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Che spettacolo!

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Le giornate di Nora scorrono semplici e tranquille: con la sua amica Carolina vive la realtà del suo paese e si reca ogni giorno a trovare gli anziani della Casa di Cura dove da anni è ricoverata anche sua madre centenaria. Fino a quando ne viene annunciata la chiusura. Comincerà così la fantastica storia di una figlia che, insieme a dei pittoreschi compaesani, agli ospiti della struttura e ai suoi operatori, deciderà di mettere in scena uno spettacolo teatrale: il ricavato servirà per salvare la Casa dal suo destino. Ed è tra colpi di scena e peripezie, commozione ed ironia, che verranno svelate le storie degli anziani, dei loro famigliari e degli operatori.

Un racconto di speranza, che attribuisce la giusta dignità a una generazione a cui si deve molto.
A una generazione che mi ha raccontato le sue storie, così belle da meritare di scriverne un libro.

 

Era una bella mattina. Di quelle mattine di primavera illuminate così intensamente che anche l’animo si allarga per accogliere più luce possibile; di quelle mattine che fanno sentire più leggeri i passi e più allegri i pensieri. E Nora era così che si sentiva, mentre guidava tra le stradine della sua piccola città; aveva l’impressione che le ruote andassero da sole, in maniera leggiadra e naturale. Lei sfoggiava un gran sorriso guardando fuori dal finestrino, osservando passare tutti i negozietti che conosceva molto bene: la pasticceria, il fruttivendolo, la merceria… Tutti negozi che erano lì quasi da quanto lo era lei, con i loro colori e la loro semplicità. Passando davanti ad essi agitava la mano, salutando gioiosamente il padrone che, con calore, ricambiava il gesto facendo risuonare un bel:

“Buongiorno Nora! Dove va di bello?”

“Buongiorno Mario! Ha visto che giornata? Vado a prendere Carolina!”

“Ah voi due! Mi preoccupate di più voi due insieme che le mie nipotine pestifere…”

E con una grande risata la macchina di Nora si allontanava proseguendo la sua strada e la minuta signora si apprestava a salutare il proprietario della vetrina successiva.

Le quattro ruote non si muovevano troppo velocemente: innanzitutto l’automobile si spostava all’interno di un piccolo paese con un ferreo limite di velocità; inoltre Nora non amava tanto le corse in macchina, quanto riuscire a vedere tutto quello che aveva intorno e, soprattutto, avere la possibilità di scambiare due chiacchiere con ogni persona che incrociava il suo sguardo, fosse stato anche solo un cenno di saluto. Non per ultimo, la vecchia Beatrice era decisamente malridotta. Il suo colore verdino, che copriva l’immensa e pesantissima carrozzeria, non riusciva a celare tutte le macchie di ruggine che come piccole, ma inesorabili rughe solcavano il suo volto. In paese c’erano scommesse circa l’anno della sua produzione. Nora sosteneva di non ricordarlo, o forse addirittura di non averlo mai saputo. La macchina era appartenuta a sua madre e prima ancora a sua nonna, insomma: da quando c’era lei la macchina era sempre stata lì e non si era mai posta la domanda da quanto tempo, di preciso, fosse lì. Funzionava e questo le bastava. Certo, ogni tanto faceva qualche borbottìo di troppo e qualche nuvoletta nera usciva da sotto, ma finché metteva una ruota davanti all’altra – come amava dire lei – non l’avrebbe mai abbandonata. Dopotutto Beatrice non l’aveva mai fatto con Nora.

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D’un tratto un improvviso, brusco e alquanto rumoroso suono di clacson le fece voltare lo sguardo, per la prima volta da quando era salita in macchina, verso la direzione giusta, ovvero dritto davanti a lei. Ormai era troppo tardi però. Cercò di fermare le ruote dell’enorme Beatrice, ma i riflessi del bolide non erano più quelli di una volta e così un frastuono, di quelli che non si sentivano tutti i giorni in una piccola cittadina come la sua, piombò rovinosamente nell’atmosfera pacifica e leggera di quella mattinata soleggiata.

“Oh cielo celeste!” disse Nora scendendo velocemente dalla macchina e correndo a vedere come stesse l’autista del veicolo di fronte. “Vittorio! Sei tu! Ma come è potuto succedere? Ti sei fatto male? Come stai?”

Davanti a lei un piccolo signore pelato scendeva con lentezza dall’auto vistosamente danneggiata; era l’organizzatore di tutti gli eventi al cinema del paese, sceglieva gli spettacoli e ne gestiva la programmazione.

“Nora… come è potuto succedere…” rispose Vittorio volgendo gli occhi al cielo “Chi lo sa? Ma dimmi: chi salutavi da mezz’ora con la mano, mentre io suonavo di fronte a te, per avvisarti che ti trovavi nella carreggiata opposta e stavi per venirmi addosso?”

