Questa è una storia di mare, d’amore, di orgoglio ferito: il mio. Forse anche quello delle persone che hanno lambito le coste della mia vita frastagliata. L’amore, che si consuma in fretta con qualche messaggio su what’s app, è qui che corrono veloci i tradimenti. E se prima per inciampare dovevi quanto meno essere distratto, oggi l’errore si genera rapidamente tra le maglie invisibili del wi-fi.
Io sono Ludovica, e vi racconterò di come ho perso il passo tante volte, vi farò conoscere Peppe il mio braccio destro e Claudio, l’uomo che mi stravolgerà la vita, che mi scalderà il fianco. Ma non subito. Prima ho dovuto perdermi e ritrovarmi decine e decine di volte. La mia piccola anima è stata sbriciolata da una serie di eventi e si stava sgretolando come i pannelli di polistirolo che qualche bambino dispettoso si divertiva a strofinare su di un muro ruvido. Quelle piccole sfere si libravano nell’aria in una polvere di minuscole palline bianche e regolari, sparpagliate come una bocca di leone sulla quale qualcuno ha soffiato con tutto il fiato che poteva dare ai polmoni facendo di un fiore mille piccoli fiorellini, l’effetto non era nemmeno troppo sgradevole, sembrava che quelle piccole rotonde particelle di anima si muovessero in assenza di gravità come se Ludovica fosse al centro di una boule de niege, scossa da chissà che mano intenta a sbatacchiare quella palla di neve con un vigore tale che dentro quell’atmosfera da souvenir, tanti piccoli pezzi di lei, facevano la danza delle ore, come i fiori nel film della Disney.
Ludovica, aveva cominciato a lavorare in una piccola guardia medica in un paesino di montagna, un posto tranquillo e silenzioso, percorreva la strada in macchina sempre con una certa ansia, un po’ perché non sapeva
mai cosa la aspettasse durante il suo turno, un po’ perché era alle prime armi e non essere all’altezza della situazione e delle richieste d’aiuto dei suoi pazienti la paralizzava, un po’ perché la sua vita era un vero casino, ma mentre correva la strada tortuosa in mezzo agli alberi dei monti sicani, lei piano piano scioglieva la tensione spegneva anche la radio e si godeva il rumore del vento che muoveva le fronde degli alberi altissimi che facevano ombra sulla strada, a romperla dal torpore era la luce del sole che la abbagliava quando gli alberi non coprivano il suo incedere verso il posto di lavoro.
All’inizio si faceva fare compagnia specie durante i turni di notte, fino a quando come sempre decise di affrontare le sue paure da sola, quelle professionali in primis e quelle personali a seguire.
Quella sera era seduta alla sua scrivania, mentre mangiava una pesca, in realtà non si era accorta che fosse già notte fonda ma i pensieri non la facevano dormire, una paziente era tornata con una ustione da ghiaccio al gomito, eppure lei era sicura di averle dato le giuste istruzioni e le giuste attenzioni per il suo problema ma in qualche modo si sentiva in colpa, sebbene non avesse sbagliato nulla.
Le capitava sempre, anche nella vita, si arrovellava per giorni chiedendosi “e se non gli avessi mandato quel messaggio?”, “forse ho commesso un errore”. La verità era che lei non aveva sbagliato un bel niente, nemmeno a mandare quel messaggio all’ennesimo uomo travestito da cavaliere senza macchia, che era impegnativo emotivamente, un uomo irrisolto, ma lei era una donna che amava troppo, e quindi alla fine si faceva convinta che amando per tutti e due avrebbe avuto finalmente una relazione degna di tale nome. Tutti i suoi tentativi di tenere i cocci attaccati si rivelavano assolutamente fallimentari, vedeva naufragare ogni storia miseramente, lasciando dietro sé nubi polverose di macerie. Quando sarebbe finita questa storia? Si chiedeva, mentre nervosamente, ripercorreva mentalmente ogni passaggio della visita della sua paziente, in modo maniacale ogni sua parola veniva scandagliata, passata al setaccio, sezionata, divisa attentamente in sillabe, eppure niente, non capiva cosa avesse viziato la comunicazione, sarà una minuzia, un dettaglio, ecco, avrebbe dovuto chiamare il suo amico Peppe che sicuramente le avrebbe detto di non preoccuparsi che aveva fatto tutto quello che era in suo potere per aiutare quella signora, poi le avrebbe detto:
«Lulù, stai calma, sai che c’è?! Sto chiudendo il bar e vengo da te».
