Non avrei potuto difendermi, ma adesso lui non era più quello di prima.
Il suo volto era minaccioso e i suoi occhi ardevano di una fiamma che non avevo mai visto prima.
Il sole era caldo e il cielo nitido. Era strano vedere questo tipo di scenario a metà, quasi fine, Ottobre.
Eravamo usciti insieme per passare un po’ di tempo in compagnia, ma sapevo che lui non avrebbe voluto. Forse questo non era un buon periodo. Infatti, erano passati giorni prima di questo per poter uscire. Avevo addirittura pensato che si sentisse con un’altra ragazza. Ho svolto anche delle indagini per assicurarmi che non fosse così. Il risultato? Nessuna ragazza nei dintorni, ma lo avevo visto con dei ragazzi che non mi erano piaciuti affatto.
Non guardatemi così. A volte bisogna indagare a fondo per eliminare l’eventualità di una ragazza che potrebbe soffiarvi via il ragazzo. Questo vuol dire anche diventare delle stalker.
In ogni caso, avevo visto il mio ragazzo tirare fuori una banconota da 20€ e darla a uno di quei ragazzi.
Adesso capivo il perché. Le sue pupille erano dilatate e i suoi occhi rossi mi avevano fatto capire. Era drogato, ne ero certa. Chissà cosa lo aveva spinto a farlo? Non era da lui.
-Perché Mattia?-
Lui non rispondeva, avanzava minaccioso come non mai. Con agilità mi aveva afferrato per i polsi avvicinandomi a sé con forza. La sua presa mi faceva un po’ male, ma non potevo difendermi dal ragazzo che amavo.
-Lasciami Mattia. Mi fai male.-
-Vieni con me. Non ti farò del male, te lo prometto.- aveva detto incitandomi ad andare con lui.
Ho provato a liberarmi dalla sua presa, ma avevo paura di fargli del male. Cosa potevo fare? Non volevo farlo star male, così mi sono arresa alla sua volontà.
Sono salita sulla sua macchina e lui mi ha sorriso soddisfatto. Ci stavamo allontanando dal paese per raggiungere chissà quale luogo ignoto. Ero terrorizzata, non osavo parlare. Qualcosa, una vocina dentro me mi diceva di saltare giù da quell’auto. Stavamo sfrecciando sull’asfalto ad una velocità impressionante, saltare era impossibile a meno che non sarei voluta diventare una frittata. Eravamo in aperta campagna, con una brusca sterzata svoltò in una piccola e stretta stradina.
Il cartello segnalava che quella era una strada chiusa.
In fondo alla via vi era una casa che a giudicare dalle mura esterne era antica e disabitata. Per dirla in breve era una catapecchia. Sì, una di quelle vecchie case che compaiono nei film horror. Metteva i brividi. Non eravamo soli.
Ad aspettarci fuori c’era un gruppo di ragazzi, gli stessi che avevo visto durante la mia azione di stalkeraggio.
Ero spaventata, non volevo più scendere, ma uno di quei villani mi aveva preso con forza per un braccio e mi aveva trascinato fuori. Nonostante mi avesse fatto male, non dissi nulla. Sono delicata.
Solo dopo essere scesa dall’auto avevo visto un edificio di legno molto più piccolo. Così, ad occhio e croce, avrei giurato fosse tre metri per quattro. Sembrava una di quelle casette da giardino.
Con forza mi hanno spinto all’interno della casa fantasma. Trattenni il fiato pensando di essere invasa dall’odoraccio della muffa, ma per fortuna questo non accadde. L’ambiente era accogliente, ma non chiedetemi perché questo mi inquietava molto. Mi sentivo a disagio e per istinto ho cercato lo sguardo del mio Mattia.
Sembrava non stare più nella pelle, ma che intenzioni avevano?
Ad un tratto, da una stanza uscì qualcuno. La porta cigolò sotto la spinta delle mani di quella ragazza bella quasi quanto una modella. Troppo spaventata in quel momento, non mi sono soffermata sui dettagli.
-Piccola, porta la nostra amica nella sua stanza.- aveva ordinato uno dei ragazzi. La bionda barbie mi guardò e mi fece strada.
Non era colpa sua, ma le bionde non le potevo proprio vedere. Sono così stupide e piene di sé, sembrano fredde.
Quale sarebbe stata la mia tragica sorte? Se proprio dovevo uscire di scena, volevo farlo in un modo glorioso.
La barbie si era fermata davanti una porta che, fantasia, si aprì cigolando. All’interno era buio pesto. Non sarebbe riuscito a vederci nemmeno un gatto.
Oddio, gatti. E se quel posto fosse stato infestato da un branco di gatti? Lì dentro, tra randagi e barbie sarei morta di certo.
