso il traguardo; ma con il vostro sostegno e la carica che mi avete dato, sono sicuro che ce la faremo!
Molto presto vi aggiornerò su eventi e altre novità!
Commenti
Francesca Sorrentino(proprietario verificato)
Esilarante, avvincente, divertente, il tutto condito con disegni che danno quel tocco di realismo magico In una parola: intelligente.
Da lettrice forte, vi dico che Vale Tutto !
Semplicemente, è da leggere e da tenere in libreria.
Andrea Alemanno(proprietario verificato)
Il libro è un viaggio nella mente, in primis dell’autore che ci svela la sua anima folle e fanciullesca,ma anche della propria mente che si apre ad una cascata di personaggi,di parole,di colpi di scena, con una crescente fame di continuare a leggere,a scoprire, ridendo delle situazioni e ironizzando sulla realtà.un viaggio,un sogno,uno splendido volo della fantasia
Massimo Veneziani(proprietario verificato)
Ricevere in dono la responsabilità di leggerlo prima degli altri, mi ha dato la possibilità di scoprire un testo fedele alla mano di chi lo ha scritto: ironico, onirico, divertente, folle. È la dimostrazione che tra gli esordienti ci sono penne che hanno il dovere di scrivere ed essere apprezzate. Vale la pena. Compratelo.
Deborah Divertito(proprietario verificato)
In questo libro c’è tutta la follia geniale dell’autore e allo stesso tempo la sua incredibile capacità di farti affezionare ad ogni personaggio attraverso sia la scrittura con dialoghi molto cinematografici che con illustrazioni che hanno una gran personalita. Fa ridere, ma anche riflettere su come da vicino nessuno è normale. Neanche tu che leggi. Da leggere assolutamente e da promuovere!
Maria Principe(proprietario verificato)
Ho avuto il privilegio di leggere il libro di Maurizio Di Martino in anteprima e mi è piaciuto tantissimo. Ironico, divertente, surreale. Lettura consigliatissima. Le illustrazioni, dello stesso autore, sono fantastiche!
Sono nato a Napoli, giusto alla metà degli anni’70 del secolo scorso. Come tutta la mia generazione sono passato da un’epoca fatta di “intrattenimenti outdoor” in cui l’unico modo di interfacciarsi con gli altri passava per forza attraverso una stretta di mano. Ho assistito a cambiamenti epocali che nemmeno Rutger Hauer nel finale di Blade Runner poteva immaginare. Ho avuto sempre una propensione spiccata all’osservazione degli eventi e questa cosa mi ha reso una spugna con una grande passione per le arti visive. Con un diploma scientifico, ho lavorato per anni in agenzie di comunicazione, per poi dedicarmi alla pittura. Ho partecipato a mostre espositive ed oggi mi ritengo sì un pittore ma per lo più un illustratore. Da sempre però ho una passione per la scrittura, perché non sempre le immagini mi sono bastate per poter raccontare la mia visione del mondo.
Francesca Sorrentino (proprietario verificato)
Esilarante, avvincente, divertente, il tutto condito con disegni che danno quel tocco di realismo magico In una parola: intelligente.
Da lettrice forte, vi dico che Vale Tutto !
Semplicemente, è da leggere e da tenere in libreria.
Andrea Alemanno (proprietario verificato)
Il libro è un viaggio nella mente, in primis dell’autore che ci svela la sua anima folle e fanciullesca,ma anche della propria mente che si apre ad una cascata di personaggi,di parole,di colpi di scena, con una crescente fame di continuare a leggere,a scoprire, ridendo delle situazioni e ironizzando sulla realtà.un viaggio,un sogno,uno splendido volo della fantasia
Massimo Veneziani (proprietario verificato)
Ricevere in dono la responsabilità di leggerlo prima degli altri, mi ha dato la possibilità di scoprire un testo fedele alla mano di chi lo ha scritto: ironico, onirico, divertente, folle. È la dimostrazione che tra gli esordienti ci sono penne che hanno il dovere di scrivere ed essere apprezzate. Vale la pena. Compratelo.
Deborah Divertito (proprietario verificato)
In questo libro c’è tutta la follia geniale dell’autore e allo stesso tempo la sua incredibile capacità di farti affezionare ad ogni personaggio attraverso sia la scrittura con dialoghi molto cinematografici che con illustrazioni che hanno una gran personalita. Fa ridere, ma anche riflettere su come da vicino nessuno è normale. Neanche tu che leggi. Da leggere assolutamente e da promuovere!
Maria Principe (proprietario verificato)
Ho avuto il privilegio di leggere il libro di Maurizio Di Martino in anteprima e mi è piaciuto tantissimo. Ironico, divertente, surreale. Lettura consigliatissima. Le illustrazioni, dello stesso autore, sono fantastiche!