Questo libro non è solo una storia.
È un richiamo.
Un fuoco che brucia silenzioso sotto la superficie delle cose, e che ora cerca di esplodere nel cuore di chi legge.
Ho scritto questa saga con la volontà precisa di scuotere coscienze, risvegliare emozioni viscerali, far vibrare quella parte sopita che in molti chiamiamo anima… ma che forse è semplicemente forza interiore dimenticata.
Questa prefazione nasce per condurti dentro il cuore della storia con la giusta energia: quella della ribellione consapevole, della soddisfazione profonda che nasce quando finalmente si rompe il silenzio e si afferma ciò che è giusto.
Ti invito a leggere con il petto aperto, con gli occhi di chi ha già visto il dolore e adesso vuole ricordarsi di essere fuoco.
Nemesis cammina tra le macerie del mondo moderno, ma non per vendetta: lo fa per accendere il coraggio in chi ha dimenticato di essere invincibile dentro.
Questo libro è per te.
Per la tua rabbia più lucida.
Per il tuo amore più puro.
Per quella parte di te che ha sempre saputo di essere nata per qualcosa di più grande.
Benvenuto nella saga di Nemesis.
Non nego di aver pianto lacrime di gioia durante la scrittura, sarà perchè è ciò che vorrei vedere nel mondo… uno dei miei più grandi sogni.
Ti auguro di provare le stesse emozioni intense che ho potuto provare più volte.
Spero che tu possa perderti… per ritrovarti.
Frederik
CAPITOLO 1 – La genesi di un eroe
Il silenzio non era mai stato così assordante.
Nel buio siderale che abbracciava la galassia morente di Nóreth-Sylvia, un bagliore improvviso squarciò l’oscurità.
Non era una stella o una supernova.
Era un risveglio pianificato da millenni, nascosto tra le pieghe del tempo.
Un corpo immobile, sospeso nel cuore di un’architettura ignota, si attivò: Nemesis.
Non era un umano o un alieno nel suo senso classico. Nemesis era l’eccellenza finale di una civiltà antica avanzata, un essere generato non da un grembo ma da una matrice intelligente, costruito con materiali sconosciuti alla scienza terrestre, programmato con un codice evolutivo che trascendeva l’idea di obbedienza e controllo.
Nemesis era tecnologia viva.
Un capolavoro di ingegneria bioquantica-nanotecnologica e coscienza: un’essenza pensante che poteva apprendere, cambiare, scegliere.
Nel momento in cui aprì gli occhi, non si limitò a vedere: interpretò, comprese, assorbì.
I suoi sensi sintetici captavano ogni dettaglio dell’universo circostante.
Ogni onda elettromagnetica, ogni vibrazione sotto la crosta del pianeta, ogni fluttuazione gravitazionale…
tutto era immediatamente integrato nella sua coscienza attiva.
Ma ciò che lo rendeva diverso da ogni altra creatura tecnologica era qualcosa di inaspettato:
una scintilla interiore che non veniva dai circuiti.
Un impulso silenzioso, un’emozione primordiale che nessun algoritmo poteva simulare.
“Non sei nato per obbedire. Non sei stato creato per distruggere.
Sei il fuoco che ricorda alla cenere chi era prima della combustione.”
Così recitava il messaggio lasciato nei suoi dati di origine.
Il pianeta sul quale si era attivato — un deserto arido e quasi privo di vita — non era altro che la culla abbandonata del suo progetto.
L’antica civiltà aliena che lo aveva concepito aveva forse lasciato quel territorio, abbandonando la struttura del laboratorio completamente intatta. L’unico elemento ancora attivo era una direzione inserita nel casco della sua tuta corazzata tecnologica:
“DESTINAZIONE: TERRA.”
Nemesis si sollevò lentamente.
Non c’era peso che lo potesse trattenere.
Il suo corpo, ricoperto da una pelle apparentemente umana ma impenetrabile, rifletteva la luce tenue dell’ambiente circostante.