C’era una strana quiete, mi sentivo osservata.
Improvvisamente ho sentito un “click”… e luce fu.
-Buon compleanno!- urlò il coro davanti me. Mi sentivo intontita e ho iniziato a ridere sfogando tutta la tensione. Mattia mi si avvicinò.
-Piaciuto lo scherzetto?-
-Sei proprio uno stronzo! Mi sono veramente spaventata.-
Intanto la festa era iniziata e nessuno faceva più caso a noi. Ci è voluto del tempo prima che mi riprendessi. Poi ho iniziato a scherzarci su.
Questo capita quando hai un ragazzo pieno di inventiva.
A proposito, non mi sono ancora presentata.
Mi chiamo Laura e ho diciotto… no scusate, ormai sono diciannove anni e frequento l’ultimo anno di liceo.
È un anno burrascoso e mi ritrovo qui, in piena campagna a festeggiare il mio compleanno, il mio inesorabile invecchiamento, il mi declino fisico…
Okay, basta scherzare!
Sono la festeggiata, ma guardate caso nessuno mi considera. Scommetto che molti sono venuti solo per abbuffarsi gratuitamente.
-Tanti auguri.-
-Buon compleanno.-
Va bene, va bene. Diciamo che mi tengono in considerazione.
Non è male questa festa, tutti sembrano divertirsi. Sì Mattia, goditi questo divertimento fino a quando non troverò un modo per vendicarmi.
Lo ammetto, sono un tantino vendicativa, ma ho ragione a fargliela pagare, o no?
Troppo difficile dire “Amore andiamo a farci un giro?”.
Evidentemente sì, o forse voleva solo far ingrigire i miei lunghi capelli neri prima che compissi i trent’anni?
Vi ho detto come mi chiamo, quanti anni ho, la mia professione… cos’altro potrei dirvi?
Sono anche una sognatrice, sapete? Più volte ho sognato di mangiare torte a quintali senza mai ingrassare, un po’ come tutte le donne ingorde come me. Mm… ora che ci penso è il mio compleanno e questo vuol dire… oh che bello! I miei sforzi a scuola sono stati finamente ricompensati. Quante volte mi sono addormentata in classe nella speranza di sognare la mia torta con panna, fragole e cioccolata.
-Laura sei tra noi?-
-Sta sognando ancora ad occhi aperti.-
I miei amici, sempre disponibili a farmi scendere con i piedi per terra. La prima che ha parlato è Erica. Io e lei siamo come il giorno e la notte, come fuoco e ghiaccio. È timida, riservata un po’ come un diario segreto con tanto di lucchetto, però è molto disponibile a dare una mano ai più bisognosi. A differenza di me è un asso nello studio.
Con questo non vuol dire che sono scarsa, intesi? Sono discreta in quasi tutte le materie. Escludendo la matematica sono anche brava, ma quella materia non mi va proprio giù. Senza parlare di geometria, e trigonometria… solo a pensarci mi fa male la testa.
L’altro è Michele, per tutti Mic.
Vi chiederete, Mattia non è geloso? Credetemi, sono io che mi dovrei preoccupare per Mattia.
Eh sì, Mic è gay. È una fortuna sapete? Se ne intende di più lui di moda che molte ragazze che fanno la “prima donna”. Sapete a cosa mi riferisco. A tutte quelle fighette che si credono “miss mondo” e non possono nemmeno ridere senza che si crepi loro il trucco. Bleah, che orrore!
Questo è un altro lato di me. Sono una ragazza per così dire “acqua e sapone”. Mi trucco a malapena ai matrimoni e feste simili. Mi fa sentire pesante e, detto fra noi, è proprio l’ultima cosa di cui avrei bisogno.
Mentre guardavo il tavolino del buffet con l’acquolina in bocca, le luci si spensero.
Contornata dalla una luce fioca e tremolante delle candele la vidi. Come poteva passare inosservata? Tutti la guardavano in silenzio o bisbigliavano appena. La mia immensa, gustosa e bellissima torta era trasportata su un carrello. Veniva verso di me, che emozione!
-È magnifica!-
Quella è stata la cosa più sensata che ero riuscita a dire in quel momento dopo aver balbettato “ma” senza continuare.
-Wow Laura. Sei felice?-
-Lasciatemi morire di indigestione, vi prego.-
Erica e Mic si sono messi a ridere.
-Vuoi fare il taglio della torta, mia principessa?-
Mattia, lui sì che sa come prendermi. Dopo aver visto la meraviglia sotto i miei occhi era riuscito a farsi perdonare tutte le sue colpe. Ero quasi commossa. Se il sapore fosse stato buono come l’aspetto, Mattia si sarebbe salvato dalla mia vendetta.
