E se il bosco dietro casa nascondesse un segreto che nessun adulto ricorda?
Emma, Tommi, Sara e Ric sono amici inseparabili e amano esplorare i dintorni di Valverde. Ma tutto cambia quando, sotto le radici della Quercia Antica, trovano una mappa disegnata con inchiostro dorato.
Non è una mappa qualsiasi: parla di sentieri magici, simboli misteriosi e di un luogo chiamato “il Cuore del Bosco”.Da quel momento, nulla sarà più come prima.
Il Bosco Muto, silenzioso e immobile da sempre, comincia a rivelare la sua vera natura: alberi che si spostano, creature mai viste e voci che sussurrano segreti dimenticati.
Ma perché proprio loro? E cosa li lega a quel mistero?
Tra enigmi da risolvere, antiche leggende e magie nascoste, i quattro amici scopriranno che la più grande avventura… è quella che ti cambia dentro.
Perché ho scritto questo libro?
Ho scritto questa storia per i bambini che sognano a occhi aperti e per le mie figlie, a cui volevo insegnare quanto siano preziose l’amicizia e la forza dello stare insieme. Volevo raccontare un’avventura magica che parlasse di coraggio e mistero, ma anche di ascolto, meraviglia e quei piccoli segreti che solo i cuori curiosi riescono a vedere, perché credo che ognuno di noi abbia dentro un bosco da esplorare e che i veri tesori si scoprano solo con il cuore aperto, in buona compagnia.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Questo libro è opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono frutto dell’invenzione dell’autore e non sono riconducibili a persone o cose realmente accadute.
Premessa
Nel mondo ci sono luoghi che sembrano comuni agli occhi degli adulti, ma che nascondono segreti visibili solo ai bambini più curiosi. A volte basta superare una collina, ascoltare un sussurro nel vento o seguire una farfalla che brilla un pò troppo per scoprire che la magia è reale. Questa è la storia di quattro amici, un bosco dimenticato e un viaggio che cambierà per sempre il loro modo di vedere il mondo
Introduzione
Nel tranquillo paesino di Valverde, un piccolo villaggio dove tutto sembra tranquillo…forse troppo tranquillo. quattro amici inseparabili Gaia, Tommi, Sara e Ric, scoprono una misteriosa mappa durante una delle loro esplorazioni nel bosco dietro la scuola. Hanno una sete di avventura, menti brillanti e cuori coraggiosi. La mappa mostra quattro sentieri incantati che si diramano dal cuore del Bosco Muto, un luogo dove nessuno osa entrare da anni.
Ogni sentiero è segnato con un colore diverso e conduce a una “Chiave della Prova”. Solo raccogliendo tutte e quattro le chiavi, i bambini potranno sbloccare l’ingresso alla Torre dei Ricordi Perduti, dove si dice sia nascosto il Cuore del Bosco, un oggetto magico capace di esaudire un desiderio… ma solo se chi lo cerca ha un cuore puro.
Inizia così un viaggio tra sogni, magie e amicizie, dove il coraggio non è non avere paura, ma affrontarla insieme. Quello che troveranno va oltre l’immaginazione: un bosco incantato, creature leggendarie, prove da superare e una torre nascosta nei ricordi del tempo.
Capitolo 1 – La Mappa della Quercia Antica
A Valverde, il tempo sembrava scorrere più lentamente, come se ogni minuto si stiracchiasse un po’ prima di passare al successivo. Le giornate iniziavano con il canto pigro dei merli, che si rincorrevano sui fili del bucato, e finivano con il profumo del pane appena sfornato, che si spargeva tra i vicoli inebriandoli di calore e ricordi. E in quel mondo, in un tempo che non era tempo, esisteva un faro. Ma non uno qualunque.
Questo faro non guidava navi nel mare, bensì ricordi nel tempo. Ogni luce che si spegneva nel cuore di una persona, ogni sogno abbandonato o dimenticato, veniva raccolto lì, nel Faro del Tempo Inverso, e custodito con cura.
Finché qualcosa cambiò.
Le case del paese erano basse, con tetti di tegole rosse sbiadite e camini che sembravano respirare piano. Le persiane verdi cigolavano appena quando passava il vento, e i cortili erano pieni di biciclette con i pedali rotti, gatti che dormivano sulle cassette della posta e piccoli misteri dimenticati.
