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London Through The Backdoor

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Consegna prevista Aprile 2026
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Una storia, la mia, vissuta nel “retro” di Londra, sopravvivendo a me stessa cercando la mia verità, la mia direzione. Affrontando sfide quotidiane, paure e schemi da spezzare e la musica a farmi da guida nei momenti in cui ogni cosa poteva crollare. La fame, la solitudine, gli aeroporti londinesi vissuti come rifugio notturno, lontano dal pericolo della “Città Mondo” in cui ogni giorno mi adattavo a sopravvivere, osservando gli altri muoversi nella routine della propria inconsapevolezza.

Perché ho scritto questo libro?

Analizzare gli strati più profondi del mio essere, mi ha portato inevitabilmente a scrivere. La scrittura come cura per me stessa e un possibile messaggio per chi, leggendo il mio libro, si possa ritrovare dentro le mie parole e vedere la realtà in modo alternativo.
Foto di Michela Giannecchini

ANTEPRIMA NON EDITATA

PREFAZIONE

11 Ottobre 2011

Mesi prima, avevo chiuso una pseudo storia parecchio turbolenta, riprendendo in mano la mia vita, partendo per Londra con un biglietto di sola andata. Avevo fissato la partenza per l’11 ottobre, un numero per me molto mistico, e anch’esso, doveva far parte di questo viaggio: Giorno 11/Mese 10/ Anno 11

Una scelta per niente casuale: una sequenza di numeri perfetti, una data astrale, un codice binario.

ONE WAY TICKET

La partenza è imminente e il mio cuore è abbastanza sottosopra. Decido di farmi accompagnare in aeroporto da due miei cari amici. Sono seduta di fianco al mio amico alla guida, Cavolo! Sto fisicamente andando in quella direzione. La sensazione è abbastanza surreale e l’autostrada, sembra un luogo diverso: una lunga strada interminabile. Tutto è come se fosse rallentato, ed ho la percezione che questo viaggio sarà molto impegnativo, ad un punto tale, che scaverà dentro di me, come un cane che scava la sua buca per trovare qualcosa che gli appartiene. Fondamentalmente: cosa sto andando a cercare?! Perché Londra? Cosa c’è lì? E soprattutto, perché uno “one way ticket”?? I pensieri sono molti ed irrazionali. Per questa partenza, ho voluto il miglior posto sull’aereo, anche se questa mi sembra tutt’altro che una vacanza! Il momento dell’imbarco è arrivato, salgo a bordo. L’aereo è mezzo vuoto e mi sto sentendo una “straniera” già prima di arrivare. Sto effettivamente lasciando il mio paese: senza sapere quando e come tornerò, se vivrò per sempre a Londra, la città più amata da chi vuole voltare pagina e riscrivere forse la propria. Beh, l’unica certezza è che ora sono sola, e che è tutto nelle mie mani. Nessun corso di Inglese, nessun lavoro da cercare, nessuna meta. Sento che sto cercando altro! Le nubi avvolgono l’aereo e lo scuotono, la mia turbolenza personale mi accompagna, è nella mia anima. “Hey…hey, andrà tutto bene” qualcosa nella mia mente mi sta dicendo queste parole che sembrano essere molto rassicuranti. Il volo intanto prosegue e sto pensando alla mia valigia, a quando l’ho preparata e ci ho messo parecchie cianfrusaglie.

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Questo l’ho fatto per sentirmi meno sola e credo di aver portato tutto quello che serve per un tempo indefinito. I pensieri tornano a tormentarmi: avrò dimenticato qualcosa?? Beh, che importa?! Qualsiasi cosa abbia dimenticato, la troverò senz’altro a Londra. Oh, ma quante domande senza una fottuta risposta. Cazzo! Vorrei che qualcuno mi spiegasse il perché di questo viaggio, ma niente! Il mio inconscio invece, sembra che sappia già tutto ciò che c’è da sapere. Ora voglio solo scoprire dove mi porterà tutto ciò. Mentre sono ancora in volo, sfoglio una rivista in Inglese e mi soffermo a leggere il titolo di un articolo:

“The Dawn of The New Era” ovvero L’alba di una nuova era. Questo pare un segno! Ed è proprio quello che stavo cercando.

ORE 18.00 − LONDON CENTRAL Incredibile, sono arrivata a destinazione ed inizio a dirigermi verso il mio hotel. In tasca ho già il biglietto del treno fatto prima della partenza. Wow! Per due giorni avrò una camera d’albergo qui a Victoria, nella centralissima Zona 1. Mentre la stanchezza si fa sentire, la sensazione che avverto è quella di essere arrivata qui con il “teletrasporto”. Vedo tutto ruotarmi intorno. Nonostante conosca già questo posto, essendoci già stata in passato, mi sento smarrita, come se fossi qui per la prima volta. Ho uno strano torpore addosso. Il mio film inizia da oggi!! Cerco di rilassarmi e mi godo l’intensità tipica di Londra: profumi, persone e luoghi. Ho fatto un rapido check in e depositato i bagagli. Esco subito dall’hotel, per tuffarmi in quel caos, e assaporarne l’essenza. Londra per me è come una bella donna che ti cattura! Mi tuffo come un nuotatore, nel caos di Victoria station. Nella Rush Hour, l’ora di punta, sei travolto come un salmone che risale la corrente di un fiume, e devi stare attento a non essere investito dalla marea umana che teme di perdere i treni e le coincidenze. Hey gente!! Ma io non devo mica prendere il treno come voi! Voglio solo prendere del cibo! Mi muovo maldestramente dicendo: Sorry! e mi faccio strada tra la folla. Finalmente, dopo aver lottato con pendolari impazziti si mangia! Eccomi qua! Sola con me stessa e non mi sembra ancora vero. “Si, sei davvero qui!” Il mio monologo interiore, ovvero la mia coscienza, mi dà sempre risposte certe. Anche se sono arrivata qui da poche ore, mi sto orientando molto bene. Cerco subito uno dei miei punti di riferimento, come il chiosco dei Pastry. Il cibo che vendono lì mi è familiare. Ordino un pastry bacon cheese and potatoes. Una specie di involucro di pasta sfoglia con bacon, patate e formaggio a cui aggiungo una porzione gigante di patate arrosto. Questa sarà la mia cena.