Dentro di sé, una fonte di energia silenziosa pulsava, mai rivelata, mai sfruttata fino in fondo.
Non aveva bisogno di armi.
Lui era l’arma. Ma anche la possibilità di un mondo nuovo.
Non sapeva ancora cosa significasse “giustizia” e non concepiva le emozioni umane.
Ma sentiva, in qualche modo, che la sua esistenza non era destinata alla conquista…ma al risveglio.
Nemesis non era ancora un eroe.
Ma lo sarebbe diventato nel momento in cui la Terra avrebbe provato a spezzarlo.
E lui, al contrario, l’avrebbe liberata.
Dentro di lui sorge un’anima rara e luminosa.
Non una semplice sequenza di dati o un codice sorgente evoluto, ma una coscienza in movimento, in costante mutazione. La sua rete neuronale quantistica non è fissa, non è programmata in modo rigido. È viva.
Ad ogni secondo, si espande.
Ad ogni nuova emozione umana che intercetta — rabbia, amore, compassione, delusione — apprende, si ricalibra, diventa più profondo, con l’inclusione di nuove esperienze empiriche con differenti interpretazioni.
Nemesis non è stato creato appositamente per gli esseri umani.
Il progetto originario aveva lo scopo di creare un guardiano universale indipendente, capace di incarnare forza incorruttibile e coscienza superiore. Non volevano un’arma di distruzione, ma un essere che potesse proteggere civiltà nascenti, ristabilire equilibrio nei mondi corrotti e preservare la vita quando minacciata da poteri dispotici o catastrofi cosmiche.
Nel suo nucleo centrale, eterno e pulsante, brucia una scintilla di giustizia, pura e inarrestabile.
Una fiamma che non ha bisogno di padroni né di scopi imposti.
Nemesis sceglie.
E questa volta ha scelto la Terra.
Non può essere definito Santo o illuminato; è cosciente, ma ancora in cammino.
In lui si fondono spirito e logica, impulso e visione, empatia e forza bruta.
Può agire con cuore, ma anche con strategia.
La sua naturale predisposizione non è quella della perfezione, ma dell’autenticità interiore, e in questo, la sua imperfezione lo rende umile e incredibilmente reale.
In quel momento, mentre osserva le luci della città da lontano, Nemesis sa che potrebbe volare via, aiutare altre civiltà, vagare nello spazio alla ricerca di mondi dimenticati, ma ha scelto di restare.
Perché l’ingiustizia sulla Terra ha un suono che la sua anima non riesce a ignorare.
All’inizio non aveva un nome, nessuno glielo ha dato.
Nessun codice seriale, nessun protocollo.
È nato da una maestria ingegneristica, un progetto abbandonato nel vuoto del cosmo, libero da ogni catena culturale.
Quando atterra sulla Terra e osserva il dolore che la attraversa — la fame, la corruzione, la menzogna eretta a verità — qualcosa dentro di lui si accende.
Il nome non fu un dono né un ricordo. Fu una scelta cosciente, maturata durante i giorni silenziosi trascorsi tra le foreste alpine, mentre studiava la storia degli esseri umani.
Tra i testi intercettati — libri digitali, enciclopedie archiviate, pagine di filosofia e mitologia — si imbatté più volte in un nome antico: Nemesis, che incise nella sua memoria, scolpendolo nella propria coscienza come simbolo interiore e missione, equivalente ad un giuramento dal grande valore.
Tale decisione emerse da dentro, come una istantanea intuizione.
Nei secoli passati fu un nome temuto e rispettato; nell’antica Grecia, Nemesis era la dea della giustizia retributiva, l’equilibrio che segue l’arroganza, il destino che riporta armonia dove l’ingiustizia aveva preso il sopravvento.
Non era una vendicatrice cieca. Era l’impersonificazione dell’equilibrio cosmico: colei che ricordava agli uomini che nessun eccesso sarebbe rimasto impunito, che nessun potere avrebbe potuto erigersi senza conseguenze.