Sarebbe stato lì nel cuore della notte dopo un’ora di macchina, si sarebbe sdraiato sul letto disfatto e avrebbe parlato della sua serata, ridendo a crepapelle perché c’era una tizia che ci aveva provato tutta la sera e come spesso accadeva tra una risata ed un altro bicchiere era stata raggiunta dal marito, e lui era sempre incredulo, quando, non di rado per dirla tutta, andava in scena uno di questi copioni scritti dai più mediocri dei fedifraghi, una commedia umana che di certo non brillava per originalità.
«Lu» le diceva «ma come posso mai trovarne una che mi stia accanto, se non riesco a stare tranquillo, che magari questa esce con le amiche e ci prova col primo barista idiota che c’è in giro?»
«Tu ti sottovaluti» gli rispondeva, ridendo, mentre immaginava la scena.
«Si, continua a prendermi in giro, Miss Crocerossina».
Peppe aveva ragione, quegli enormi occhi azzurri la analizzavano sempre con attenzione, riuscivano a cogliere quello che la turbava, sebbene fosse nascosto nell’angolo più recondito della sua mente.
Il disastro di turno si chiamava Alessandro, era molto più grande di lei, e in tutta franchezza, nemmeno sapeva di preciso cosa le piacesse di questo uomo, forse i modi? Forse il fatto che fossero il giorno e la notte, profondamente diversi. Ed era per questo che non avrebbe potuto mai funzionare. Ovviamente lui aveva alle spalle una relazione lunga e tormentata chiusa da poco e della quale si protraevano gli strascichi, lei era il chiodo schiaccia chiodo, che poi Ludovica questa dinamica di schiacciare un chiodo con un altro inutile chiodino non l’aveva mai capita. Eppure, si trovava sempre nel fuoco incrociato di ex che si tiravano palate di fango senza accusare mai la stanchezza, che invece la stava travolgendo. Complice la notte di guardia.
«Peppino, appena torno a casa lo mollo».
«Ludo, se lo fai davvero hai la birra pagata per tutta la settimana».
«Beh, se è così… consideralo già fatto».
Non sapeva come, né dove, avrebbe trovato il coraggio di lasciarlo andare via davvero, fatti la valigia e torna da lei, avrebbe dovuto dirgli, che i tuoi vuoti non posso colmarli io, non così almeno, dovresti riempirli tu che visto che sei uomo, dovresti sapere come fare, ricostruisciti e trova la tua strada, il tuo posto nel mondo e quando sarai finalmente pieno allora torna se vuoi, se sarò ancora qui ti riabbraccerò.
Diciamo che il discorso tra lo sgomento dell’uomo che le aveva fatto compagnia fino a quel momento e il suo timido balbettio si esplicitò quasi come l’aveva pensato, se non fosse che lui l’aveva annichilita con una bizzarra analisi psicologica da quattro soldi, che ovviamente si fece scivolare addosso, attribuendola all’orgoglio ferito. Mai una volta che se ne vadano senza fare storie. Certo che essere scaricati è sgradevole, che domande, ma è inevitabile a volte, perché protrarre le agonie di certe storie è solo accanimento terapeutico, quell’amore malato non lo salverà nessuno, bisogna solo staccare la spina e andare avanti.
Ecco, andare avanti, Ludovica era una lumaca, aveva tempi da vecchio testamento, prima di tornare ad avere una vita normale passavano delle ere geologiche praticamente. Delle prime delusioni d’amore sarebbe ancora capace di leccarsi ferite, che sarebbero ancora aperte, se non fosse che ogni tanto, entrava a gamba tesa Peppe che le porgeva della connettivina, lei stava con i cerotti fino a vederli consunti staccarsi, ma alla fine tutto era tornato al proprio posto.
L’Alessandro in questione, soffriva di ben due gravi disturbi, comuni all’uomo del 21° secolo. La prima, elencata non in ordine di gravità, la sindrome della scimmietta: sostanzialmente che ne è affetto riesce a passare dei lustri con il proprio partner, anche se l’amore è finito da un po’. Il soggetto in questione non lascia mai, a meno che non intraveda un altro ramo al quale aggrapparsi, allora, e solo allora con un agile salto passerà da un ramo all’altro, proprio come una scimmietta, appunto.
La seconda è la sindrome della quota cento, già teorizzata da G. Romagnoli nel suo “Senza Fine. La meraviglia dell’ultimo amore”, come sindrome di Barigazzi, in buona sostanza il totale della somma delle età di due partner non deve mai superare una soglia che viene fissata sotto i cento anni ma meglio ancora se rimaniamo di molto sotto, onde per cui all’aumentare dell’età di lui diminuisce quella di lei.
