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Quando crollano i muri

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Consegna prevista Dicembre 2025
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A volte, i muri che costruiamo per proteggerci diventano prigioni. Elena, la protagonista di questa storia, è una giovane che potresti aver incontrato nella tua vita, o che forse sei stata o sei ancora. Un’adolescente come tante, con sogni delicati come cristallo e paure che sembrano montagne insormontabili. Elena sogna una vita fatta di piccoli momenti felici: un abbraccio che scalda l’anima, il coraggio di parlare senza il timore di essere giudicata, la libertà di essere sé stessa senza nascondersi. Ma i suoi sogni si scontrano ogni giorno con l’ansia che le stringe il petto e con quella voce interiore che le ripete di non essere mai abbastanza. A scuola, tra i banchi e nei corridoi affollati, cerca di mascherare la sua fragilità, costruendo un’immagine di normalità che però le pesa come una corazza. A casa, tra le mura sicure della sua famiglia, si sforza di apparire forte per non deludere chi la ama. Preparati a entrare nella vita di Elena.

Perché ho scritto questo libro?

Lavorando a stretto contatto con gli adolescenti, sentivo un bisogno di racchiudere le loro storie all’interno di un qualcosa che potesse aiutare loro ad esprimersi, e me a dargli voce. Non è una storia realmente accaduta, ma è una storia che potrebbe accadere, poiché racconta di ansie reali, paure e possibilità di cambiamenti. Non potevo permettere che il grido di aiuto dei miei ragazzi restasse silente, strozzato in gola e sommerso da problemi apparentemente più grandi. Lo dedico a loro.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Capitolo 1: Il volto che mostro al mondo

La sveglia suona alle 6:45, e come ogni mattina, Elena la spegne prima ancora che inizi a vibrare sul comodino. La sua stanza è immersa in una penombra blu-grigia, con la luce dell’alba che filtra timidamente dalle tende semiaperte. Sotto il peso delle coperte, Elena osserva il soffitto per qualche istante, lasciando che la sensazione di oppressione che l’accompagna appena sveglia si faccia strada dentro di lei. È sempre così: una morsa invisibile che le stringe il petto, un nodo che si forma nello stomaco. Sa che passerà, almeno per un po’, non appena inizierà la routine della giornata.

Si alza lentamente, cercando di non fare rumore per non svegliare Laura, la sorella maggiore, che dorme nella stanza accanto. Laura è sempre stata la “perfetta” della famiglia: una studentessa modello, capitano della squadra di pallavolo, la prima a ricevere complimenti dagli insegnanti. Non è una questione di invidia, pensa Elena mentre si guarda nello specchio del bagno, il viso pallido e gonfio per il sonno. È solo che a volte sembra impossibile essere come lei, così solida, così sicura di sé.

“Devo muovermi.” Elena scuote la testa, cercando di scrollarsi di dosso quei pensieri. Si lava velocemente il viso con l’acqua fredda e, mentre lo fa, cerca di ripetere mentalmente il copione che segue ogni giorno. Sorridi. Stai dritta. Fai una battuta se serve. Tutto andrà bene.

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Quando scende in cucina, la mamma è già in piedi, vestita per il lavoro. Sta preparando il caffè e spalmando la marmellata su una fetta di pane tostato.
“Buongiorno, tesoro. Dormito bene?” le chiede con un sorriso che sembra più un’abitudine che una reale domanda.
“Sì, tutto bene,” mente Elena, infilando un biscotto in bocca per evitare di dover aggiungere altro. Sa che sua madre non sospetta nulla, e questo è un sollievo. Non vuole che le cose cambino. Non vuole che la guardino con preoccupazione.

Laura scende le scale pochi minuti dopo, con l’aria fresca di chi è sempre un passo avanti.
“Allora, pronta per oggi? Interrogazione di storia, giusto?” dice con quel tono incoraggiante che Elena a volte trova insopportabile.
“Sì, più o meno. Non è niente di che,” risponde Elena con un’alzata di spalle, mentre beve il suo latte.

Le conversazioni mattutine sono brevi e leggere, quasi come se tutti in casa sapessero che scavare troppo in profondità potrebbe svelare cose che nessuno vuole affrontare. Alle 7:30 in punto, Elena prende lo zaino e si avvia verso la porta. Prima di uscire, sua madre le dice come ogni giorno:
“Non dimenticare di sorridere. Sei così bella quando sorridi.”
“Certo, mamma. Come sempre,” risponde Elena, cercando di nascondere la punta di sarcasmo nella voce.