“Uh santo cielo… È questo che è successo? Sono mortificata Vittorio, ma lo sai che non ci sento più come una volta e… beh, l’importante è che nessuno si sia fatto male, e tu mi sembra che stia benone! Quanto a me sono solida come una roccia, non sarà certo questo piccolo incidente a fermare la mia marcia! Certo, non si può dire lo stesso della tua macchina” disse osservando la carrozzeria rientrante della macchina di Vittorio, i fanali rotti e il paraurti staccato dalla parte destra “ma dopotutto sono quattro ferri messi insieme, no? Basterà fare un salto da Piero che, da bravo meccanico quale è, te li rimetterà tutti insieme in un baleno! Sei d’accordo?”

Vittorio guardava la sua macchina, appena lavata e lucidata, tenendo la faccia tra le mani e scuotendo la testa con desolazione. Aveva da poco fatto riparare la portiera che non si chiudeva bene e solo per questa piccola operazione Piero gli aveva chiesto una somma di denaro spropositata! Quanto avrebbe dovuto pagare ora?

“Nora… forse sarebbe meglio fare la constatazione amichevole…”

“Certo! Sono assolutamente d’accordo! Constatiamo amichevolmente che si è trattato proprio di un incidente. Sono veramente mortificata! Ero distratta da questa bella giornata. Constatiamo amichevolmente che stiamo entrambi bene e, sempre amichevolmente, salutiamoci con una stretta di mano augurandoci una buona giornata!”

“No, Nora… A dire il vero la constatazione amichevole sarebbe un’altra cosa… Ci sarebbero dei moduli da compilare… Insomma, delle carte così che poi pensi a tutto l’assicurazione…”

“Uh sì, sì, ben detto! L’assicurazione! Meno male che ci sono loro! Molto bene Vittorio! Allora mi raccomando, senti l’assicurazione, poi mi fai sapere che cosa ti ha detto! Ma dimmi invece: come sta andando tua figlia in università? È il primo anno che trascorre in città o sbaglio?”

“No, Nora, non sbagli, è il primo anno, ma per questa faccenda dell’assicurazione… ”

“Ah il primo anno di università! Chissà quante novità, quante persone nuove che avrà conosciuto e quante cose interessanti starà imparando! Quando torna a trovarvi? Per Natale? Sono curiosa di sentire i suoi racconti! Mandala a salutarmi quando ritorna! È sempre stata una ragazza tanto brillante!”

“Sì, dovrebbe tornare per Natale. Ascolta: prendo i moduli per la constataz…”

“Vittorio! Nora! Che bello incontrarvi!” Si stava avvicinando Salvatore, il vigile della città, un ragazzo giovane, dallo sguardo buono e dalla faccia cicciottella “Che succede? Vittorio, non sarai mica andato a sbattere contro Nora! La sua macchina la si vede e la si sente da chilometri di distanza! Senza offesa, Nora…”

“Ma quale offesa? Ha ragione Salvatore! E a noi piace che sia così! In ogni caso non si preoccupi, non è successo niente di grave, come vede stiamo entrambi bene. Meno male che io e Beatrice ci siamo fermate in tempo, così Vittorio non ha corso alcun rischio!”

“Sì però ecco, Salvatore” disse il piccolo signore proprietario della macchina disastrata “sono molto contento che tu sia arrivato proprio in questo momento… Stavamo giusto dicendo con Nora che forse sarebbe il caso di fare la constataz… ”

“Ma che cosa vedo laggiù? I miei cittadini prediletti! Vittorio, che è successo alla tua macchina? E Nora, sempre elegante e sorridente! Ed ecco Salvatore: il mio uomo della giustizia! Come state tutti quanti? Che ne dite di una bella colazione tutti insieme?”

“Buongiorno signor sindaco! Guardi, io prenderei volentieri una bella tazza di latte insieme a voi, ma purtroppo la mia amica Carolina mi sta aspettando già da un po’; infatti sarà meglio che vada. Ci vediamo presto! Mi spiace tanto, caro Vittorio. Mi raccomando, fai un salto da Piero che te la rimetterà a nuovo!”

Detto questo Nora salì in macchina, ingranò la marcia e, rombando come una locomotiva, tornò di nuovo a marciare in strada, agitando un braccio con un largo sorriso e salutando tutti quanti.

Alle sue spalle Vittorio si lasciò scappare un sospiro mentre osservava incredulo la sua macchina distrutta, consapevole che così sarebbe rimasta, a meno che non avesse voluto spendere la stessa cifra che aveva speso per mandare sua figlia all’università. Sindaco e vigile insieme gli dettero una grande pacca sulle spalle, incoraggiandolo.

“Forza Vittorio! Vieni a prenderti una brioche, te la offriamo noi! E per la tua macchina vedrai che qualche soluzione la troveremo per non farti ripulire da Piero!”