40 lui e 40 lei, rimaniamo sotto i cento va bene, 50 lui e allora 30 lei, 70 e 20 e via discorrendo, fino alle soglie del reato penale.
Aveva capito come fare poco dopo i trenta, aveva capito a differenza di Alessandro che i nostri vuoti non possono riempirgli gli altri, quindi o ci pensiamo noi, oppure bisogna imparare a conviverci e pace e amen.
Però lei era avvezza alle sfide, e quindi si lanciava nelle cose che non conosceva, con gli anni si creò tante di quelle passioni che a volte le mancava il tempo per stare dietro a tutto, ma in qualche modo ci riusciva, così otteneva un doppio risultato arrivare a sera stanca morta senza nessuna voglia di avere tra i piedi a casa un estraneo, quando lei sprofondava nel divano, e poi tenendosi impegnata riusciva a non pensare per tutto il giorno presa come era dalle cose da fare.
Prima dell’incontro che le avrebbe cambiato la vita sarebbero passati degli anni, e in quegli anni di persone ne passarono, di amici, di libri, traguardi professionali e ancora viaggi, e musica nuova. Passarono anche degli altri uomini ovviamente quasi nessuno le faceva dire, vale la pena di vederti ancora, vale la pena di non fare tattiche, ti vivo, e come va va…
Tante volte si diceva ma in fondo io sto bene da sola, perché devo mettere dei freni alla mia vita? A me piace che vada a 100 all’ora, ed è difficile che la gente stia al passo. Le donne come Ludovica alla fine spaventano, perché non ha mai sognato di fare la moglie davanti ai fornelli, anche se desiderava tantissimo diventare mamma, ma ancora non era il momento, non se lo poteva permettere. Col passare degli anni anche il desiderio di maternità andò a scemare, insomma, gli strampalati equilibri che aveva creato la tenevano a galla e andava bene così.
Effettivamente tante e tante critiche le arrivarono dai vari partner di turno, dall’essere troppo emancipata, al “ma perché leggi tanto?” forse per riuscire ad avere un eloquio leggermente più interessante di un cefalopode, che ne dici? O per sentirsi dire appena dopo la laurea: “ti frega l’ambizione!”, effettivamente perché doveva essere ambiziosa, d’altronde aveva studiato medicina, chiunque avrebbe pensato a quel punto di mettersi a fare torte di mele a casa o magari vincere il campionato mondiale di ricamo.
Agli uomini mancava il coraggio per stare con una come lei, o forse l’impegno, o magari entrambe le cose.
Attenzione!!!!! La Sicilia è una società matriarcale sono “i fimmini ca cumannanu”, silenziosamente, facendo si che siano gli uomini ad essere sempre un passo avanti a loro, d’altro canto standone uno indietro avevano sotto controllo tutta la situazione. Ma mai per nessun motivo, va ostentato il comando, l’autorità della mater familiae. Va così da sempre e così andrà ancora per decenni, ma lei da sempre pecora nera, voce fuori dal coro, non riusciva a stare dentro quello schema che qualcuno aveva scelto anche per lei e in questo caso si riferiva alla società in modo totalmente generico, avendo a casa esempio di donne straordinarie, a partire da sua nonna, che alla veneranda età di 80 anni aveva chiesto i moduli per iscriversi all’università della terza età.
Gaia Agro (proprietario verificato)
Mi hai fatto sognare! Hai reso meravigliosi quei luoghi che ormai sentivo un pò distanti…e poi che dire dei tuoi personaggi, tutte noi ci ritroviamo in Ludo per un aspetto o per un altro… ti prego scrivine un altrooooo! 🙂
Agostino Terranova (proprietario verificato)
Buongiorno Monica, mi chiedevo dove poterti scrivere privatamente per meglio ringraziarti per il tuo sostegno… Se fosse possibile aver un indirizzo di posta elettronica dove poterti contattare. Se non vuoi pubblicarlo qui, ti lascio il mio: agostino.terranova@gmail.com. Approfitto per augurarti buona sorte.
Agostino Terranova (proprietario verificato)
Ciao Monica non credo di meritare le tue lusinghe sai, sono abruzzese schietto e sincero in ogni occasione e cerco di essere coerente con il mio esserlo e quindi ti chiedo, se ti va, di leggere l’anteprima dl mio libro e ripagarmi con la stessa moneta ossia l’onestà e la sincerità scrivendomi cosa ne pensi (sempre susciti in te qualcosa da dirmi…). Per il resto, buona sorte.