Ma per Gaia, Tommi, Sara e Ric, Valverde era più di un semplice paesino: era la cornice di un mistero non ancora svelato, un luogo dove ogni angolo sembrava nascondere una storia.
Ogni pomeriggio, dopo la scuola, si ritrovavano ai margini del Bosco Muto, con gli zaini pieni di quaderni sgualciti, biscotti fatti in casa… e sogni da rincorrere. Il paesino era solo la loro base di partenza. Gli adulti lo dicevano sempre:
“Non c’è nulla di interessante laggiù”, sbuffavano. “Solo alberi, silenzio e vecchie storie.”
Ma quel silenzio, così fitto da sembrare vivo, attirava i quattro amici come una calamita invisibile.
“È solo una leggenda”, borbottava sempre Tommi, mentre si metteva i suoi guanti da arrampicata, sdruciti ma fidati.
“Un bosco non può essere muto. Deve essere pieno di scoiattoli, uccelli, foglie…”
“Appunto”, lo interrompeva Sara, aggiustandosi gli occhiali con aria seria.
“Qui non si sente niente. Mai. Nemmeno un fruscio. E questo è strano.”
Quel pomeriggio il sole era alto, e il cielo di un azzurro quasi trasparente. I bambini si erano dati appuntamento dietro il vecchio mulino, ormai abbandonato, dove l’erba cresceva alta e le ruote di ferro cigolavano ogni tanto, come se sussurrassero parole dimenticate.
“Avete preso tutto?” chiese Gaia, l’esploratrice del gruppo. Portava con sé uno zainetto decorato con toppine colorate: dentro c’erano bussole rotte, torce senza batterie e una mappa disegnata a mano da Ric, che era convinto, con la certezza incrollabile dei sette anni, di essere un genio della cartografia.
“Ho portato gli snack!” esclamò Tommi con orgoglio, mostrando una scatola di biscotti dalla forma incerta.
“Li ha preparati mia nonna. Dice che tengono lontani i mostri!”
“Solo se li lanci in testa ai mostri”, commentò Sara ridendo.
“Perché questi sembrano pietre.”
Tommi fece finta di offendersi, prese un biscotto e ne morse un pezzo. Si sentì un crack! così forte che anche gli uccelli appollaiati sulle travi del mulino parvero sobbalzare.
“Ahi!” esclamò, tenendosi la bocca.
“Credo di aver rotto un dente… o il biscotto ha rotto me.”
Gaia scoppiò in una risata talmente fragorosa che inciampò su un sasso e cadde seduta sull’erba umida. Ric ne approfittò per scattare una foto col suo vecchio telefono, con la cover tutta graffiata. Salvò il momento sotto il nome: “imboscati prima ancora di entrare nel bosco”.
“Va bene”, disse Ric, ancora ridendo.
“Se sopravviviamo ai biscotti, possiamo sopravvivere a qualunque cosa.”
Il gruppo riprese il cammino. Intorno a loro, la luce filtrava tra le foglie con riflessi dorati. Una brezza leggera, profumata di muschio e resina, li guidava verso la Grande Quercia: l’albero più antico del Bosco Muto, alto come una torre, con rami che si allungavano come dita verso il cielo e radici che sembravano serpenti addormentati.
“Ho sentito dire che è cava dentro…”, sussurrò Ric, posando una mano sulla corteccia ruvida. Le sue dita tremarono appena.
Gaia, sempre la più coraggiosa, si chinò vicino alle radici.
“Guardate qui… c’è qualcosa!”
Con le mani sporche di terra, tirò fuori una scatola di legno scuro, lucida e liscia come se fosse stata appena lucidata, anche se sepolta. Un piccolo fermaglio dorato brillava al sole. Tommi lo toccò e… click! Si aprì da sola.
Dentro c’era una mappa antichissima, disegnata a mano con inchiostro dorato. Il foglio, leggermente croccante, profumava di vecchi libri, fiori secchi e vento.
Al centro, un simbolo circolare: quattro sentieri che si allungavano in direzioni diverse, ciascuno con un colore diverso: nero, verde, azzurro e oro.
In basso, in una calligrafia elegante e tremolante, si leggeva:
“Solo chi crede nella magia troverà la via.
Ma attenzione: ogni sentiero rivela qualcosa che è già dentro di voi.”
“Questa… questa è una mappa magica!” esclamò Sara, gli occhi sgranati dietro le lenti.
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