Bentornata a Londra, Baby!!

S.O.S

Risvegliarsi a Londra… come se fossi arrivata qui senza nemmeno accorgermene. Lo stupore è cosi incredibile ad un punto tale, che faccio davvero fatica a pensare di essere qui veramente!

Tornando con i piedi per terra, mi viene la brillante idea di andare al Consolato Italiano per cercare informazioni sugli alloggi. Tra l’altro, il consolato è abbastanza vicino a dove mi trovo. Uscendo dal mio hotel, mi rendo conto di quanto io sia fortunata ad essere qui. Ovunque io vada, sono nel cuore della città, e mi chiedo quanto durerà questo benessere effimero. Dentro di me, sono terrorizzata da ciò che succederà dopo domani: dovrò cercarmi un posto dove vivere, o almeno, immagino sia cosi; perché cavolo, sono a Londra senza un motivo apparente, ed essere in balia di tutto ciò mi tormenta, anche se lo vedo anche come un grande privilegio. Tra tutti questi pensieri, adesso mi trovo davanti agli uffici del Consolato. Entro in un ufficio che si occupa di queste cose, e riesco a malapena a parlare con un impiegato. Purtroppo, come mi aspettavo, mi da poche informazioni e mi dice di andare alla London Hostel Association. Delusa e molto perplessa dal fatto di non aver ricevuto nessun tipo di assistenza, mi metto in cerca di quest’associazione che si trova ad un’ora circa dal Consolato. Mentre cammino, osservo le case, i palazzi. Tutti questi edifici sembrano essere abitati da persone facoltose. Percepisco un certo status da cui mi sento molto lontana, ma allo stesso tempo, sento una grande forza che risale dalle mie gambe fino al cuore. Una grande forza a cui do ascolto. Dopo una lunga camminata, riesco a trovare la sede della London Hostel Association. Mi sento motivata nel trovare un alloggio, ma purtroppo, vengo subito liquidata alla reception da un tizio veramente brutto ed antipatico, che alla mia domanda: Sorry I’m looking for a single room, mi risponde scortesemente: “NO SINGLE ROOM AVAILABLE!! Il suo tono è cosi irritante, che sembra voglia dirmi: Ma tu dove vuoi andare?? Cazzo! Nessuna stanza disponibile! Nonostante la sua scortesia, io invece lo saluto cortesemente, mentre dentro di me, cresce un bel dito medio che gli avrei mostrato molto volentieri. Caspita! Sono qui da sole 24 ore, mica mi posso far scoraggiare da un simile stronzo!! Ed ecco che qui, arriva in soccorso la mia coscienza. La mia ricerca prosegue, anche se non ho la più pallida idea di dove andare a cercare.

Sento di lasciarmi andare, di farmi travolgere dagli eventi senza pensare: alla fine è davvero questo che dovrei fare? È così semplice… nessun tipo di ansia ed organizzazione per le giornate future. Invece, razionalmente, penso che la cosa fondamentale sia spostarsi assolutamente dalla zona 1, decisamente troppo cara. Al momento, posso ancora permettermi un’altra notte presso un altro Easy Hotel della città, e stavolta voglio andare in quello di Earls Court. L’istinto mi porta in quel luogo.Nel frattempo, in attesa di idee migliori, mi permetto di perlustrare ancora la Zona 1, girovagando qua e là con la spensieratezza e l’incoscienza tipica di uno spirito libero. Mi godo questo momento senza pensare a cosa farò domani. Questa giornata è passata al ritmo della velocità della luce ed è già buio. Rientro nell’hotel carica di ottimismo misto ad ansia. Apro la porta della mia stanza ed osservo i palazzi dalla finestra, facendo una foto ricordo di Victoria, giusto per dire che sono passata anche da queste parti. Mi metto davanti allo specchio, e mi faccio un autoscatto. Magari un giorno, riguardandolo, mi ricorderò che faccia avevo e le emozioni che provavo. Ora però ho bisogno di riposare. Londra assorbe ogni parte di me, e sono sfinita.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Hydrea
Il mio nome di battesimo e' Patrizia ma per tutti gli altri sono Hydrea, il mio nome d'arte. Un nome greco che mi rappresenta sia come musicista che come scrittrice in erba. Di hobby e di passioni ne ho molte, sono anche cosplayer, con il pallino di Hunger Games. Mi piace volare al simulatore, ma soprattutto, amo viaggiare a bordo del mio scooter Liberty 50 con cui ho visitato quasi mezza Europa. Il prossimo viaggio su due ruote: Grecia e il monte Olimpo.
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