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Trilogia della Dissonanza

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Consegna prevista Novembre 2025

Un’opera corale, tre racconti, tre musicisti, diversi fili tematici a legarli.

Trilogia della Dissonanza è un’opera in tre parti che esplora le vite interiori di personaggi complessi, alle prese con le proprie “dissonanze” identitarie nel percorso per diventare ciò che si è.

Nonostante i titoli dei racconti facciano riferimento a musicisti noti di musica classica non si tratta delle loro biografie narrate ma di una scelta che li ha chiamati in causa per ragioni di pura ricerca formale: affrontare i tre racconti come fossero musica, interiorizzando gli stili compositivi di Bach, Beethoven e Mozart. Certamente qualcosa di loro e delle loro opere si è mescolato a queste storie che non sono pensate per un pubblico di esperti musicali ma per lettori che amano l’affascinante gioco di specchi tra noi e la letteratura.

LOLIGO VULGARIS BEETHOVEN, MOSSO E TONANTE

TRAMA

Un direttore d’orchestra di fama mondiale diventa sordo in seguito alla morte del fratello. Non si tratta di una sordità fisica ma spirituale che un fatto di cronaca legato a un femminicidio (incipit del romanzo) spingerà il protagonista a tornare in ascolto di se stesso e a prendere decisioni importanti, prima fra tutte a dire Basta alla violenza di genere.

Stile: Quaderni d’appunti (di conversazione con se stesso) al pari di quelli realizzati dal grande Mº sordo Ludwig van Beethoven.

INCIPIT

0.

Beethoven cammina sui sentieri boschivi di Heiligenstadt, le foglie sotto ai suoi piedi non suonano più. La sordità si sta mangiando i suoi spartiti ma lui non ha smesso di ascoltare la musica del mondo. Con un gesto compìto e rivoluzionario, infila nella tasca della giacca un quaderno e un lapis per dialogare per iscritto con le persone che incontra per strada. Sono nati così i centotrentanove Quaderni di conversazione che ho finito di rileggere ieri. Altrettanti sono andati smarriti, distrutti, o forse semplicemente rimasti in attesa che io ricominciassi a scriverli per continuare quell’inno alla gioia che sempre sono stati. Nonostante Beethoven. Nonostante me.

1.

Sono un anonimo insegnante di musica che lascia le frasi a metà, frasi pentagrammate che in pochi sanno leggere ma pur sempre frasi. Le lascio a metà perché sono incapace di prendere una posizione, ma stamattina, mentre lavavo i denti e il televisore rimpallava dettagli sull’uccisione di quella donna, è successo qualcosa d’irreparabile e ora, sconvolto dal singulto della giornalista che ha diffuso l’orrenda notizia, non riesco a smettere di pensare a lui, a quell’uomo che so esattamente dov’è, perché, anche se non lo vedo, mi cammina accanto e per me, Loligo Vulgaris nascosto nell’abisso dell’indeterminatezza, è arrivato il momento di schizzare il mio inchiostro segreto per gridare al mondo che se non riusciamo a proteggere la libertà delle femmine di essere femmine, siamo tutti colpevoli. Siamo tutti quell’uomo che si mangia le nostre ombre.

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L’ANIMALE BACH, MAESTOSO

TRAMA

Una donna, richiamata all’improvviso dalla sua psicanalista in punto di morte, affronta un’ultima seduta a vent’anni di distanza e si ritrova a riabbracciare il suo passato grazie a una rivelazione improvvisa.

Stile: Compostezza e arte della fuga.

INCIPIT

Ogni giorno è come gli altri, finché non inizio a scrivere e allora tutto cambia. Il silenzio, le luci, il rumore di fondo della stanza mi portano dalla superficie del mondo alle meraviglie dell’abisso dove nessuno può raggiungermi, fino a quando, con un gesto cauto e ordinario, stacco la penna dai fogli e mi riconnetto al mondo. È in quel preciso momento che mi chiedo sempre se riuscirò a vivere anche quando non scrivo.

La mia stilografica perde improvvisamente inchiostro, mi pulisco le dita nella pezza degli occhiali mentre sul cellulare compare la notifica di un messaggio: La tua psicanalista sta morendo, ha chiesto di te, scrive il mio editore senza aggiungere altro. Non la vedo da vent’anni, penso.

Apro l’anta dell’armadio, le mie mani cercano alla cieca qualcosa da indossare. L’anta si richiude senza preavviso, un trascurabile difetto congenito che si porta dietro dal primo montaggio che non mi aveva mai infastidito tanto prima d’ora. Riprendo in mano il telefono e rileggo il messaggio ad alta voce.

Una camicia di cotone rasato e pantaloni gessati indossati alla firma del mio primo contratto editoriale. Vorrei restare a piedi nudi per far sembrare tutto più leggero. Io e lei abbiamo parlato spesso della morte durante le nostre sedute ma poco fa tutto è cambiato perché lei sta morendo e ha cercato me.

