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L’O di Charlot

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Andrea Valentino convive dalla nascita con una disabilità motoria e ha sempre pensato di essere un errore. Ma quando decide di intraprendere un viaggio interiore verso l’accettazione di sé, il suo cammino incrocia due figure nate dal genio di Charlie Chaplin: Charlot e Calvero. Diversi ma complementari, il primo gli insegna a riscoprire il bambino capace di stupirsi, il secondo a riconoscere le proprie paure come forza e non come limite. Grazie a loro, Andrea impara che la vita non va capita, ma vissuta in ogni sua sfumatura: anche quelle più fragili e imperfette.

Un racconto profondo sulla ricerca di sé, sull’amore per la vita e sul coraggio di sorridere allo specchio, anche quando riflette le nostre crepe più vere.

Vita circolare

Bambino, adulto;

adulto, bambino.

La vita in cerchio;

senza fine, senza tempo.

La vita ha un ritmo tutto suo, antico e continuo, che non segue un vero inizio né una fine. È un ciclo che si ripete, dove si nasce bambini, si cresce, si diventa adulti… e poi, in un certo senso, si torna bambini. È come un cerchio che si disegna senza sosta, sempre in movimento, sempre in trasformazione. Ogni bambino porta già dentro di sé l’adulto che sarà, e ogni adulto, anche se spesso se ne dimentica, conserva qualcosa del bambino che è stato. Quel modo di guardare il mondo con occhi pieni di stupore, quella capacità di sorprendersi per le cose più semplici. È un passaggio continuo tra due mondi, in cui i ruoli cambiano, si alternano, si intrecciano. Ed è proprio questo alternarsi che ci forma, ci cambia, ci fa diventare chi siamo.

Il bambino vive la vita come un’avventura da scoprire. Tutto è nuovo, tutto è interessante: ogni giornata è un territorio inesplorato. È curioso, aperto, pronto a fidarsi, a meravigliarsi. Per lui, ogni persona sconosciuta può diventare un amico, ogni angolo di strada può nascondere una sorpresa.

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Poi si cresce e si diventa adulti. E anche se esteriormente si cambia, dentro restano i segni di quel cammino: le esperienze, i successi, gli errori, i sogni realizzati o lasciati indietro. Ma da qualche parte, dentro, c’è ancora quella scintilla: un sorriso improvviso, una risata senza motivo, un momento di leggerezza che ci riporta indietro, anche solo per un attimo. E forse è proprio questo che completa il cerchio: quando l’adulto, pur con la consapevolezza e la maturità acquisite, riesce a ritrovare un po’ di quello stupore infantile. Quando torna a guardare le cose con occhi semplici, a lasciarsi toccare dalle piccole gioie, a sognare senza preoccuparsi troppo. In quel ritorno alle origini si uniscono forza e delicatezza, razionalità e meraviglia.

La vita, in fondo, non è una linea retta. È un fluire continuo, come le stagioni che tornano diverse e uguali, come le onde che si rincorrono. Ogni fase ci invita a conoscerci meglio, a scoprire nuove parti di noi, a guardare il mondo con occhi sempre nuovi. Ed è proprio questo movimento, questo cambiamento costante, a rendere la vita così viva e piena di possibilità.

Sogno di sognare

Quando sogno

di sognare,

il sogno

diventa realtà.

Nel silenzio ovattato di una notte serena, Andrea Valentino si abbandona a un sonno profondo. Ma quel sonno non è solo riposo: è l’ingresso in un mondo altro, un universo di sogni dove tutto è possibile. Si sente lucido, presente, come se potesse dirigere lui stesso le scene che si susseguono nella sua mente. È un viaggio tra immagini e sensazioni che sfuggono alla logica, ma non all’anima.

Si ritrova in un vecchio cinema abbandonato, dove il tempo sembra essersi fermato. L’aria profuma di polvere e pellicole consumate, mentre il rumore lontano di un proiettore dà vita a una nostalgia sospesa, quasi magica. Sullo schermo opaco compare una figura familiare: un uomo con la bombetta, il bastone, la giacca troppo grande. È Charlot, il vagabondo sognatore nato dalla mente di Charlie Chaplin. Andrea lo guarda e prova una strana vicinanza, come se lo conoscesse da sempre, come se quello sguardo malinconico e ironico fosse lo specchio di qualcosa che gli appartiene profondamente.