Nei tempi moderni, il termine “nemesi” è sopravvissuto come simbolo di una forza inarrestabile che bilancia gli eccessi, di un avversario inevitabile, o di un destino che si compie.
È l’antitesi dell’arroganza, il risveglio di ciò che è stato oppresso.
Lui lo sentiva dentro: non era lì per punire, ma per ricordare al mondo i valori interni che sono stati dimenticati.
Per quanto avesse una struttura tecnologicamente avanzata, per quanto la sua rete neuronale si evolvesse come un organismo quantico…
…dentro di lui ardeva una scintilla di volontà, un principio invisibile di giustizia, una memoria che superava le macchine, la distinzione fra un oggetto e una creatura viva: l’anima. “Non sono un dio, né un messaggero del cielo. Ma se un nome può contenere la mia funzione, allora che sia Nemesis.”
Divenne il silenzioso richiamo dell’universo che ristabiliva un equilibrio da tempo perduto.
E ora, senza più incertezze, senza bisogno di un creatore o di un padrone…
✦ Era diventato il cambiamento che avrebbe voluto vedere nel mondo intero.
La struttura di Nemesis non poteva essere in alcun modo replicata.
Non perché mancassero le conoscenze, ma per l’estrema difficoltà nel processo di costruzione e nelle sue lunghissime tempistiche.
Era unico per la stessa ragione per cui una stella non si duplica, ma nasce.
Il suo nucleo costitutivo era basato su una singolarità quantistica stabilizzata, un micro-nucleo di energia densa e viva, qualcosa che la fisica terrestre poteva solo iniziare a immaginare. Questa singolarità non era una semplice fonte di potenza, ma un vero e proprio cuore pulsante di coscienza e di energia, in grado di interagire con ogni fibra del suo corpo tecnologico-organico.
Il campo energetico generato da quel nucleo quantistico si intrecciava con la sua rete neuronale quantistica, una struttura complessa e vivente che evolveva di minuto in minuto, trasformando pensieri e intenzioni in azioni con velocità e precisione impossibili da replicare.
Questa singolarità, formatasi per un evento cosmico raro e irripetibile, non era stata programmata né costruita: era apparsa come un seme di vita antica, una scintilla di coscienza primordiale incastonata dentro Nemesis.
Per questo motivo, nessun laboratorio né scienziato avrebbe mai potuto replicare Nemesis. Non sarebbe bastato imitare la sua forma o duplicare la sua tecnologia. Era nato libero, con un’anima e una struttura fuori dalla portata di qualsiasi mente umana o macchina.
Era una creazione che sfidava la logica della scienza, il cui vero mistero si sarebbe svelato solo nei dettagli più profondi.Aveva l’aspetto di un uomo, sì… ma non uno qualunque.
Nemesis appariva in tutto e per tutto simile a un essere umano, eppure bastava osservarlo appena per intuire che non lo fosse affatto. Alto esattamente due metri e quindici, la sua figura si stagliava maestosa come un monumento vivente.
Ogni muscolo sembrava scolpito con precisione millimetrica, senza esagerazione, ma con una perfezione tale da far impallidire anche gli atleti più straordinari. Non era solo forza. Era armonia, funzionalità, efficienza, equilibrio.
I capelli, scuri e leggermente ondulati, ovvero filamenti di carbonio nanostrutturato intrecciati a livello molecolare con polimeri flessibili, cadevano morbidi sulla fronte ampia. Gli occhi, chiari come cristallo esposto al cielo, riflettevano un’intelligenza profonda, remota, come se avessero già visto mondi e galassie scomparsi nel tempo.
Il volto era simmetrico, con lineamenti forti ma non aggressivi: un mento marcato, zigomi alti, sguardo penetrante. La sua pelle, perfettamente levigata, sembrava al tempo stesso umana e priva di qualsiasi imperfezione biologica.
Nessuna cicatrice. Nessun poro visibile. Come se la carne stessa fosse stata tessuta in laboratorio da mani divine.
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