Uno, due, tre pioli, allungo le braccia per recuperare dal ripostiglio la valigia dove mio padre teneva i suoi arnesi per le motociclette. È vuota, penso, ma quando la apro trovo un panno sporco di olio e quell’odore tipico di un padre che smonta e ripulisce per ore i suoi motori.

Mi ero ripromessa d’imballarla una volta per tutte ma ho preferito tenerla pronta per qualsiasi viaggio anche se non parto quasi mai. È stata mia madre a insegnarmi che certe porte vanno tenute socchiuse e questa valigia credo debba rimanere così.

La mia pancia è in subbuglio, la mia testa invece dice che andrà tutto bene. Mi aggiro per casa incapace di darmi delle priorità, prendo alla cieca uno spazzolino, una mela, un paio di calze nuove e tre libri.

Allaccio le cinghie di cuoio della valigia e metto a fuoco lo sguardo penetrante della mia psicanalista che smuove ancora ragionevolezza e stupidità dentro di me, quel suo sguardo che ha continuato a vigilare sulle fibre della mia psiche anche dopo essere scappata all’improvviso dalla psicanalisi, abbandonando lì per sempre un Quaderno che conteneva un’invenzione letteraria: mio padre.

 

MOZART E ALTRI ANIMALI, ALLEGRO CON BRIO

TRAMA

Nel giorno del suo venticinquesimo compleanno, il protagonista perlustra Trieste per trovare il padre che non ha mai conosciuto. Tempo massimo? Ventiquattro ore.

Stile: ritmo e giocosità cantabile in una Trieste guidata dalla Bora che scompiglia le carte, in perfetto stile Mozartiano.

INCIPIT

Sono un ragazzo analogico in un mondo digitale. Non ho mai conosciuto mio padre, ma oggi ho deciso di fotografare tutti gli uomini della mia città finché non lo avrò trovato. Tempo ventiquattro ore e poi sarà quel che sarà, ma una cosa è certa, sono nato qui e qui morirò, Trieste non può vivere senza di me. 

Mi chiamano Mozart e la ragione è che cammino ascoltando il suo Requiem in cuffia da dieci anni, da quando mia madre mi raccontò di mio padre, di quel poco che sapeva di lui e della mia nascita dopo la fuga dalla quale non è più rientrato. Definire il mio interesse per il Requiem un’ossessione sarebbe improprio però è qualcosa che gli si avvicina. Confronto le versioni registrate in studio con quelle suonate dal vivo e memorizzo vocalizzi, passaggi strumentali, sfumature delle direzioni orchestrali per poterle riconoscere quando le sentirò sfrecciare da un’auto in viale Miramare. Di quella strada conosco ogni buca, ogni singola radice che spingendo l’asfalto dal sottosuolo verso l’alto genera le pieghe sulle quali inciampo durante le mie corse quotidiane, ma continuo a correre perché solo la scrittura può fermarmi.

Non ho paura di cadere né di farmi male, è successo tante volte però sono terrorizzato come un chirurgo all’idea di mettere le mie mani fuori uso. Se non potessi più impugnare la mia stilografica sarei un uomo morto. Non uso mai il computer perché solo la carta eccita la mia scrittura e libera il mio caos.

Sono fatto per esplodere e ricadere giù. È tutto qui.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Nadia Dalle Vedove
Si diploma in Sceneggiatura per fiction e documentari presso la Civica Scuola di Cinema di Milano (2001).
Nello stesso anno inizia a svolgere la professione di libraia che continua a esercitare tutt’oggi. Nel 2004 fonda lo studio di produzione Fåröfilm, occupandosi della fase di scrittura e sviluppo di prodotti audiovisivi. Nel 2009 segue il corso di perfezionamento annuale per Autori Campus Script&Pitch (Cineteca di Bologna) specializzandosi come story editor. Nel 2010 è uscito il suo primo lungometraggio - scritto e diretto con Lucia Stano - dal titolo l lupo in calzoncini corti, un documentario sul tema delle famiglie omogenitoriali, andato in onda su RAI3.
Nel corso degli anni focalizza la sua professione nell’ambito della scrittura arrivando alla pubblicazione della pièce teatrale Estranei (Edizioni del Gattaccio, 2015), del romanzo d’esordio Fino all’ultimo inverno (bookabook, 2016) e dell’intimo memoir pubblicato per Italo Svevo Edizioni (2021) intitolato Alfabeto Nina. Nel 2023 per Transeuropa edizioni è uscita la silloge poetica delle sue opere composte durante l’adolescenza sotto i banchi di scuola intitolata Mi farò punteggiatura. Da anni lavora come come story editor (romanzi e biografie).
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