Così comincia L’O di Charlot, un viaggio intimo e visionario nell’anima di Andrea. Inizia a sentire un legame profondo, quasi misterioso, con il cineasta inglese. Chaplin lo affascina: quell’infanzia segnata dalla povertà, le umili origini che l’hanno spinto a creare un personaggio capace di affrontare il mondo con ironia e dignità. Charlot non è solo un clown: è la voce di chi lotta, di chi sogna, di chi non si arrende mai. Con la sua comicità fatta di gesti e silenzi, Chaplin ha trasformato la sofferenza in poesia, regalando al mondo emozioni che attraversano il tempo. Ogni scena, ogni movimento di Charlot è arte pura. In quel mondo surreale in cui realtà e sogno si fondono, Charlot diventa un simbolo: incarna le nostre fragilità, le nostre speranze, e quella tenacia silenziosa che ci tiene in piedi. Le sue storie non sono solo da guardare, ma da sentire. I suoi occhi raccontano più di mille parole, e la sua capacità di farci sorridere e commuovere nello stesso istante è un dono raro.

E poi c’è Calvero, l’altro volto di Chaplin. Il protagonista di Luci della ribalta è un artista stanco ma ancora pieno di umanità, un uomo che ha conosciuto la gloria e ora cammina tra le ombre del declino. Nelle sue parole, rivolte alla giovane ballerina Terry, vibra una verità profonda: la vita è un palcoscenico dove ogni emozione merita di essere vissuta. La sua ultima esibizione è un atto d’amore verso l’esistenza, fragile e luminosa.

Charlot e Calvero: due anime dello stesso spirito. Il primo parla col silenzio, il secondo con la voce della saggezza. Entrambi ci invitano a guardare oltre l’apparenza, a credere ancora nei sogni, a cercare la bellezza nascosta nella fatica del vivere.

Andrea sogna ancora. Ora cammina in un campo dorato, il grano ondeggia sotto un cielo perfetto e il sole accarezza la pelle come una promessa. Ma lui sa: è solo un sogno. Così avanza, a piedi nudi, finché il paesaggio si dissolve, lasciando spazio a una foresta antica, viva e silenziosa. Le fronde bisbigliano storie dimenticate e lo conducono fino a una radura illuminata da una luce argentea. Al centro, un lago. Sullo specchio dell’acqua, vede il suo volto, che si sdoppia: un sé sognante e uno reale. Sfiora la superficie gelida e un brivido lo scuote. Dall’acqua emerge una scala di luce. Andrea la percorre, gradino dopo gradino, e a ogni passo il sogno si frantuma come uno specchio. In cima, sospeso tra due mondi, si lascia cadere.

Si sveglia di colpo. Il cuore batte forte. È tornato nella sua stanza, ma qualcosa in lui è cambiato. C’è una nuova luce nei suoi occhi: come se la realtà avesse rivelato un volto segreto.

Inizia così il racconto che segue. Ci immergeremo nel mondo di Andrea, tra le pareti della sua camera da letto e il cinema abbandonato Pitaluga. Due luoghi che diventano simboli: rifugi dell’anima, scenografie di un viaggio interiore. Nella sua stanza, uno specchio rotondo riflette più del volto: mostra i ricordi, le speranze, le vite possibili. Ogni sera, Andrea si avvicina a quello specchio come si va a trovare un vecchio amico. Il passato si mescola al presente, i sogni al vissuto.

Il cinema, invece, è un tempio dimenticato. Polvere, ombre, silenzi pieni di storie. Il vecchio proiettore, quando si riaccende, non proietta solo film, ma emozioni. Le pareti vibrano di immagini tremolanti: momenti della vita del protagonista, istanti di gioia e di dolore, tutto torna alla luce, come in un diario scritto con la luce.

Tra lo specchio e il proiettore si gioca il vero viaggio di Andrea: una riconciliazione con se stesso, una riscoperta di ciò che è stato e di ciò che potrà essere. Ogni poesia che scrive è un frammento di questo cammino. Ogni verso riflette un’emozione, una domanda, una rivelazione. Come in un film di Chaplin, anche la vita di Andrea è fatta di ombre e luci, sorrisi e lacrime. È il racconto di un uomo che, come Charlot, crede nella forza dei sogni e nella dolcezza di un gesto semplice. Andrea scrive per condividere, per toccare il cuore degli altri. E quando ci riesce, sorride. Perché in fondo, la vera felicità sta nel riconoscersi negli occhi di chi legge.

L’O di Charlot è tutto questo: un tributo all’arte, alla poesia, alla vita. Un invito a riscoprire la bellezza che ci circonda, anche quando non la vediamo. Le poesie di Andrea diventano specchi per l’anima, finestre aperte su mondi interiori in cui ciascuno può ritrovare un pezzo di sé.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Paolo Nastego
Classe 1966, vive a Caneva (PN). Dopo la maturità scientifica e la laurea in Scienze giuridiche a Trieste, lavora nei servizi pubblici locali e racconta il territorio come giornalista pubblicista. L’O di Charlot è il suo esordio narrativo, nato da un’urgenza autentica. Scrive per dare voce alle emozioni che troppo spesso tacciono.
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