Monica Brancato
Agostino, io sono più che lusingata dalle tue parole, sono commossa ❤️
Agostino Terranova (proprietario verificato)
E’ così l’ho letto e lo rileggerò per il piacer di farlo, per quella sensazione che mi ha lasciato addosso. Per altri mille motivi che non dico per lasciare alla curiosità di chi leggerà il commento, di farsi strada e lasciarsi condurre alla scoperta di questo libro. Se fossi una parole avrei voluto essere dentro questo libro. Buona sorte Monica…
Monica Brancato
Luisa, grazie per il commento generoso, di cuore❣️
Luisa Castellana (proprietario verificato)
Leggere “A piedi nudi” mi ha riempito il cuore di gioia e di emozioni. È un libro molto scorrevole e “fresco”, ti fa entrare immediatamente in empatia con i personaggi, al punto che vorresti farti una birra con loro seduti in spiaggia e guardando il mare, chiacchierando del più e del meno. Per chi é siciliano, e soprattutto agrigentino, è un continuo ripercorrere con la mente i posti, tradizioni, riti e abitudini senza i quali ci manca quasi il respiro; il libro é pieno di tutto quello che ci rende unici e speciali, e Monica ha saputo, attraverso Ludo, Peppe e Claudio, raccontarlo con una sensibilità che appartiene solo alle persone che amano la vita, la conoscenza, le tradizioni, la famiglia, gli amici e l’amore. Lo consiglio a tutti ed auguro tanta fortuna a Monica. Complimenti!
Monica Brancato
Grazie Emanuela, Andrea e Lorena per i commenti lusinghieri. Sono felice di sapere che la mia piccola storia sia piaciuta.
Che Ludovica vi abbia preso per mano e fatto passeggiare sulle strade dei sentimenti negli angoli di Agrigento.
Lorena Scalzo (proprietario verificato)
Monica è riuscita non solo a descrivere le vie dei sentimenti di Ludovica e delle persone della sua vita ma è anche riuscita – con una delicatezza che solo chi ama questa terra può avere – a descrivere i luoghi di Agrigento in modo impeccabile. Un romanzo ‘leggero’ e non banale che ti fa arrivare alla fine chiedendoti…e dopo?!Con la voglia di scoprire ancora cosa succederà. Ti auguro di potere ancora dare spazio a questa storia… e a tante altre!
Lorena
Andrea Giglia (proprietario verificato)
Romanzo fresco, attuale, denso di passione e sentimenti..Grazie Monica per averci donato questa perla!
emanuelapusateri (proprietario verificato)
Ho letto il racconto ed era così bello che Monica non poteva lasciarci così in sospeso, senza sapere che fine facesse Ludo… Ludovica è una donna in cui tutte noi, anche per un solo piccolo particolare, riusciamo a rivederci. Il libro ha una lettura scorrevole, vorresti finirlo tutto in un giorno, inizi a provare empatia e sognare con i personaggi. Per lo consiglio a tutti, veramente una bellissima lettura.
Monica Brancato
Grazie di cuore per il tempo che hai dedicato a Ludo, Claudio e Peppe e me! ❣️
lillus27 (proprietario verificato)
Un libro da leggere tutto ad un fiato,pregno di sicilianità e colpi di scena.Potrei dilungarmi inutilmente,ma l’unico cosiglio intelligente che sento di darvi è di acquistarlo,ne vale decisamente la pena.Fatevi questo regalo
Agostino Terranova (proprietario verificato)
Ciao Monica, ci mancherebbe. Ho agito in onestà… sto leggendo la bozza un po’ ad intermittenza per ora ma avanzo e le aspettative sono rispettate. Nel frattempo, come ti dicevo, dal 12 luglio, è partita la campagna del mio libro e condividiamo anche questo percorso… Buona sorte.
Monica Brancato
Ciao,
grazie per avere preordinato il mio libro, non mancherò di farti avere il mio sostegno nella tua campagna, in bocca al lupo collega 😉
Agostino Terranova (proprietario verificato)
Ciao Monica,
sono entrato da poco nella comunità di Bookabook (oggi, alle 17:30, parte la campagna del mio nuovo libro) in cui credo molto, mi piace la possibilità data agli autori di potersi leggere. Mi prendo del tempo quindi per leggere le anteprime e così facendo sono arrivato alla tua. L’ho trovata interessante e ho deciso di acquistare la versione digitale. Nei prossimi giorni confido di leggere la bozza. Buona sorte. Agostino Terranova