Fuori casa, l’aria è fresca e pungente, e Elena sente un momento di sollievo. Il tragitto verso scuola è sempre lo stesso: una passeggiata di dieci minuti lungo strade tranquille, con le cuffie infilate nelle orecchie per creare una barriera tra sé e il mondo. La musica è l’unico rifugio che le permette di staccarsi dalla realtà, di isolarsi dalle voci e dai pensieri che altrimenti si accavallerebbero incessantemente nella sua mente.

Quando arriva davanti al cancello del liceo, la maschera si attiva. Tira un respiro profondo, sistema i capelli con un gesto automatico e attraversa l’ingresso come se fosse una qualsiasi mattina normale. Nella folla di studenti che si accalcano nei corridoi, Elena si sente invisibile, ma è un’invisibilità a cui si è abituata e che, in qualche modo, le è diventata necessaria.

“Allora, pronta per essere interrogata oggi?” le chiede Chiara, la sua migliore amica, mentre le si avvicina con il solito sorriso radioso.
“Prontissima, come sempre,” risponde Elena con una risata. Dentro, però, il panico inizia a montare. Non ha studiato abbastanza. Le date le si confondono nella testa, e immagina già la sensazione di vuoto che proverà davanti alla cattedra.

Il resto della mattinata passa tra lezioni, chiacchiere nei corridoi e qualche risata forzata. Elena sa esattamente cosa fare per sembrare a suo agio: lanciare battute quando serve, annuire quando gli altri parlano, sorridere senza sforare nella teatralità. Ma dentro di lei, ogni gesto è un piccolo atto di resistenza, come camminare su un filo teso sopra un abisso.

Durante la pausa, Chiara le racconta di una festa che si terrà il sabato successivo.
“Dobbiamo andare, assolutamente! Ci sarà anche Andrea, quello che ti piace!” dice con un tono malizioso.
“Vedremo,” risponde Elena, cercando di non mostrare quanto l’idea la spaventi. La verità è che l’idea di trovarsi in mezzo a una folla di persone, con musica assordante e chiacchiere inutili, le sembra insostenibile.

Quando la campanella dell’ultima ora suona, Elena tira un sospiro di sollievo. Sopravvivere alla scuola è sempre una piccola vittoria. Tornando a casa, però, il senso di sollievo si mescola con l’ansia per i compiti e le aspettative.

Una volta in camera, si lascia cadere sul letto senza togliersi nemmeno le scarpe. Afferra il diario nascosto sotto il cuscino e inizia a scrivere:

“Oggi è andata. Nessuno ha sospettato niente. Ho riso, ho scherzato, ho finto di essere normale. Ma dentro mi sento vuota. Ogni giorno è una battaglia, e nessuno sembra accorgersene. A volte vorrei gridare, ma non lo faccio. Se lo facessi, rovinerei tutto.”

Dopo aver scritto, Elena chiude il diario e lo rimette al suo posto. Non piange, perché le lacrime sono ormai un lusso che non si concede più. Si limita a fissare il soffitto, chiedendosi quanto ancora riuscirà a tenere in piedi il muro che si è costruita.

“Domani sarà meglio,” sussurra tra sé e sé, sapendo che sta mentendo.

Elena si alza dal letto e si avvicina alla scrivania, dove i libri di scuola sono ancora impilati in un disordine che riflette il suo stato d’animo. Storia, matematica, italiano: ogni materia sembra gridarle contro, ricordandole tutto ciò che ancora non ha fatto. Fa scorrere un dito sul bordo del diario appena nascosto, combattuta tra il desiderio di tornare a scrivere e l’obbligo di aprire i quaderni.

Alla fine, cede. Apre il libro di storia, ma le parole sembrano mescolarsi in un miscuglio incomprensibile. Le date delle battaglie, i nomi dei condottieri, tutto si confonde. Prova a concentrarsi, ma il silenzio della stanza non aiuta. È un silenzio assordante, rotto solo dal ticchettio dell’orologio. Ogni secondo che passa è un promemoria del tempo che scivola via, del fatto che non sta facendo abbastanza.

“Allora, che fai? Studi?” La voce di Laura arriva dalla porta, calda e curiosa come sempre.

Elena si volta di scatto. Laura è appoggiata allo stipite, un sorriso rilassato sul viso. I capelli castani, perfettamente lisci, le incorniciano il volto. È sempre così: impeccabile, a suo agio con sé stessa.
“Sì, sto provando,” risponde Elena con un sorriso tirato.
“Brava. Vedrai che ce la fai. Sei più intelligente di quanto credi,” dice Laura, entrando nella stanza e sedendosi sul letto di Elena.