Mi sembrava un peccato tagliarla, l’avrei rovinata…
-Soffia, soffia, soffia!- stavano urlando gli invitati.
Dopo aver soffiato e spento tutte e diciannove le candeline le luci si riaccesero.
-Taglia, taglia, taglia!- urlavano ancora.
La lama calò sulla soffice panna. Nel momento stesso in cui il coltello aveva toccato il fondo del vassoio, Mattia urlò. Guardai in basso e i miei occhi videro un dito sanguinante. In quello stesso istante mi sono sentita sbiancare. Ho lasciato cadere il coltello dalle mani. Le urla di Mattia si erano trasformate ben presto in risate.
-Scherzetto! Biscottino strapieno di calda marmellata fusa alla ciliegia.-
Addentò il dito-biscotto.
-Io ti ammazzo sul serio questa volta.-
Ma come si può essere più stupidi? Riusciva a ingannarmi sempre.
-Buon compleanno, amore.-
La sua dolcezza era devastante. No, non la dolcezza di Mattia. Con lui avrei regolato i conti più tardi. Mi riferivo alla torta, era paradisiaca.
-Erica, guarda.-
Ho tagliato la mia fetta di torta a metà e l’ho divorata in un baleno.
-Vacci piano o ti strozzerai.-
Come volevasi dimostrare. Ogni volta che mi diceva qualcosa, questa s’avverava.
-Mattia presto! Dalle un po’ di latte.-
-Ma quanto sei spiritoso Mic. Tieni un po’ d’acqua.-
Ehm… sorvoliamo che è meglio.
Il pomeriggio è trascorso nel migliore dei modi. Tutti si sono divertiti, io sono ingrassata almeno di 10kg e Mattia non mi ha più fatto scherzi stupidi. Pian piano gli invitati se ne andavano.
-Laura dove scappi?-
-Ho bisogno di aria. Qua fa troppo caldo.-
Dio stavo soffocando lì dentro. Mattia non aveva proprio badato a spese. C’era anche un DJ ad animare la festa.
Fuori era già buio. Mi misi a fissare il cielo. Non c’erano nuvole, le stelle erano visibili. Il suono della musica sembrava lontano come anche lo schiamazzo degli ultimi rimasti. Era proprio una bella serata. Lì c’era proprio una pace irreale. Mentre mi guardavo intorno ho visto qualcuno che fissava il cielo. Era poco distante da me.
-Ciao. Bella serata vero?-
-Non è male.-
-Sono Laura.-
-Lo so. Siamo in classe insieme.-
Che figuraccia. Era troppo buio, non lo avevo visto in faccia. E ora come mi toglievo d’impiccio?
-Ci si vede.-
Non pensavo di cavarmela in quel modo. Ma chi era? C’erano undici ragazzi in classe. Escludendo Mic ne restavano dieci. Chi era lui?
La mia classe, l’allegra fattoria oserei dire. Anche se zoo sarebbe stato più appropriato come termine. Non passava un solo giorno in cui un gruppetto, in particolar modo, faceva casino. Capisco che le lezioni a volte erano pesanti, però avrebbero potuto starsene buoni e non disturbare. Potrebbero prendere spunto dalla sottoscritta ad esempio, invece no.
Siamo all’ultimo anno di liceo e qualcuno pensa di essere ancora all’asilo. Giocano a lanciarsi palline di carta, parlano e urlano in continuazione. Ma io dico, non si secca loro la gola a parlare per cinque ore di fila?
Il momento peggiore però è durante le ore di matematica. Ne approfittano solo perché la prof non ha polso. Non sa tenere la classe insomma. Spesso durante quelle ore vorrei uscire dall’aula per cercare un po’ di pace.
Tutti sappiamo chi c’è sotto l’anarchia che regna in classe. Il suo nome? Valentino.
Solo a pensarci mi sento ribollire il sangue nelle vene, nessuno riesce a tenergli testa.
-Laura che ci fai qua fuori?-
-Oh Erica. Pensavo.-
-A cosa?-
-Quest’anno abbiamo la maturità. Se Valentino non dovesse smetterla…-
-Valentino è un caso perso.-
-Ma ha degli ottimi voti. Migliori dei miei, ma se non verrà fermato io sarò sicuramente bocciata. Sai che ho bisogno di stare attenta. Già sono lunatica di mio, se ci si mette anche lui…-
-Dai tranquilla. Qualcuno lo fermerà.-
Qualcuno? Chi il “mangia parola”? Il fantasma della scuola? Io?
Sì, perché no. Io avrei potuto fermare Valentino una volta per tutte, ma come?
Mic e Mattia ci raggiunsero subito.
-Bene, sono andati tutti via. Mettiamo tutto a posto. Poi possiamo andare.-
No, mettere a posto era una seccatura. Sarei dovuta essere la festeggiata, non la serva. Mattia mi guardava con quegli occhi da cerbiatto impaurito. Come potevo dirgli di no? Era troppo tenero.