Detto questo s’incamminarono tutti e tre verso il bar, due decisamente di buon umore, pensando che incontrare Nora di prima mattina era sempre un piacere: imbattersi in quella vecchietta calma e pacifica faceva incominciare la giornata nel migliore dei modi. Il terzo non pensava proprio le stesse cose, ma le parole dei due amici lo avevano un po’ risollevato.

Dal canto suo Nora era davvero in ritardo! Sarebbe dovuta essere da Carolina almeno un’ora prima. La sua amica sarà stata senz’altro preoccupata. Non c’era più tempo per salutare tutta la gente che incontrava, doveva fare più in fretta. Accelerò, pensando che era stata fortunata. Alla sua età non erano tanti quelli che potevano raccontare di non aver subìto alcun danno da un incidente stradale. A 72 anni uno spavento così può fermarti il cuore.

Non ora Beatrice! Abbiamo ancora tanta strada da fare…” mormorò a bassa voce.

In pochi minuti arrivò alla villetta di Carolina e la vide seduta sui gradini della sua veranda con in mano uno dei suoi fazzoletti floreali e la faccia nascosta dentro. Al suono del motore tossicchiante alzò immediatamente lo sguardo e corse incontro a Nora col volto rigato dalle lacrime!

“Che cosa ti è successo? Non era mai accaduto in tutti gli anni che ci conosciamo che arrivassi così tardi! Di solito arrivi che io ancora sto facendo colazione e sei tu che devi aspettare me! Non sono abituata al contrario, non sapevo più cosa pensare e cosa fare.”

Continuava a parlare velocemente, muovendo le braccia e scordandosi di respirare, mentre Nora le dava veloci pacche sulla spalla, annuendo e sorridendo con affetto. “Ho bagnato tutte le rose del giardino, ma ancora non sei arrivata, allora ho spolverato i soprammobili della sala, mentre guardavo il vialetto per vedere se c’eri, ma niente. Allora ho chiamato da tua mamma per sapere se già eri lì, magari ti eri dimenticata di passarmi a prendere, anche se mi sembrava alquanto strano, ma sai, con l’età può essere che anche tu possa perdere colpi, ma là mi hanno detto che non ti avevano ancora vista oggi…”

“Carolina, calmati, non è successo niente di grav…”

“No che non mi calmo! Da quanto ci conosciamo eh? E quante volte sei arrivata così tardi? Puntuale come sei? Ci dobbiamo comprare uno di quegli aggeggi che ci permettono di mandarci messaggi, così avresti potuto avvisarmi!”

“Carolina, non saresti stata in grado di leggerlo uno di quei messaggi, e io non sarei stata in grado di mandart… ”

“No, magari no, ma magari avresti potuto mandarlo alla mia vicina di casa e lei avrebbe potuto avvisarmi e io avrei così evitato di pulire tutti i soprammobili solo per tranquillizzarmi; sai quanto odi spolverarli, lo faccio solo quando è strettamente necessario! Lo sai che preoccuparmi così non mi fa bene? Mi vuoi dire che diamine ti è successo?”

“Ma nulla, semplicemente non ho sentito la sveglia… Lo sai che non ci sento più bene come una volta…”

Vista la reazione di Carolina non sembrava il caso di farla preoccupare ulteriormente.

“Quante volte te l’ho detto di prendere un’altra sveglia? Non siamo più delle ragazze, Nora! Dobbiamo usare quelle cose lì che dice la pubblicità dell’Amplifon o qualche altra diavoleria per sentire! Oppure quegli aggeggi che mandano i messaggi, credo che abbiano anche le sveglie che fanno un baccano oltre ogni dire; quando mia nipote viene qui a dormire e fa suonare uno di quegli affari penso sempre che qualcuno stia invadendo con prepotenza la casa! Oh mamma… se ci fosse stato ancora il mio povero marito non mi sarei preoccupata così. Lui avrebbe saputo cosa fare e io non mi sarei agitata…”

“Su, su, forza Carolina! Non è la mattina giusta per pensare a queste cose tristi! Inoltre siamo davvero in ritardo, come mi hai fatto notare, non mi sembra il caso di indugiare ancora nel tuo giardino!”

“Sì, sì, hai ragione, forza andiamo!”

Insieme salirono così sulla grande macchina e i singhiozzi di Carolina smisero di sentirsi, non certo perché finì lei di singhiozzare, ma perché i lamenti del vecchio bolide erano decisamente più rumorosi.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

Commenti

  1. Evviva!!!finalmente lo possiamo leggere!

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Mariaelena Dell'Oca
Nasco 28 anni fa nel mese più natalizio che c’è. Terza di quattro fratelli, chiamo la mia prima bambola Bambla l’Oca. Vado a scuola e imparo a scrivere, sebbene scopra solo in quinta elementare che le ariunioni non si scrivano così. Divento grande in fretta e mi iscrivo a Terapia Occupazionale, dove vivo gli anni finora migliori. Mi laureo, vado in Perù, e poi inizio a lavorare a Milano in una struttura geriatrica. E continuo a scrivere, quando non sono impegnata in riugnioni noiose.
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