Elena vorrebbe crederle, ma quelle parole, per quanto gentili, le suonano vuote. Sa che Laura le dice con sincerità, ma non può fare a meno di sentirle come un peso. “Se sono così intelligente, perché mi sento così persa?” pensa, ma non osa dirlo ad alta voce.

“Hai bisogno di una mano?” chiede Laura, sfogliando distrattamente un quaderno di appunti sulla scrivania.
“No, ce la faccio da sola. Grazie,” risponde Elena, forse un po’ troppo in fretta. Laura non insiste, si alza e le sorride di nuovo.
“Ok, allora ti lascio studiare. Se hai bisogno, sai dove trovarmi.”

La porta si chiude, Elena si lascia andare contro la sedia, esausta. Anche le conversazioni più banali con Laura la stancano. Non è colpa sua, ovviamente. Laura è tutto ciò che una sorella maggiore dovrebbe essere: gentile, comprensiva, sempre pronta ad aiutare. Ma è proprio questo il problema. Elena non vuole essere aiutata. Non vuole essere vista come fragile.

La sera cala lentamente, e con essa arriva un’altra sfida: la cena in famiglia. Elena scende le scale sentendo già la tensione accumularsi nelle spalle. La tavola è apparecchiata, e sua madre ha preparato un risotto ai funghi che riempie l’aria di un profumo caldo e invitante.

“Allora, com’è andata oggi a scuola?” chiede il padre, servendosi un piatto.
“Bene,” risponde Elena, mantenendo il tono neutro. Non dice altro, sperando che la conversazione si sposti rapidamente su Laura o su qualche argomento generico.

E, come sempre, funziona. Laura comincia a raccontare della sua giornata: l’allenamento di pallavolo, una discussione interessante avuta con un professore. Elena ascolta in silenzio, annuendo ogni tanto, cercando di apparire interessata.

“E tu, Elena? Ti senti pronta per l’interrogazione di domani?” domanda sua madre, interrompendo per un momento il monologo di Laura.
“Sì, credo di sì. Ho ripassato,” risponde Elena con un sorriso forzato.

Non è vero. Non ha ripassato abbastanza, ma non può dirlo. Non può ammettere che ogni volta che apre il libro, l’ansia le blocca la mente. Sarebbe come confessare di non essere all’altezza, e questo è impensabile.

La cena si conclude senza altri interrogativi. Dopo aver aiutato a sparecchiare, Elena torna in camera sua, sentendosi più stanca di quanto dovrebbe. Si infila il pigiama, si raggomitola sotto le coperte e fissa il soffitto.

Quella notte, Elena sogna di essere in piedi su una scogliera. Il mare sotto di lei è scuro e agitato, e il vento le sferza il viso. Sa che deve saltare, ma qualcosa la trattiene. Le gambe sono inchiodate al suolo, mentre il cuore le batte furiosamente. Si sveglia di colpo, il respiro affannoso e il petto stretto in una morsa.

L’orologio segna le 3:17. Elena si gira su un fianco, cercando di calmarsi. Si dice che era solo un sogno, ma il senso di oppressione non svanisce. Rimane lì, come un’ombra, fino a quando finalmente il sonno non la reclama di nuovo.

Quando il mattino successivo arriva, tutto ricomincia da capo. La sveglia suona, il copione si attiva, e il volto che mostra al mondo torna a sorridere. Nessuno sospetterà nulla. Non oggi, almeno.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Giovanni Frisulli
Sono Giovanni Frisulli, frequento la facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, il mio sogno è quello di diventare un giornalista e un insegnante. Sono arbitro di calcio dal 2011, ad oggi in organico di Eccellenza, Scout dal 2004, caporeparto (branca che comprende ragazzi dagli 11 ai 15 anni) dal 2018 al 2024 e attualmente capocolonia (comprendente bambini dai 5 ai 7 anni) nel gruppo Torre del Greco 1.
Scrivo per la rivista online "L' Arbitro".
Sono un musicista, suono nove strumenti e canto. Mi diverte mettere in musica le poesie che scrivo. Ho pubblicato due raccolte di poesie con la casa editrice “Pagine”, il romanzo di formazione "Devo dirti una cosa…" con la casa editrice Duemme Edizioni e sono appassionato di Dante per la poesia e Shakespeare per la drammaturgia.
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