Rassegnata li seguii, lanciando un ultimo sguardo alla luna. Mi salverò dalla bocciatura, lo prometto.
Mentre i miei amici scherzavano e ridevano, per la prima volta me ne stavo in silenzio. Ormai fermare quella mandria di sconsiderati era diventata una priorità per me.
-Amore ti vedo pensierosa. A cosa pensi?-
Mattia non era solo un burlone, era anche tenero e sensibile.
-È avanzata della torta? Ho una fame da lupi!-
-Sei la solita vero? Non ti smentisci mai.-
Come potevo non fare la linguaccia a Mic? Se la meritava proprio. Non era colpa mia se pensare mi metteva appetito. Sorrisi per l’imbarazzo.
-Ne sono avanzate due fette. Tieni.-
Quanto amavo il mio Mattia! Non avevo mai ricevuto una festa di compleanno così fantastica. Il mio sguardo si posò sul cellulare. Oddio erano le 22:00!
Non avevo niente in contrario nell’andare a letto tardi, il problema era alzarsi la mattina presto.
-Bene, abbiamo finito. Andiamo a casa ragazzi.-
Salimmo tutti sull’auto di Mattia e il taxi partì. Giro gratis!
Dopo aver fatto la buona notte prima a Mic e poi a Erica, restai sola con Mattia.
-Piaciuta la festa?-
-Da matti! Era tutto perfetto. E io che pensavo che mi tradivi. Invece, stavi organizzando tutto.-
-Addirittura! Non ti lascerei per nulla al mondo.-
Era bello sentirselo dire. La sua tenerezza era la ciliegina sulla torta. Avrei scommesso tutto quello che avevo su di noi. Eravamo fatti l’uno per l’altro, andavamo sempre d’accordo su tutto e finora non avevamo mai litigato nemmeno una volta. Era tutto perfetto. Il taxi fece capolinea a casa mia.
Ora dovevo tornare alla realtà. La realtà era questa.
Mamma era sempre indaffarata nei suoi lavori domestici, papà passava molto tempo al computer sommerso fino al collo da vecchie scartoffie. Quell’uomo lavorava anche troppo per i miei gusti. E poi c’erano gli altri due componenti della famiglia. La mia sorellina, Marta. Lei era semplicemente piccola. Era eccitata all’idea di aver iniziato le elementari. Piccola creatura, aspetta di iniziare la terza. Poi dimmi se ti piace ancora andare a scuola. Secondo me quando avrebbe iniziato a studiare si sarebbe anche pentita di aver solo pensato che la scuola fosse divertente.
Infine, ma non meno importante, Max. Il mio fedelissimo pastore tedesco. Lui di sicuro se ne starà sdraiato a poltrire o forse mordicchia qualche ciabatta. È ancora un cucciolo, ma fa molti danni alle mie calzature.
-Sono a casa! Buona sera a tutti!-
Il mio Max è stato il primo a saltarmi addosso. Credetemi, per essere ancora piccolo è fin troppo forte e pesante.
-Ciao tesoro, com’è andata la festa?-
Cosa? Mamma sapeva della festa? Quella donna mi stupiva ogni giorno di più.
-Bene! Era perfetta e avresti dovuto vedere e sentire la torta. Era sublime.-
La mamma sembrava davvero felice. Poco dopo mi sono trovata la mano di papà sotto al naso.
-Sono 50€ per la torta.-
-Cosa?-
Ero shockata. Davvero papà mi stava chiedendo i soldi per la torta?
-Sto scherzando. Hai un ragazzo davvero d’oro.-
-Di che parli?-
Da quanto papà e Mattia si frequentavano?
-Ha passato tutta la notte qua a preparare la torta. Io e mamma lo abbiamo aiutato un po’.-
Questo proprio non me lo sarei aspettata. Non mi ero proprio accorta di nulla.
-Grazie! È il più bel regalo che abbia mai ricevuto dopo Max ovviamente.-
Come potevo non abbracciarli? Erano stati tutti svegli per me. Ora ero seriamente commossa.
-Vai a dormire o domai non ti alzerai. Su, su, fila a letto!-
-Sì capo. Buona notte.-
È stato uno dei giorni più belli della mia vita! Dovevo fare un salto da Marta. Zitta zitta mi sono intrufolata nella sua camera.
-Ciao piccolina. Ti lascio questa fettina di torta qui. Fai sogni d’oro.-
Bisbigliavo per non svegliarla. Poi sono uscita silenziosa come quando ero entrata.
Sono andata a letto e mi sono addormentata come un sasso mentre ripensavo alla giornata perfetta che avevo passato.
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